E' passata la notte del dopo referendum in Grecia. Non una notte qualsiasi, ma una notte nella quale si è scritta una pagina di storia, una notte nella quale i gerarchi tecnocratici con deretani piazzati comodamente sulle poltrone di Bruxelles vedono sbriciolarsi alcune certezze. Oggi 6 luglio 2015, anche le certezze degli sciacalli finanziari largamente impegnati in questi anni a giocare cone le vite di interi popoli, avranno meno sorrisi (falsi) e meno soldi (veri)....

Grande è la confusione sotto al cielo, la crisi mette in ginocchio sicurezze e valori della società occidentale, ma nessuno se la sente di criticare il capitalismo nel suo complesso. Noi pensiamo che la soluzione per questo XXI secolo sia, ancora una volta, il comunismo. Cerchiamo di spiegarvi il perchè…

Ci troviamo in “democrazia”, ci raccontano, così come ci raccontano che ci troviamo nel migliore dei sistemi politici ed economici possibili. Ce lo raccontano, a ben guardare, per ovvi motivi. Sono costretti a farlo perchè fin quando un sistema riesce a produrre ricchezza e crescita, è sempre facile lasciare le briciole alla massa dei cittadini in modo da tenerli buoni, convincendoli che alla fine, dopotutto, il sistema non è così male. E’ quanto successo al capitalismo nel XX secolo, un sistema che è stato colpito al cuore dalle contraddizioni delle guerre mondiali, del colonialismo, dello sfruttamento, dal fascismo, ma che ha saputo trovare in alcuni elementi del socialismo lo sprone a rinnovarsi, innervandoli dentro di sè. Lo stato sociale, lo stesso concetto di Welfare, è un concetto completamente assente nel capitalismo tout court, il cui unico obiettivo è appunto il profitto, fine a se stesso, che assurge a unico criterio per giudicare la realtà. Il capitalismo, quel capitalismo, non funzionava, per questo motivo l’ideologia comunista è fiorita sulle sue stesse contraddizioni, indicando con nettezza la prospettiva della costruzione di una società realmente alternativa, che ponesse al centro non più il profitto, bensì il superamento della sfruttamento e la costruzione di una società giusta ed equa.Così, per vincere la sua sfida, il capitalismo mondiale si è riformato, ha capito che senza le briciole, la stragrande maggioranza dei cittadini avrebbe voltato le spalle a quel sistema iniquo, e per questo ha saputo redistribuire un minimo i profitti, facendo credere che la crescita sarebbe stata eterna. Grazie a questo inganno le masse hanno progressivamente voltato le spalle al comunismo, meglio avere qualcosa oggi e domani che lavorare per un qualcosa che potrebbe non esserci mai. La dissoluzione del socialismo reale ha fatto il resto, rompendo ogni argine, anche culturale, al dispiegamento ideologico del capitalismo come totalitarismo. I totalitarismi infatti hanno una peculiarità che li contraddistingue, pensano tutti di aver diritto a essere “eterni” e non ammettono critiche, tenendo a soffocarle o a disinnescarle sul nascere. Il marxismo rappresenta la critica più coerente, matura, e completa al capitalismo, ecco il motivo per cui il “comunismo” è stato bandito dai salotti universitari dell’Occidente post Guerra Fredda, relegato a teorie estremistiche e residuali di un pugno di intellettuali scollegati dalla realtà. Noi pensiamo che a essere scollegati dalla realtà siano, al contrario, i fanatici del libero mercato, i totalitaristi del capitalismo, persone che hanno imposto e fatto passare il concetto della “fine della storia” e dell’inevitabilità del sistema capitalistico.

Questi personaggi, a ben guardare, controllano i gangli pulsanti della società, controllano i nodi produttivi, la comunicazione mediatica, controllano in sostanza il funzionamento della vita civile. Per quale motivo dovrebbero, di fronte allo sgretolamento del loro impero, permettere che l’unica critica concreta e costruttiva del capitalismo, il comunismo appunto, possa trovare nuovamente credito? I comunisti propugnano un sistema che andrebbe contro gli interessi di costoro per venire incontro agli interessi dei più, di quelli che hanno ricevuto le briciole per tanti decenni e che oggi non ne ricevono più. I comunisti strapperebbero il controllo dell’economia dalle mani di pochi privati per socializzarlo alle masse, o comunque per iniziare un processo che metta la pianificazione per l’interesse generale al primo posto. I comunisti inizierebbero, nella pratica, a redistribuire le ricchezze che oggi in tutti i paesi occidentali sono concentrate in pochissime mani, le stesse mani che ricattano il potere centrale minacciando, in caso di tasse troppo alte, di spostare all’estero gli apparati produttivi. Il comunismo oggi imporrebbe di porre al centro la diffusione della cultura come migliore antidoto alla miseria morale e alle scorie di odio, razzismo e invidia sociale create dal capitalismo. Il comunismo oggi, porrebbe al centro del tavolo politico la questione della sovranità nazionale, una questione già archiviata dal capitalismo che vuole la socializzazione delle perdite e la privatizzazione dei profitti, e soprattutto che pone la sovranità dei singoli paesi sotto la legge del profitto, capace questa di scavalcare la volontà popolare dei singoli paesi, mistificando Parlamenti e umiliando popoli.

E in tutto questo i comunisti sono gli unici che vengono osteggiati sia dalla cosiddetta”sinistra” sia dalla destra, e anche in questo caso è facile comprendere il perchè. La “sinistra” ormai dopo la caduta del socialismo reale e l’assalto ai valori del comunismo e del marxismo, non è piu tale. Non persegue più infatti la costruzione di un sistema alternativo, il socialismo appunto, ma si è arresa a provare a gestire e operare in un sistema creato dai suoi avversari politici. Il capitalismo però non è riformabile,e Marx ha spiegato il perchè in un modo talmente efficace e netto da fugare ogni dubbio. Il capitalismo contiene in sè stesso le contraddizioni sistemiche che non possono che portare alle storture che oggi tutti quanti tocchiamo con mano, e viceversa il comunismo non contiene in sè le criticità che sono state prese a pretesto dai suoi detrattori nel corso del XX secolo per bocciarne in toto l’esperienza. La cosiddetta “sinistra” mondiale ha pensato bene invece di gettare alle ortiche l’esperienza del comunismo per potersi riciclare dopo il fallimento del socialismo reale, svelando in questo modo la propria vera natura .

Il fallimento di questo modello capitalistico è evidente, così come lo era il piano di salvataggio della Grecia, ricatti travestiti da aiuti, estorsioni camuffate da finanziamenti... Dobbiamo riprenderci il nostro futuro ridisegnanto una Europa che faccia della giustizia sociale il primo pilastro sul quale ricostruire le fondamenta della culla della civiltà! Ma per farlo ci vuole il coraggio di cambiare, di trasmettere valori alle generazioni che verranno, il coraggio di redistribuire la ricchezza garantendo a tutti un futuro migliore. Dobbiamo avere la stessa forza e la stessa determinazione dimostrata dal popolo greco: cancelliamo l'Europa dei burocrati che nessuno ha eletto, la tecnocrazia al soldo dei mercati finanziari e costruiamo per la prima volta una Europa che riconosca a tutti una pari dignità sociale, che non divida o discrimini chi vanta redditualità differenti, ma che anzi permetta  il pieno sviluppo della persona umana permettendo l'effettiva partecipazione allo sviluppo sociale, economico e politico di una nazione chiamata Europa.