Quello che di peggiore Berlusconi si lascerà dietro, non è né il
processo per prostituzione minorile né quelli per corruzione. Peggio di
tutte queste cose, c’è un terzo fallimento: il suo completo menefreghismo per
le condizioni economiche del suo paese. Forse a causa delle distrazioni imposte
dai suoi problemi giudiziari, in nove anni da primo ministro Berlusconi non ha
trovato rimedio alla grave debolezza economica all’Italia, probabilmente
nemmeno l’ha riconosciuta. Il risultato è che lascerà dietro di sé un paese in
terribili condizioni.
E oggi
sembrano dilettanti allo sbaraglio. Quelli de "La Corrida". Non
ci sono altri termini per definire un governo che,
per rassicurare i mercati sulla solidità finanziaria del nostro Paese di fronte
all’emergenza, ha cambiato le carte in tavola almeno quattro volte in meno di
un mese. È stato ottenuto l’effetto contrario, anzi ci siamo giocati l’ultima
briciola di credibilità rimasta. Chi può prenderci sul serio dopo che, tra
Consigli dei ministri e vertici di Arcore, tutte le misure possibili sono state
prima proposte, modificate e abbandonate? E dopo aver spacciato come entrate
sicure quelle della lotta agli evasori,
cioè la categoria premiata con scudi fiscali a condizioni da saldo estivo?
Sono andate
in pezzi anche le favole che il governo ha raccontato ai mercati negli ultimi
mesi. Hanno ripetuto che la crisi non
avrebbe mai toccato l’Italia perché il nostro deficit, grazie al ministro
Tremonti, era sotto controllo come e più di quello tedesco. Hanno predicato che
bastava la ricchezza finanziaria privata ad evitare problemi di sostenibilità
del debito pubblico.
Tutto
dissolto. Non a caso ieri il termometro della crisi italiana, cioè il
differenziale (spread)
rispetto al tasso tedesco, non si è mosso ed è rimasto
intorno ai 365 punti, mentre la Borsa continuava nella sua desolante discesa.
Neanche un piccolo rimbalzo di incoraggiamento. E sia ben chiaro che è inutile
accusare i soliti speculatori. Semplicemente, è finito
il sostegno della Bce, cioè la terapia d’urgenza sotto forma di
acquisti di titoli italiani, che doveva consentire al governo italiano di
presentare una manovra credibile.
Con questo
livello di tassi di interesse, non solo il debito pubblico è fuori controllo,
ma si uccide semplicemente
l’economia privata. Nessun sistema imprenditoriale può
sopravvivere, non si dice investire, con un costo del capitale doppio dei suoi
concorrenti. Altro che costo del lavoro. La risposta dei mercati è dunque la
dimostrazione definitiva che il governo Berlusconi sta concludendo tragicamente
il suo mandato e rischia di trascinare nel gorgo l’intero Paese. L’unica
speranza a questo punto è che il Parlamento abbia un sussulto di dignità e razionalità
e neghi la fiducia su
questa scellerata manovra. Anche una transizione politica difficile e delicata
è meglio di questa banda di sedicenti governanti.
0 Comments Received
Leave A Reply