Una condanna penale definitiva l'imputato Silvio Berlusconi dice di non contemplarla neppure tra i casi della vita, ma con l'anticipo al 30 luglio dell'udienza in Cassazione del processo Mediaset la difesa sta vagliando tutti i passaggi che separano l'ex premier dalla possibile esecuzione della pena comminata in Appello per frode fiscale: 4 anni di reclusione, di cui 3 coperti da indulto, e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici.
La data del 30 luglio per il processo Mediaset sulle presunte irregolarità nella compravendita dei diritti tv è stata stabilita, dice la Suprema corte, sulla base del rilievo che la prescrizione per una parte del reato contestato scatterebbe il primo agosto prossimo. Il processo si celebrerà davanti alla "sezione feriale" della Corte, il collegio dei giudici che non va in vacanza e a cui tocca celebrare la cause più urgenti perché a rischio di estinzione.
AVVOCATI POTREBBERO CHIEDERE "RINVIO BREVE"
Di prassi il processo penale in Cassazione si conclude nello stesso giorno dell'udienza con la lettura del dispositivo della sentenza, ma è stato il primo presidente della Corte, Giorgio Santacroce, ad aprire la prima finestra alla difesa di Berlusconi.
"Nulla vieta al collegio di poter stabilire che il termine di prescrizione sia successivo (al 1 agosto, ndr.) e che quindi la Corte possa, accogliendo le istanze difensive, disporre un rinvio", ha detto Santacroce ai media.
Gli avvocati di Berlusconi, Niccolo' Ghedini e Franco Coppi, quando hanno appreso della convocazione per il 30 luglio hanno manifestato sopresa e sdegno - segnando il tono del coro di critiche del Pdl - perché secondo i loro calcoli una parte del reato contestato si prescriverebbe non prima del 26 settembre e hanno lamentato una compressione del diritto di difesa, dovendo prepararsi in tempi più brevi del previsto.
Nell'universo del diritto processuale italiano il calcolo dei tempi di prescrizione appare come una delle cose più aleatorie. Se è vero, come riferisce una fonte legale, che la Corte d'appello di Milano che ha condannato Berlusconi ha inviato una lettera in Cassazione per dire che una parte del reato di frode fiscale si estingue il 13 settembre, ecco che la difesa potrebbe avere un argomento in più per chiedere un rinvio.
Berlusconi, da parte sua, ostenta notevole sicurezza. "Non sono solito esercitare la mia mente su fatti che ritengo non probabili", ha detto il Cavaliere ad una tv la scorsa notte all'uscita da una trattoria romana, con riferimento al rischio di incorrere nella prima condanna penale definitiva che lo escluderebbe dalla vita politica.
I suoi legali non si vogliono al momento pronunciare sulle stategie difensive, ma la richiesta di un rinvio dell'udienza non porterebbe molto lontano. Infatti, la sezione feriale della Cassazione, dice una fonte giudiziaria, non potrebbe che fissare una nuova udienza entro il 15 settembre, giorno in cui essa termina di lavorare, dando ai legali del Cavaliere poco più di un mese di ossigeno per limare le arringhe. Di certo, il rinvio - con il conseguente congelamento dei tempi di prescrizione - non favorirebbe la morte anticipata del processo, che arriverebbe comunque a sentenza.
A quel punto il processo in Cassazione potrebbe slittare ai tempi "ordinari"; fine anno o inizio 2014. Una manciata di mesi, certo, ma forse sufficienti perché il governo di sinistra-destra prenda il prossimo autunno le difficili scelte economiche più volte rinviate, senza il rischio di dover scontare le conseguenze di una condanna di Berlusconi.
UNA SENTENZA, TRE SCENARI (PIU' LA GRAZIA)
Quando la Cassazione pronuncerà la sua sentenza, il ventaglio prevede sostanzialmente tre ipotesi.
La prima, più favorevole al Cavaliere, è l'annullamento in toto della condanna d'appello senza alcun rinvio; Berlusconi prosciolto e libero (in attesa dell'esito del processo Ruby dopo la condanna di primo grado a Milano e del procedimento per compravendita di senatori a Napoli).
La seconda ipotesi, intermedia, vede la Cassazione accogliere uno o più motivi di ricorso contro la condanna di secondo grado e annullare la sentenza con rinvio ad un'altra corte di Appello per celebrare un nuovo processo o ricalcolare la pena (considerato che nel frattempo una parte del reato sarà prescritta).
La terza ipotesi è quella della conferma della condanna. In questo caso il premier non andrebbe in carcere; in quanto ultrasettantenne e con un solo anno di reclusione da scontare scatterebbe l'affidamento ai servizi sociali. Ma rischia di concretizzarsi il timore maggiore: decadere da senatore per effetto della pena interdittiva dai pubblici uffici.
L'ultimo step, in questo caso, spetta all'aula del Senato, che, con probabile voto segreto (per oscurare il tabellone elettronico basta la richiesta di soli 20 senatori), dovrà dare il via libera alla decadenza. Ma in caso di scioglimento delle Camere, Berlusconi non potrebbe candidarsi alle nuove elezioni, perché la pena avrebbe pieno effetto.
A quel punto a Berlusconi non rimarrebbe che il miraggio evocato da Libero, cioè un provvedimento di grazia del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
"Giorgio facci la grazia", titolava ieri il quotidiano del centrodestra. Sull'esistenza di questa ipotesi - secondo Libero lo stesso Berlusconi l'avrebbe evocata in un colloquio con Napolitano - fonti del Quirinale dicono che "queste speculazioni su provvedimenti di competenza del capo dello Stato in un futuro indetreminato sono un segno di analfabetismo e sguaiatezza istituzionale e danno il senso di un'assoluta responsabilità politica che può soltanto avvelenare il clima della vita pubblica".
Mediaset, Berlusconi esclude condanna, ma scenari sono incerti
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