Bisognerà aspettare almeno le 19, quando si chiuderanno i seggi in Virginia, per capire se si avrà subito un vincitore o se la battaglia sarà all'ultimo voto. Ma con l'Ohio in tasca Obama potrebbe anche perdere nello stato cruciale per Romney in Colorado e Florida, riuscendo comunque a sconfiggere il repubblicano. Il presidente ha chiuso la campagna elettorale nell'Iowa, con la moglie Michelle al suo fianco e con Bruce Springsteen a fargli da testimonial
Oggi è il giorno più lungo per l'America, che sceglie il prossimo presidente degli Stati Uniti, oltre a rinnovare la Camera dei Rappresentanti, un terzo del Senato e undici governatori. Dopo gli ultimi appelli al voto di Barack Obama e dello sfidante repubblicano Mitt Romney, la parola è passata alle urne. Lo spoglio è partito ieri poco dopo la mezzanotte a Dixville, in New Hampshire, e le prime dieci cartelle scrutinate hanno decretato un pareggio con cinque voti per ciascuno, sottolineando emblematicamente il testa a testa che si profila.
Ma Bisognerà aspettare le 19 di oggi, quando si chiuderanno i seggi in Virginia, per capire se si avrà subito un vincitore ovvero se la battaglia sarà all'ultimo voto. La Virginia, con tredici grandi elettori, e' centrale nella strategia di Romney, che non a caso ieri vi ha fatto due tappe. Se dovesse andare ad Obama, le possibilità di vittoria per il repubblicano si ridurrebbero notevolmente. Alle 19,30 arriveranno le prime proiezioni dell'Ohio, cruciale per entrambi i candidati con diciotto grandi elettori. Se Romney vincesse in Ohio, la situazione potrebbe rivelarsi critica per il presidente in carica, mentre in caso contrario la storia giocherebbe a suo favore, visto che nessun repubblicano ha mai vinto le presidenziali senza aggiudicarsi questo Stato 'in bilico'. Con l'Ohio in tasca, spiegano gli esperti della 'Cnn', Obama potrebbe anche perdere il Colorado, la Virginia e la Florida, riuscendo comunque a sconfiggere Romney. In Florida, New Hampshire e Pennsylvania i seggi si chiuderanno alle 20. In Florida c'è la posta più alta, con 29 grandi elettori. Obama non conta sulla vittoria in Florida, mentre per Romney e' cruciale. Alle 21 si chiuderanno i seggi in Colorado e Wisconsin, che valgono complessivamente diciannove grandi elettori, cioè a dire uno in più rispetto all'Ohio: se un candidato si aggiudicasse entrambi gli Stati la sua strada verso la Casa Bianca, osserva il 'New York Times', sarebbe spianata. In Iowa, dove Obama ha lanciato il suo appello finale, i seggi chiuderanno infine alle 21.
Barack Obama ha chiuso la campagna elettorale nell'Iowa, con la moglie Michelle al suo fianco sul palco per la prima volta dalla Convention democratica. Il presidente ha parlato per 29 minuti, senza mai fare alcun riferimento al rivale Repubblicano Mitt Romney. "Sono tornato una volta ancora nell'Iowa per chiedere il vostro voto", ha dichiarato. "Sono tornato per chiedervi di aiutarci a portare a termine ciò che abbiamo iniziato. Perché e' qui che e' iniziato il nostro movimento in direzione di un cambiamento, qui, proprio qui. Proprio dietro queste gradinate si trova l'edificio che è stato la sede del nostro quartier generale nell'Iowa nel 2008". "Qui e' dove alcuni tra i primi giovani si sono uniti alla nostra campagna", ha affermato Obama, "qui e' dove tanti di voi che hanno condiviso le loro convinzioni ci sono venuti in aiuto". "Questo - aveva detto poco prima Michelle - e' l' appuntamento conclusivo dell'ultima campagna di mio marito. Quindi questa e' l'ultima volta che lui ed io saremo insieme sul palco durante un comizio. E per questo siamo voluti venire nell'Iowa stasera". "Se e' vero che siamo andati tanto avanti sappiamo che ancora c'è tanto da fare".
Dalle liti ai seggi fino alle battaglie legali in tribunale: la lista dei problemi giuridici e tecnologici nelle elezioni di oggi negli Stati Uniti è lunga e, secondo gli esperti, gli effetti sul voto stavolta potrebbero essere molto pesanti. Il timore principale è che, come è già accaduto in passato, si debba aspettare per giorni, se non per settimane, prima di conoscere il nome del nuovo presidente degli Stati Uniti d'America. Già domenica in Florida, il partito democratico ha intentato una causa per estendere il voto anticipato dopo che molti elettori sono rimasti in coda fino a sei ore, per poter votare entro la scadenza di sabato. In molti hanno iniziato a gridare Lasciateci votare! Lasciateci votare". Questo episodio rischia di essere solo un piccolo assaggio di quanto si potrebbe verificare oggi su una scala molto più ampia. Non a caso il presidente Barack Obama e lo sfidante repubblicano Mitt Romney si preparano a sguinzagliare negli stati-chiave migliaia di avvocati che, su base volontaria, controlleranno lo scrutinio.
Le due potenze destinate a contendersi la supremazia mondiale nel XXI secolo si trovano di fronte - a pochi giorni l’una dall’altra – a due scadenze politiche estremamente importanti: gli americani sono chiamati a scegliere il nuovo Presidente, i cinesi a cambiare i vertici del Partito comunista che guida ininterrottamente il Paese dalla rivoluzione di Mao Tse Tung. I primi lo faranno direttamente domani, i secondi l’8 novembre attraverso i delegati al Congresso.
L’esito delle due scadenze è destinato ad avere un impatto decisivo sul futuro del Pianeta: i vertici delle due sponde del Pacifico saranno infatti chiamati a confrontarsi in modo sempre più serrato sui temi dell’economia e della finanza, così come su argomenti riguardanti diritti umani e cambiamenti climatici, democrazia e integralismi di varia natura.
I destini delle due superpotenze sono già inevitabilmente incrociati. Non a caso nei loro dibattiti, sia Obama sia Romney hanno usato toni duri contro Pechino (che comunque non sembra curarsene più di tanto, forte com’è dei mille miliardi di dollari di debito accumulati dagli Stati Uniti nei suoi confronti) reduce da una crescita economica senza precedenti. Una crescita che - di record in record - ha portato la Cina a scalare classifiche su classifiche e ad accumulare risorse economiche ingenti, tanto da permettersi il lusso di fare shopping in giro per il mondo con i suoi potentissimi fondi sovrani (qualcosa come mille miliardi di dollari su 5.135 secondo gli ultimi dati diffusi dal Sovereign wealth fund institute). Uno strapotere visibile anche nelle cifre dell’interscambio commerciale con l’Unione europea (428miliardi nel 2011, dai 4 miliardi della metà degli anni 70) o dell’export europeo verso l’impero del Dragone (+8,9% annuo dal 207 al 2011). L’interesse di Pechino verso il Vecchio Continente è testimoniato anche dall’ammontare degli investimenti diretti della Cina in Europa (3,1 miliardi, su un totale di 17,8).
L’augurio è che la Cina dei successori di Hu Jintao e di Wen Jiabao oltre che ai piani economici e ai successi commerciali guardi anche alle riforme e a una maggiore democrazia. In modo che oltre alle classifiche della ricchezza, vengano scalate anche quelle della libertà, della giustizia sociale e dei diritti umani.
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