E’ iniziata e finita con gli applausi la seconda apparizione di Celentano a Sanremo, la sera della finalissima. In mezzo però anche tanti fischi e tanta contestazione. Ma alla fine non si poteva pensare che finisse altrimenti, la natura polemica del Molleggiato non può e non deve piacere a tutti.
In leggero ritardo rispetto alle previsioni, Celentano ha fatto la sua comparsa sul palco dell’Ariston. Un ritardo probabilmente calcolato, giusto in tempo per fare in modo che i tifosi di calcio, tanti, sintonizzati sulla partita della Juventus che nel frattempo soffriva ma alla fine vinceva con il Catania, non sottraesse ascolto prezioso al vero evento della serata conclusiva del Festival.
Celentano questa volta è rimasto un po’ meno sul palco, ma la sua esibizione è stata se possibile più intensa. Il suo monologo non ha aggiunto nulla di nuovo, per quel che riguarda i temi trattati, a quelli della prima serata. Chiesa, politica, paradiso, vita, preti, religione.
Il Molleggiato è tornato sulle critiche mossegli durante la settimana, rispondendo punto per punto. Citazioni personali per don Mario, che da Mara Venier lo ha difeso, e frecciatina a travaglio, che non ha capito il senso del suo discorso e si è uniformato alla ‘corporazione dei media’ che gli ha dato addosso in questi giorni.
E’ tornato sulle critiche a quotidiani ad Avvenire e Famiglia Cristiana, sottolineando come non ha mai detto che ‘devono’ chiudere ma che ‘dovrebbero’ chiudere, sottolineando la manipolazione dei media dei modi dei verbi da lui usati. Insomma nessun indicativo, solo un condizionale.
Ha aggiunto che per quanto lo riguarda questi giornali potrebbero anche restare aperti, ma quantomeno dovrebbero cambiare contenuti, o al massimo cambiare testata dal momento che non parlano di ciò che un giornale religioso per gli uomini dovrebbe parlare: vita, paradiso, Dio.
Celentano ha ribadito come il vero senso della vita sia l’immaginazione di cosa ci aspetta dopo la morte, qualcosa di talmente superiore che nessuno di noi può lontanamente immaginare. E che proprio questo dovrebbe essere l’esercizio di ogni cristiano, ogni credente:provare ad interpretare il quotidiano vivere seguendo la scia di luce dei passi di verità e di vita tracciati da Gesù lungo il sentiero della vita vissuta tra gli uomini. C'è traccia dei valori e degli insegnamenti che il Cristo ci ha lasciato nei nostri cuori, nella nostra vita, nel mondo di oggi? La morte e la resurrezione di Gesù Cristo sono senza dubbio gli eventi più significativi della sua vita sulla Terra: il figlio di Dio venuto sulla Terra a salvarci dal nostro ontologico peccare incarna la speranza della Salvezza per tutti i credenti cristiani. Aver acceso una luce su temi essenziali del nostro vivere, del perché del nostro vivere, del perché il morire sono la vittoria più grande per "l'uomo" Celentano, il resto sono polemiche sterili e chiacchiere da bar. Sarebbe stato meglio, prima di criticarlo, capire il senso più profondo della riflessione cui Adriano ci ha chiamato, forse avremmo tolto il ramoscello dall'occhio del nostro fratello soltanto dopo aver tolto la trave dal nostro...Avremmo oggi la forza di piangere per il nostro fallire, il nostro peccare cercando in noi la forza di chiedere il cristiano perdono. Capire il senso profondo di questo messaggio ci avrebbe dato, oggi, la forza di ascoltare il richiamo del cuore: il dolce richiamo del cuore immenso di Gesù.
Adriano ed il richiamo del cuore
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Questo blog nasce proprio nell'intento di condividere opinioni, idee, esperienze, progetti, filosofie, culture, modelli di sviluppo alternativi e/o complementari che per la prima volta, forse, ci permettano di sentirci un POPOLO unito che ha la consapevolezza, la forza e la capacità di scegliere il proprio futuro per sè e per le generazioni a venire. Un popolo che urla la propria indignazione verso quella classe politica cinica ed autoreferenziale che interpretando la politica come mezzo ad uso esclusivo proprio e dei propri affini a vantaggio personale e clientelare ha spezzato la catena di congiunzione con l'elettorato attivo, non fornendo risposte, non risolvendo problemi. Non resta che rimboccarci le maniche, fare politica attiva, dare il proprio contributo! ciascuno di noi, nel proprio piccolo, può fare grande l'italia! Che ognuno di noi possa interpretare nel proprio quotidiano, con il proorio lavoro, le proprie aspirazioni, i propri sogni il CAMBIAMENTO che vorremmo vedere nella nostra bella ITALIA!
La più grande difficoltà sta nell'interpretare la politica come un mezzo al servizio della collettività, della giustizia sociale, uno strumento utile a migliorare la qualità della vita di tutti noi. gli anni trascorsi dal '94 ad oggi hanno segnato le menti, le coscienze ed i cuori, riempendoli di scontri verbali, contrapposizioni ideologiche, dietrologie politiche, lotte di classe. Tutto ciò fa gioco alla oligarchia classista avida di potere che detiene non soltanto il potere politco, ma soprattutto, il potere economico e finaziario di questo paese. In realtà "gli affari" vengono fatti con l'accordo di tutti trasversalmente ad ogni "finta ideologia" politica. La politica degli opposti schieramenti, delle tifoserie selvagge, della contrapposizione liberista-comunista è nella realtà odierna una assurda amenità anacronistica utile soltanto al conservatorismo liberista finto riformista che così continua a tenere sotto scacco le capacità imprenditoriali, i talenti intellettuali, la voglia di "cambiamento" di questo paese. Facciamo che queste eccellenze non rimangano inespresse: lottiamo "insieme" senza inutili contrapposizioni ideologiche. Una cosa ci accomuna tutti: l'amore per il nostro paese. lottiamo insieme per costruire un futuro migliore per tutti!
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