Dopo la ormai celeberrima lettera della BCE siglata in calce dal "duopolio" Draghi-Trichet lo scorso altrettanto famoso 5 agosto e la lettera d'intenti per risolvere la crisi consegnata dal nostro premier solo qualche giorno fa a Bruxelles nelle mani del Commissario UE che tanta soddisfazione ha generato tra le fila della maggioranza ed euforicamente accolta persino dai mercati finanziari sembrava che si potessero abbandonare le vetuste missive cartacee. Invece, a sorpresa, ieri circolava una nuova missiva, scritta da esponenti di primo piano del PDL che addirittura chiedeva il famoso "passo indietro di Berlusconi" invocato da mesi ormai non solo dalle opposizioni (parlamentari e non) ma anche dalle parti sociali e persino dagli industriali.
Ancora non si sa chi sono i firmatari, ma il testo della lettera già c’è. E’ quella che gli scontenti del Pdl stanno per inviare al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al fine di chiedergli un passo indietro, passando la mano a Gianni Letta, e di allargare la maggioranza. Il motivo? Poter dar corso agli impegni assunti con l’Ue. Indiscrezioni non verificate attribuiscono l’iniziativa ai seguaci del senatore Beppe Pisanu, che punterebbe a mettere insieme una sessantina di parlamentari non più disposti ad appoggiare il governo. Pisanu però smentisce: “‘Non ho ideato, né dettato, né tanto meno sottoscritto la lettere di di cui si parla”.
Altri “indiziati”, come sponsor dell’iniziativa, Lamberto Dini (anche lui smentisce: “Non sono al corrente”) e Giuliano Urbani. Si pensa anche agli uomini di Claudio Scajola, ma anche in questo caso arriva a stretto giro la smentita, attraverso uno dei fedelissimi dell’ex ministro imperiese, il senatore Franco Orsi: ”Di questa iniziativa non so nulla e nessuno mi ha informato”.
La missiva inizierebbe con un “caro presidente Berlusconi”, seguito dal rinnovo della fedeltà dei firmatari nei confronti del premier, di cui gli scontenti sottolineano i “grandi meriti politici” e a cui chiedono di poter continuare a sostenerlo. Ci sentiamo in dovere – si legge nella bozza del documento – con la lealtà e la sincerità che ti abbiamo sempre dimostrato, di rappresentarti il nostro critico convincimento sulla situazione politica dell’attuale maggioranza parlamentare che sostiene il tuo Governo. Dobbiamo oggettivamente registrare che l’esiguità dei numeri, in particolare alla Camera, non consente a questo Governo di poter affrontare neanche l’ordinario svolgimento dei lavori parlamentari, e tanto meno quindi, di dare quelle risposte, anche molto impegnative sul piano del consenso sociale, che la drammatica situazione economico finanziaria richiede”.
Subito dopo, però, arriva puntuale la stoccata. I frondisti lanciano un appello chiaro: senza un cambio di passo non potranno più garantire il loro sostegno. Tutto questo “per non finire su un binario morto” perché “è tempo di rilanciare l’azione politica, allargare la maggioranza parlamentare alle forze che tradizionalmente hanno fatto parte della nostra coalizione e dare una svolta all’azione di Governo”.
Secondo gli estensori del documento, riporta ancora l’Agi, il premier dovrebbe passare la mano a Gianni Letta, un minuto dopo si troverebbe un accordo politico-programmatico con l’Udc, Fli e l’Api per affrontare subito le emergenze economiche in Parlamento. Spiega all’agenzia un senatore che aderisce alla fronda, ma che vuole restare anonimo: “Nessuno vuole pugnalare Berlusconi alle spalle, sia lui ad indicare il nome. Si deciderà tutto nei prossimi dieci giorni
Al momento, però, non c’è accordo tra i “malpancisti”: “Ci sono tanti – aggiunge la stessa fonte – che non hanno il coraggio di uscire pubblicamente. Si aspetta che succeda un incidente parlamentare, ma il malessere è diffuso”. I ‘pisaniani’ sono in contatto con Pier Ferdinando Casini e Lorenzo Cesa, anche se l’Udc chiede che il presidente del Consiglio esca di scena senza precondizioni. Gli scajoliani si sono affrettati a sottolineare la propria estraneità dall’iniziativa.
