Vale la pena leggere le parole pronunciate qualche giorno fa da Paolo Savona, presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi ed ex ministro dell’Industria nel governo Ciampi. Savona, intervenuto al convegno “Quale futuro dell’Europa”, esprime dei concetti che spiegano chiaramente ed inequivocabilmente la situazione economico-sociale che il nostro Paese sta vivendo, ed una possibile via d’uscita.
La sua dichiarazione è la seguente: “L’Italia deve pensare ad un piano per uscire dall’euro, perchè i costi sociali per rimanerci potrebbero essere troppo alti da sostenere. I gruppi dirigenti del Paese hanno sì il dovere di avere un Piano A per l’Europa, e cioè come restare dentro l’euro ma anche un Piano B, cioè come uscirne, nel caso ci costi troppo sul piano sociale ed economico, in una nazione con 16 milioni di pensionati e 31 milioni di lavoratori.
Ora la Banca centrale europea ci ha strappato la sovranità fiscale ma senza darci alcuna garanzia politica. Noi insomma abbiamo un alto debito ma denominato in una moneta che non è la nostra, e che non possiamo stampare in caso di necessità. La classe dirigente dovrebbe valutare anche i costi alternativi alla situazione attuale che ci sta portando alla deflazione visto che la BCE ha solo poteri di stabilità finanziaria ma non di sviluppo, come la Federal Reserve americana.
Mi riferisco cioè ad un uscita dall’euro che certo causerebbe inflazione , ma ci permetterebbe anche di tornare a stampare moneta, fissare i tassi, stabilire il rapporto di cambio e andare verso un nuovo equilibrio complessivo. L’Italia è entrata in maniera troppo superficiale nel Trattato di Maastricht, e doveva e poteva fare come ha fatto l’Inghilterra: invocare la clausola che gli permetteva di non entrare anche nella moneta unica”.
Cosa aggiungere, se non la preoccupazione che gli attuali governi “tecnici” – che tra l’altro prospettano scelte puramente politiche – non siano in grado di andare oltre quella stringente dinamica globale dell’esclusivo risanamento dei conti pubblici, senza passare dall’indispensabile idea di sviluppo, senza la quale saremo tutti quanti costretti solamente a pagare, pagare errori di altri, che oggi, svuotando di significato gli impianti democratici, hanno assoggettato le sorti del futuro di interi Paesi.
Andrea Sironi
Uscire dall'euro?
Investimenti al tempo della grande crisi! PATRIOTTICI SÌ, MA CON GIUDIZIO
Le giornate del debito comune sono un esempio di patriottismo economico. E consentiranno alle banche di scaricare i loro bilanci di un po’ di titoli dal valore incerto. Ma i singoli risparmiatori devono anche chiedersi se acquistare in questo frangente titoli di stato italiani sia conveniente. La risposta, come dicono gli esperti del risparmio, varia da individuo a individuo. E le alternative non sono molte. Nemmeno il tradizionale materasso visto che è anche salita l’inflazione.
Malgrado il cambio di governo, il costo del Btp a dieci anni non scende sotto al 7 per cento. Se il nuovo debito sarà rinnovato ai tassi di novembre 2011, il costo medio del debito potrebbe salire oltre il 5 per cento nel 2012 (dal 4 per cento del 2010). Soprattutto, un costo del debito al 7 per cento accresce il cliff risk, il rischio che la perdita di valore del debito italiano porti le banche a ritirarsi dal mercato interbancario, dove fino a ieri si procuravano liquidità dando in garanzia i Btp, e a procurarsi liquidità direttamente vendendo una volta per tutte i titoli del debito nei loro portafogli nella speranza di minimizzare le perdite. Quando questo avviene, un paese ha imboccato il punto di non ritorno sulla strada del default.
LE GIORNATE DEL DEBITO COMUNE
È con questi drammatici chiari di luna che arrivano le giornate del debito comune. In due diversi giorni, il 28 novembre e il 12 dicembre 2011, i singoli cittadini, le famiglie, gli imprenditori o le imprese che decidano di mettere una parte dei loro risparmi in titoli di Stato possono acquistare rispettivamente Btp già esistenti (il 28 novembre nel “Btp day”) oppure Bot a un anno di nuova emissione (il 12 dicembre nel “Bot day”) a condizioni di favore. Cioè senza pagare le commissioni bancarie solitamente dovute nella compravendita di questi titoli. L’iniziativa ha un indubbio sapore patriottico che non può essere sottovalutato, soprattutto in un periodo in cui un’altra parte dell’opinione pubblica - quella del popolo degli indignati - ha rivolto appelli di segno opposto, proponendo di non restituire un debito definito odioso perché contratto e malamente sprecato dalle generazioni precedenti. C’è poi da aggiungere che non tutti i giovani sono indignati. O, se sono indignati, non tutti traggono la conclusione che si debba fare default su un debito ingiusto. Gli studenti di Ogni Promessa è debito dell’Università di Bologna e della nascente associazione “Regaliamoci il Futuro” dell’Università Bocconi hanno aderito all’iniziativa dell’imprenditore toscano Giuliano Melani, promuovendo la raccolta di piccole somme da destinare all’acquisto collettivo di titoli del debito pubblico italiano.
Se l’operazione avrà successo, come osservato da vari commentatori, ciò consentirà alle banche italiane di sgravare un po’ gli attivi dei loro bilanci del peso di titoli dalla valutazione incerta, in cambio di uno sconto sulle operazioni di compravendita. L’operazione potrebbe forse consentire anche al nuovo governo italiano di guadagnare un po’ di tempo nell’approvazione e nell’attuazione delle riforme richieste dai mercati finanziari e dalla necessità di rendere competitive società ricche e invecchiate in un mondo globale affollato di paesi emergenti poco disposti a fare sconti. Ma il tempo dei rinvii è abbondantemente scaduto, come testimonia il crescente nervosismo dei mercati e dei media nazionali e internazionali di fronte alle prime esitazioni del nuovo governo.
PATRIOTTISMO ECONOMICO E RISPARMIO INDIVIDUALE
Le giornate del debito comune non presentano solo aspetti patriottici e di sistema. La questione ha una rilevanza di carattere personale per i risparmi dei singoli italiani potenzialmente coinvolti. La domanda che ci si deve porre è: il patriottismo conviene?
Come scrivono sempre i consulenti del risparmio, la verità è che non c’è una risposta sola per tutti. I rendimenti sul debito italiano sono decisamente più alti che in passato. Per chi è fiducioso che lo Stato italiano saprà onorare le sue promesse e nello stesso tempo non ha bisogno dei suoi risparmi su un periodo di tempo medio-lungo, i Btp (che hanno scadenze variabili da 3 a 30 anni) possono offrire una buona opportunità. Essenzialmente perché i titoli del debito italiano oggi costano poco e rendono bene (se l’Italia onorerà interamente il proprio debito). Il patriottismo può anche convenire.
La risposta può però essere molto differente per chi avrà con elevata probabilità bisogno dei suoi risparmi prima della scadenza naturale del titolo e per chi sia avverso al rischio. Chi si trovasse nella necessità di liquidare i suoi titoli anzi tempo, rischia di mangiarsi tutti in un colpo i guadagni ottenuti sui rendimenti annuali se nel momento della vendita ci si trovasse in una situazione come quella di oggi nella quale chi vende i suoi Btp lo può fare ad un prezzo relativamente basso. Per chi è esposto a necessità di questo tipo, piuttosto che partecipare al Btp day, meglio il Bot day. I Bot hanno infatti scadenze più brevi, comprese tra i 3 e i 12 mesi, e sono di solito soggetti a variazioni di tasso piuttosto contenute. Anche qui le cose possono essere occasionalmente molto diverse, però: l’asta di Bot a sei mesi del 25 novembre ha fatto registrare il tasso del 6,5 per cento, più alto di ben tre punti rispetto all’asta di ottobre 2011.
LE ALTERNATIVE PER I NON PATRIOTTICI
Se non si è troppo patriottici (o troppo autolesionisti), la lista delle alternative non è purtroppo molto lunga. Con l’Italia a rischio di default, si può considerare la possibilità di acquistare titoli di altri Stati europei. Ma greci, spagnoli e portoghesi stanno peggio di noi. E anche ciò che fino al 20 novembre era considerato il più sicuro dei porti sicuri, cioè il bund tedesco a 10 anni, dà segni di cedimento a causa del peggioramento delle prospettive di solvibilità di tutti i paesi nell’area euro. Il tasso che il governo tedesco deve offrire per convincere i risparmiatori a sottoscrivere è aumentato e ha superato i 2 punti percentuali, ritornando ad essere superiore a quello dei titoli del Tesoro americano. I titoli tedeschi e degli altri paesi del nord Europa rappresentano oggi alternative più sicure, ovviamente con rendimenti proporzionalmente molto più contenuti. Se salta l’euro, però, anche i bund denominati in euro perderebbero il loro valore.
Allo sportello della banca, è facile che in questo periodo ai risparmiatori terrorizzati dai debiti sovrani siano offerti strumenti finanziari delle banche che presentano varie caratteristiche piacevoli per i piccoli risparmiatori. I certificati di deposito vincolati per 12 o 24 mesi hanno bassi costi di gestione, tassi di rendimento anche maggiori del 4 per cento lordo e, dal gennaio 2012, una riduzione di tassazione dal 27 al 20 per cento. In più offrono, come per i conti correnti tradizionali, la garanzia del rimborso in caso di fallimento della banca fino a 100 mila euro. Ma se lo Stato italiano va in default, chi paga l’assicurazione sui depositi?
ALTRIMENTI IL MATERASSO
Infine, c’è poi la scelta che sono ritornati a fare molti risparmiatori: il materasso. Con le borse che sembrano montagne russe, il debito pubblico alle stelle e il rischio di fallimento per gli Stati, molti piccoli risparmiatori disorientati sono tornati a tenere il proprio gruzzolo sotto il materasso per paura che le banche o lo Stato italiano falliscano. Il materasso ha il vantaggio di preservare la disponibilità e la liquidità dei risparmi, la medicina più popolare contro l’incertezza. Ma lascia i risparmi esposti alla tassa più odiosa - quella che non si vede - cioè l’inflazione. E l’inflazione ha rialzato la testa nel corso del 2011, sfiorando il 3,5 per cento in ottobre. E potrebbe salire ancora - sia pure temporaneamente - se il governo, per mettere una pezza sul disastrato bilancio pubblico, dovesse ritoccare l’Iva ancora all’insù di uno o addirittura due punti percentuali.
Cosa concludere, dunque? Una sola cosa: durante i giorni del debito comune, va bene essere patriottici. Ma con giudizio.
di Francesco Daveri e Gianni Di Lascio 28.11.2011
EURO CRACK! Ora il Rischio è di Default multipli!
L'allarme lanciato oggi è dell'agenzia internazionale di rating Moody's che in uno speciale report sull'Europa sconvolta dalla crisi del debito affonda il coltello nella piaga e spiega che nelle ultime settimane le probabilità di uno scenario negativo per l'area euro sono aumentate con "l'incertezza politica in Grecia e in Italia e il peggioramento delle prospettive economiche".
Le probabilità di più default fra i paesi dell'area euro "non sono più insignificanti". E "una serie di default aumenterebbe significativamente la possibilità che uno o più paesi, oltre al default, escano da Eurolandia".
L'agenzia avverte: in assenza di misure che nel breve termine stabilizzino i mercati, le valutazioni sui paesi dell'area euro e dell'Unione Europea potrebbero essere riviste. Moody's prevede di completare la revisione dei rating dell'area nel primo trimestre 2012.
La risposta positiva dei mercati finanziari all'arrivo del governo Monti è durata pochissimo; l'Italia si trova oggi con livelli record dei tassi d'interesse che devono essere pagati sui titoli di stato: 7,8% nell'asta di venerdì scorso e 511 punti di spread rispetto ai titoli tedeschi. Ricordiamo che nel corso del 2012 l'Italia dovrà emettere circa 400 miliardi di euro di titoli pubblici che vengono a scadenza; le banche italiane, da parte loro, dovranno rimborsare finanziamenti per 200 miliardi di euro. In quali condizioni di fiducia per il nostro paese risorse finanziarie di questo tipo potranno essere raccolte?
Accanto alle incertezze sul programma del governo Monti, pesano le incertezze sulle politiche europee, e si moltiplicano le aspettative di un qualche "crollo" dell'euro. Il New York Times riferisce di come le banche internazionali si attrezzino per l'eventualità di una "rottura" dell'area euro, alleggerendo i propri portafogli dai titoli europei e facendo così scivolare le quotazioni dell'euro.
L'attacco della speculazione continua a concentrarsi contro i titoli di stato dei paesi euro. Qui il mercato - tranne il caso della Germania - è già virtualmente bloccato e ormai soltanto la Bce continua a comprare titoli (in misura limitata). L'associazione delle banche europee ha suggerito agli istituti aderenti di vendere tutti i titoli pubblici dei paesi del Sud Europa detenuti in portafoglio, con le proteste delle banche italiane per una decisione che appare in effetti inaudita. La speculazione ha colpito nuovamente la Spagna e poi nuovi paesi come la Francia, l'Austria, la Finlandia. Perfino per la Germania un terzo dei titoli offerti all'ultima asta è rimasto invenduto, anche se non si tratta di una caduta della fiducia verso la solidità finanziaria di Berlino. I "voti" delle agenzie di rating sono stati rivisti al ribasso per i titoli pubblici del Belgio e per molte banche europee; varie fonti mettono in discussione il mantenimento del rating di tripla A della Francia. Le Monde del 15 novembre riferisce di uno studio su crescita, competitività e sostenibilità del debito che mette la Francia al 13° posto, giusto tra la Spagna e l'Italia, sui 17 paesi dell'euro presi in considerazione. Non è una sorpresa così che lo spread di rendimenti richiesti per i titoli di stato francesi a lungo termine abbia raggiunto giovedì 17 novembre il livello di oltre 200 punti sui bund tedeschi; siamo alla situazione in cui si trovava l'Italia pochi mesi fa. E anche in Francia, dopo due interventi del governo con misure di emergenza, sembra avviato il circolo vizioso di austerità, recessione, deficit che abbiamo sperimentato in Italia. I mercati percepiscono bene tale dinamica e agiscono di conseguenza.
