43 anni fa il maestro venerabile della loggia P2 Licio Gelli ordinò che si scrivesse uno studio di riforma della Costituzione e delle istituzioni. Era lo schema R, che dopo verrà trasformato nel Piano di Rinascita Democratica. Per la verità lo schema R, molto meno conosciuto del piano di Rinascita Democratica, era molto più radicale e più esplicito e presenta singolari analogie con il piano di riforma costituzionale voluto da Renzi. Non sto dicendo che c'è una prosecuzione della P2 di cui Renzi farebbe parte, non è questo, io sto dicendo soltanto una cosa con questo libro: che c'è una cultura politica che ha messo radici in questo Paese, che avuto in Licio Gelli il suo promotore, e che poi ha continuato a farsi strada un po' per volta conquistando anche settori di sinistra fino a imporsi. Prima con la riforma elettorale del 1993 che ha travolto il sistema proporzionale e con esso i partiti organizzati sul territorio, e dopo ha creato man mano nuovi partiti sotto forma di club riuniti intorno a una corte personale, come quella di Arcore o adesso quella del Giglio magico di Renzi.
Per Renzi, come per Gelli, si vota non tanto per eleggere un Parlamento quanto per eleggere il governo, che è quasi un dittatore temporaneo che opera senza limiti. Forse Renzi, che è uomo più di azione che di pensiero, più d'istinto che di studio, non è consapevole di questa somiglianza fra il suo progetto è quello della P2. Restano però le incredibili similitudini e restano soprattutto tre elementi di forte analogia fra quello che è stato la P2 è l'attuale fenomeno del Giglio magico: in primo luogo una cultura politica con molti elementi di contatto; in secondo luogo la comune origine sociale e geografica dei due movimenti che si presentano come fenomeni toscani legati al giro delle piccole banche in conflitto col grande capitale (vorrei ricordare che la banca dell'Etruria nacque su impulso proprio di Licio Gelli nel 1971); e in terzo luogo, un giro di amicizie anche non italiane, fra cui si annoverano molti amici israeliani, la destra repubblicana americana e in particolare Michael Ledeen, personalmente vicino alla P2 e oggi molto amico di uomini della giro stretto renziano.
E sulla base di queste similitudini, io credo che si possa dire che c'è un filo che forse inconsapevolmente porta da Gelli a Renzi passando per Berlusconi. Quello che è comune al progetto di Gelli e al progetto di Renzi è una cultura politica di base che vede come centrale il governo, a scapito del Parlamento e del potere giudiziario. si immagina un governo che sia l'unico elemento decisore, con un Parlamento -e quindi di riflesso con una minoranza una opposizione ridotta ai margini- e con un potere giudiziario sempre più condizionato. Un potere privo di controlli o comunque con controlli assai ridotti, e a loro volta condizionabili.
Si dice che la riforma di Renzi sia una riforma di tipo presidenziale: è vero solo fino a un certo punto. Perché gli Stati Uniti hanno un ordinamento presidenziale che sicuramente privilegia l'esecutivo rispetto al Parlamento, ma che ha molti contrappesi, ha molti meccanismi di limitazione del potere, che invece nella riforma renziana scoloriscono sempre di più. In secondo luogo, vorrei ricordare una cosa: io non credo che questa riforma sia il punto di arrivo, io credo che questa riforma sia semplicemente la premessa per la nuova riforma. L'azzeramento sostanziale del Senato, insieme ad altre norme, rende di fatto molto più facilmente aggirabile l'articolo 138 che è quello sulla revisione costituzionale, e nello stesso tempo serve a riscuotere attraverso il referendum un via libera per un'ulteriore revisione della Costituzione.
Quello che sarà in pericolo, se dovesse vincere il sì, è tutta la prima parte della Costituzione della quale la banca americana JP Morgan ha chiesto esplicitamente il superamento, perché concede troppi diritti e troppe libertà ai governati. Per una volta la propaganda del sì non dice completamente una bugia quando dice "la riforma attendeva da 40 anni”, effettivamente attendeva da 40 anni. Ma chi la attendeva?
Ad attendere quella riforma da 40 anni c'era la P2 e suo piano di rinascita democratica, che risale appunto a 40 anni fa. Non certamente l'opinione pubblica o i lavoratori di questo paese.
#iovotoNo: la deriva autoritaria e la riforma costituzionale attesa da 40 anni....attesa, ma da chi?
