Non è Silvio Berlusconi. Il principale problema dell’Italia, ma sono gli Italiani che lo votano. Se anche questa volta il Cavaliere uscirà vincitore dalle urne e quindi capo dell'esecutivo ci troveremo in una situazione simile a quella vissuta sotto il fascismo.

Silvio Berlusconi non è il problema italiano. La storia è ricca di avventurieri, non privi di carisma, con un debole senso dello Stato ma con un senso molto sviluppato dei propri interessi, che hanno desiderato instaurare un potere personale aggirando i parlamenti, i magistrati e le costituzioni.

Visto che la società glielo permette, perché prendersela con questi uomini e non con la società stessa che li ha lasciati fare?”.

E' quindi inutile prendersela con Berlusconi che  fa, in campagna elettorale, promesse che puntualmente non mantiene. È la maggioranza degli Italiani che ha accettato il "conflitto d’interessi” di cui è responsabile l'ex premier, nonché proprietario dell’impero Fininvest, che controlla in particolare il gruppo televisivo Mediaset. Sono sempre gli italiani che gli hanno permesso di impossessarsi della "res" pubblica facendone uso privato, indiscriminato e criminale, piegando l'utilizzo delle Istituzioni Repubblicane ai propri interessi, alle proprie manie, alla soddisfazione del proprio ego spropositato.

Viviamo in una “società malata” dove la maggior aspirazione è fare la velina o il calciatore e dove non si ha più il senso di responsabilità, di appartenenza, di difesa dei valori primordiali della civile convivenza. La libertà di stampa, è uno degli indicatori più importanti per misurare la democraticità di un paese, di una società, di una nazione. E l'impero mediatico a disposizione oltre che la possibilità di mettere in cantiere una normazione ad hoc in un Parlamento soggiogato e piegato al suo volere sono un pericolo immediato e reale sul quale riflettere. La sovra esposizione mediatica di questi giorni del Cavaliere è la prova lampante di quanto pericoloso sia lasciare in mano a quest'uomo le redini di una economia fragile come la nostra, specialmente in questo momento tormentato della recentissima storia italiana.

Nelle democrazie solide non è necessario difendere la libertà di stampa perché nessuno si sogna di limitarla.

Ma perché lanciare questo grido d’allarme se la società italiana non si sente chiamata in causa?

“È molto semplice. Nel 1931 il fascismo aveva imposto ai professori universitari, 1.200 all’epoca, un giuramento di fedeltà al regime. Solo 12 si rifiutarono e persero il posto. Potrebbe essere che i 1.188 rimasti avessero ragioni onorevoli. Ma i 12 che hanno detto no hanno salvato l’onore dell’università e, in definitiva, l’onore del paese”.

“Ecco perché bisogna dire no a volte”. Soprattutto se di fronte abbiamo Silvio Berlusconi.


Penso, però, anche che non sia solo Berlusconi e/o la classe politica la responsabile della situazione socio-economica italiana.

Penso che sia riduttiva e semplicistica questa opinione.

Semplicemente perché questa classe politica e Berlusconi non si sono auto-eletti, ma sono stati votati democraticamente.

E’ vero che i candidati sono stati scelti dalle segretarie e non dalle preferenze dagli Italiani ma quei candidati comunque rappresentano un partito politico, che è stato votato.

Possiamo anche difenderci dicendo che nel votarli siamo stati superficiali, poco attenti o molto fiduciosi.

Ma li abbiamo pur sempre votati.

Io penso che il vero problema dell’Italia siano gli Italiani.

Noi Italiani abbiamo perso il senso civico di appartenenza allo Stato.

Affermazione che non passa abbastanza tra i mass media, penso.

Tangentopoli, scoppiata in concomitanza con la crisi economica degli anni ’90 che ormai faceva fallire il paese Italia, sembrava il punto più basso da un punto di vista morale che la società italiana potesse vivere.
Ma questa volta è molto peggio.

Durante Tangentopoli i politici incriminati facevano “mea culpa” e alcuni dalla vergogna si sono anche suicidati.

Oggi alcuni di loro partecipano a show televisivi proclamandosi innocenti. Anche dopo condanna.

Oggi non esiste più il significato di “rispetto delle regole”. Il nostro paese è senza valori.

E la classe politica non è che lo specchio della maggior parte della popolazione.

Che spesso è ipocrita e cerca solo un Capro Espiatorio.

Nel nostro piccolo tutti noi, chi più chi meno, compiamo gesti quantomeno discutibili.

Quando necessitiamo di un servizio (es. quello ospedaliero) rispettiamo la fila come tutti o cerchiamo l’amico, il parente che lavora in quelle strutture che può permetterci di fare la visita più velocemente?

Quando stiamo compilando la dichiarazione dei redditi, la compiliamo onestamente oppure cerchiamo di aggiustarle per portarle in quelle situazioni che ci permettono di pagare meno tasse?

Insegniamo sempre ai nostri figli che il premio arriva con il risultato o spesso ci pieghiamo alle loro richieste (un cellulare, un vestito, ecc.) per pigrizia ?

Denunciamo le situazioni disoneste che vediamo oppure chiudiamo gli occhi facendo finta di niente perché è più semplice?

Sono solo alcuni fra i tanti esempi che dimostrano che quotidianamente noi non rispettiamo le regole o che ci comportiamo con pigrizia, scegliendo la strada più comoda e facile.

Mi rendo conto che a volte le persone comuni non rispettano le regole per necessità mentre chi occupa posizioni di potere lo fa per opportunità.

Ma spesso non le rispettiamo semplicemente perché non le vogliamo rispettare.

Sono solo le possibilità che si hanno che fanno la differenza. Perché?

Perché non facciamo più scelte coerenti con i nostri valori. Probabilmente non abbiamo più neanche valori che guidano le nostre scelte.

Siamo una società decaduta moralmente. Atrofizzata. Non è forse ora di risvegliarsi?

Questa crisi economica può essere una grande opportunità per tutti noi. Un’opportunità che ci faccia riscoprire e interiorizzare veramente i valori su cui si dovrebbe fondare il nostro senso di appartenenza alla comunità.

Rispetto delle regole, moralità, senso civico, meritocrazia, solidarietà sono alcuni dei valori che dovremmo riscoprire veramente e interiorizzare dentro noi.

Perché io penso che non sarà il prossimo presidente del consiglio che cambierà l’Italia ma saranno tutti gli Italiani che con comportamenti più sani e morali che la potranno cambiare arrivando poi a scegliere anche una classe dirigente politica integra, sana e credibile che possa essere una vera guida per il paese.

Ricominciamo da noi stessi. Insieme. 

Possibile, se fossimo svedesi... Purtroppo per noi, invece, siamo italiani...