Come ha risposto la politica europea? Nell'ultimo incontro dei paesi dell'eurozona le decisioni prese sono state disastrose. L'ampliamento della dotazione del fondo salva-stati sino a 1000 miliardi di euro dovrà essere realizzato, secondo Bruxelles, ricorrendo a prestiti: una dichiarazione di assenza di volontà politica di affrontare la crisi con le risorse europee che ha ulteriormente scatenato la speculazione. L'altra misura discussa al vertice di Bruxelles, il taglio del 50% del valore dei titoli pubblici greci detenuti dalle banche private, è stata interpretata come la creazione di un precedente: ora ci si può aspettare che i titoli degli altri paesi in difficoltà subiscano un ridimensionamento analogo del valore nominale e i mercati si comportano facendo esplodere i tassi d'interesse richiesti - per la Grecia siamo al 30% - che in realtà rappresentano un rimborso anticipato del capitale.
Queste tendenze, se non fermate in tempo, potrebbero portare entro breve termine al collasso del sistema dell'euro. Che cosa può succedere? Tre esiti sono possibili. Il primo scenario - ne parlava Mario Pianta sul manifesto e sbilanciamoci.info del 17 novembre 2011 - è che l'Europa garantisca collettivamente il debito pubblico dei paesi dell'area euro, il secondo è una ristrutturazione concordata dello stesso debito, il terzo è l'insolvenza generale degli stati debitori.
In assenza di interventi politici rilevanti, la crisi potrebbe prendere la seconda strada ed evolvere sul modello greco: all'escalation dei tassi d'interesse corrisponderebbe un'attesa di ristrutturazione del debito - in particolare verso le banche private - che ne ridurrebbe il valore. Ma le dimensioni del debito italiano sono tali che un'operazione di questo tipo farebbe saltare i bilanci di molte banche e istituzioni finanziarie. Forse la linea più praticabile potrebbe essere una via di mezzo tra la prima e la seconda alternativa, con l'Europa che arrivi a garantire il debito dei paesi in difficoltà previo un haircut del valore dei titoli, un taglio di una percentuale variabile a seconda della situazione degli stessi paesi.
Gli strumenti per operare con successo e allontanare gli avvoltoi della speculazione non mancherebbero, da un intervento di acquisto largo e sistematico di titoli da parte della Bce, che dovrebbe diventare più in generale un prestatore di ultima istanza come nel caso di tutti gli stati sovrani, a un'estensione delle dimensioni e del raggio di azione del fondo salva stati, all'emissione di eurobond, con una miscela più o meno variabile dei tre strumenti indicati.
Il problema è che tali strumenti possono essere attivati soltanto con l'assenso politico dei paesi del Nord Europa e in particolare della Germania e, al punto in cui si è giunti, passi di questo tipo richiedono l'avvio dell'unificazione politica del continente o, almeno, dei paesi della zona euro, come segnala anche W. Munchau sul Financial Times del 15 novembre 2011. Ad esempio, attivare gli eurobond significherebbe per la Germania pagare ogni anno una somma extra a titolo di interessi sui suoi titoli pubblici pari a 20-30 miliardi di euro in più. In assenza di un coordinamento stretto dei conti pubblici da parte di Bruxelles, permettere alla Bce e al fondo salva stati di intervenire in misura illimitata sui titoli pubblici dei paesi del Sud Europa significherebbe - dal punto di vista dei tedeschi - consentire a paesi che si sono dimostrati in passato irresponsabili, come Grecia e Italia, di rimettersi a spendere a volontà. Altri strumenti potranno essere attivati da parte della Bce, con maggiori finanziamenti - e a più lungo termine - alle banche europee che hanno in bilancio titoli pubblici "cattivi" e con un maggior ruolo della Bce nel fondo salva-stati.
Ma tutte queste misure richiedono - per avere un effetto significativo e immediato contro la speculazione - una dichiarazione politica forte che renda esplicita la volontà dell'Europa di difendere il proprio sistema monetario ad ogni costo. Proprio quella che è mancata al vertice dell'eurozona e che viene respinta dal governo di Berlino. Nella politica tedesca si apre qualche piccolo spiraglio, i gruppi dirigenti del paese, facendo il conto del dare e dell'avere, iniziano a vedere che conviene ancora salvare l'euro e prospettano una progressiva unificazione economica (e, forse, non solo economica). C'è qui la proposta di revisione dei Trattati europei che sarà annunciata da Merkel e Sarkozy al Consiglio europeo dell'8 dicembre prossimo. Le indiscrezioni di ieri parlavano di un "Trattato di stabilità europea" con controlli e sanzioni sui bilanci pubblici dell'area euro da introdurre attraverso una serie di accordi bilaterali - sul modello di quelli di Schengen sulla mobilità delle persone - in modo da accelerare al massimo l'arrivo delle nuove regole, e di aggirare completamente il ruolo della Commissione europea. Nelle voci sui cambiamenti istituzionali previsti la principale novità positiva sarebbe l'elezione diretta a suffragio universale del presidente dell'Unione.
Troppo poco e troppo tardi, forse, non solo per dare una risposta alla crisi finanziaria e per salvare l'euro, ma anche per affrontare il deficit di democrazia che ha segnato l'integrazione europea. Ci sono forse solo pochi giorni per annunciare un radicale cambio di rotta dell'Europa, e per evitare il naufragio dell'euro, un vecchio obiettivo della speculazione internazionale.
ITALIA è già in RECESSIONE, la crisi è GLOBALE
Alta tensione sui titoli di stato, con il rendimento di quelli italiani che ha toccato nuovi record. Sono le agenzie di rating però le protagoniste della giornata: l’agenzia Fitch, che lo scorso 7 ottobre tagliò il rating dell’Italia portandolo ad ‘A+’ha declassato quello di otto banche italiane. Gli istituti interessati sono la Popolare di Sondrio (tagliata da A ad A-), il Credito Emiliano, la Banca Popolare dell’Emilia Romagna e la Banca Popolare di Milano (tutte da A- a BBB), il Credito Valtellinese, il Veneto Banca e la Banca Popolare di Vicenza (tutte da BBB+ a BBB) e la Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio (da BBB a BB+). In tutti i casi l’outlook è negativo, ma la preoccupazione più grande viene dalla relazione di Fitch: questa decisione “trae origine dal peggioramento delle prospettive di crescita dell’economia italiana e dall’intensificazione delle tensioni sui debiti sovrani”, che potrebbero portare “ad un incremento del costo del funding e ad un deterioramento della qualità del credito del sistema bancario, con effetti negativi sulla redditività operativa”. Più semplicemente significa che “L’Italia probabilmente è già in recessione”.
Lo spread tra Btp e Bund è tornato a salire, chiudendo a quota 498. La situazione finanziaria si è complicata ulteriormente: i tassi di interesse dei Bot semestrali sono quasi raddoppiati rispetto all’asta precedente, passando al 6,504% dal 3,535%. Il ministero dell’Economia ha collocato titoli per 8 miliardi a fronte di una domanda pari a 11,7 miliardi e ha piazzato Ctz per 2 miliardi con rendimento in crescita al 7,814%. Vola al livello record dell’8% anche il tasso del Btp a due anni. L’attenzione della Banca d’Italia è massima. Il Governatore Ignazio Visco, non ha voluto commentare l’esito dell’ultima asta dei Bot, ma si è limitato a rispondere: “Vediamo cosa succede con le misure del Governo”.
Dopo la difficile giornata di ieri sui mercati finanziari, alle prese con diversi segnali negativi e soprattutto frenati dal doppio no della cancelliera tedesca Angela Merkel - agli Eurobond e a una riforma che possa dare alla Bce un ruolo più attivo nell’affrontare la crisi – oggi la tensione si riversa sul rendimento dei Btp. Piazza Affari è riuscita ad annullare le perdite grazie a Wall Street, partita contrastata ma ora in positivo nel giorno del Black Friday, con il Dow Jones che guadagna lo 0,50%. Il Ftse Mib, arrivato a perdere oltre il 2% questa mattina, ha chiuso a +0,12 %, a quota 13.937,40 punti. Milano è rimasta in coda rispetto ai listini europei appesantita da un comparto bancario per lo più negativo. Bene, in controtendenza, gli energetici. Prosegue il rimbalzo di Finmeccanica in attesa del cda del primo dicembre; in rosso gli altri industriali. Il Dax di Francoforte ha guadagnato l’1,09% a 5.487,32 punti, il Cac 40 di Parigi l’1,23% a 2.856,97 punti., l’Ftse 100 di Londra lo 0,63% a 5.159,84 punti, l’Ibex di Madrid lo +0,36% a 7.749,3 punti. L’euro chiude debole a 1,3280 dollari sulla scia del rialzo record dei rendimenti registrato all’asta di bot semestrali di oggi. Nel corso della seduta la moneta comune ha aggiornato il minimo di sette settimane a quota 1,3210. Lo yen perde qualche punto sia sul dollaro, a 77,62, che sull’euro, a 103,04.
Prosegue intanto l’azione delle agenzie di rating: Standard & Poor’s ha tagliato il rating del Belgio portandolo ad ‘AA’ da ‘AA+’ e Fitch quello del Portogallo a BB+, mentre ieri Moody’s ha tagliato il rating sul debito sovrano dell’Ungheria portandolo a Ba1 dal precedente Baa3 mantenendo l’outlook negativo. A motivare la decisione dell’agenzia di rating soprattutto la crescente incertezza sulla realizzazione del consolidamento fiscale a medio termine di Budapest.
Difficile uscire dalla crisi del debito sovrano degli stati che come conseguente logica portando instabilità finanziaria e politica trascina verso il basso le stime di crescita fino alla recessione. Purtroppo le inevitabili misure di correzione del disavanzo incideranno prevalentemente sulla formazione di reddito disponibile delle famiglie, il quale sarà in caduta in termini reali anche nel corso 2012, dopo essersi ridotto già nei tre anni precedenti. Nel complesso dei cinque anni, al termine del 2012 il reddito disponibile delle famiglie si sarà ridotto in termini reali del 5.6 per cento, riportandosi al livello del 2000. Non inciderà solamente l’aumento della pressione fiscale, che salirà al 44 per cento e vi permarrà fino al 2014. Anche l’andamento dell’occupazione negli anni trascorsi ha avuto un ruolo rilevante nel ridurre la crescita del reddito disponibile. Nel prossimo triennio il contributo dell’occupazione avrà segni diversi: di nuovo in riduzione nel 2012, come già segnalato dagli aumenti delle richieste di Cig nel mese di settembre appena trascorso, e in leggera ripresa negli anni successivi. La possibilità di evitare cadute nel livello del commercio mondiale e quindi nelle nostre esportazioni, consentirà all’occupazione nell’industria in senso stretto di recuperare nel 2013 il sentiero di lenta ripresa che aveva già intrapreso nel corso del 2011.
Oggi paghiamo le insufficienze istituzionali italiane ed europee che, dall'acuirsi della situazione economica congiunturalmente negativa manifestatasi lo scorso luglio, non sono riusciti a gestire la crisi finanziaria e speculativa in atto e tali insufficienze hanno aperto un nuovo fronte della crisi che dagli stati periferici si sta spostando verso i cosiddetti "Paesi virtuosi", Germania e, soprattutto, Francia. Ancora una volta il “disastro” finanziario sembra imminente. La recessione è ormai in atto nei paesi del mediterraneo e si tradurrà in una crescita zero dell’economia europea il prossimo anno combinata con un rallentamento prolungato della crescita americana, ma non una recessione vera e propria e un rallentamento contenuto dei paesi emergenti. La crisi, ormai, ha assunto dimensioni globali.
Marchionne come zio sam!
Termini Imerese chiude, ma "l'accordo per la riconversione dello stabilimento non è stato ad oggi firmato", sottolinea Maurizio Landini della Fiom, che diffonde il contratto di Pomigliano dove troneggia emblematicamente Sergio Marchionne nelle vesti dello "Zio Sam".
Il neo ministro del Lavoro Elsa Fornero, parlando all'assemblea della Cna, oltre a spiegare che la riforma delle pensioni "è stata largamente già fatta ma i tempi possono essere ulteriormente accelerati" (leggi - ), spiega i principi fondamentali del governo Monti e del suo Ministero, che si basano, afferma, sulle parole chiave "rigore ed equità". Il rigore, per la Fornero, sarebbe "necessario per sanare lo squilibrio economico e finanziario che il resto del mondo ha dimostrato di non tollerare chiedendoci un rientro dal debito in tempi rapidi", mentre l'equità "implicherà che i sacrifici imposti siano equilibrari in funzione della capacità di sopportazione dei singoli" perché, promette, "non possono essere sempre i più deboli, non solo per reddito, a sopportare i maggiori sacrifici".