Vietato conoscere i contratti segreti tra Stato e Banche: quando la giustizia è asservita al sistema politico
Vi racconto un piccolo pezzo di una triste storia, in cui un popolo viene ridotto a vivere di stenti, condotto verso l'oblìo del fallimento morale e del decadimento sociale, da una classe politica autoreferenziale, corrotta e sprovveduta al governo della res pubblica ma perfettamente integrata e funzionale ad un sistema che ha fatto della disonestà e del malaffare il fondamento della propria esistenza.
Ecco che ogni pezzo del mosaico si ricompone e tutte le parti in gioco collaborano perché il sistema risulti funzionale ad un unico obiettivo: continuare a fruire di centri di potere, prebende, favoritismi e clientelismi che garantiscano la sopravvivenza del sistema stesso, restituendo impunità, potere ed agiatezza.
La sentenza è scritta con linguaggio particolarmente involuto ma, in sostanza, sostiene che il diritto di informare non è motivo che legittimi la richiesta di accesso a documenti della Pubblica amministrazione. Il CdSconferma così la paradossale affermazione del Tar secondo cui se fosse “sufficiente l’esercizio dell’attività giornalistica ed il fine di svolgere un’inchiesta… su una determinata tematica per ritenere, per ciò solo, il richiedente autorizzato ad accedere a documenti della PA sol perché genericamente riconducibili all’oggetto di detta ‘inchiesta’, si finirebbe per introdurre una sorta di inammissibile azione popolare sulla trasparenza dell’azione amministrativa che la normativa sull’accesso non conosce…”. Paradossale, poiché i documenti richiesti non erano “genericamente riconducibili” all’inchiesta ma ne costituivano l’oggetto; e poiché l’informazione giornalistica non è certo ontologicamente funzionale ad “azioni popolari sulla trasparenza dell’attività amministrativa” ma esclusivamente a un’informazione la più completa possibile che consenta conoscenza e consapevolezza, condizioni minime per la sussistenza di una società democratica.
Fin qui si tratta di ovvietà. Dove la sentenza rivela la sua funzionalità ad impedire che l’opinione pubblica sia informata della gestione economicadelle risorse nazionali (ricordiamoci che si tratta di contratti che – in ipotesi – si prospettano sfavorevoli per lo Stato, per alcuni dei quali è tuttavia presente la possibilità di un recesso anticipato), è nella parte in cui sostiene che, pur dovendosi tener conto del DL n. 97 del 2016 art. 5, restano i limiti previsti dall’art. 5 bis. In tal caso, la “PA dovrà in concreto valutare se ilimiti ivi enunciati siano da ritenere in concreto sussistenti”. Motivazione contraddetta da specifiche disposizioni di legge.
Art.5: “Allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche e di promuovere la partecipazione al dibattito pubblico, chiunque ha diritto di accedere ai dati e ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, nel rispetto dei limiti relativi alla tutela di interessi giuridicamente rilevanti secondo quanto previsto dall’articolo 5-bis.” Quindi “chiunque”; non è necessario “l’interesse giuridicamente rilevante” previsto dalla legge 241/90. Sicché l’affermazione “si deve tener conto, nella suddetta valutazione, anche delle peculiarità della posizione legittimante del richiedente” è in contrasto con la legge.
Quanto al rispetto dei limiti di cui all’articolo 5 bis, essi riguardanosicurezza pubblica e ordine pubblico; difesa e le questioni militari; relazioni internazionali; politica e stabilità finanziaria ed economica dello Stato; indagini penali; protezione dei dati personali; libertà e segretezzadella corrispondenza; interessi economici e commerciali di persone fisiche o giuridiche; segreto di Stato.
Con tutta evidenza, l’unica previsione rilevante nel caso di specie è quella che riguarda la politica e la stabilità finanziaria ed economica dello Stato. Su questo punto il CdS avrebbe dovuto motivare: la conoscenza dei documenti attinenti alla stipulazione dei contratti derivati avrebbe pregiudicato la politica e la stabilità finanziaria dello Stato? Nessuno lo sa poiché nessuno conosce detti documenti. Ma è significativo che il ministero del Tesoro non ne abbia rifiutato l’accesso con questa motivazione (in realtà non ha dato nessuna motivazione, semplicemente non ha risposto all’istanza del giornalista Romeo). E ancora più significativo è che il CdSnon abbia motivato su questo punto. Perché, se lo avesse fatto, avrebbe dovuto riconoscere che, in mancanza di opposizione da parte del Ministerodel Tesoro fondata su una delle previsioni di cui all’articolo 5 bis del DL 97/2016, la richiesta del giornalista avrebbe dovuto essere accolta.
