Verrebbe da dire: tanto rumore per nulla. In quanto la caduta del governo Monti, annunciata tra rulli di tamburo dal Pdl, non cambierà di fatto il calendario del fine legislatura. Un’intera giornata di consultazioni sul Colle, dove in processione si sono recati «A-B-C» nonché i presidenti delle due Camere, si è conclusa con la quasi-certezza che alle urne saremo chiamati il 10 marzo. Proprio come era stato deciso un mese fa da Napolitano, Monti, Fini e Schifani... Nel comunicato stampa del Quirinale, diramato per tirare le somme, questa data formalmente non compare. Ma fonti altamente attendibili chiudono il balletto delle ipotesi (qualcuno immaginava un voto a febbraio, altri invece ad aprile): lo scioglimento delle Camere interverrà, come da copione, tra il 10 e il 20 gennaio. E allora, che cosa ha prodotto in concreto l’alzata d’ingegno del Cavaliere? 

Ha fruttato l’«election day». Le elezioni regionali in Lombardia, forse anche in Molise, si terranno insieme con le Politiche, proprio come pretendeva il Pdl (nel Lazio no, su ordine del Tar sono state indette ieri per il 3-4 febbraio). I berlusconiani cedono un po’ sulla data delle Politiche, ma gettano le basi per qualche patto con la Lega alle Regionali. Di qui a sospettare una sorta di scambio sul piano istituzionale, chiaramente ne corre. L’unica certezza è che l’astuto Alfano non ha insistito più per spedire subito a casa Monti e votare in febbraio. È intervenuto in mattinata alla Camera per annunciare che «consideriamo conclusa l’esperienza del governo», aggiungendo quasi ammiccante «non vogliamo mandare le istituzioni allo scatafascio». Poco dopo, nello studio di Napolitano, lui Cicchitto e Gasparri «hanno espresso il fermo intendimento di contribuire a un’ordinata conclusione della legislatura», questo spiega la nota ufficiale sui colloqui, «anche in vista di adempimenti inderogabili relativi al bilancio dello Stato, riservandosi di decidere l’atteggiamento da tenere in Parlamento su ogni altro provvedimento già all’esame delle Camere». 

In concreto, il Pdl voterà a favore sulla legge di stabilità, in modo da evitare un patatrac sui mercati finanziari, e sul resto si regolerà in base alle proprie convenienze elettorali. La lista dei provvedimenti da salvare, prima del «tutti a casa», è lunga così. Di sicuro comprende la legge di attuazione relativa al nuovo articolo 81 (pareggio di bilancio in Costituzione) che fa addirittura parte del «Fiscal compact» europeo. Su ciò nessuno fa storie, come pure sul decreto per l’Ilva di Taranto: verrà sicuramente approvato in tempo utile. Per tutto il resto, la corsa si fa affannosa. Difficile salvare la delega fiscale, cui tengono non solo Monti e Napolitano ma pure Confindustria. Il Pd sarebbe pronto a darle la spinta definitiva, invece il Pdl tende a sfilarsi (a costo di non fare buona figura con la platea degli imprenditori). Sulla semplificazione delle Province, idem. A parole sarebbero tutti d’accordo per condurla in porto, ma chi ne ha seguito l’iter parlamentare storce il naso, non coglie il clima giusto. Poi ci sarebbero le leggi comunitarie, quella dell’anno scorso mai approvata e quella di quest’anno, che contengono nelle loro pieghe pure i provvedimenti per le spiagge e sugli allevamenti di animali: il loro destino è un grande punto interrogativo. 

Esce dai radar la riforma elettorale. Lo stesso Napolitano prende ormai atto che i partiti fanno solo «ammuina». Ne parlerà con Monti, stileranno insieme una lista di priorità, forse il Professore andrà in Parlamento a illustrare gli ultimi necessari adempimenti, prima che cali il sipario sulla XVI legislatura. 

Verrebbe anche da sorridere pensando alle dichiarazioni di Alfano ieri  in Parlamento: il governo Monti è una esperienza conclusa, (ma siccome non abbiamo il coraggio di farlo cadere ndr),  garantiremo il numero legale nelle votazioni per permettere uno sviluppo ordinato della fine della legislatura. Praticamente siamo alla AUTO SMENTITA IMMEDIATA. Così come dall'altra parte (quella del PD) fa ridere che si trovino spiazzati dalla scelta del Cavaliere, ovvia come Natale in dicembre: normale che il Berlu pensasse al governo tecnico per fare il lavoro sporco (aumento imposizione fiscale) e presentarsi l'anno successivo come salvatore della patria! Bersy & co. sembrano caduti dal pero e non sanno che pesci prendere: se appoggiano il governo, il PDL farà campagna elettorale con appoggio esterno a Monti imputando loro, demagogicamente, tutti i provvedimenti impopolari adottati. Se fanno cadere il governo, sottraendosi al gioco di Silvio verranno tacciati di essere irresponsabili per aver esposto il Paese all'ira funesta della speculazione finanziaria. 
Ci sarebbe da ridere se non ci venisse da piangere guardando ai giovani, al lavoro, allo sviluppo, alle pensioni, al costo della vita, allo svilimento del welfare, al degradamento della educazione scolastica. Pensando al futuro e a questa classe politica e dirigente che per l'ennesima volta  si candida a governare senza legittimazione  (con il porcellum il cittadino non sceglie, quindi manca la sovranità popolare, ndr)  e senza le necessarie capacità (gli ultimi 20 anni di alternanza bipolare ne sono una testimonianza più che fondata, ndr), c'è solo buio in fondo al tunnel.  E rimangono solo le lacrime ed il nulla mischiato con il niente della politica italiana....