E tra "i più deboli" rientrano anche i lavoratori dello stabilimento Fiat di Termini Imerese, che da oggi "saranno in Cassa integrazione fino al 31 dicembre, data in cui il Lingotto lascerà definitivamente la Sicilia", visto che "dopo 40 anni di produzione dell'azienda automobilistica torinese, il 24 novembre, termina la produzione con l'ultima Lancia Y che uscirà dalla catena di montaggio dello stabilimento siciliano", come ricorda in una nota la CGIL. La Fornero assicura che "il governo segue con molta attenzione" la questione di Termini Imerese, spiegando che "le medie e le grandi imprese non possono abbandonare il Paese", specificando che "pur nell'autonomia delle parti, il governo è pronto a offrire un contributo costruttivo, se richiesto, alla composizione della vicenda". Nel frattempo, però, "l'accordo per la riconversione dello stabilimento di Termini Imerese non è stato ad oggi firmato", come specifica il Segretario Generale della FIOM CGIL, Maurizio Landini, e questo perché, denuncia, "la FIAT non l'ha permesso". Landini annuncia, quindi, che ha avuto "inizio un presidio permanente che non consentirà di fare uscire le auto dallo stabilimento, fino a quando non ci sarà un accordo", invitando la Fiat ad assumersi "fino in fondo le proprie responsabilità" e favorire infine "la possibilità di una soluzione della vertenza".
Come spiega in una nota la Fiom CGIL, "i nodi più complicati da sciogliere nella trattativa sono quelli della mobilità e dell'accompagnamento alla pensione per i lavoratori di Termini Imerese", tanto che Landini giudica "un atteggiamento arrogante e non accettabile" quello della Fiat "di non voler applicare per i lavoratori di Termini Imerese, lo schema di incentivi alla pensione sempre utilizzato in tutti gli stabilimenti". In quest'ultimo periodo vi sono stati diversi incontri per concludere il passaggio di proprietà tra FIAT e Dr Motors, azienda che acquisirà lo stabilimento di Termini Imerese, ma il MISE ha rinviato al 30 novembre la discussione sulla questione della mobilità. Il 29 novembre, invece, la Fiat incontrerà a Torino i sindacati, appuntamento però fissato in seguito all'annuncio, da parte dell'azienda, di recedere dal 1 gennaio 2012 da tutti gli accordi sindacali e quindi dal Contratto nazionale dei metalmeccanici. Un problema, questo, che il ministro del Lavoro Elsa Fornero non ha ancora sollevato. La sua prima dichiarazione fu semplicemente spiegare che questa "è una questione delicata che va trattata con grande attenzione" (leggi - Marchionne: stop contrattazione aziendale obsoleta. Cioè meno diritti?, mentre durante l'assemblea della Cna sembra collegarsi alla vicenda affermando solo che "il governo segue con moltissima attenzione il caso Fiat nella convinzione che le parti condividano" l'approccio che va "all'insegna dei principi di rigore, equità e crescita".
Il fatto però che la Fornero prometta che da qui in avanti "si potranno rimuovere e attenuare i lacci e lacciuoli che hanno impedito al Paese di crescere" alimenta in qualcuno il dubbio che forse l'idea della Fiat di estendere a tutti gli stabilimenti il contratto di Pomigliano (leggi "Fiat estende contratto Pomigliano, e applica art 8. FIOM sarà esclusa" non sarà troppo osteggiata dal governo Monti. La Fiom continua decisa la sua battaglia, tanto da diffondere un "opuscolo" dove troneggia emblematicamente un Sergio Marchionne nelle vesti dello "Zio Sam" che, indicando ognuno di noi, annuncia: "Adesso tocca a te!". Nell'opuscolo viene riprodotto integralmente l'accordo del 29 dicembre 2010 (Pomigliano 2), in maniera tale che tutti possano prenderne visione e giudicarlo, senza intermediazioni a volte anche faziose. La Fiom ritiene che sarà infatti questo accordo ad essere applicato come contratto di primo livello al posto del contratto nazionale in tutti i siti Fiat, sottolineando che "i cambiamenti in negativo previsti nell'accordo sulle condizioni di lavoro e sui diritti dei lavoratori, sono di una radicalità tale che è opportuno che i diretti interessati sappiano cosa è stato firmato in modo non filtrato da alcun tipo di sintesi".
In realtà, Marchionne si muove solo nelle logiche di mercato del neo liberismo e del mercato globalizzato. Mi fanno ridere coloro i quali si travestono da difensori del mercato globale pretendendo poi che le aziende investano in territori inariditi economicamente dal malaffare e dalla corruzione. Compito della politica è favorire investimenti rendendo appetibili i luoghi e facilitandone la fruizione con una burocrazia efficiente e snella. Se non ne è capace causando la chiusura degli stabilimenti la colpa non è riconducibile certo ad un amministratore delegato che non fa altro che gli interessi della sua azienda in generale, degli azionisti nello specifico. Se il governo vuole agire in una logica di mercato capitalistico deve giocoforza accettarne le regole, che seppur crudeli sono regolamentate esclusivamente dalla legge della domanda e dell'offerta. Se la politica invece pretende di risolvere la crisi del tessuto industriale applicando soluzioni da statalismo socialista muovendosi in una logica di mercato capitalista è ora che si renda conto che ha sbagliato modello di sviluppo. Che poi Marchionne abbia munto "la vacca" Italia finché ha potuto mandandola tranquillamente al macello oggi è pacifico. A lui se vogliamo possiamo attribuire una responsabilità morale, ma la responsabilità politica rimane in capo a chi, con contributi statali ed incentivi alla rottamazione, ha "dopato" il tanto amato "mercato". Per prima cosa bisogna scegliere a quale modello di sviluppo far riferimento. In quello neo-liberista capitalistico una azienda sta sul mercato unicamente grazie alle proprie potenzialità. Se lo Stato interviene alterando questa logica implicitamente mette in discussione un modello di sviluppo socio-economico imposto dalla caduta del muro di Berlino in poi, ma evidentemente fallace. Ed il fallimento di questo modello è la rappresentazione univoca delle incapacità di questa classe dirigente che come unica soluzione ad una crisi economico-finanziaria da loro stessi generata adottano provvedimenti che tagliano diritti dei lavoratori, previdenza, servizi, welfare.
Monti, inutile stringere la cinghia! la crisi è sistemica
L’Italia passa da un governo da discoteca a un governo da biblioteca ma gli spread rimangono alti. L’effetto Monti, che ieri è andato a Bruxelles a convincere i suoi ex colleghi euroburocrati non impedisce che la sfiducia dei mercati nei confronti dell’Italia perduri e si diffonda anche a nazioni, come la Francia, che , almeno per ora, detengono ancora la AAA. In Spagna l’elezione di Rajoy invece di far scendere gli spread li raddoppia al punto che il tasso al quale il paese può indebitarsi è più alto di quello che pagava il Portogallo e la Grecia. Negli Usa non ci si mette d’accordo sul bilancio e si rischia un’altra crisi simile a quella di agosto quando non si sapeva se alla fine del mese lo Stato avrebbe pagato gli stipendi degli impiegati statali. La colpa del caos economico ci viene detto è degli speculatori. Ma è proprio vero? Chi oggi svende il debito italiano e spagnolo, esce dall’euro e compra il debito inglese sono i gestori dei nostri fondi pensione e le banche dove abbiamo depositati i nostri risparmi. Chiedete a chi vi gestisce i risparmi dove sono finiti i vostri soldi negli ultimi 10 anni. La speculazione al ribasso è stata vietata all’inizio dell’estate. Chi ci incita a gridare contro gli speculatori ‘dagli all’untore’ lo fa per nascondere le vere cause di questo caos economico e finanziario che sono: una politica neo-liberista pe risolvere una crisi creata dalla stessa politica neo-liberista.
Cosa bisognerebbe fare per uscire dalla crisi economica e cosa può realmente fare la politica e lo Stato? È chiaro che non vi sono risposte semplici a queste domande. Diffido di quelle che discendono da letture parziali del fenomeno o da una qualche sua manifestazione più o meno importante per invocare interventi in questa o quella direzione. Il dato empirico è quello di una crisi di sovrapproduzione generale, sicché le merci non trovano sbocchi nei mercati e, perciò, la produzione langue, gli impianti produttivi sono sottoutilizzati se non chiusi, mentre si generano ovunque sottoccupazione, disoccupazione, deperimento e distruzione di capitali, paurosi indebitamenti degli stati, ecc.. E sebbene con la globalizzazione si sia affermata una certa uniformità dei modelli economici capitalistici, si tratta di una “crisi di sistema” perché la crisi economica è implicita nella definizione di qualsiasi modello di sistema di libero mercato, che è un sistema ciclico, dove alla crescita economica succede la crisi. Sta di fatto, però, che il sistema tende a superare le crisi economiche della gravità di quella che stiamo attraversando, distruggendo grandi quantità di forza lavoro, viva e cristallizzata (capitali), generando con ciò crisi sociali e incubando crisi degli stati, crisi internazionali, guerre locali e mondiali. Il sistema capitalista è, dunque, pericoloso, anche se le sue manifestazioni cicliche sono precedute da segnali inequivocabili. Le crisi economiche seguono un aumento generalizzato della povertà, il commercio e l’industria poi, pur sottoposti a processi di razionalizzazione e concentrazione monopolistica, complessivamente ristagnano, impazzano le speculazioni finanziarie e la finanza “creativa” stimola bolle finanziarie che poi si sgonfiano in modo devastante per milioni di risparmiatori. Ma la droga del profitto facile o l’illusione di potersi sottrarre alla caduta el saggio di profitto, porta le classi dominanti ad arroccarsi e a negare l’evidenza di tali segnali ad un’opinione pubblica distratta o ben manipolata. Più in generale, inoltre, esse esprimono una pulsione a distruggere uno ad uno gli strumenti che servono a dirigere o a orientare l’economia nel medio e lungo periodo fuori da logiche strettamente di mercato. L’interesse “pubblico” è costretto a cedere alle istanze del profitto “privato”, ma queste sono foriere di anarchia. In ultima analisi, i campanelli d’allarme non vengono ascoltati, né “la politica” adotta cautele e maggiori prudenze. Invece di prevenire il pericolo, i segnali della crisi sono usati per piegare la politica ad accettare il sistema con i suoi cicli. Così la “politica” distrugge gli strumenti di controllo dell’economia, e lascia funzionare il sistema. Ma allora la società non può più difendersi. Questo è il senso della “crisi della politica”. La società chiede alla politica di controllare l’economia, ma la politica è ormai impotente.
La crisi del sistema economico neo-liberista imposto da una classe politica incapace e voracemente assediatasi nei centri del potere è fondamentalmente la crisi della “politica delle classi dominanti”. Intanto, nuove società in tanti paesi del mondo hanno evitato il caos intraprendendo uno sviluppo impetuoso che la decisiva presenza del “pubblico” in economia programma nei suoi aspetti essenziali. Alcune di queste società sono il prodotto di rivoluzioni socialiste, le più dinamiche sono dirette dai comunisti o da forze progressiste che esprimono nuove classi dirigenti selezionate da lunghe lotte antimperialiste e per il progresso sociale che coinvolgono grandi masse popolari. Comunque si vogliano giudicare queste grandi esperienze, positivamente o mantenendo delle riserve di fondo – ben comprensibili se si considerano i dislivelli tra le diverse realtà economiche a confronto ed i problemi complessi che quelle società devono affrontare – quei paesi hanno, generalmente, scelto uno sviluppo economico per il progresso e per lo sviluppo complessivo della società e non per gli interessi di classi privilegiate. E con queste scelte hanno trovato la soluzione per evitare la crisi economica. Non fosse che per questo, quelle esperienze hanno un valore universale.
Diventa tecnico anche tu!
Nell’ambito del ritrovato spirito di sobrietà e coesione nazionale lungamente auspicato dalle più alte cariche dello Stato e dalle maggiori autorità civili, militari, religiose, finalmente realizzato dal governissimo che fa benissimo, l’intero Paese è chiamato a uniformarsi al nuovo afflato che soffia dai palazzi della politica, evitando smagliature e conflittualità atte a guastare il clima unitario e a ripiombarci nella guerra civile permanente.
Stampa e propaganda. Se lo spread continua a salire o resta alto, si tratta senz’altro d’illusione ottica, dunque evitare di nominarlo. Se i presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani, nominano a presidente dell’Antitrust l’ex socio nonché avvocato difensore di Schifani, evitare espressioni conflittuali come “nepotismo”, “conflitto d’interessi”, “raccomandato”, anzi esaltare le virtù di insigne “giurista” e “costituzionalista” del nominato.
Cinema. Produttori, sceneggiatori e registi sono chiamati a ideare soggetti improntati alla coesione nazionale, affidandoli a scrittori patriottici, sempre tesi al bene comune e all’amore verso il prossimo contro ogni sterile contrapposizione politica: da Aldo Cazzullo a Pierluigi Battista, da Francesco Alberoni a Federico Moccia. Si auspicano vivamente: film istituzionali ispirati alla vita del giovane Napolitano, che già nella culla emetteva vagiti e balbettava moniti alle riforme condivise; biografie rigorosamente tecniche del giovane Monti che, nato in un alambicco della Bocconi e subito avvolto in fasce di sobrio loden verde, si trastullava col suo ombrellino british e la sua bombettina fumo di Londra; fiction bipartisan sul giovane Passera, partorito nel caveau di una banca e amorevolmente allevato da una nurse che gli spruzzava gocce di Malizia profumo d’Intesa. Molto richiesta anche la nuova Dinasty di grandi intese sui Letta’s, sceneggiata dagli autori di Topolino e Paperino, già esperti in famiglie che si tramandano di zio in nipote.
Sport. D’ora innanzi le competizioni sportive saranno finalizzate non a vincere, ma decoubertinianamente a partecipare, onde evitare inopportuni festeggiamenti dei vincitori sui vinti. Nel calcio, attaccanti e portieri s’incontreranno al limite dell’area per abbracciarsi affettuosamente, evitando traumatici gol che potrebbero indurre una tifoseria a esultare mortificando l’altra. Dalla classifica del Totocalcio verranno aboliti l’ 1 e il 2, per lasciare spazio alla sola X, cioè al pareggio bipartisan e coeso.
