Solo indiscrezioni - In realtà, l'articolo del settimanale non riporta il testo di intercettazioni, né stralci di esse, ma solo "indiscrezioni sul contenuto delle telefonate. Nell'articolo la maggior parte dello spazio è dedicata alle modalità con le quali la stampa italiana, da Ezio Mauro a Marco Travaglio fino ad Adriano Sofri, ha affrontato la questione. Solo una ventina di righe sono invece spese per dare conto, in una sintesi senza dettagli o virgolettati, dell'argomento dei colloqui del Capo dello Stato. L'obiettivo perseguito da alcuni "giornali" che "fingono di avanzare ipotesi di scuola che tanto somigliano alla verità", scrive il settimanale, è quello di "delegittimare il Presidente". E in questo modo "finiscono per dare concretezza a un tentativo di ricatto".
Accuse incrociate di ricatto al presidente - In ogni caso, anche altri quotidiani affrontano la vicenda con punti di vista differenti. Il Giornale titola a tutta pagina “Ecco le telefonate segrete”, mentre Libero scrive, sempre in prima: “Le telefonate di Napolitano”. Ma anche Repubblica tratta la questione all'interno del quotidiano, al pari del Corriere della Sera e di altri giornali, mentre il Fatto Quotidiano titola: “Panorama spara - 'Napolitano insultò i pm, Di Pietro e Berlusconi”.
Messineo: valuteremo inchiesta su fuga di notizie - Sulla vicenda si pronuncia il procuratore di Palermo Francesco Messineo: "Valuteremo, quando avremo acquisito tutti gli elementi utili, se aprire un'inchiesta sulla fuga di notizie perché è evidente che c'è stata una rivelazione di cose coperte dal segreto istruttorio. E' prematuro interrogarsi ora su chi sia competente a indagare", aggiunge rispondendo alla domanda se sulla vicenda dovrebbe indagare Palermo o Caltanissetta, dal momento che, in via teorica, non può escludersi che il presunto responsabile della fuga di notizie possa essere stato un pm palermitano. Messineo smentisce comunque che la ricostruzione delle telefonate fatta da Panorama corrisponda al loro reale contenuto.
Ingroia: ricatto a Napolitano se escono le telefonate - "Se così fosse sarebbe un grave illecito". Di più: "Un ricatto". Conferma il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, interpellato sulle anticipazioni diPanorama. Quelle telefonate sono diventate un caso politico e oggetto di un ricorso che lo stesso Napolitano ha promosso di fronte alla Consulta contro i pm di Palermo che indagano sulla presunta trattativa Stato-mafia. "Credo che la pubblicazione sia una violazione al segreto istruttorio e se si tratta solo di una squallida denigrazione, è chiaro il tentativo di ricatto nei confronti del Presidente della Repubblica. Non posso parlare del contenuto delle intercettazioni, né smentisco nè confermo, non ne parlo".
Scalfaro intercettato non fece ricorso - Ingroia ha pure sottolineato come "in passato Panorama ha tirato ad indovinare". Le indiscrezioni sulle intercettazioni - dice il magistrato, che ha anche ricordato come il presidente Scalfaro nel 1997, intercettato, non sollevò alcun conflitto - sono iniziate ad uscire su Panorama già da tempo. "Qualcuno sapeva, a partire dagli stessi indagati, di aver parlato con varie persone, anche con il Capo dello Stato. Lo sapeva non solo chi indagava, ma anche chi aveva parlato al telefono". "Si seppe - ricapitola Ingroia - che alcune utenze telefoniche, fra le quali quelle di Mancino, erano state controllate. Uscì su Panorama l'indiscrezione. A quel punto i magistrati fecero intendere che quelle telefonate esistevano".
Cicchitto: Ingroia mette le mani avanti - "Ingroia sta mettendo le mani avanti rispetto al disastro politico e istituzionale che lui ed altri della procura di Palermo hanno combinato", ha commentato il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto. "C'è qualcuno che ha giocato in modo irresponsabile ad un attacco alle istituzioni e adesso cerca goffamente di cancellare le impronte".
