Il programma di Gabanelli diffonde notizie inesatte sull’ex pm di Mani Pulite. Forse una ‘disattenzione’, ma è strano ‘l’errore’ quando si colpisce l’avversario parlamentare più duro nei confronti del governo Monti.
Report, che tanto piace alla sinistra italiana, in realtà è stato sempre un programma altalenante. A seconda dell’argomento ‘azzeccava’ la puntata oppure diventava uno strano miscuglio di indizi che alla fine non portavano ad una verità accertata, ma solo a supposizioni.
La ‘scuola’ del giornalismo televisivo della gauche italiota non ha mai brillato, tanto che da almeno trent’anni, sebbene di materia per indagare ce ne fosse a tonnellate, non si è mai riusciti a stanare neppure un ladro di polli. Sono lontani i tempi dell’Espresso degli anni ’60, dell’Ora di Palermo, delMondo di Pannunzio, del Panorama di Sechi.
La ‘denuncia totale’ alla Santoro, i verbali taglia incolla di Travaglio, i cartelli soporiferi di Floris o le altre trasmissioni televisive sono più uno strumento di training autogeno per i cittadini ‘indignati’ che una spietata macchina investigativa, come per esempio fu il Washington Post di Woodward e Bernstein durante il Watergate.
Ed infatti Nixon dovette tornarsene a casa dopo l’inchiesta dei due Premio Pulitzer, mentre al momento non sembra che nessun politico di rilievo sia stato costretto alle dimissioni da una investigazione giornalistica condotta dai pupilli del popolo di sinistra.
Fino a ieri, perchè adesso un ‘colpito ed affondato’ adesso potrebbe esserci: Tonino Di Pietro.
Il leader dell’ormai agonizzante Idv ha scritto cercando di difendersi da quelle che ha definito “alcune delle molte ‘perle’ di disinformazione diffuse in questi giorni in merito ad un mio presunto e inesistente ‘ingente patrimonio immobiliare’”.
Secondo Di Pietro “sui giornali e nelle televisioni sono stati attribuiti ad Anna ben otto immobili e a Toto sette. Vale a dire “15 case”, almeno così è stato fatto credere sia in diverse trasmissioni radiotelevisive che da molti giornali. Immobili che, con artifizi linguistici e raggiri comunicativi, io avrei acquistato per loro con i soldi dei rimborsi elettorali ricevuti dal partito IdV”.
Dopo aver annunciato querele (che alla luce dei fatti rimpingueranno ulteriormente il portafoglio dell’ex magistrato) Di Pietro ha continuato: “La verità è ben diversa, come da estratto catastale che, qui di seguito, allego e che deve essere letto per intero senza fermarsi alla prima pagina, come fraudolentemente è stato fatto”.
Ed è a questo punto che le ‘investigazioni giornalistiche’ che avrebbero dovuto scoperchiare l’abisso diventano una testimonianza di surrealtà.
Infatti Di Pietro spiega: “Certo, nella prima pagina della visura catastale, si legge che Anna è titolare di 7 fabbricati a Milano e Toto di altri 6. Risulta, inoltre, che entrambi siano intestatari di un ulteriore “fabbricato” a Bergamo (cfr. prima pagina della visura per Anna e della visura per Antonio Giuseppe). Ma se si ha l’accortezza di “girare” le pagine successive delle singole visure catastali, ci si può facilmente rendere conto che, in realtà, i miei figli non sono affatto proprietari di “15 case” ma solo di due appartamentini, con annesso unico garage, entrambi siti al quarto piano di un condominio popolare di recente costruzione in zona Bovisa a Milano. Tutte le altre particelle immobiliari, indicate nell’estratto catastale, invece, altro non sono che “aree urbane” dell’intero condominio cedute al Comune di Milano per “servizi pubblici” (marciapiedi, parcheggi pubblici, svincoli e strade di accesso, giardinetti pubblici al servizio di tutta la collettività locale, etc.)”.
Insomma, se fosse dimostrato, come oggettivamente i documenti attesterebbero, ci sarà da chiedersi come mai Report abbia preso un granchio di questa portata. E, soprattutto, ci sarebbe da domandarsi come mai nessuno abbia ritenuto di far ricorso ad una regola fissa per qualsiasi giornalista investigativo al mondo: “Sottoporre i risultati dell’inchiesta all’accusato e chiedere il suo parere e le sue controrepliche”.
C’è da pensare che alla lunga se ne vedranno delle belle, perchè l’ex pm in tribunale è stato sempre un mastino.
Di Pietro non è un santo ma REPORT ha preso un granchio...
Aggiungiamo che adesso le "puntate-assist" di Report al governicchio dei tecnici "al soldo" dei banchieri sono più di una... Da questa su Di pietro appunto (il maggiore oppositore in Parlamento al governo Monti), a quella sulla limitazione all'uso del contante.... Se è vero che 3 indizi fanno una prova...
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