Insomma, come chiunque a questo punto avrà capito, si doveva nascondere un pessimo affare e un danno per lo Stato di chissà quale ammontare. È così è stato. Facciamo tesoro di queste informazioni e, nel segreto dell'urna elettorale ricordiamoci chi e come ci ha governati negli ultimi lustri.
Renzi, le banche, i mutui e la dittatura del sistema finanziario!
Benvenuti in Italia, paese nel quale la sovranità appartiene alle banche ed il cui governo è totalmente asservito al sistema finanziario. Il governo Renzi non sfugge a questo ordine di cose anzi peggio di altri esecutivi è totalmente al soldo del sistema bancario! Dopo il decreto "salva-banche" e l'estorsione perpetuata ai danni di inermi cittadini cui sono stati sottratti truffaldinamente i risparmi di una vita, arriva in Parlamento una nuova trovata geniale studiata per favorire, ancora una volte e come se ce ne fosse ancora bisogno, l'associazione (a delinquere) bancaria italiana.
Con il decreto legislativo del governo che recepisce la direttiva Ue sui mutui ipotecari «non c’è il rischio di avere la casa pignorata». Questo è quanto chiarisce il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, a margine di un convegno alla Luiss in relazione alle norme sul pignoramento della casa in caso di mancato pagamento di 7 rate di mutuo in discussione nelle commissioni Finanze di Camera e al Senato.
«È una direttiva europea, non è una richiesta dell’Abi» sottolinea Patuelli. «Ho studiato il documento del governo che recepisce la direttiva e non riguarda fatti passati, ma eventualità, possibilità per il futuro, è una cosa lasciata alla libera contrattazione tra le famiglie e gli istituti bancari, e non riguarda il passato e i crediti deteriorati».
Ma che cosa sta succedendo? Il termine tecnico per definire quanto sta accadendo lo sfodera l’avvocato Rosanna Stifano, presidente provinciale di Assoutenti: «È una porcata», assicura. La parola d’ordine è invece sempre la stessa: «Ce lo chiede l’Europa», garantisce il Governo. Alt, perché in realtà non è proprio così. Spiega Stifano: «L’Italia è tenuta a ratificare entro il 21 marzo 2016, quindi adesso, la direttiva europea 17/2014. La direttiva è favorevole ai consumatori, e noi la condividiamo: dice che se acquisto a rate un bene di consumo e poi non posso più pagarlo, posso restituirlo facendomi scalare quanto ho versato».Attenzione: si parla di beni di consumo.
Però nel Governo ci deve essere qualche problema con le traduzioni: «Nel decreto legislativo in discussione alla Commissione Finanza della Camera, ai beni di consumo sono state aggiunte le abitazioni, parlando esplicitamente dei mutui», denuncia Stifano. Naturalmente, non è che se non posso più pagare le rate del mutuo restituisco la casa: semplicemente se ritardo sette rate, anche non consecutive (o non ne pago una entro 180 giorni), la banca acquisisce automaticamente il diritto di vendere l’abitazione all’asta.
«Non c’è più un giudice o un perito - nota Stifano - Dunque l’immobile può essere venduto a qualsiasi cifra, senza che ci sia un giudice a verificare sull’asta, o avvocati a poter tutelare gli interessi del debitore: si apriranno nuovi spazi per l’usura. E la norma è retroattiva. Viene cancellato per decreto il divieto di patto commissorio che abbiamo già dal diritto romano».
Ovviamente, se il prezzo di vendita è basso, il debitore è comunque tenuto a rifondere la differenza. E, per la precisione, il patto commissorio è un accordo con il quale il debitore, a garanzia di un debito, mette a disposizione un proprio bene, con l’intesa che, in caso di inadempimento, il bene passerà in proprietà del creditore.
Attenzione, il bello deve ancora venire: «Entro giugno l’Italia dovrà recepire un’altra direttiva europea che impone alle banche di rientrare dalle sofferenze - denuncia Furio Truzzi, presidente nazionale di Assoutenti - Ciò lo farà in parte con il capitale sociale, in parte vendendosi le case non pagate per intero. Questo avrà conseguenze che in confronto il bail-in è una passeggiata».
Sussurra Stifano: «Non sta a me dire, perché lo hanno già fatto in tanti, che la norma introdotta dal Governo italiano è un regalo alle banche». Ma il Governo non aveva assicurato che la prima casa era impignorabile? «Sì, da Equitalia, non da altri soggetti - puntualizza Stifano - E non è neppure vero questo, perché in realtà Equitalia non può avviare il processo di pignoramento ma può costituirsi a processo avviato: tipico il caso dei ritardi nelle spese condominiali. E poi sopra i 20 mila euro c’è l’ipoteca: di cosa stiamo parlando?».