Welfare. Se la banca o l’impresa dove lavorate vi licenziano in tronco mettendovi sulla strada dall’oggi al domani, anziché abbandonarvi a reazioni impulsive e conflittuali tipo scioperi, proteste, manifestazioni di piazza, occupazioni e picchettaggi in palese controtendenza con la coesione nazionale, pensate positivo e ringraziate i padroni per il tempo libero che vi rimane per esercitare al meglio i vostri hobby.
Vita quotidiana. Anche l’uomo della strada dovrà collaborare alle grandi intese e al governo tecnico. Se, per esempio, un pirata della strada vi sperona o vi tampona, scendete dalla vostra auto e, anziché insultarlo o bestemmiargli contro, baciatelo a lungo e poi invitatelo a pranzo a casa vostra, per stringere subito amicizia in linea con il nuovo clima di coesione nazionale. Se, passeggiando, un borseggiatore vi strappa la borsa o il portafogli, evitate di gridare al ladro, anzi inseguitelo e, senza spaventarlo, domandategli da veri tecnici se gli serve altro. Se avete una gioielleria e la mattina, alzando la serranda, trovate un rapinatore che ve la sta svaligiando, anziché azionare l’allarme o peggio ancora metter mano alla pistola, fate anche voi i tecnici e suggeritegli amorevolmente la combinazione della cassaforte. Se, rincasando, trovate vostra moglie a letto col vostro migliore amico, contate fino a cento prima di reagire, e poi non fatelo; anzi siate tecnici fino in fondo e indicategli sottovoce il punto G della signora, affinché i due possano godere meglio, finalmente coesi.
di Marco Travaglio
Il Fatto Quotidiano, 20 novembre 2011
O ce ne Andiamo, oppure OKKUPIAMO!
Tobin Tax la rivoluzione finanziaria che cambierà il mondo!
Con la nomina di Mario Monti a Premier italiano, Nicolas Sarkozy potrebbe aver trovato un prezioso alleato nella sua lotta a favore della tassazione delle rendite finanziarie a livello europeo. Potrebbe, si perché il condizionale è d’obbligo visto che dalla sua nomina a Palazzo Chigi Monti la cosiddetta Tobin Tax deve ancora nominarla. Strano, proprio lui che il signor James Tobin, inventore dell’omonima tassa, l’ha conosciuto di persona, o meglio ne ha seguito le lezioni all’università di Yale negli Stati Uniti, dove ha conseguito il suo dottorato di ricerca.
Non capita a tutti di assistere di persona alle lectures di James Tobin, premio Nobel per l’economia e padre nel 1972 della Tobin tax, la tassa che prevede di colpire tutte le transazioni sui mercati valutari per stabilizzarli penalizzando le speculazioni valutarie a breve termine, e contemporaneamente per procurare entrate da destinare alla comunità internazionale. Ebbene Mario Monti ha avuto questa fortuna, prima di tornare in Italia per insegnare all’università di Trento e Torino, per poi ottenere nel 1985 la cattedra di economia politica alla Bocconi, dove è stato poi rettore ed oggi presidente.
Cosa farà adesso Monti in Europa a proposito della Tobin Tax? Una domanda che si saranno posti sicuramente oltralpe, in una Francia che appare sempre più sola a parlarne regolarmente. Forse anche per questo il Presidente francese Nicolas Sarkozy è stato uno dei primi a congratularsi con il neo Premier italiano con una telefonata personale. Proprio in Francia, al G20 di Cannes i primi di novembre, si è consumato il primo atto del funerale della Tobin Tax, ormai uscita di scena dalle agende dei grandi del pianeta. Sarkozy ci aveva provato a riproporla, magari anche a scopi elettorali visto che le presidenziali francesi sono ormai alle porte, ma aveva ottenuto solo mezze risposte e il tentennamento di Barak Obama. E si sa, senza l’adesione degli Stati Uniti non si va da nessuna parte.
A spezzare gli indugi ci ha pensato il ministro britannico John Osborne all’Ecofin (la riunione dei 27 ministri economia e finanza Ue) dell’8 novembre. “Non perdiamo tempo su un argomento sul quale non ci sarà mai unanimità”. Secondo Osborne, infatti, “una simile tassazione è completamente inutile se non imposta a livello mondiale” e, allo stato attuale delle cose, “si ripercuoterebbe solo su cittadini e pensionati”. Sarà vero? Forse, ma è sicuramente vero che Londra costituisce il centro finanziario principale al mondo e l’introduzione di una simile tassazione potrebbe avere delle ricadute negative proprio per la City. Sempre all’Ecofin a Bruxelles si erano aggiunti i dubbi italiani espressi dall’ambasciatore presso l’Unione europea, Ferdinando Nelli Feroci, che aveva sostituito il ministro Tremonti partito anzitempo per votare la fiducia al governo Berlusconi. Questo perché “l’Italia teme le supposte conseguenze negative sul rifinanziamento del debito sovrano italiano” dal momento che la Tobin tax “inciderebbe sulla compravendita dei titoli di stato, sottraendo così liquidità al mercato”.
Resta quindi al palo la proposta di tassazione così come ideata dalla Commissione europea che avrebbe dovuto entrare in vigore entro il 2014. Anche senza l’adesione di Londra, infatti, Bruxelles aveva estimato che il gettito prodotto dalla Tobin Tax con un’aliquota dello 0,05% ammonterebbe a ben 450 miliardi di dollari l’anno (650 con la Gran Bretagna). Secondo la bozza di direttiva Ue, queste nuove risorse dovevano alimentare le casse pubbliche europee e il bilancio comunitario, con la possibilità di creare un fondo sicurezza per le banche. Lo stesso presidente della Commissione europea José Manuel Barroso ha più volte affermato che “il nostro obiettivo è di imporre un’imposta sull’85% delle transazioni effettuate sui mercati finanziari. Con esclusione dei contratti sul mercato primario”. Una mossa che secondo Barroso servirebbe anche a “rafforzare l’integrazione nella zona euro”.
Fatto sta che senza un deciso appoggio da parte dei leader europei in sede di Consiglio europeo la Tobin tax difficilmente prenderà il volo. Sarkozy l’ha definita pubblicamente “tecnicamente possibile, finanziariamente necessaria e moralmente inevitabile”. Cosa ne pensa l’attuale Premier italiano Mario Monti?
Sarebbe il primo segnale di una volontà di cambiare l'attuale modello di sviluppo verso una sostenibilità economica e finanziaria che abbia come proprio fulcro lo spostamento dal consumismo compulsivo al risparmio razionale, dalla logica di profitto esasperato verso il benessere diffuso.
Monti: nasce il nuovo governo. Versace "PDL fa male all' Italia!!!"
Dopo aver incassato un’ampia fiducia al Senato con 281 voti su 315, il presidente del consiglioMario Monti ottiene il voto della Camera con 556 sì e 61 no. Nel suo intervento ha replicato, con ironia e fermezza, all’accusa di essere espressione dei “poteri forti”. Ha chiarito che il suo governo tecnico applicherà la riforma federalista già approvata, anche sul fronte fiscale. Il governo durerà “quanto la fiducia che mi darete”, ha detto, ma la sua carica da premier sarà comunque “breve”. Il professore della Bocconi ha chiesto alla fine “una fiducia non cieca, ma vigilante”. Ma ha avvertito i partiti che è meglio “deporre le armi”, per “agevolare la presa di posizioni, anche non facili e gradevoli, nel breve periodo”.
Monti non dovrebbe avere problemi nel voto di fiducia. Può contare sull’appoggio pieno di Pd, Terzo Polo e, con molti distinguo, dell’Idv. Il Pdl vota sì, ma ieri Silvio Berlusconi ha arringato i suoi senatori con toni molto battaglieri, affermando che l’esecutivo tecnico del professore rappresenta una “sospensione della democrazia”, e che resterà in vita finché il suo partito lo vorrà. Piccolo giallo sull’ex presidente del consiglio. Era stato annunciato il suo intervento in aula nel dibattito sulla fiducia, che Berlusconi aveva annunciato sulla propria pagina Facebook, per poi cambiare idea con un nuovo post: “Ho riflettuto, preferisco non intervenire”. Ha preso la parola solo il capogruppo Fabrizio Cicchitto e dopo di lui il segretario Angelino Alfano.
Oltre all’opposizione della Lega nord, le voci più critiche contro le linee programmatiche enunciate da Monti al Senato si sono levate da Sel, per bocca di Nichi Vendola, e dalla Fiom, che lo contestano duramente sul fronte delle politiche sociali (qui la cronaca ora per ora della giornata politica di ieri). Hanno suscitato polemiche, inoltre, le dichiarazioni del neoministro dell’AmbienteCorrado Clini, che partecipando al programma radiofonico “Un giorno da pecora ha aperto al nucleare” e si è sbilanciato su altri temi controversi come gli ogm e la Tav.
LA CRONACA ORA PER ORA
16.01 – Sacrifici, Monti: “Darà di più chi finora ha dato meno”
“Chiederemo un maggiore contributo a chi finora ha dato meno”, spiega il presidente del consiglio Mario Monti parlando dei “sacrifici” che attendono il Paese.
15.54 – Monti: “Sento un clima nuovo”
Il governo ha avuto una ampia fiducia, e questo era atteso, ma quel che era “inattesa” è stata l”intensità del dibattito, per contenuti e prospettiva politica “e la percezione spesso dichiarata di un clima nuovo o dell’inizio di un clima nuovo per il modo di parlarsi e il dialogo tra le forze politiche”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Mario Monti, durante una conferenza stampa alla Camera dopo il voto di fiducia ottenuto anche dai deputati con amplissima maggioranza. Monti è tornato a chiedere il “disarmo” delle forze politiche dopo anni di durissima contrapposizione.
15.32 – Cdm lunedì alle 12
Il Consiglio dei ministri si terrà lunedì a mezzogiorno. A quanto si apprende, all’ordine del giorno dovrebbe esserci il decreto su Roma Capitale.
15.31 – Mario Monti lascia la Camera con Mario Segni
Il presidente del Consiglio Mario Monti ha appena lasciato l’Aula di Montecitorio. Nel breve tratto tra l’Aula e il corridoio dei ministri Monti si è intrattenuto con Mario Segni
15.29 – Fornero: “In settimana nomine dei vice”
“In settimana” così Elsa Fornero, ministro del Welfare, ha risposto ai cronisti che gli chiedevano quando ci sarà il Cdm per la nomina dei sottosegretari e viceministri. Alla domanda se si deciderà nel Consiglio dei ministri previsto lunedì, il ministro ha risposto: “Questa è una domanda in trabochetto, ho detto in settimana”.
15.27 – Fornero: “Lunedì in Cdm prime misure”
”Lunedì in Consiglio dei ministri inizieremo a parlare dei primi provvedimenti e non solo dei criteri per prendere le decisioni”. Così Elsa Fornero, ministro del Welfare, ai cronisti in Transatlantico.
15.25 – Il governo Monti ottiene fiducia con 556 sì e 61 no
Il governo di Mario Monti ha ottenuto la fiducia alla Camera con 556 sì. I no sono stati 61. I deputati presenti e votanti sono stati 617, la maggioranza richiesta era di 309 voti.
15.12 – Di Paola (Difesa): “Italia proseguirà impegni Nato””Come ministro della Difesa farò la mia parte per assicurare che l’Italia continui a farsi carico del suo giusto onere all’interno dell’Alleanza nel breve e nel lungo termine”: lo ha detto l’ammiraglio Giampaolo di Paola a Bruxelles, salutando il Comitato militare della Nato, prima della partenza per Roma per il suo giuramento.
15.12 – Breve colloquio tra Bossi e Berlusconi a MontecitorioBreve colloquio a Montecitorio tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi a margine del voto di fiducia al governo Monti. L’ex premier, dopo un passaggio alla buvette, ha incontrato il leader della Lega in Transatlantico e insieme si sono allontanati verso il corridoio dei ministri dove si è svolto il faccia a faccia.
14.55 – Maroni (Lega): “Sì a Monti se rivede patto di stabilità”
”Mi aspetto da lui che faccia una cosa che non siamo riusciti a fare per l’opposizione del ministro dell’Economia: se rivede il patto di stabilità per far spendere soldi ai Comuni virtuosi, noi voteremo sì”. Lo ha detto Roberto Maroni alla Camera. “Se questo governo andrà avanti sul federalismo lo vedremo alla prova dei fatti, anzi, dei provvedimenti”, ha detto ancora Maroni. “Vedremo cosa presenterà questo governo e lo esamineremo provvedimento per provvedimento, emendamento per emendamento. Poi decideremo il da farsi”.
14.50 – Berlusconi: “Questa situazione non rientra nei canoni della democrazia”
”La situazione dell’euro e del mercato è tale per cui siamo consapevolmente arrivati a questa situazione, che non rientra nei canoni della democrazia che prevede che i governi siano eletti dalla gente. E’ una invenzione italiana per dare una risposta ad una situazione difficile”. Lo afferma Silvio Berlusconi a Montecitorio.
14.46 – Bossi: “Monti? Durerà finché non nascerà partito di Casini”
Mario Monti? “Durera’ fino a quando faranno il partito dietro di lui”. E’ l’opinione di Umberto Bossi. Casini e Fini? “Si’, l’hanno messo loro li’”, risponde il ‘Senatur’.
14.43 – Berlusconi: “Monti opererà per bene dell’Italia”
Il governo Monti “opererà in maniera tale da essere utile al Paese per tutto il tempo che rimane”. Così Silvio Berlusconi, all’uscita dall’Aula della Camera. L’ex premier smentisce di aver detto che sarà il Pdl a decidere quando
staccare la spina: “Solo invenzioni giornalistiche”.
