Pazienza per i soliti commentatori un tanto al chilo, i Battista, Sgarbi e mèchati vari,che non perdono l’occasione per sfoderare il solito repertorio di balle. Pazienza per gli house organ di B., che gabellano per assoluzione l’annullamento del processo Dell’Utri con rinvio ad altro appello e spacciano la requisitoria (anzi l’arringa) del sostituto Pg Iacoviello per una sentenza definitiva. Questi ormai sono rumori di fondo di ogni processo eccellente. Ma è possibile che il Csm, l’Anm, le componenti della magistratura associata, la stessa Cassazione e la sua Procura generale non avvertano l’urgenza di dire una parola di chiarezza sulle anomalie dell’ultima fase del processo Dell’Utri: prima il ritardo di un anno con cui è stato fissato in Cassazione, facendolo cadere nelle mani di un amico di Carnevale (basta consultare le mailing list delle varie correnti per trovarvi ogni sorta di interrogativo); e poi il violento attacco del dottor Iacoviello al reato di concorso esterno in associazione mafiosa? Davvero, come sostiene quest’ultimo, il reato non esiste? O si tratta di un’esternazione estemporanea, a titolo personale, non concordata né condivisa dal suo ufficio?
Che si sappia, il compito di un Pg della Cassazione è proporre il rigetto o l’accoglimento dei ricorsi contro una sentenza di grado inferiore: cioè valutare se la sentenza è ben motivata in punto di legittimità o necessita di una nuova pronuncia di merito. Non c’è invece quello di abrogare i reati, né quello di dar fiato alla bocca per esternare a ruota libera considerazioni che di giuridico non hanno nulla, anzi sono smentite da due sentenze della Cassazione a sezioni unite e dal Massimario, tipo: “al concorso esterno ormai non crede più nessuno”. Ma chi l’ha detto? Ma dove sta scritto? Ci sono magistrati che, per molto meno, sono finiti sotto procedimento disciplinare per iniziativa della stessa Procura generale della Cassazione o addirittura sono stati cacciati o trasferiti o degradati dal Csm. Possibile che nessuno dica nulla su un’uscita che riporta le lancette dell’antimafia a prima di Falcone? Decine di persone sono in carcere o sotto processo per quel reato: avranno diritto di sapere se quel reato esiste ancora o no? E avranno diritto di saperlo le centinaia di magistrati che ogni giorno rischiano la pelle nelle procure e nei tribunali di frontiera del Sud con indagini e processi per quel reato? Certamente l’avrà fatto in buona fede, ma con quelle parole pronunciate dal suo alto scranno il dottor Iacoviello delegittima e isola tutti i colleghi che procedono, fra mille difficoltà e pericoli, sui rapporti fra mafie, istituzioni e professioni. E invia un messaggio devastante ai collaboratori di giustizia presenti e futuri che di quei rapporti stanno parlando o potrebbero parlare, proprio mentre siamo a un passo dalla verità sulle stragi e sulle trattative retrostanti: state pure zitti, tanto i processi alla classe dirigente collusa con la mafia non si faranno più o, se si faranno, finiranno nel nulla.
Anche ilprocuratore nazionale Grasso, anziché tutelare il lavoro di tanti pm e giudici antimafia che al concorso esterno credono perché lo vedono ogni giorno sotto i propri occhi, lavorando in Sicilia, Calabria, Campania anziché a Roma o a Ravenna, se n’è uscito con una bizzarria: siccome lui ha contestato a Cuffaro il favoreggiamento mafioso e Cuffaro è stato condannato per quel reato, allora “per combatte le zona grigia che ruota intorno a Cosa Nostra è preferibile contestare fattispecie concrete di reato”. Peccato che la Cassazione abbia stabilito che il favoreggiamento vale per uno-due episodi singoli; se invece la condotta è ripetuta e prolungata nel tempo, come nel caso di Dell’Utri, è concorso esterno o partecipazione all’associazione mafiosa. Quante ipocrisie per nascondere la vera posta in gioco: Dell’Utri è il braccio destro del padrone d’Italia (sì, B. lo è ancora), dunque la legge è uguale per tutti, ma non per lui.
Marco Travaglio
L’antimafia non esiste
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Questo blog nasce proprio nell'intento di condividere opinioni, idee, esperienze, progetti, filosofie, culture, modelli di sviluppo alternativi e/o complementari che per la prima volta, forse, ci permettano di sentirci un POPOLO unito che ha la consapevolezza, la forza e la capacità di scegliere il proprio futuro per sè e per le generazioni a venire. Un popolo che urla la propria indignazione verso quella classe politica cinica ed autoreferenziale che interpretando la politica come mezzo ad uso esclusivo proprio e dei propri affini a vantaggio personale e clientelare ha spezzato la catena di congiunzione con l'elettorato attivo, non fornendo risposte, non risolvendo problemi. Non resta che rimboccarci le maniche, fare politica attiva, dare il proprio contributo! ciascuno di noi, nel proprio piccolo, può fare grande l'italia! Che ognuno di noi possa interpretare nel proprio quotidiano, con il proorio lavoro, le proprie aspirazioni, i propri sogni il CAMBIAMENTO che vorremmo vedere nella nostra bella ITALIA!
La più grande difficoltà sta nell'interpretare la politica come un mezzo al servizio della collettività, della giustizia sociale, uno strumento utile a migliorare la qualità della vita di tutti noi. gli anni trascorsi dal '94 ad oggi hanno segnato le menti, le coscienze ed i cuori, riempendoli di scontri verbali, contrapposizioni ideologiche, dietrologie politiche, lotte di classe. Tutto ciò fa gioco alla oligarchia classista avida di potere che detiene non soltanto il potere politco, ma soprattutto, il potere economico e finaziario di questo paese. In realtà "gli affari" vengono fatti con l'accordo di tutti trasversalmente ad ogni "finta ideologia" politica. La politica degli opposti schieramenti, delle tifoserie selvagge, della contrapposizione liberista-comunista è nella realtà odierna una assurda amenità anacronistica utile soltanto al conservatorismo liberista finto riformista che così continua a tenere sotto scacco le capacità imprenditoriali, i talenti intellettuali, la voglia di "cambiamento" di questo paese. Facciamo che queste eccellenze non rimangano inespresse: lottiamo "insieme" senza inutili contrapposizioni ideologiche. Una cosa ci accomuna tutti: l'amore per il nostro paese. lottiamo insieme per costruire un futuro migliore per tutti!
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