Per cui, ci sarà una raffica di pignoramenti, con i debitori che manterranno il proprio debito? «Noi ci metteremo di traverso - garantisce Truzzi - Con i colleghi della Casa del Consumatore abbiamo già chiesto di essere sentiti dal Governo e in commissione. Siamo pronti a una raccolta di firme, e a ogni forma di protesta». C’è poi chi ci mette la malizia, e avanza il sospetto che le banche possano vendere a un prezzo ridotto le case pignorate a istituti a loro riconducibili, per mantenere in larga parte il credito e incassare quando i loro istituti rivendono le abitazioni a prezzo di mercato.
Cosa vuol dire “Non ci sono più soldi”? I “soldi” non si cercano sul fondo del mare ma si stampano. Quindi, se mancano, è perché “QUALCUNO” VUOLE CHE MANCHINO !
E lo Stato ? Perché non stampa il denaro in misura proporzionale alla quantità di merci e servizi che circolano? Semplice: perché lo Stato ha ceduto ai banchieri il potere di creare moneta, così quelli sono di fatto padroni degli stati e dei partiti politici e ci stanno pignorando tutto il continente europeo usando l’euro come moneta/debito. L’importante è che il meccanismo/truffa sia silenzioso, oscuro e la gente non se ne accorga.
L’ERRORE PIU’ GRANDE E’ PENSARE CHE LAVORIAMO PER MANTENERE I POLITICI. NO! QUESTA E’ PROPAGANDA VOLUTA DAI MEDIA E DAGLI STESSI BANCHIERI.
Lavoriamo per mantenere l’intero sistema bancario, i politici sono i loro servi e percepiscono le BRICIOLE IN CAMBIO DELLA LORO FEDELTA’, IN CAMBIO DELLA CESSIONE DELLA SOVRANITA’ MONETARIA E IN CAMBIO DELLA SVENDITA DELLE AZIENDE DI STATO E DI TUTTE LE IMPRESE PRIVATE FATTE FALLIRE.
Questo imbroglio colossale, ha trasformato noi cittadini sovrani in schiavi a disposizione dei signori del denaro, anzi peggio, schiavi consenzienti perché ignoriamo i meccanismi della truffa monetaria e accettiamo la nostra condizione di schiavitù in nome di ciò che ci viene fatto percepire come “necessario” (CE LO CHIEDE L’EUROPA…).
ECCO LE 5 BALLE CHE CI HANNO RACCONTATO PER FREGARCI, DITELO A TUTTI!
1) – C’è la crisi e nessuno l’ha voluta, nessuno è responsabile, men che meno i banchieri.
2) – Abbiamo speso oltre le nostre possibilità, si parla del popolo mai dei governi (gli F35?)
3) – Non ci sono più soldi, per il popolo naturalmente ma per le banche ci sono sempre
4) – Quindi ci vogliono ancora sacrifici e rigore tagliando sui servizi sociali e finanziamenti
5) – Bisogna pagare più tasse in cambio di un tenore di vita sempre più basso e scadente
In questo modo ci hanno ridotti a lavorare gratis per loro e ci hanno tolto anche le mutande. I banchieri sono i veri parassiti della società, noi tutti lavoriamo per mantenerli.
Noi milioni di criceti che fanno girare la ruota del sistema finanziario, dell’industria bellica e delle multinazionali. Siamo obbligati a pagare persino un mostruoso sistema repressivo e poliziesco (EUROGENDFOR) nel caso volessimo ribellarci e non UBBIDIRE alle loro leggi con le quali ci rendono sudditi e schiavi del loro sistema.
SVEGLIAMOCI! SE OGNUNO DI NOI CONDIVIDESSE QUESTO POST, DOMANI SAREMMO IL DOPPIO DI QUELLI DI OGGI o quantomeno a tantissimi verrebbero dei seri dubbi sulla nostra vecchia e cara DEMOCRAZIA che però stranamente somiglia sempre di più a una DITTATURA !!!