14.45 – Bossi: “Monti copertura, lo cacceranno quando la gente s’incazzerà”
“Monti è una copertura, l’hanno premiato per fare il cattivo, ma lo cacceranno quando la gente si incazzerà”. Così Umberto Bossi, leader della Lega, parlando con i cronisti alla Camera. Copertura di “Casini e Fini”, precisa poi.
14.45 -Berlusconi: “Vorrei riposarmi, ma devo essere protagonista della legislatura”
“Il Pdl ha affidato ad Alfano il compito delle scelte politiche. Io non nascondo una voglia di potermi riposare e rilassare, ma sento ancora la responsabilità del voto del 2008 per essere protagonisti in questa legislatura per un anno e qualche mese”, afferma Berlusconi parlando con i giornalisti in Transatlantico alla Camera.
14.40 – Berlusconi: “Per la sinistra io uomo nero”, loro vogliono “il male degli altri”
Berlusconi torna al vecchio stile. Conversando a Montecitorio, riferendosi alla sinistra afferma: ”Loro avevano visto in me l’uomo nero, il cattivo da allontanare dal governo e immagino l’intima soddisfazione nel non vedermi più come presidente del Consiglio. Siamo qui insieme a sostenere lo stesso governo, ma noi siamo persone che non pensamo mai di fare il male agli altri, loro sono un pò diversi da noi”.
14.38 – Berlusconi: “Napolitano molto attivo per questo governo”
”Il presidente della Repubblica è stato molto attivo in questa fase e ha dato un importante contributo alla nascita di questo governo”. Lo ha detto Silvio Berlusconi all’uscita dall’Aula alla Camera”.
14.35 – Bossi in aula solo per votare contro Monti
Umberto Bossi non ha partecipato alla seduta in Aula alla Camera per il dibattito sulla fiducia al Governo. Il leader della Lega è entrato nell’emiciclo solo al momento di votare contro. Il Senatur si è trattenuto brevemente nell’Aula, poi se n’è andato.
14.33 – Berlusconi: “Monti partito bene”
“Mi sembra che il governo Monti sia partito bene”. Lo ha detto l’ex premier Silvio Berlusconi, parlando in Transatlantico con i giornalisti.
14.18 – Alfano: “Sì a tassazione immobili, no a patrimoniale indiscriminata”
“Non ci sarà nessuna opposizione a rivedere l’imposta sull’Ici, ma resta la contrarietà a una patrimoniale, misura centralista e depressiva. Noi non siamo e mai saremo il partito della recessione”, afferma Alfano nel suo intervento alla Camera.
14.03 – Alfano (Pdl): “Voteremo compatti la fiducia a Monti”
“Voteremo compatti la fiducia al governo Monti, formato da ministri degnissimi cui va il nostro augurio di buon lavoro”. Lo ha detto in aula alla Camera il segretario del Pdl, Angelino Alfano. Fiducia, ma con un “sacrificio ai principi”, per “una scelta razionale, con un atto di responsabilità in primo luogo del presidente Silvio Berlusconi”.
13.58 – Reguzzoni (Lega): “Pensate a riempire le casseforti”
”La Lega non darà la fiducia al governo Monti. Non concordiamo sul programma: dalle pensioni alle riforma dello stato centralista”. Lo conferma il capogruppo della Lega Nord, Marco Reguzzoni, che ribadisce la scelta del Carroccio di andare all’opposizione. “Il governo – afferma Reguzzoni – è espressione di chi se ne infischia dei sacrifici delle persone e pensa solo a riempire le casseforti. Abbasserete la soglia per l’uso del contante ma così favorite le banche con il pagamento delle commissioni”. Infine, un ‘avvisò a Monti: “Noi non siamo soli i 60 deputati che vede – conclude – ma milioni di persone, famiglie imprese. Il nostro nemico non è lei, ma i palazzi romani che hanno creato le condizioni per arrivare a questo governo. Il rischio non è trovarsi all’opposizione noi, ma la Padania intera”.
13.52 – Bersani (Pd): “Fiducia senza paletti né limiti”
“Abbiamo apprezzato e in larghisissima parte condiviso il discorso del presidente del Consiglio, ne abbiamo veramente apprezzato lo stile. Voteremo la fiducia senza giri di parole, asticelle, paletti, termini temporali”. Così il segretario del Pd Pierluigi Bersani nel suo intervento alla Camera sulla fiducia al governo tecnico di Mario Monti.
13.50 – Berlusconi al Tg5: “Dimissioni per non far correre rischi al paese”
“Non ce la siamo sentita di far correre rischi al paese, con il peggioramento delle Borse e degli spread”, afferma Silvio Berlusconi parlando ai microfoni del Tg5. “E, quindi, responsabilmente, se mi consente con un atto di generosità perché ci siamo dimessi non essendo stati battuti in campagna elettorale, non essendo stati sfiduciati dal Parlamento, avendo ancora la maggioranza assoluta e indiscussa al Senato. E se avessimo posto su qualunque argomento la questione di fiducia alla Camera avremmo sicuramente avuto la fiducia”.
13.43 -Berlusconi: campagna elettorale, “utilizzeremo tutti i mezzi di comunicazione”
“Il Pdl si sta preparando alla campagna elettorale”. Lo afferma il leader del partito, Silvio Berlusconi, conversando con un giornalista di Ballarò. L’ex Presidente del Consiglio conferma la nascita di una tv del Pdl. “Il Pdl si sta preparando alla campagna elettorale: utilizzeremo tutti i mezzi di comunicazione ed intensificheremo la nostra presenza sulla rete”.
13.38 – Berlusconi: “Bene il discorso di Monti, non staccherò la spina”
”L’ho ascoltato, tutto bene”. Risponde così l’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, entrando nell’aula della Camera ai cronisti che gli chiedevano un commento al discorso del premier Mario Monti. “Io non ho mai detto che staccherò la spina, anche con riferimento a questo Governo. E’ un’invenzione giornalistica”. Il Cavaliere ha fatto il suo ingresso in aula accompagnato dal capogruppo Fabrizio Cicchitto, che più volte lo ha invitato a fare il suo ingresso nell’emiciclo e a non rispondere ai giornalisti che continuavano a fargli domande.
13.33 – Berlusconi al Tg5: “Preparo la prossima campagna elettorale”
Che cosa farà Silvio Berlusconi nei prossimi mesi? L’ex premier ha le idee chiare: “Lavorerò in Parlamento e nel partito – dice al Tg5 – per preparare la prossima campagna elettorale”. Nel governo Monti, afferma Berlusconi, ci sono ”buone professionalità con ministri competenti nella materia di cui si devono occupare”. Il giornalista fa notare che anche il neopresidente del Consiglio, Mario Monti, “ha avuto delle bellissime parole per lei e per Gianni Letta”. “Beh – replica il Cavaliere – Credo francamente che ce le meritiamo”.
13.28 – Bocchino (Fli): “Sostegno convinto a Monti”
“Noi da mesi auspicavamo un altro esecutivo e oggi le garantiamo il sostegno convinto e costruttivo, senza se e senza ma”. Lo ha detto il vicepresidente di Futuro e Libertà, Italo Bocchino, nell’aula della Camera, sottolineando anche la necessita’ di abbassare i toni e di intervenire sui costi della politica.
13.26 – Alfano promuove il suo libro presso il neoministro della Giustizia
Angelino Alfano in aula a Montecitorio si è avvicinato ai banchi del governo per regalare alla Guardasigilli Paola Severino una copia del suo libro “La mafia uccide d’estate”.
13.25 – La Russa (Pdl): “Daremo fiducia vigile, non si tratta di staccare la spina”
“Daremo una fiducia vigile, cioè condizionata agli impegni che abbiamo preso. Non si tratta di staccare la spina”. Lo ha detto l’ex ministro della difesa, parlamentare del Pdl, Ignazio La Russa conversando con i giornalisti in Transatlantico. Nel suo intervento alla Camera, Monti aveva ironicamente esortato a evitare l’espressione “staccare la spina” a proposito del suo governo.
13.23 -De Magistris (Idv): “Non sono fiducioso su Monti”
”Non sono fiducioso su Monti, non penso sia un governo tecnico, ma formato da persone con competenza tecnica, che ha messo la finanza, le banche e il capitale al centro della sua azione politica”. Lo ha detto il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, intervenendo alla Conferenza sul Mezzogiorno promossa a Napoli dalla Fiom.
13.11 – Di Pietro (Idv): “Fiducia, ma che cosa farete sulle intercettazioni?”
L’Idv darà la sua fiducia al governoMonti, “ma non certo in bianco. Non ce ne volete, ma noi prima vogliamo conoscere il vostro programma”. Rivolgendosi a Corrado Passera, in particolare, gli chiede “farà pagare le concessioni tv a tutti o esonererà i soliti noti?”. Al neo Guardasigilli Paola Severino domanda: “Quali saranno i suoi provvedimenti? Farà da spalla alle richieste di Berlusconi sulle intercettazioni o darà ragione ai pm che invece chiedono un ampliamento di questo strumento investigativo?”.
12.58 – Bigliettino misterioso dal Pd: “Mario, come posso esserti utile?”
Si firma ”Enrico”, probabilmente è un parlamentare del Pd e molti deputati pensano al vicesegretario Enrico Letta, e si autocandida a ‘collaborare’ con il nuovo governo. E’ il bigliettino “rubato” dai fotografi ed ora in prima pagina sul Corriere.it che il premier Mario Monti ha mostrato involontariamente durante il suo intervento alla Camera. “Mario – si legge – quando vuoi dimmi forme e modi con cui posso esserti utile dall’esterno. Sia ufficialmente (Bersani mi chiede per es. di interagire sulla questione dei vice) sia riservatamente. Per ora mi sembra tutto un miracolo! E allora i miracoli esistono!”.
12.52 – Camusso (Cgil): “No all’Ici, sì alla patrimoniale”
”In questo Paese l’Ici vuol direi innanzitutto mettere una tassazione sui lavoratori e sui pensionati che si sono costruiti la prima casa. Direi che prima c’è la patrimoniale, poi si ragiona d’altro”. Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, risponde a proposito della reintroduzione dell’Ici sulla prima Casa annunciata dal premier Mario Monti.
12.32 -Berlusconi assente mentre Monti replica
C’e’ Gianni Letta, che riceve addirittura una sorta di standing ovation da tutta l’Aula, ma non Silvio Berlusconi a ascoltare Mario Monti per il suo discorso in Aula alla Camera.
12.30 – Camera, quattro risoluzioni per la fiducia
Il governo chiede che si mettano in votazione nell’Aula della Camera le quattro risoluzioni di Pdl, Pt, Pd e Terzo polo identiche nel testo. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio Mario Monti.
12.23 – Monti: “Poteri forti? In Italia magari ce ne fossero”
Monti torna sul tema dei “poteri forti” e ricorda di quando da commissario europeo combattè le multinazionali Usa sul fronte antitrust. “Ho avuto il privilegio di vedere quasi tutti questi poteri nel mondo, nel mio ruolo di commissario alla concorrenza”, afferma ribadendo “la mia indipendenza di giudizio e di azione”. E continua: “Molti sono giovani, non si ricordano ancora” il periodo in cui “sono stato commissario alla concorrenza, ma quei poteri forti se li ricordano ancora”. Il giorno “in cui proibii’ una fusione tra due società americane, l’Economist scrisse che il mondo degli affari americani considera Monti il Saddam Hussein del ‘business’”. Quindi “siamo leggermente disturbati da queste espressioni, ma tocca a noi dare la prova che voi non avete ragione con queste allusioni”.
12.20 – Monti: “Compito quasi impossibile, ma ci riusciremo”
Il nostro e’ un compito ”già quasi impossibile, ma ci riusciremo”. E’ un passaggio dell’intervento di Mario Monti a Montecitorio.
12.20 – Monti: “Molta parte di colpa della crisi è nei vizi della finanza e dei mercati”
“Sono convinto che molta parte della responsabilità” della crisi sia dovuta a “grandissimi vizi nel funzionamento delle istituzioni della finanza e dei mercati”, afferma il presidente Monti.
12.19 – Monti: “I partiti depongano le armi e si preparino a scelte non facili”
Monti si dice”indignato” dal fatto che si punti il dito solo sulla classe politica: “Troppo facilmente la società civile, a cui anche noi apparteniamo, punta il dito contro la classe politica: di questo sono indignato”. E rivolto ai parlamentari aggiunge: “Saremo felici se contribuiremo ad accrescere la fiducia dei cittadini nelle istituzioni”. Infine, l’ennesimo appello ai partiti a “deporre le armi”, il che “speriamo possa agevolare la presa di posizioni, anche non facili e gradevoli, nel breve periodo”.
12.18 – Monti alla Lega: “Io dei poteri forti? E’ offensivo”
Mario Monti prende atto dell’opposizione della Lega, ma reagisce duramente all’accusa di essere espressione di “poteri forti”. “Permettetemi di reagire in modo molto chiaro e netto, non tanto per me quanto per i colleghi di governo, sulla questione conflitto d’interessi, poteri forti e altre espressioni di pura fantasia che considero offensive”, afferma il professore, che invita ognuno a prendere le proprie responsabilità senza scaricare le colpe dell’attuale crisi ad altri luoghi e altri tempi.