Più che un appello, quindi, un ultimatum vero e proprio. La lettera, del resto, potrebbe essere l’esito della lunga riunione di ieri a cui hanno preso parte una quindicina di senatori con Beppe Pisanu o anche degli incontri degli scajoliani e tra diversi altri esponenti del Pdl. Chiunque siano i firmatari, il messaggio lanciato è inequivocabile, specie alla luce la lettera discussa ieri a Bruxelles dal premier.
“Le misure che ci chiede Bruxelles – spiega uno dei frondisti intervistato dall’agenzia Agi, che preferisce restare anonimo – sono molto impegnative, questo governo non è in grado di attuare i provvedimenti di cui ha parlato il presidente del Consiglio”. Tra i “malpancisti” del Pdl che di recente erano usciti allo scoperto per mettere in discussione il presidente del consiglio, la stessa agenzia cita “Saro, Pisanu, Amato, Santini, Lauro, Del Pennino”. Tra i favorevoli all’allargamento della maggioranza, uno dei punti sottolineati nella lettera, ci sono anche “Sardelli, Milo, Gava e Destro”. E a ispirare l’inizativa, secondo fonti parlamentari del Pdl, sarebbero Lamberto Dini e Giuliano Urbani.
Anche tra gli scajoliani c’è chi avverte la necessità di svoltare pagina. “La crisi – dice Roberto Antonione – non ci permette più di perdere tempo. Occorre aprire ad una nuova fase e costruire poi una coalizione per giocarci la partita delle prossime elezioni”. Antonione riferisce che molti parlamentari sono contrari all’ipotesi delle urne l’anno prossimo. “Non ci possiamo mica suicidare con le elezioni anticipate, non possiamo – aggiunge – giocare una partita per perdere ma per vincere”.
Mentre monta il caso politico, il segretario del Pdl Angelino Alfano nega di essere a conoscenza della missiva: ”Non mi risultano lettere di Scajola né di nessuno. Quando riceveremo una lettera in questo senso ce ne occuperemo. Non commento documenti fantomatici, senza firme”. E ancora: “Se conoscete qualcuno che ha firmato quella lettera ditemelo. A me non risulta”. E il vicepresidente dei deputati Pdl Osvaldo Napoli arriva a ipotizzare una “patacca confezionata da qualche altro gruppo politico”.
Ha ragione Alfano a sostenere che non si risponde a chi non si firma, ma al popolo italiano che invoca giustizia sociale, a gran voce, da troppo tempo, questo governo e questo premier sono obbligati a rispondere. Vogliamo che la crisi la paghi chi l'ha generata, i mercati finanziari. Come? la tobin tax è solo un esempio. Sin troppo facile prevedere l'entusiasmo della borsa di Milano per il positivo accoglimento della lettera portata da Berlusconi alla UE. D'altronde loro speculano sui nostri disastri finanziari e sulle incertezze del nostro esecutivo, noi paghiamo andando in pensione a 67 anni e magari venendo licenziati senza giusta causa. Noi, caro Silvio, ci abbiamo messo la firma e la faccia: VOGLIAMO LE TUE DIMISSIONI ORA!
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La più grande difficoltà sta nell'interpretare la politica come un mezzo al servizio della collettività, della giustizia sociale, uno strumento utile a migliorare la qualità della vita di tutti noi. gli anni trascorsi dal '94 ad oggi hanno segnato le menti, le coscienze ed i cuori, riempendoli di scontri verbali, contrapposizioni ideologiche, dietrologie politiche, lotte di classe. Tutto ciò fa gioco alla oligarchia classista avida di potere che detiene non soltanto il potere politco, ma soprattutto, il potere economico e finaziario di questo paese. In realtà "gli affari" vengono fatti con l'accordo di tutti trasversalmente ad ogni "finta ideologia" politica. La politica degli opposti schieramenti, delle tifoserie selvagge, della contrapposizione liberista-comunista è nella realtà odierna una assurda amenità anacronistica utile soltanto al conservatorismo liberista finto riformista che così continua a tenere sotto scacco le capacità imprenditoriali, i talenti intellettuali, la voglia di "cambiamento" di questo paese. Facciamo che queste eccellenze non rimangano inespresse: lottiamo "insieme" senza inutili contrapposizioni ideologiche. Una cosa ci accomuna tutti: l'amore per il nostro paese. lottiamo insieme per costruire un futuro migliore per tutti!
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