Un vecchio dottore giapponese scampato alla bomba atomica
Il Giappone è ancora oggi, l’unico Paese del mondo ad essere stato vittima della bomba atomica. Da quel giorno in cui i demoni furono sganciati sulle città di Hiroshima e Nagasaki, nell’agosto del 1945, il Paese continua a soffrirne le conseguenze in silenzio. Un dottore ultranovantenne, un hibakusha [che in giapponese significa un ‘sopravvissuto alla bomba’], continua a urlare al mondo i pericoli e la barbarie della bomba atomica. Il suo nome è Shuntaro Hida.
Il primo agosto 1944, un anno prima del bombardamento, il Dottor Hida fu assegnato all’ospedale militare di Hiroshima come medico. Ha assistito all’impatto della bomba a meno di sei chilometri dall’epicentro, e da allora ha visto tutto quello che un medico specializzato nel trattamento delle vittime della bomba può vedere con i suoi occhi. Il Dott. Hida conosce bene gli effetti della bomba—non solo dalla prospettiva di chi era lì, ma anche dalla prospettiva di un medico militare specializzato. Non vi sorprenderà dunque che nel tempo quasi 6.000 pazienti affetti da disturbi legati alle radiazioni si siano rivolti a lui per una consulenza.
Cosa è successo allora quel giorno a Hiroshima? VICE ha parlato con il Dott. Hida, che di quell’esperienza ricorda ogni dettaglio.
VICE: Come riuscì a sfuggire all’impatto diretto della bomba, anche se si trovava a Hiroshima?
Dr. Hida: La notte prima del 6 agosto stavo dormendo sul mio futon, quando qualcuno all’improvviso mi svegliò. Era un vecchio che veniva dal villaggio di Hesaka, a qualche miglio da Hiroshima. La sua nipotina aveva una disfunzione della valvola cardiaca e spesso aveva degli attacchi, per cui mi recavo regolarmente al villaggio a darle un’occhiata. Quella notte ne aveva avuto un altro, allora montai sulla bici del vecchio, e mi feci portare sul posto. Mi allontanai da Hiroshima giusto in tempo per sfuggire all’impatto diretto. Sono stato esposto alle radiazioni, ma da una distanza di circa cinque chilometri e mezzo dall’epicentro.
Ma lei vide il momento in cui la bomba colpì la città?
Sì. Credo di essere tra i pochi che lo videro con i propri occhi e poi ebbero la possibilità di scrivere la propria esperienza, perché la maggior parte degli abitanti di Hiroshima è rimasta uccisa nell’istante stesso in cui ha visto quel fulmine di luce accecante. Ti spiego come andò. Passai la notte in casa del vecchio a tenere d’occhio la bambina. La mattina dopo decisi di darle un sedativo prima di andare via, perché se si svegliava piangendo rischiava di avere un altro attacco. Presi una piccola siringa dalla tasca, e la sollevai davanti a me, premendo in modo da far uscire un po’ di liquido. In quel momento vidi un aereo che sorvolava Hiroshima, proprio di fronte a me.
Doveva essere Enola Gay. Ci racconti quello che vide quando la bomba colpì Hiroshima.
La prima cosa che vidi fu la luce. Era così intensa che sono rimasto accecato per un attimo. In quello stesso momento sono stato travolto da un calore molto forte. La bomba aveva rilasciato un’onda termica di 4.000 gradi nel momento in cui aveva colpito il suolo. Io entrai nel panico, mi coprii gli occhi, e rimasi accucciato per terra. Non si sentiva nulla, lo stormire degli alberi si era fermato. Sentii qualcosa muoversi, allora guardai prudentemente fuori dalla finestra, nella direzione da cui era venuta la luce. Il cielo era azzurro, e non c’erano nuvole, ma c’era un anello rosso di fuoco su nel cielo, sopra la città! Nel mezzo dell’anello c’era una grossa palla bianca che continuava a crescere come la nuvola di una tempesta—era perfettamente rotonda. Diventava sempre più grande, finché non raggiunse l’anello, e allora esplose tutto, formando un’unica grande palla di fuoco. Era come vedere nascere un nuovo sole. Da piccolo avevo visto l’eruzione del vulcano Asama da vicino, ma questo era molto più forte. Le nuvole erano bianche, ma brillavano come arcobaleni mentre si sollevavano nel cielo. Era davvero bello. Lo chiamano ‘fungo atomico’, ma in realtà è come una colonna di fuoco: la parte inferiore della colonna è in fiamme e la parte superiore è la palla di fuoco, che si tramuta in una nuvola mentre continua a salire nel cielo. Poi, da sotto la colonna di fuoco, cominciarono a diffondersi orizzontalmente delle nuvole nere come pece, fin sopra le montagne che circondavano Hiroshima. Erano nuvole di sabbia e polvere che venivano spinte su dalla pressione generata dall’impatto. Venivano verso di noi come una marea. Noi eravamo su una collina, accanto a noi c’era una rupe, ma la nuvola di polvere ci fu subito sopra. Prima che me ne rendessi conto la casa del vecchio fu inghiottita e schiacciata dall’onda. Fortunatamente il tetto di paglia fece da cuscino, e salvò me e la bambina. Allora mi resi conto che era successo qualcosa di terribile, e corsi all’ospedale di Hiroshima con la bicicletta del vecchio.