Di Pietro: Napolitano si è lasciato scappare qualche parolaccia - Anche Antonio Di Pietro è nuovamente tornato sulla vicenda: "Probabilmente - ha detto il leader dell'Idv - Napolitano si sarà lasciato scappare qualche parolaccia di troppo nei confronti dei magistrati di Palermo e questo, detto dal presidente del Csm, non appare opportuno". "Lo avrà fatto per delle ragioni sue personali", ha aggiunto Di Pietro invitando il Capo dello Stato a ritirare il ricorso.
Di Pietro: Colle ritiri confitto di attribuzione - "Faccio un appello al Presidente Napolitano: ritiri il conflitto di attribuzione che è devastante perché mette in imbarazzo la Corte che dovrebbe per forza dargli ragione, presenti un messaggio alle Camere dicendo 'risolvete la questione' e renda pubbliche le telefonate", ha aggiunto Antonio Di Pietro parlando a SkyTg24. "Non ci voleva l'indovino per capire che due persone che si conoscono da 40 anni si lasciano andare ad apprezzamenti e critiche. Che Napolitano abbia espresso critiche verso di me e qualcun altro ci sta, ci sta tutto. Quel che non ci sta è che da capo del Csm non rispetti il ruolo dei magistrati. La colpa- dice- è sua e non è di chi pubblica le telefonate", ha aggiunto l'ex Pm. Napolitano -ha spiegato - "deve evitare di sottoporre la Corte Costituzionale a un ricatto. Sollevare il conflitto di attribuzione davanti alla Consulta vuol dire usare il proprio ruolo per cose che vanno oltre. L'appello che io faccio al capo dello Stato è di ritirare il ricorso, perché è devastante e mette in imbarazzo la Consulta". E ancora: "Se ha mandato a quel paese me e qualcun altro ci bevo sopra", però, a questo punto, il presidente della Repubblica deve "rendere pubbliche le telefonate e presentare un messaggio alle Camere".
Pm Lari: mai pressioni da Colle - Un'ulteriore indiscrezione è circolata su "Lettera 43". Il quotidiano online riferisce di una presunta telefonata di Napolitano al procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, nel 2009 per "spingere" l'applicazione del Pm di Milano Ilda Boccassini alla procura nissena che indaga sulla strage di via D'Amelio in cui morì Borsellino. Ma Lari ha smentito "categoricamente" qualsiasi "pressione dal Quirinale" sulla Boccassini e "in generale sulle indagini relative alla 'trattativa' condotte dal mio ufficio". Un anno dopo l'inizio della collaborazione del pentito Gaspare Spatuzza, ha spiegato Lari, "il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso mi propose l'applicazione della Boccassini alle indagini sulla strage di via D'Amelio. Io risposi dicendo che, pur riconoscendo le grandi doti della collega, ritenevo inopportuna l'applicazione in quanto si era occupata già dell'inchiesta (Boccassini ha lavorato a Caltanissetta tra il '92 e il '94, ndr) e avremmo dovuto sentirla come testimone. La cosa finì lì. Ma ci tengo a ribadire che né Napolitano né il suo staff si è mai occupato della vicenda".
Se davvero le intercettazioni non hanno alcun contenuto penalmente rilevante, tanto meno dal tono disagevole o scomodo non sarebbe stato meglio renderle note all'opinione pubblica prima dell'estate evitando la solita commedia all'italiana fatta di accuse, smentite, ritrattazioni e rifiuti? Ci saremmo potuti occupare di politica industriale e sviluppo, delle prospettive dinamiche delle politiche energetiche per il prossimo futuro e del rilancio occupazionale. Insomma delle problematiche contingenti l'attuale situazione congiunturale...Invece si riempiono pagine di quotidiani e palinsesti dei programmi di approfondimento politico di questioni risibili...dalle veline, passando per il bunga bunga per arrivare alle intercettazioni di Napolitano: "immota manet" la seconda Repubblica applica l'arma di "distrazione" di massa per proliferare, per sopravvivere
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