12.15 – “Durerò quanto la vostra fiducia”
“Chiamatemi pure professore, come diceva Spadolini i presidenti del consiglio vanno, i professori restano”, dice Monti annunciando che non manterrà la carica di premier “per molto tempo”. E aggiunge: “Dureremo quanto durerà la vostra fiducia in noi”, ma l’“intenzione è proiettare la mia squadra di governo sulla prospettiva da qui alle elezioni”. Il premier chiede di evitare espressioni come “staccare la spina”, non siamo un “apparecchio elettrico”. E, aggiungere, “non saprei a quel punto se dovremmo essere un rasoio o un polmone artificiale”.
12.14 – Monti: “Federalismo, attueremo le norme già approvate”
“Questo è un governo di impegno nazionale”, afferma Mario Monti. Rispetto alle “omissioni” rilevate nel discorso programmatico. A proposito del federalismo, Monti scherza sulle sue origini varesine e afferma: “Non vedo alcuna contraddizione tra rispetto di quanto già deciso in materia di federalismo, e in particolare federalismo fiscale, che il mio governo attuerà, e avere istituito specifica attenzione alla coesione territoriale, valore che interessa a tutti”. Monti promette attenzione anche “agli italiani all’estero”
12.08 – Fiducia, iniziato l’intervento di Monti
Intervenendo al dibattito sulla fiducia, Monti ringrazia il presidente della Repubblica e Gianni Letta, il cui nome suscita un lungo applauso.
11.51 – Berlusconi su Facebook: “Intervengo alla Camera. Anzi no”
Circa un’ora fa sulla pagina Facebook di Silvio Berlusconi è apparso il seguente post: “Oggi alla Camera farò la dichiarazione di voto sulla fiducia al governo Monti, a nome del Popolo della Libertà”, seguito da numerosi commenti di apprezzamento. Poi è seguito un nuovo post: “Ho riflettuto e preferisco non intervenire oggi in aula. Nella discussione generale parlerà il capogruppo Fabrizio Cicchitto e la dichiarazione di voto la farà il nostro segretario politico Angelino Alfano”.
11.48 -Bossi: “Il discorso di Monti? Non l’ho sentito”
“No non l’ho sentito”. Il leader della Lega Nord Umberto Bossi ha risposto così ai microfoni di Tgcom24 a chi gli chiedeva se avesse sentito il discorso del neo presidente del consiglio Monti.
11.22 -Mussari (Abi): “Sostegno ancora più convinto a Monti
”Avevamo già espresso il nostro sostegno al governo, e oggi, dopo averlo ascoltato, lo confermiamo ancor di più”. Lo ha detto il presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, parlando a margine di un convegno a Firenze. “Dai mercati arrivano lievi segni di ripresa – ha proseguito – e anche se non dobbiamo affezionarci, li registriamo favorevolmente. Oggi abbiamo lo stesso rischio della Spagna, ma la nostra economia è solida e il Paese è stabile e può tornare a crescere”.
11.21 – Cicchitto rimarca: “Abbiamo ancora la maggioranza”
Fabrizio Cicchitto difende a spada tratta l’operato di Silvio Berlusconi. Ricorda che nel rassegnare le dimissioni “Berlusconi ha fatto due atti di responsabilità: ha dato dimissioni, ma ha anche dato l’appoggio questo governo senza il quale non saremmo a discutere qui il suo governo, ma a preparare le elezioni anticipate”. Cicchitto aggiunge che “lo schieramento politico uscito vincitore nel 2008 non ha perso la maggioranza al Senato e ha recentemente ottenuto 300 voti alla Camera che sono meno di 316 ma più di quelli dell’opposizione”.
11.20 – Gianni (Pid): “Sulla fiducia mi astengo”
“Oggi mi astengo sulla fiducia”. Lo annuncia Pippo Gianni (Pid). Il parlamentare dice anche: “Nonostante il momento difficile per il Paese, checché dicano i mass media, ritengo che ci sia una sospensione della democrazia parlamentare e del diritto dei cittadini di essere rappresentati”.
11.14 – Catania (Agricoltura): “Sugli ogm Clini ha parlato a titolo personale”
Le recenti affermazioni del neoministro dell’Ambiente Corrado Clini in materia di Ogm “sono esclusivamente sue opinioni personali, non hanno valenza a livello di governo”. Così ha risposto il neoministro delle Politiche agricole Mario Catania, a margine di una conferenza stampa. Rispetto al nucleare, si è limitato a dire: “Non mi tocca”.
11.03 – Cicchitto a Monti: “Attenti a patrimoniale e Ici, si evitino tensioni”
Su Ici e imposta patrimoniale “vi chiediamo una considerazione assai attenta per evitare di creare tensioni, vista la nostra posizione in merito”, afferma Cicchitto intervenendo su due dei punti più delicati evocati nelle linee programmatiche di Monti ieri in Senato. Al termine dell’intervento, il capogruppo ha confermato il sì dl Pdl alla fiducia.
10.59 – Cicchitto (Pdl): aumento spread non è un problema di “nomi e cognomi”
Sullo spread, i fatti dimostrano che “il problema era ben altro che un nome, un cognome e un governo”, e il nodo ora rocca la Francia e la Spagna. Lo afferma il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto nell’intervento in aula sulla fiducia al governo Monti
10.52 -Monti martedì prossimo a Bruxelles
Il neo premier Mario Monti sarà a Bruxelles martedì prossimo per una serie di incontri istituzionali. Fonti del Consiglio Ue confermano che alle 11.30 Monti incontrerà il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy. Un incontro con il presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso è in agenda nel corso della stessa giornata.
10.48 – Donadi (Idv): “Basta privilegi”
“Basta privilegi”, rimarca il capogruppo Idv Massimo Donadi riprendendo il discorso di Monti al Senato. “In questo vedo una continuità con il lavoro che ha svolto come commissario per la concorrenza in Europa. Speriamo che quello ‘stile Monti’ lo porti anche in Italia, perché quando si parla di privilegi si parla di tante cose, ma a noi viene in mente anche l’Antitrust”. Donadi ha criticato anche le uscite del neoministro dell’Ambiente Corrado Clini, in particolare riguardo alla sua apertura al nucleare, bocciato dal recente referendum.
10.46 – I vescovi incoraggiano Monti
Sir, l’agenzia stampa della Conferenza episcopale italiana, ha pubblicato una nota-editoriale dedicata al nuovo esecutivo nella quale si auspica che dal nuovo governo arrivi “un’iniezione di fiducia per il Paese tutto, che non solo ne ha bisogno, ma anche la desidera”. Per dare risposta positiva ai problemi c’è bisogno di “coesione nazionale”.
10.40 – Scilipoti in aula con il lutto al braccio: “La democrazie è morta”
Fascia scura al braccio in segno di lutto e un mazzo di volantini da distribuire a deputati e giornalisti dove campeggia una grossa croce nera e la scritta: “Oggi è morta la democrazia parlamentare”. Il parlamentare Domenico Scilipoti si è presentato così questa mattina a Montecitorio per l’esordio in aula alla Camera del governo Monti.
10.35 – Napoli: “Berlusconi non interverrà alla Camera”
“Parlerà Cicchitto e la dichiarazione di voto verrà fatta da Alfano, mentre Berlusconi non parlerà”. Lo annuncia Osvaldo Napoli, deputato del Pdl, a Tgcom24. “Il Pdl appoggia totalmente Monti – aggiunge – ma ci sono problematiche che discuteremo di volta in volta. Sulla patrimoniale e Ici siamo decisamente contrari”.
10,32 – Gasparri: “Anche i sottosegretari devono essere tecnici”
“Si leggono sui giornali ipotesi amene. Abbiamo già rappresentato al presidente Monti la nostra posizione circa l’opportunità che nel governo fossero nominati solo tecnici. Ciò vale per i ministri, come è di fatto accaduto, ma deve valere anche per i sottosegretari. Per essere considerati tecnici non basta non essere mai stati eletti o semplicemente inseriti in qualche lista”. Lo dichiara il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri.
10,31 – Franceschini: “Cittadinanza per i figli degli immigrati”
Dario Franceschini (Pd) ha auspicato una legge sulla cittadinanza dei figli degli immigrati e, parallelamente al risanamento finanziario, il varo delle riforme istituzionali e di una nuova legge elettorale.
10.19 -Briguglio (Fli): “Passera, serve nuova legge su conflitto d’interesse”
“Col governo Monti nel quale figurano ministri come Corrado Passera per il quale è stata sollevata ipotesi di conflitto d’interesse si sono create le condizioni perchè si possa varare una nuova normativa bipartisan”. E’ quanto dichiara Carmelo Briguglio, vice presidente vicario dei deputati di Fli. “L’uscita di Berlusconi da palazzo Chigi -afferma- affranca il tema del conflitto d’interesse da ogni pregiudizio, in ambedue i sensi, sia in quello di una blindatura sia in quello di un attacco al Cavaliere”.
10,15 – Camera, solo una trentina di deputai Pdl in aula
All’inizio del dibattito sulla fiducia alla Camera, abbastanza pieni i banchi del Pd e dell’Idv, diversamente da quelli del centrodestra, dove ci sono solo una trentina di deputati.
10.14 – Franceschini (Pd): “Con Monti fino alla fine della legislatura”
“Non diremmo mai che possiamo staccare la spina al governo quando vogliamo, ma diremmo che noi vogliamo che il governo Monti resti fino alla fine della legislatura”. Lo afferma Dario Franceschini, capogruppo del Pd, in polemica con il Pdl, nel dibattito che precede il voto di fiducia al governo Monti.
10.03 – Camera, iniziato il dibattito sulla fiducia
E’ cominciato alla Camera il dibattito sulla fiducia al governo Monti. Al termine del dibattito, verso le 12, è in programma la replica del presidente del Consiglio, quindi le dichiarazioni di voto e infine, dalle 14, la chiama dei deputati per il voto.
10.01 -Versace: “Monti svolta epocale”. E il Pdl “fa male al paese”
‘Il discorso pronunciato dal Presidente Mario Monti al Senato segna una svolta epocale per la politica italiana. Per la prima volta dopo molti anni si sono sentite echeggiare parole di verità sull’Italia e sulla crisi della sua finanza pubblica”. Lo afferma Santo Versace, ex Pdl che accentua così il suo distacco da Silvio Berlusconi. “Quel che mi preoccupa è che qualcuno già dichiari che il Governo durerà quanto vorrà il Pdl. In un momento di grande emergenza, dichiarazioni del genere fanno male al Paese ed a chi le pronuncia perche sono il sintomo della mancanza di senso dello stato”.
Dopo aver incassato un’ampia fiducia al Senato con 281 voti su 315, il presidente del consiglioMario Monti ottiene il voto della Camera con 556 sì e 61 no. Nel suo intervento ha replicato, con ironia e fermezza, all’accusa di essere espressione dei “poteri forti”. Ha chiarito che il suo governo tecnico applicherà la riforma federalista già approvata, anche sul fronte fiscale. Il governo durerà “quanto la fiducia che mi darete”, ha detto, ma la sua carica da premier sarà comunque “breve”. Il professore della Bocconi ha chiesto alla fine “una fiducia non cieca, ma vigilante”. Ma ha avvertito i partiti che è meglio “deporre le armi”, per “agevolare la presa di posizioni, anche non facili e gradevoli, nel breve periodo”.
Monti non dovrebbe avere problemi nel voto di fiducia. Può contare sull’appoggio pieno di Pd, Terzo Polo e, con molti distinguo, dell’Idv. Il Pdl vota sì, ma ieri Silvio Berlusconi ha arringato i suoi senatori con toni molto battaglieri, affermando che l’esecutivo tecnico del professore rappresenta una “sospensione della democrazia”, e che resterà in vita finché il suo partito lo vorrà. Piccolo giallo sull’ex presidente del consiglio. Era stato annunciato il suo intervento in aula nel dibattito sulla fiducia, che Berlusconi aveva annunciato sulla propria pagina Facebook, per poi cambiare idea con un nuovo post: “Ho riflettuto, preferisco non intervenire”. Ha preso la parola solo il capogruppo Fabrizio Cicchitto e dopo di lui il segretario Angelino Alfano.
Oltre all’opposizione della Lega nord, le voci più critiche contro le linee programmatiche enunciate da Monti al Senato si sono levate da Sel, per bocca di Nichi Vendola, e dalla Fiom, che lo contestano duramente sul fronte delle politiche sociali (qui la cronaca ora per ora della giornata politica di ieri). Hanno suscitato polemiche, inoltre, le dichiarazioni del neoministro dell’AmbienteCorrado Clini, che partecipando al programma radiofonico “Un giorno da pecora ha aperto al nucleare” e si è sbilanciato su altri temi controversi come gli ogm e la Tav.
Tutto Monti minuto per minuto
16.01 – Sacrifici, Monti: “Darà di più chi finora ha dato meno”
“Chiederemo un maggiore contributo a chi finora ha dato meno”, spiega il presidente del consiglio Mario Monti parlando dei “sacrifici” che attendono il Paese.
15.54 – Monti: “Sento un clima nuovo”
Il governo ha avuto una ampia fiducia, e questo era atteso, ma quel che era “inattesa” è stata l”intensità del dibattito, per contenuti e prospettiva politica “e la percezione spesso dichiarata di un clima nuovo o dell’inizio di un clima nuovo per il modo di parlarsi e il dialogo tra le forze politiche”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Mario Monti, durante una conferenza stampa alla Camera dopo il voto di fiducia ottenuto anche dai deputati con amplissima maggioranza. Monti è tornato a chiedere il “disarmo” delle forze politiche dopo anni di durissima contrapposizione.
15.32 – Cdm lunedì alle 12
Il Consiglio dei ministri si terrà lunedì a mezzogiorno. A quanto si apprende, all’ordine del giorno dovrebbe esserci il decreto su Roma Capitale.
