Un incremento più volte paventato e più volte rinviato, che ora alla fine dovrebbe materializzarsi, a meno di ripensamenti dell’ultimo momento. Passeranno quindi ad un’aliquota del 22 per cento un’amplissima gamma di prodotti e servizi, corrispondenti a circa il 60 per cento del valore degli acquisti complessivi; il resto si riferisce invece alle due aliquote ridotte del 4 e del 10 per cento.

Nell’elenco dei prodotti destinati ad aumentare troviamo così beni di consumo tecnologici come televisori, macchine fotografiche, computer, e poi frigoriferi, lavastoviglie ed elettrodomestici in genere, e i mobili. Ma anche giocattoli, articoli sportivi e strumenti musicali. E poi i mezzi di trasporto quali auto moto e biciclette. Rientra nell’aliquota ordinaria tutto l’abbigliamento, comprese le scarpe e gli indumenti per i neonati, così come i prodotti per l’igiene e la pulizia, i profumi e i cosmetici.

La maggior parte degli alimentari, considerati beni di prima necessità, è invece sottoposta alle aliquote ridotte. Sono però tassati al 21 per cento, e quindi passeranno al 22, i vini, i liquori e i superalcolici, le bevande gassate e i succhi di frutta, e il caffè.

La tassazione è quella più alta anche per la maggior parte dei servizi: da quelli legali e contabili al parrucchiere, dai servizi telefonici ai noleggi auto, per arrivare ai pacchetti vacanza ed alla manifestazioni sportive, fino alla palestra ed alla piscina.

Su base annua, lo scatto di un punto dovrebbe generare un maggior gettito pari a 4,2 miliardi: è quindi poco più di 1 per questo scorcio di 2013. Anche se esiste un giustificato timore sull’effettiva entità degli introiti, visto che l’aumento potrebbe avere un effetto negativo sulla propensione al consumo degli italiani, di questi tempi già non particolarmente intensa.

La mancata approvazione del decreto predisposto dal ministero dell’Economia lascia in sospeso anche il destino dell’Iva dopo il primo gennaio del 2014. Il provvedimento prevedeva una rimodulazione delle attuali aliquote ridotte; in mancanza di successivi interventi, il passaggio al 22 per cento resterebbe naturalmente in vigore. Qualora si decidesse invece di intervenire sulla struttura complessiva dell’imposta, per tenere l’aliquota ordinaria al 21 per cento su tutti o su una parte dei prodotti, sarebbe inevitabile una manovra abbastanza decisa sulle altre due aliquote; e nei limiti fissati dalla direttiva europea del 2006 si potrebbe decidere anche di toccare beni e servizi attualmente ad aliquota zero, ossia esenti. Non sarebbe escluso un ritocco dell’attuale aliquota super-agevolata del 4 per cento, relativa ai principali generi alimentari di prima necessità e ai libri, che si trova in virtù di un’antica eccezione al di sotto del livello minimo fissato dalla Ue, il 5 per cento.

Adesso siamo davvero stanchi!!! Il governo delle larghe intese è servito solo per dirimere le situazioni personali e giudiziarie del pregiudicato Berlusconi nel PDL e le beghe interne delle correnti di partito nel PD.  Letta non è stato capace di risolvere un solo problema in questi mesi. Si è rinviato soltanto, ma si sa che quando si mette la sporcizia sotto al tappeto, prima o poi viene fuori... A febbraio ci hanno chiamato a votare non cambiando una legge elettorale INCOSTITUZIONALE, e sapendo benissimo che il porcellum non avrebbe espresso una maggioranza in grado di governare! Adesso, dopo un NON governo durato 6-7 mesi si dichiara chiusa l'esperienza delle larghe intese e si vuole tornare alle urne con la stessa legge elettorale per ottenere lo stesso risultato? Che si vergognino, i politici tutti,  ogni volta che avranno il loro stipendio  accreditato sul  c/c.... si vergognino tutti....ma purtroppo se avessero avuto un minimo di coscienza ed onestà intellettuale non saremmo arrivati a questo punto, anche la vergogna è un sentimento che  è loro sconosciuto....ed intanto l'iva aumenta al 22%....ma a loro cosa importa?? tanto paghiamo sempre noi....