Il Dottor Hida nel 1942.
Quale fu il primo caso di vittima della bomba atomica che vide?
Incontrai la prima vittima a metà strada. Questa cosa nera venne fuori da dietro un angolo di strada, barcollando maldestramente. Non avevo idea di cosa fosse. Ho rallentato e mi sono avvicinato lentamente, e gradualmente mi sono accorto che era una persona. Cercai di guardarlo in faccia, ma non ce l’aveva. C’erano solo delle grosse palle al posto degli occhi, un buco aperto in corrispondenza del naso, e le labbra erano così gonfie che occupavano metà della faccia. Era una cosa mostruosa. E aveva questa cosa nera che sembrava una manica strappata, e così all’inizio pensai che indossasse degli stracci. Mi chiedevo come tutto questo fosse possibile, quando l’uomo cominciò a venire verso di me. La mia prima reazione fu di arretrare. Ma quella cosa inciampò sulla mia bici e cadde a terra. Essendo un dottore, mi precipitai verso di lui e cercai di sentirgli il polso. Ma tutta la pelle del braccio si era staccata, non sapevo da dove prenderlo. Mi accorsi che la persona non aveva addosso degli stracci, ma era completamente nuda. Quelli che avevo creduto stracci non erano altro che la pelle viva che si era staccata dal corpo e penzolava ancora. Anche la pelle della schiena era bruciata e si staccava, e c’erano decine di piccole schegge di vetro che la punteggiavano. Diede un paio di sussulti, e poi giacque del tutto immobile. Era morto.
È un’immagine davvero scioccante. Si imbattè in altre scene traumatiche?
Sì. In qualche modo riuscii a raggiungere l’ospedale ma c’era un grosso incendio, e non potei ad entrare. Mi misi a pensare al da farsi, e infine decisi che, visto che ero un dottore, e che ero ancora vivo, la cosa migliore da fare era tornare al villaggio. Hesaka era il villaggio più vicino a Hiroshima, per cui tutti gli sfollati sarebbero stati portati lì, e magari sarei riuscito a medicare qualcuno. Ci misi altre tre ore pedalando lungo il fiume, ma alla fine arrivai alla scuola elementare del villaggio. Diedi un’occhiata al cortile. Era pieno di corpi carbonizzati al suolo, come se qualcuno li avesse sparsi. Ci saranno state mille persone. Alla scuola trovai altri tre dottori dell’esercito, e ci mettemmo a pensare a un piano di azione. Ma le vittime erano tutte ustionate in maniera gravissima, e in condizioni critiche. Non c’era molto da fare. Quello che facemmo quella notte fu solo separare i morti dai vivi che giacevano al suolo, e cominciare a portare via i corpi. Mentre mi davo da fare, tutti gli hibakusha mi fissavano. Facevo del mio meglio per evitare di guardarli negli occhi. Ma poi incrociai lo sguardo di un uomo, e mi sentii obbligato ad andare a sentire come stava. Mentre mi avvicinavo lui mi fissava con gli occhi sgranati, uno sguardo orrendo. Le persone che stavano morendo lì non avevano neanche un’idea di cosa fosse successo, e per questo tutti avevano occhi come quelli degli animali. Hai mai visto gli occhi di un maiale quando viene sgozzato? Spaventoso, no? Questa persona mi guardava in quel modo. Me li sogno ancora oggi quegli occhi. Ogni anno, verso il 6 agosto, sogno quegli occhi, tutte le notti. Non voglio vederli mai più, ma loro continuano a comparire. Tanta è stata l’impressione che mi hanno fatto.
Quando ha cominciato a occuparsi degli hibakusha sopravvisuti?
