C’era una volta il rottamatore fiorentino, “Fuori!”, “E’ il nostro turno!”, ripeteva. E finse pure di mandarli a casa – con sostanzioso vitalizio, s’intende – i D’Alema, Veltroni & C. Ma il ragazzo era nato democristiano e quando diventò segretario del Pd riaccolse tutti sul carro del vincitore. In fondo, come dire no al Fassino accovacciato stile Woodstock e plaudente alle sue kermesse?
Pensare che il leader di un partito che si dice di centrosinistra, uno solo ne doveva rottamare davvero: Silvio Berlusconi. Invece niente, il suo primo accordo è proprio con lui, che manco ci pensa più a trovare “L’anti-Renzi”: ha già Renzi!
E’ lui a risdoganarlo, a riportarlo al centro della scena. Poi gli basterà aspettare, perché il tempo gioca suo favore: col tempo Renzi si logorerà, lui riotterrà la candidabilità, e potrà fare opposizione dura al governo e vincere le elezioni. La rana Renzi e lo scorpione Berlusconi: l’una gli fa attraversare il fiume e l’altro non può fare a meno di pungerlo, è la sua natura.
Il tempo invece gioca a sfavore del virgulto toscano: deve fare in fretta, capitalizzare il consenso, disarcionare Letta prima che questi, restando in sella magari con qualche risultato, lo spompi definitivamente. Ma come fare?
Il ragazzo è molto furbo, ma anche molto fortunato. Quando sembra finito nella melma dell’abbraccio mortale berlusconiano, ecco che si ritrova sul suo carro anche il cavaliere più alto in grado: il Capo dello Stato. L’impeachment, la fiducia nei sondaggi che cala, le rivelazioni sulle manovre passate, lo hanno indebolito: perché non scaricare Letta – d’altronde, come ti ho fatto ti distruggo – e aggrapparsi al salvagente Renzi? Detto fatto: ecco bell’e pronto il nuovo Presidente del Consiglio.
La vanità, l’ambizione del giovane e la mancanza di memoria del paese (“Non voglio poltrone”, “Non vado al governo senza passare dal voto”…) fanno il resto.
C’è solo da risolvere la pratica Letta, perché lui – come Monti – non molla, non si accontenta del quarto d’ora di celebrità, si è abituato alla cadrega. Come fare? Basta offrirgliene un’altra?
Alla fine si convince a fare harakiri. Tra i due (ex) democristiani Renzi vince (e insieme a lui, Napolitano e pure Berlusconi) e Letta perde (unico vero rottamato). Ma soprattutto perdono gli italiani, che per il giorno in cui potranno tornare a votare avranno dimenticato come si fa; e comunque saranno ampiamente convinti che non serva a nulla, perché ciò che esce dalle urne viene disatteso, i governi si decidono altrove, e la politica, più che di loro, si occupa di se stessa.
E vissero tutti infelici e scontenti.
Renzi: c’era una volta il rottamatore
di Luisella Costamagna
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La più grande difficoltà sta nell'interpretare la politica come un mezzo al servizio della collettività, della giustizia sociale, uno strumento utile a migliorare la qualità della vita di tutti noi. gli anni trascorsi dal '94 ad oggi hanno segnato le menti, le coscienze ed i cuori, riempendoli di scontri verbali, contrapposizioni ideologiche, dietrologie politiche, lotte di classe. Tutto ciò fa gioco alla oligarchia classista avida di potere che detiene non soltanto il potere politco, ma soprattutto, il potere economico e finaziario di questo paese. In realtà "gli affari" vengono fatti con l'accordo di tutti trasversalmente ad ogni "finta ideologia" politica. La politica degli opposti schieramenti, delle tifoserie selvagge, della contrapposizione liberista-comunista è nella realtà odierna una assurda amenità anacronistica utile soltanto al conservatorismo liberista finto riformista che così continua a tenere sotto scacco le capacità imprenditoriali, i talenti intellettuali, la voglia di "cambiamento" di questo paese. Facciamo che queste eccellenze non rimangano inespresse: lottiamo "insieme" senza inutili contrapposizioni ideologiche. Una cosa ci accomuna tutti: l'amore per il nostro paese. lottiamo insieme per costruire un futuro migliore per tutti!
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