«Decaduto o no, io resto in campo». In un videomessaggio di sedici minuti Silvio Berlusconi mette in chiaro di non avere alcuna intenzione di farsi da parte. Il Cavaliere però va oltre e non solo ribadisce l’intenzione di voler fare politica a capo del rinata Forza Italia, ma fa capire che non sarà la decadenza da senatore a fermarlo: «Io sarò sempre con voi. Si può fare politica anche al di fuori del Parlamento».  

SILENZIO SUL GOVERNO  
In questo quadro, non una parola sulla tenuta del governo, una sorta di viatico per andare avanti, almeno al momento. Insomma, nessuna intenzione di far saltare il banco ma neanche di fare passi indietro, con l’invito netto rivolto ai militanti a «reagire» contro «la sinistra che usa la magistratura per scopi politici». Una sorta di ribellione da mettere in pratica con il nuovo movimento che rappresenta «l’ultima chiamata prima della catastrofe». 

L’ATTACCO AI MAGISTRATI  
Il preambolo del messaggio è dedicato alla crisi e alla necessità di rilanciare l’economia evitando «bombardamenti di tasse». Ed è per questo che il Cavaliere annuncia che i ministri del Pdl «sono al lavoro per delle proposte ad hoc». Pochi minuti prima di andare al cuore del problema che ha portato alla necessità di dover far un video: «Sono vittima - dice - di un attacco pianificato e scientifico» fatto dal «braccio giudiziario» della sinistra, «incapace di eliminarmi politicamente». Ed è proprio contro la magistratura che il Cavaliere lancia l’affondo più duro: «Sono un contropotere dello Stato in grado di condizionare il potere legislativo e ed esecutivo» che ha come obiettivo «la missione di realizzate per via giudiziaria il socialismo». Il Cavaliere è senza freni e non usa giri di parole nel puntare il dito contri i giudici, rei di «aver dimezzato la democrazia». «Siamo alla mercé di una magistratura politicizzata che, unica fra Paesi civili, gode di una totale irresponsabilità e immunità”. 

ADDIO PDL, SI TORNA A FORZA ITALIA  
L’ex premier ripercorre la storia di tutti i suoi processi dichiarandosi sempre innocente: «Io non ho commesso alcun reato. Io non sono colpevole di alcunché». E bolla come «sentenza politica» quella della Cassazione sul processo Mediaset, quindi polemizza con la decisione della suprema Corte di rigettare il ricorso Fininvest contro la Cir: «I giudici «hanno aggredito il mio patrimonio ed hanno riconosciuto ad un noto sostenitore della sinistra una somma 5 volte superiore al valore delle mie quote». Insomma, a sentire l’ex capo del governo, un quadro fosco a cui si deve rispondere «riprendendo in mano la bandiera di Forza Italia». Berlusconi lancia una sorta di appello agli elettori invitandoli a diventare «missionari della libertà vigilando affinché al partito non siano sottratti i voti». Un passaggio quasi da campagna elettorale accompagnato alla richiesta di votare Forza Italia consentendole di «avere la maggioranza dei voti perché solo in questo modo, ricorda il Cavaliere, «in Parlamento potremo fare del bene all’Italia per tornare ad essere una vera democrazia e liberaci dall’oppressione giudiziaria e fiscale».  

LE RAZIONI  
Passano pochi minuti e mentre tv e siti rilanciano il videomessaggio del Cav arriva la risposta del Pd. Il messaggio di Berlusconi è «irresponsabile» perché mentre è in corso la crisi economica «getta benzina sul fuoco» ma «da oggi in poi si assumerà le responsabilità di quello che potrà accadere al governo», è la replica a cui si affida il segretario del Pd Guglielmo Epifani respingendo come «irricevibili» gli «attacchi alla magistratura e alle istituzioni» lanciati dall’ex premier. Attacchi che il presidente Giorgio Napolitano non commenta, impegnato nelle stesse ore nella cerimonia di giuramento di Giuliano Amato da giudice della Corte Costituzionale. Il Colle preferisce invece richiamare nuovamente la politica alla responsabilità, rimarcando la fase cruciale che sta vivendo l’Italia. Una fase nella quale servono «riforme e provvedimenti di vitale importanza economica». Eppure, la reazione di Epifani è veemente e repentina, provoca l’immediata controreplica di Barbara Berlusconi («se considerano Silvio Berlusconi un delinquente, perché hanno fatto con lui gli ultimi due governi?») ed è seguita, a stretto giro di posta da una scia di condanne dem. Con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, che richiama all’uguaglianza di tutti davanti alla legge e con l’ala renziana che commenta, via Twitter, con distacco e ironia gli slogan del Cavaliere, restando così fedele a quel «game over» con il quale Matteo Renzi giorni fa etichettava la partita politica del Cavaliere. 

GIUNTA AD ALTA TENSIONE  
E se da un lato il messaggio del leader della rinnovata Fi spinge la Lega a reiterare la sua richiesta di strappo delle larghe intese, dall’altro induce ad un nuovo attacco bifronte il M5S, con il messaggio al veleno del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio: «Berlusconi, con quella “sinistra” che vorrebbe combattere non ha alcuna intenzione di chiedere il divorzio. I “Ladri di Pisa” vi ricordano qualcosa?» Tutte reazioni che vanno quasi a sovrapporsi alle già incendiarie tensioni registrate anche oggi sul voto della Giunta sulla decadenza del Cavaliere.  

Silvio Berlusconi, cioè un cittadino riconosciuto colpevole e condannato per reati gravi, si permette il lusso di occupare le sue televisioni e di “parlare agli italiani”. Non si sa a che titolo. Ma si sa con quale obiettivo: quello di continuare ad esercitare il suo potere e rinvigorirlo attraverso la sua capacità di mettere in ginocchio tutta l’informazione, che spende un’altra giornata, di un ventennio lunghissimo, ad annunciare la sua apparizione, seguirla, sezionarla, commentarla, analizzarla.
Perché? Perché questo paese deve continuare a prestare ascolto e attenzione a Silvio Berlusconi? Un cittadino che ha infranto la legge e che, dunque, non merita più di essere in politica (se mai lo abbia meritato) e le cui parole non dovrebbero interessare nessuno. E sebbene si possa comprendere che il suo vaneggiare interessi ai suoi adepti, gli altri, quelli che si dicono antiberlusconiani perché ne parlano? Perché se ne occupano? Perché continuano ad autodichiararsi suoi prigionieri?
Negli Stati Uniti, durante la campagna elettorale del 2008, John McCain scelse come suo vice una signora famosa per la sua “cofana” sulla testa e per la sua esperienza in politica estera, maturata grazie al fatto che da casa sua in Alaska “si vedeva la Russia”. Sarah Palin, un personaggio inutile quanto nocivo, per mesi ebbe la capacità di occupare le prime pagine dei giornali e le aperture dei telegiornali. Fin quando, un giorno, alcuni giornalisti, di simpatie politiche diverse, decisero che non ne avrebbero parlato più, perché lei in definitiva non aveva ruoli, né competenze. Da quel momento il suo astro si spense e l’America archiviò almeno uno dei suoi mostri.
Se ieri nessuno avesse seguito il discorso di Berlusconi, se giornali e telegiornali non ne avessero parlato con tanto rilievo e se tutti, invece, si fossero occupati di questioni più importanti dei deliri di un evasore fiscale (e molto altro), avremmo tutti fatto un passo in avanti verso la strada della “disintossicazione” dalla nostra dipendenza decennale nei confronti del Cavaliere.