Il terzo giorno dopo la bomba cominciammo ad occuparci di quelli che sembravano avere una possibilità di sopravvivere. Fu lì che scoprimmo gli effetti delle radiazioni. Per prima cosa, alle vittime viene la febbre, più di 40. Era così alta che i termometri si rompevano. Poi, avvicinandoci ai loro volti, notammo che avevano un alito spaventosamente fetido. Era impossibile avvicinarsi. Credo che in termini medici quell’odore sia una combinazione della necrosi e della decomposizione. Se gli esaminavamo la bocca, vedevamo che era completamente nera. I globuli bianchi nei loro corpi erano stati neutralizzati, e per questo i batteri nelle bocche si erano moltiplicati velocemente. E visto che non c’era nulla che le proteggesse, cominciavano a marcire molto prima che in normali casi di infezione, o di formazione di pus. Sentivamo l’odore, un odore che solo quelli che hanno visto le conseguenze della bomba conoscono. Poi cominciammo a riscontrare delle pustole viola sulla pelle non ustionata. In termini medici questo fenomeno si definisce ‘purpura’ e si forma di solito prima che un paziente affetto da una malattia come la leucemia muoia. I pazienti perdevano tutti i capelli, come se gli avessero spazzato la testa con una scopa. Le radiazioni di solito colpiscono le cellule sane, per cui le radici dei capelli sono le prime a morire. I sintomi terminali sono il vomito di sangue, e altre emorragie dagli occhi, dal naso, dall’ano, dai genitali. Le vittime resistono poche ore prima di morire. All’epoca eravamo tutti terrorizzati, perché nessuno sapeva cosa poteva aver causato tutto questo.
Ha detto che anche lei fu esposto alle radiazioni. Ne ha avvertito i sintomi in seguito?
Il sintomo più forte che ho sperimentato è stato un precoce invecchiamento delle ossa. La mia colonna vertebrale è in condizioni penose. Ho avuto problemi alla parte bassa della schiena dopo essere stato esposto alle radiazioni, e ho dovuto subire numerosi interventi chirurgici. Nei momenti peggiori mi sono ritrovato a strisciare a terra per il dolore. Comunque, l’invecchiamento sembra essersi fermato quando ho compiuto 80 anni, e ho cominciato una terapia basata sul camminare su e giù nell’acqua di una piscina. Nell’ultima Giornata della Memoria della Bomba Atomica ho passeggiato per Hiroshima e Nagasaki con il mio bastone. La paura più grossa per tutti gli hibakusha è quella, un giorno o l’altro, di sviluppare il cancro. Non possiamo pianificare le vite come gli altri. Quando ci iscriviamo all’università, quando ci sposiamo, quando abbiamo figli, dobbiamo sempre fare i conti con questa paura. Ci hanno derubato dei nostri diritti di esseri umani. Non è stato violato solo il nostro diritto a vivere come esseri umani, siamo anche stati costretti a vivere con la consapevolezza che un giorno avremmo sviluppato una malattia come risultato diretto dell’esposizione alla bomba. Ma non sappiamo esattamente quando succederà, e fino ad allora vivremo nella paura. Anche se facessimo causa al nostro Paese e ricevessimo dei soldi, non cambierebbe nulla. Qualsiasi somma di denaro non potra mai darmi indietro tutti questi anni di sofferenze.
Dopo refrendum Grecia: è ora di costruire la nazione Europa!
Grande è la confusione sotto al cielo, la crisi mette in ginocchio sicurezze e valori della società occidentale, ma nessuno se la sente di criticare il capitalismo nel suo complesso. Noi pensiamo che la soluzione per questo XXI secolo sia, ancora una volta, il comunismo. Cerchiamo di spiegarvi il perchè…
Ci troviamo in “democrazia”, ci raccontano, così come ci raccontano che ci troviamo nel migliore dei sistemi politici ed economici possibili. Ce lo raccontano, a ben guardare, per ovvi motivi. Sono costretti a farlo perchè fin quando un sistema riesce a produrre ricchezza e crescita, è sempre facile lasciare le briciole alla massa dei cittadini in modo da tenerli buoni, convincendoli che alla fine, dopotutto, il sistema non è così male. E’ quanto successo al capitalismo nel XX secolo, un sistema che è stato colpito al cuore dalle contraddizioni delle guerre mondiali, del colonialismo, dello sfruttamento, dal fascismo, ma che ha saputo trovare in alcuni elementi del socialismo lo sprone a rinnovarsi, innervandoli dentro di sè. Lo stato sociale, lo stesso concetto di Welfare, è un concetto completamente assente nel capitalismo tout court, il cui unico obiettivo è appunto il profitto, fine a se stesso, che assurge a unico criterio per giudicare la realtà. Il capitalismo, quel capitalismo, non funzionava, per questo motivo l’ideologia