15.31 – Mario Monti lascia la Camera con Mario Segni
Il presidente del Consiglio Mario Monti ha appena lasciato l’Aula di Montecitorio. Nel breve tratto tra l’Aula e il corridoio dei ministri Monti si è intrattenuto con Mario Segni
15.29 – Fornero: “In settimana nomine dei vice”
“In settimana” così Elsa Fornero, ministro del Welfare, ha risposto ai cronisti che gli chiedevano quando ci sarà il Cdm per la nomina dei sottosegretari e viceministri. Alla domanda se si deciderà nel Consiglio dei ministri previsto lunedì, il ministro ha risposto: “Questa è una domanda in trabochetto, ho detto in settimana”.
15.27 – Fornero: “Lunedì in Cdm prime misure”
”Lunedì in Consiglio dei ministri inizieremo a parlare dei primi provvedimenti e non solo dei criteri per prendere le decisioni”. Così Elsa Fornero, ministro del Welfare, ai cronisti in Transatlantico.
15.25 – Il governo Monti ottiene fiducia con 556 sì e 61 no
Il governo di Mario Monti ha ottenuto la fiducia alla Camera con 556 sì. I no sono stati 61. I deputati presenti e votanti sono stati 617, la maggioranza richiesta era di 309 voti.
15.12 – Di Paola (Difesa): “Italia proseguirà impegni Nato””Come ministro della Difesa farò la mia parte per assicurare che l’Italia continui a farsi carico del suo giusto onere all’interno dell’Alleanza nel breve e nel lungo termine”: lo ha detto l’ammiraglio Giampaolo di Paola a Bruxelles, salutando il Comitato militare della Nato, prima della partenza per Roma per il suo giuramento.
15.12 – Breve colloquio tra Bossi e Berlusconi a MontecitorioBreve colloquio a Montecitorio tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi a margine del voto di fiducia al governo Monti. L’ex premier, dopo un passaggio alla buvette, ha incontrato il leader della Lega in Transatlantico e insieme si sono allontanati verso il corridoio dei ministri dove si è svolto il faccia a faccia.
14.55 – Maroni (Lega): “Sì a Monti se rivede patto di stabilità”
”Mi aspetto da lui che faccia una cosa che non siamo riusciti a fare per l’opposizione del ministro dell’Economia: se rivede il patto di stabilità per far spendere soldi ai Comuni virtuosi, noi voteremo sì”. Lo ha detto Roberto Maroni alla Camera. “Se questo governo andrà avanti sul federalismo lo vedremo alla prova dei fatti, anzi, dei provvedimenti”, ha detto ancora Maroni. “Vedremo cosa presenterà questo governo e lo esamineremo provvedimento per provvedimento, emendamento per emendamento. Poi decideremo il da farsi”.
14.50 – Berlusconi: “Questa situazione non rientra nei canoni della democrazia”
”La situazione dell’euro e del mercato è tale per cui siamo consapevolmente arrivati a questa situazione, che non rientra nei canoni della democrazia che prevede che i governi siano eletti dalla gente. E’ una invenzione italiana per dare una risposta ad una situazione difficile”. Lo afferma Silvio Berlusconi a Montecitorio.
14.46 – Bossi: “Monti? Durerà finché non nascerà partito di Casini”
Mario Monti? “Durera’ fino a quando faranno il partito dietro di lui”. E’ l’opinione di Umberto Bossi. Casini e Fini? “Si’, l’hanno messo loro li’”, risponde il ‘Senatur’.
14.43 – Berlusconi: “Monti opererà per bene dell’Italia”
Il governo Monti “opererà in maniera tale da essere utile al Paese per tutto il tempo che rimane”. Così Silvio Berlusconi, all’uscita dall’Aula della Camera. L’ex premier smentisce di aver detto che sarà il Pdl a decidere quando
staccare la spina: “Solo invenzioni giornalistiche”.
14.45 – Bossi: “Monti copertura, lo cacceranno quando la gente s’incazzerà”
“Monti è una copertura, l’hanno premiato per fare il cattivo, ma lo cacceranno quando la gente si incazzerà”. Così Umberto Bossi, leader della Lega, parlando con i cronisti alla Camera. Copertura di “Casini e Fini”, precisa poi.
14.45 -Berlusconi: “Vorrei riposarmi, ma devo essere protagonista della legislatura”
“Il Pdl ha affidato ad Alfano il compito delle scelte politiche. Io non nascondo una voglia di potermi riposare e rilassare, ma sento ancora la responsabilità del voto del 2008 per essere protagonisti in questa legislatura per un anno e qualche mese”, afferma Berlusconi parlando con i giornalisti in Transatlantico alla Camera.
14.40 – Berlusconi: “Per la sinistra io uomo nero”, loro vogliono “il male degli altri”
Berlusconi torna al vecchio stile. Conversando a Montecitorio, riferendosi alla sinistra afferma: ”Loro avevano visto in me l’uomo nero, il cattivo da allontanare dal governo e immagino l’intima soddisfazione nel non vedermi più come presidente del Consiglio. Siamo qui insieme a sostenere lo stesso governo, ma noi siamo persone che non pensamo mai di fare il male agli altri, loro sono un pò diversi da noi”.
14.38 – Berlusconi: “Napolitano molto attivo per questo governo”
”Il presidente della Repubblica è stato molto attivo in questa fase e ha dato un importante contributo alla nascita di questo governo”. Lo ha detto Silvio Berlusconi all’uscita dall’Aula alla Camera”.
14.35 – Bossi in aula solo per votare contro Monti
Umberto Bossi non ha partecipato alla seduta in Aula alla Camera per il dibattito sulla fiducia al Governo. Il leader della Lega è entrato nell’emiciclo solo al momento di votare contro. Il Senatur si è trattenuto brevemente nell’Aula, poi se n’è andato.
14.33 – Berlusconi: “Monti partito bene”
“Mi sembra che il governo Monti sia partito bene”. Lo ha detto l’ex premier Silvio Berlusconi, parlando in Transatlantico con i giornalisti.
14.18 – Alfano: “Sì a tassazione immobili, no a patrimoniale indiscriminata”
“Non ci sarà nessuna opposizione a rivedere l’imposta sull’Ici, ma resta la contrarietà a una patrimoniale, misura centralista e depressiva. Noi non siamo e mai saremo il partito della recessione”, afferma Alfano nel suo intervento alla Camera.
14.03 – Alfano (Pdl): “Voteremo compatti la fiducia a Monti”
“Voteremo compatti la fiducia al governo Monti, formato da ministri degnissimi cui va il nostro augurio di buon lavoro”. Lo ha detto in aula alla Camera il segretario del Pdl, Angelino Alfano. Fiducia, ma con un “sacrificio ai principi”, per “una scelta razionale, con un atto di responsabilità in primo luogo del presidente Silvio Berlusconi”.
13.58 – Reguzzoni (Lega): “Pensate a riempire le casseforti”
”La Lega non darà la fiducia al governo Monti. Non concordiamo sul programma: dalle pensioni alle riforma dello stato centralista”. Lo conferma il capogruppo della Lega Nord, Marco Reguzzoni, che ribadisce la scelta del Carroccio di andare all’opposizione. “Il governo – afferma Reguzzoni – è espressione di chi se ne infischia dei sacrifici delle persone e pensa solo a riempire le casseforti. Abbasserete la soglia per l’uso del contante ma così favorite le banche con il pagamento delle commissioni”. Infine, un ‘avvisò a Monti: “Noi non siamo soli i 60 deputati che vede – conclude – ma milioni di persone, famiglie imprese. Il nostro nemico non è lei, ma i palazzi romani che hanno creato le condizioni per arrivare a questo governo. Il rischio non è trovarsi all’opposizione noi, ma la Padania intera”.
13.52 – Bersani (Pd): “Fiducia senza paletti né limiti”
“Abbiamo apprezzato e in larghisissima parte condiviso il discorso del presidente del Consiglio, ne abbiamo veramente apprezzato lo stile. Voteremo la fiducia senza giri di parole, asticelle, paletti, termini temporali”. Così il segretario del Pd Pierluigi Bersani nel suo intervento alla Camera sulla fiducia al governo tecnico di Mario Monti.
13.50 – Berlusconi al Tg5: “Dimissioni per non far correre rischi al paese”
“Non ce la siamo sentita di far correre rischi al paese, con il peggioramento delle Borse e degli spread”, afferma Silvio Berlusconi parlando ai microfoni del Tg5. “E, quindi, responsabilmente, se mi consente con un atto di generosità perché ci siamo dimessi non essendo stati battuti in campagna elettorale, non essendo stati sfiduciati dal Parlamento, avendo ancora la maggioranza assoluta e indiscussa al Senato. E se avessimo posto su qualunque argomento la questione di fiducia alla Camera avremmo sicuramente avuto la fiducia”.
13.43 -Berlusconi: campagna elettorale, “utilizzeremo tutti i mezzi di comunicazione”
“Il Pdl si sta preparando alla campagna elettorale”. Lo afferma il leader del partito, Silvio Berlusconi, conversando con un giornalista di Ballarò. L’ex Presidente del Consiglio conferma la nascita di una tv del Pdl. “Il Pdl si sta preparando alla campagna elettorale: utilizzeremo tutti i mezzi di comunicazione ed intensificheremo la nostra presenza sulla rete”.
13.38 – Berlusconi: “Bene il discorso di Monti, non staccherò la spina”
”L’ho ascoltato, tutto bene”. Risponde così l’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, entrando nell’aula della Camera ai cronisti che gli chiedevano un commento al discorso del premier Mario Monti. “Io non ho mai detto che staccherò la spina, anche con riferimento a questo Governo. E’ un’invenzione giornalistica”. Il Cavaliere ha fatto il suo ingresso in aula accompagnato dal capogruppo Fabrizio Cicchitto, che più volte lo ha invitato a fare il suo ingresso nell’emiciclo e a non rispondere ai giornalisti che continuavano a fargli domande.
13.33 – Berlusconi al Tg5: “Preparo la prossima campagna elettorale”
Che cosa farà Silvio Berlusconi nei prossimi mesi? L’ex premier ha le idee chiare: “Lavorerò in Parlamento e nel partito – dice al Tg5 – per preparare la prossima campagna elettorale”. Nel governo Monti, afferma Berlusconi, ci sono ”buone professionalità con ministri competenti nella materia di cui si devono occupare”. Il giornalista fa notare che anche il neopresidente del Consiglio, Mario Monti, “ha avuto delle bellissime parole per lei e per Gianni Letta”. “Beh – replica il Cavaliere – Credo francamente che ce le meritiamo”.
13.28 – Bocchino (Fli): “Sostegno convinto a Monti”
“Noi da mesi auspicavamo un altro esecutivo e oggi le garantiamo il sostegno convinto e costruttivo, senza se e senza ma”. Lo ha detto il vicepresidente di Futuro e Libertà, Italo Bocchino, nell’aula della Camera, sottolineando anche la necessita’ di abbassare i toni e di intervenire sui costi della politica.
13.26 – Alfano promuove il suo libro presso il neoministro della Giustizia
Angelino Alfano in aula a Montecitorio si è avvicinato ai banchi del governo per regalare alla Guardasigilli Paola Severino una copia del suo libro “La mafia uccide d’estate”.
13.25 – La Russa (Pdl): “Daremo fiducia vigile, non si tratta di staccare la spina”
“Daremo una fiducia vigile, cioè condizionata agli impegni che abbiamo preso. Non si tratta di staccare la spina”. Lo ha detto l’ex ministro della difesa, parlamentare del Pdl, Ignazio La Russa conversando con i giornalisti in Transatlantico. Nel suo intervento alla Camera, Monti aveva ironicamente esortato a evitare l’espressione “staccare la spina” a proposito del suo governo.
13.23 -De Magistris (Idv): “Non sono fiducioso su Monti”
”Non sono fiducioso su Monti, non penso sia un governo tecnico, ma formato da persone con competenza tecnica, che ha messo la finanza, le banche e il capitale al centro della sua azione politica”. Lo ha detto il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, intervenendo alla Conferenza sul Mezzogiorno promossa a Napoli dalla Fiom.
13.11 – Di Pietro (Idv): “Fiducia, ma che cosa farete sulle intercettazioni?”
L’Idv darà la sua fiducia al governoMonti, “ma non certo in bianco. Non ce ne volete, ma noi prima vogliamo conoscere il vostro programma”. Rivolgendosi a Corrado Passera, in particolare, gli chiede “farà pagare le concessioni tv a tutti o esonererà i soliti noti?”. Al neo Guardasigilli Paola Severino domanda: “Quali saranno i suoi provvedimenti? Farà da spalla alle richieste di Berlusconi sulle intercettazioni o darà ragione ai pm che invece chiedono un ampliamento di questo strumento investigativo?”.
12.58 – Bigliettino misterioso dal Pd: “Mario, come posso esserti utile?”
Si firma ”Enrico”, probabilmente è un parlamentare del Pd e molti deputati pensano al vicesegretario Enrico Letta, e si autocandida a ‘collaborare’ con il nuovo governo. E’ il bigliettino “rubato” dai fotografi ed ora in prima pagina sul Corriere.it che il premier Mario Monti ha mostrato involontariamente durante il suo intervento alla Camera. “Mario – si legge – quando vuoi dimmi forme e modi con cui posso esserti utile dall’esterno. Sia ufficialmente (Bersani mi chiede per es. di interagire sulla questione dei vice) sia riservatamente. Per ora mi sembra tutto un miracolo! E allora i miracoli esistono!”.
12.52 – Camusso (Cgil): “No all’Ici, sì alla patrimoniale”
”In questo Paese l’Ici vuol direi innanzitutto mettere una tassazione sui lavoratori e sui pensionati che si sono costruiti la prima casa. Direi che prima c’è la patrimoniale, poi si ragiona d’altro”. Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, risponde a proposito della reintroduzione dell’Ici sulla prima Casa annunciata dal premier Mario Monti.