comunista è fiorita sulle sue stesse contraddizioni, indicando con nettezza la prospettiva della costruzione di una società realmente alternativa, che ponesse al centro non più il profitto, bensì il superamento della sfruttamento e la costruzione di una società giusta ed equa.Così, per vincere la sua sfida, il capitalismo mondiale si è riformato, ha capito che senza le briciole, la stragrande maggioranza dei cittadini avrebbe voltato le spalle a quel sistema iniquo, e per questo ha saputo redistribuire un minimo i profitti, facendo credere che la crescita sarebbe stata eterna. Grazie a questo inganno le masse hanno progressivamente voltato le spalle al comunismo, meglio avere qualcosa oggi e domani che lavorare per un qualcosa che potrebbe non esserci mai. La dissoluzione del socialismo reale ha fatto il resto, rompendo ogni argine, anche culturale, al dispiegamento ideologico del capitalismo come totalitarismo. I totalitarismi infatti hanno una peculiarità che li contraddistingue, pensano tutti di aver diritto a essere “eterni” e non ammettono critiche, tenendo a soffocarle o a disinnescarle sul nascere. Il marxismo rappresenta la critica più coerente, matura, e completa al capitalismo, ecco il motivo per cui il “comunismo” è stato bandito dai salotti universitari dell’Occidente post Guerra Fredda, relegato a teorie estremistiche e residuali di un pugno di intellettuali scollegati dalla realtà. Noi pensiamo che a essere scollegati dalla realtà siano, al contrario, i fanatici del libero mercato, i totalitaristi del capitalismo, persone che hanno imposto e fatto passare il concetto della “fine della storia” e dell’inevitabilità del sistema capitalistico.
Questi personaggi, a ben guardare, controllano i gangli pulsanti della società, controllano i nodi produttivi, la comunicazione mediatica, controllano in sostanza il funzionamento della vita civile. Per quale motivo dovrebbero, di fronte allo sgretolamento del loro impero, permettere che l’unica critica concreta e costruttiva del capitalismo, il comunismo appunto, possa trovare nuovamente credito? I comunisti propugnano un sistema che andrebbe contro gli interessi di costoro per venire incontro agli interessi dei più, di quelli che hanno ricevuto le briciole per tanti decenni e che oggi non ne ricevono più. I comunisti strapperebbero il controllo dell’economia dalle mani di pochi privati per socializzarlo alle masse, o comunque per iniziare un processo che metta la pianificazione per l’interesse generale al primo posto. I comunisti inizierebbero, nella pratica, a redistribuire le ricchezze che oggi in tutti i paesi occidentali sono concentrate in pochissime mani, le stesse mani che ricattano il potere centrale minacciando, in caso di tasse troppo alte, di spostare all’estero gli apparati produttivi. Il comunismo oggi imporrebbe di porre al centro la diffusione della cultura come migliore antidoto alla miseria morale e alle scorie di odio, razzismo e invidia sociale create dal capitalismo. Il comunismo oggi, porrebbe al centro del tavolo politico la questione della sovranità nazionale, una questione già archiviata dal capitalismo che vuole la socializzazione delle perdite e la privatizzazione dei profitti, e soprattutto che pone la sovranità dei singoli paesi sotto la legge del profitto, capace questa di scavalcare la volontà popolare dei singoli paesi, mistificando Parlamenti e umiliando popoli.
E in tutto questo i comunisti sono gli unici che vengono osteggiati sia dalla cosiddetta”sinistra” sia dalla destra, e anche in questo caso è facile comprendere il perchè. La “sinistra” ormai dopo la caduta del socialismo reale e l’assalto ai valori del comunismo e del marxismo, non è piu tale. Non persegue più infatti la costruzione di un sistema alternativo, il socialismo appunto, ma si è arresa a provare a gestire e operare in un sistema creato dai suoi avversari politici. Il capitalismo però non è riformabile,e Marx ha spiegato il perchè in un modo talmente efficace e netto da fugare ogni dubbio. Il capitalismo contiene in sè stesso le contraddizioni sistemiche che non possono che portare alle storture che oggi tutti quanti tocchiamo con mano, e viceversa il comunismo non contiene in sè le criticità che sono state prese a pretesto dai suoi detrattori nel corso del XX secolo per bocciarne in toto l’esperienza. La cosiddetta “sinistra” mondiale ha pensato bene invece di gettare alle ortiche l’esperienza del comunismo per potersi riciclare dopo il fallimento del socialismo reale, svelando in questo modo la propria vera natura .