12.32 -Berlusconi assente mentre Monti replica
C’e’ Gianni Letta, che riceve addirittura una sorta di standing ovation da tutta l’Aula, ma non Silvio Berlusconi a ascoltare Mario Monti per il suo discorso in Aula alla Camera.
12.30 – Camera, quattro risoluzioni per la fiducia
Il governo chiede che si mettano in votazione nell’Aula della Camera le quattro risoluzioni di Pdl, Pt, Pd e Terzo polo identiche nel testo. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio Mario Monti.
12.23 – Monti: “Poteri forti? In Italia magari ce ne fossero”
Monti torna sul tema dei “poteri forti” e ricorda di quando da commissario europeo combattè le multinazionali Usa sul fronte antitrust. “Ho avuto il privilegio di vedere quasi tutti questi poteri nel mondo, nel mio ruolo di commissario alla concorrenza”, afferma ribadendo “la mia indipendenza di giudizio e di azione”. E continua: “Molti sono giovani, non si ricordano ancora” il periodo in cui “sono stato commissario alla concorrenza, ma quei poteri forti se li ricordano ancora”. Il giorno “in cui proibii’ una fusione tra due società americane, l’Economist scrisse che il mondo degli affari americani considera Monti il Saddam Hussein del ‘business’”. Quindi “siamo leggermente disturbati da queste espressioni, ma tocca a noi dare la prova che voi non avete ragione con queste allusioni”.
12.20 – Monti: “Compito quasi impossibile, ma ci riusciremo”
Il nostro e’ un compito ”già quasi impossibile, ma ci riusciremo”. E’ un passaggio dell’intervento di Mario Monti a Montecitorio.
12.20 – Monti: “Molta parte di colpa della crisi è nei vizi della finanza e dei mercati”
“Sono convinto che molta parte della responsabilità” della crisi sia dovuta a “grandissimi vizi nel funzionamento delle istituzioni della finanza e dei mercati”, afferma il presidente Monti.
12.19 – Monti: “I partiti depongano le armi e si preparino a scelte non facili”
Monti si dice”indignato” dal fatto che si punti il dito solo sulla classe politica: “Troppo facilmente la società civile, a cui anche noi apparteniamo, punta il dito contro la classe politica: di questo sono indignato”. E rivolto ai parlamentari aggiunge: “Saremo felici se contribuiremo ad accrescere la fiducia dei cittadini nelle istituzioni”. Infine, l’ennesimo appello ai partiti a “deporre le armi”, il che “speriamo possa agevolare la presa di posizioni, anche non facili e gradevoli, nel breve periodo”.
12.18 – Monti alla Lega: “Io dei poteri forti? E’ offensivo”
Mario Monti prende atto dell’opposizione della Lega, ma reagisce duramente all’accusa di essere espressione di “poteri forti”. “Permettetemi di reagire in modo molto chiaro e netto, non tanto per me quanto per i colleghi di governo, sulla questione conflitto d’interessi, poteri forti e altre espressioni di pura fantasia che considero offensive”, afferma il professore, che invita ognuno a prendere le proprie responsabilità senza scaricare le colpe dell’attuale crisi ad altri luoghi e altri tempi.
12.15 – “Durerò quanto la vostra fiducia”
“Chiamatemi pure professore, come diceva Spadolini i presidenti del consiglio vanno, i professori restano”, dice Monti annunciando che non manterrà la carica di premier “per molto tempo”. E aggiunge: “Dureremo quanto durerà la vostra fiducia in noi”, ma l’“intenzione è proiettare la mia squadra di governo sulla prospettiva da qui alle elezioni”. Il premier chiede di evitare espressioni come “staccare la spina”, non siamo un “apparecchio elettrico”. E, aggiungere, “non saprei a quel punto se dovremmo essere un rasoio o un polmone artificiale”.
12.14 – Monti: “Federalismo, attueremo le norme già approvate”
“Questo è un governo di impegno nazionale”, afferma Mario Monti. Rispetto alle “omissioni” rilevate nel discorso programmatico. A proposito del federalismo, Monti scherza sulle sue origini varesine e afferma: “Non vedo alcuna contraddizione tra rispetto di quanto già deciso in materia di federalismo, e in particolare federalismo fiscale, che il mio governo attuerà, e avere istituito specifica attenzione alla coesione territoriale, valore che interessa a tutti”. Monti promette attenzione anche “agli italiani all’estero”
12.08 – Fiducia, iniziato l’intervento di Monti
Intervenendo al dibattito sulla fiducia, Monti ringrazia il presidente della Repubblica e Gianni Letta, il cui nome suscita un lungo applauso.
11.51 – Berlusconi su Facebook: “Intervengo alla Camera. Anzi no”
Circa un’ora fa sulla pagina Facebook di Silvio Berlusconi è apparso il seguente post: “Oggi alla Camera farò la dichiarazione di voto sulla fiducia al governo Monti, a nome del Popolo della Libertà”, seguito da numerosi commenti di apprezzamento. Poi è seguito un nuovo post: “Ho riflettuto e preferisco non intervenire oggi in aula. Nella discussione generale parlerà il capogruppo Fabrizio Cicchitto e la dichiarazione di voto la farà il nostro segretario politico Angelino Alfano”.
11.48 -Bossi: “Il discorso di Monti? Non l’ho sentito”
“No non l’ho sentito”. Il leader della Lega Nord Umberto Bossi ha risposto così ai microfoni di Tgcom24 a chi gli chiedeva se avesse sentito il discorso del neo presidente del consiglio Monti.
11.22 -Mussari (Abi): “Sostegno ancora più convinto a Monti
”Avevamo già espresso il nostro sostegno al governo, e oggi, dopo averlo ascoltato, lo confermiamo ancor di più”. Lo ha detto il presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, parlando a margine di un convegno a Firenze. “Dai mercati arrivano lievi segni di ripresa – ha proseguito – e anche se non dobbiamo affezionarci, li registriamo favorevolmente. Oggi abbiamo lo stesso rischio della Spagna, ma la nostra economia è solida e il Paese è stabile e può tornare a crescere”.
11.21 – Cicchitto rimarca: “Abbiamo ancora la maggioranza”
Fabrizio Cicchitto difende a spada tratta l’operato di Silvio Berlusconi. Ricorda che nel rassegnare le dimissioni “Berlusconi ha fatto due atti di responsabilità: ha dato dimissioni, ma ha anche dato l’appoggio questo governo senza il quale non saremmo a discutere qui il suo governo, ma a preparare le elezioni anticipate”. Cicchitto aggiunge che “lo schieramento politico uscito vincitore nel 2008 non ha perso la maggioranza al Senato e ha recentemente ottenuto 300 voti alla Camera che sono meno di 316 ma più di quelli dell’opposizione”.
11.20 – Gianni (Pid): “Sulla fiducia mi astengo”
“Oggi mi astengo sulla fiducia”. Lo annuncia Pippo Gianni (Pid). Il parlamentare dice anche: “Nonostante il momento difficile per il Paese, checché dicano i mass media, ritengo che ci sia una sospensione della democrazia parlamentare e del diritto dei cittadini di essere rappresentati”.
11.14 – Catania (Agricoltura): “Sugli ogm Clini ha parlato a titolo personale”
Le recenti affermazioni del neoministro dell’Ambiente Corrado Clini in materia di Ogm “sono esclusivamente sue opinioni personali, non hanno valenza a livello di governo”. Così ha risposto il neoministro delle Politiche agricole Mario Catania, a margine di una conferenza stampa. Rispetto al nucleare, si è limitato a dire: “Non mi tocca”.
11.03 – Cicchitto a Monti: “Attenti a patrimoniale e Ici, si evitino tensioni”
Su Ici e imposta patrimoniale “vi chiediamo una considerazione assai attenta per evitare di creare tensioni, vista la nostra posizione in merito”, afferma Cicchitto intervenendo su due dei punti più delicati evocati nelle linee programmatiche di Monti ieri in Senato. Al termine dell’intervento, il capogruppo ha confermato il sì dl Pdl alla fiducia.
10.59 – Cicchitto (Pdl): aumento spread non è un problema di “nomi e cognomi”
Sullo spread, i fatti dimostrano che “il problema era ben altro che un nome, un cognome e un governo”, e il nodo ora rocca la Francia e la Spagna. Lo afferma il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto nell’intervento in aula sulla fiducia al governo Monti
10.52 -Monti martedì prossimo a Bruxelles
Il neo premier Mario Monti sarà a Bruxelles martedì prossimo per una serie di incontri istituzionali. Fonti del Consiglio Ue confermano che alle 11.30 Monti incontrerà il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy. Un incontro con il presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso è in agenda nel corso della stessa giornata.
10.48 – Donadi (Idv): “Basta privilegi”
“Basta privilegi”, rimarca il capogruppo Idv Massimo Donadi riprendendo il discorso di Monti al Senato. “In questo vedo una continuità con il lavoro che ha svolto come commissario per la concorrenza in Europa. Speriamo che quello ‘stile Monti’ lo porti anche in Italia, perché quando si parla di privilegi si parla di tante cose, ma a noi viene in mente anche l’Antitrust”. Donadi ha criticato anche le uscite del neoministro dell’Ambiente Corrado Clini, in particolare riguardo alla sua apertura al nucleare, bocciato dal recente referendum.
10.46 – I vescovi incoraggiano Monti
Sir, l’agenzia stampa della Conferenza episcopale italiana, ha pubblicato una nota-editoriale dedicata al nuovo esecutivo nella quale si auspica che dal nuovo governo arrivi “un’iniezione di fiducia per il Paese tutto, che non solo ne ha bisogno, ma anche la desidera”. Per dare risposta positiva ai problemi c’è bisogno di “coesione nazionale”.
10.40 – Scilipoti in aula con il lutto al braccio: “La democrazie è morta”
Fascia scura al braccio in segno di lutto e un mazzo di volantini da distribuire a deputati e giornalisti dove campeggia una grossa croce nera e la scritta: “Oggi è morta la democrazia parlamentare”. Il parlamentare Domenico Scilipoti si è presentato così questa mattina a Montecitorio per l’esordio in aula alla Camera del governo Monti.
10.35 – Napoli: “Berlusconi non interverrà alla Camera”
“Parlerà Cicchitto e la dichiarazione di voto verrà fatta da Alfano, mentre Berlusconi non parlerà”. Lo annuncia Osvaldo Napoli, deputato del Pdl, a Tgcom24. “Il Pdl appoggia totalmente Monti – aggiunge – ma ci sono problematiche che discuteremo di volta in volta. Sulla patrimoniale e Ici siamo decisamente contrari”.
10,32 – Gasparri: “Anche i sottosegretari devono essere tecnici”
“Si leggono sui giornali ipotesi amene. Abbiamo già rappresentato al presidente Monti la nostra posizione circa l’opportunità che nel governo fossero nominati solo tecnici. Ciò vale per i ministri, come è di fatto accaduto, ma deve valere anche per i sottosegretari. Per essere considerati tecnici non basta non essere mai stati eletti o semplicemente inseriti in qualche lista”. Lo dichiara il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri.
10,31 – Franceschini: “Cittadinanza per i figli degli immigrati”
Dario Franceschini (Pd) ha auspicato una legge sulla cittadinanza dei figli degli immigrati e, parallelamente al risanamento finanziario, il varo delle riforme istituzionali e di una nuova legge elettorale.
10.19 -Briguglio (Fli): “Passera, serve nuova legge su conflitto d’interesse”
“Col governo Monti nel quale figurano ministri come Corrado Passera per il quale è stata sollevata ipotesi di conflitto d’interesse si sono create le condizioni perchè si possa varare una nuova normativa bipartisan”. E’ quanto dichiara Carmelo Briguglio, vice presidente vicario dei deputati di Fli. “L’uscita di Berlusconi da palazzo Chigi -afferma- affranca il tema del conflitto d’interesse da ogni pregiudizio, in ambedue i sensi, sia in quello di una blindatura sia in quello di un attacco al Cavaliere”.
10,15 – Camera, solo una trentina di deputai Pdl in aula
All’inizio del dibattito sulla fiducia alla Camera, abbastanza pieni i banchi del Pd e dell’Idv, diversamente da quelli del centrodestra, dove ci sono solo una trentina di deputati.
10.14 – Franceschini (Pd): “Con Monti fino alla fine della legislatura”
“Non diremmo mai che possiamo staccare la spina al governo quando vogliamo, ma diremmo che noi vogliamo che il governo Monti resti fino alla fine della legislatura”. Lo afferma Dario Franceschini, capogruppo del Pd, in polemica con il Pdl, nel dibattito che precede il voto di fiducia al governo Monti.
10.03 – Camera, iniziato il dibattito sulla fiducia
E’ cominciato alla Camera il dibattito sulla fiducia al governo Monti. Al termine del dibattito, verso le 12, è in programma la replica del presidente del Consiglio, quindi le dichiarazioni di voto e infine, dalle 14, la chiama dei deputati per il voto.
10.01 -Versace: “Monti svolta epocale”. E il Pdl “fa male al paese”
‘Il discorso pronunciato dal Presidente Mario Monti al Senato segna una svolta epocale per la politica italiana. Per la prima volta dopo molti anni si sono sentite echeggiare parole di verità sull’Italia e sulla crisi della sua finanza pubblica”. Lo afferma Santo Versace, ex Pdl che accentua così il suo distacco da Silvio Berlusconi. “Quel che mi preoccupa è che qualcuno già dichiari che il Governo durerà quanto vorrà il Pdl. In un momento di grande emergenza, dichiarazioni del genere fanno male al Paese ed a chi le pronuncia perche sono il sintomo della mancanza di senso dello stato”.
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