L'Irpef non aumenterà, neanche per i redditi più alti. Ma sui «ricchi» arrivano almeno 12 miliardi di euro di nuove tasse, sui 18 complessivi che il decreto «Salva-Italia», come l'ha definito il presidente del Consiglio, Mario Monti, dovrà pescare nelle tasche degli italiani per far quadrare i conti pubblici, garantendo il pareggio di bilancio e un po' di ossigeno alla crescita con le misure di rilancio dell'economia. La manovra complessiva vale in tutto 30 miliardi di euro: sono 12-13 miliardi di tagli alla spesa pubblica, compresa quella previdenziale e quella di Regioni, Province e Comuni, e 17-18 miliardi di nuove tasse, due terzi delle quali riguardano «proprietà», cioè la casa, la ricchezza finanziaria, compresa quella rimpatriata con lo scudo fiscale, e poi auto di lusso, barche, aerei privati. Dei 30 miliardi recuperati (20 netti), 20 andranno alla riduzione del deficit pubblico e 10 saranno utilizzati per finanziare gli interventi a favore della crescita economica, come l'abbattimento dell'Irap sul costo del lavoro e gli incentivi fiscali per la capitalizzazione delle imprese.
Con il decreto il governo interviene anche per blindare ulteriormente i risparmi di spesa già iscritti in bilancio per 4 miliardi nel 2012, 12 nel 2013 e altri 4 nel 2014 che dovrebbero derivare dalla riforma dell'assistenza e delle invalidità. Se non arriveranno misure alternative, per coprire quel potenziale «buco» di bilancio scatterà l'aumento di 2 punti delle aliquote Iva del 10 e del 21% a partire da giugno del 2012, con un ulteriore scatto di mezzo punto dal giugno del 2014. E, sempre a proposito di tasse, il governo ha previsto un nuovo aumento delle accise sulla benzina a partire dal primo gennaio, anche per finanziare il trasporto pubblico locale e l'aumento delle addizionali regionali Irpef (dallo 0,9 all'1,23%) per evitare il taglio del Fondo sanitario.
Tutto servirà per garantire il pareggio di bilancio nel 2013, un obiettivo che si stava allontanando a causa della minor crescita dell'economia, di cui il governo prenderà atto con la revisione delle stime. Nel 2012, secondo i nuovi dati, il prodotto interno lordo diminuirà dell0 0,4-0,5%, mentre per il 2013 la nuova previsione è di una crescita pari a zero. Per confermare l'obiettivo di un rapporto tra deficit e pil dell'1,6% del 2012 e il pareggio l'anno successivo, come il governo intende fare, servirà dunque uno sforzi maggiore.
A fare la parte del leone nella manovra saranno le nuove imposte sulla casa, che da sole dovrebbero valere circa 7-8 miliardi di euro. L'Imposta municipale unica che il federalismo fiscale riserva ai Comuni, sarà anticipata al gennaio 2012 e ad essere tassate saranno anche le prime case di abitazione. L'aliquota di base dell'Imu è stata fissata allo 0,76%, ma per la prima casa sarà ridotta allo 0,4%, con la possibilità per i sindaci, in funzione delle esigenze del proprio bilancio, di alzare o ridurre l'aliquota base di 0,3 punti e quella agevolata sulla prima casa dello 0,2%.
L'Imu sarà applicata sul valore catastale degli immobili, calcolato in base a nuovi coefficienti di moltiplicazione. Per ottenere il valore, la rendita catastale di un appartamento dovrà essere moltiplicata non più per 115,5, o per 126 se si tratta di seconde case, ma per 160. E come per gli appartamenti aumenteranno i coefficienti di moltiplicazione per gli esercizi commerciali, i terreni, le aree fabbricabili. È come se si fossero rivalutati gli estimi catastali di un buon 60%, ha detto il vice ministro dell'Economia, Vittorio Grilli.
Il ritorno della tassazione patrimoniale sulla sola prima casa porterà maggiori entrate per quasi 5 miliardi. Mentre l'Imu sulle seconde case potrebbe addirittura essere più conveniente dell'attuale Ici, che ha un'aliquota media effettiva dello 0,64%, visto che l'imposta comunale assorbe anche l'Irpef sui redditi fondiari. Insieme all'Imu, però, dovrebbe arrivare anche la nuova Res, cioè l'imposta sui rifiuti ed i servizi, con un'aliquota dello 0,2 per mille, per sostituire Tarsu e Tia.
Saltato l'aumento dell'Irpef, oltre a quelle sulla casa, sui "ricchi" piove un diluvio di altre imposte. A cominciare dal prelievo una tantum aggiuntivo dell'1,5% sui fondi rimpatriati lo scorso anno con lo scudo fiscale (sui quali è stata già pagata una tassa del 5%). Scatterà poi una tassa sullo stazionamento e il rimessaggio delle grandi imbarcazioni (superiori a dieci metri di lunghezza), una tassa di possesso sugli aerei ed elicotteri privati, un superbollo aggiuntivo sulle auto con potenza superiore ai 170 cavalli.
Non è tutto, perché anche la ricchezza finanziaria darà il suo contributo alla manovra. L'imposta di bollo sui conti correnti bancari, viene infatti estesa anche al deposito titoli e ad altri strumenti e prodotti finanziari, come le polizze assicurative sulla vita ed i fondi comuni.
Scontata, con la manovra arriva anche la nuova ennesima riforma delle pensioni. Dal 2012 spariscono di fatto le pensioni di anzianità e scatta il calcolo dell'assegno con il sistema contributo pro-rata per tutti. Salta la finestra mobile, ma l'età minima di pensione per gli uomini sarà elevata a 66 anni e per le donne a 62 anni. A prescindere dall'età si potrà accedere alla pensione «anticipata» con 42 anni e un mese di contributi per gli uomini e 41 anni e un mese per le donne. Viene rivisto anche il meccanismo di indicizzazione degli assegni all'inflazione: per le pensioni fino a due volte il minimo (circa 950 euro al mese) la perequazione sarà integrale, ma tutte quelle di importo superiore resteranno ferme.
Il pacchetto contiene circa 10 miliardi di interventi per finanziare lo sviluppo, cominciare dalla deducibilità dell'Irap sul costo del lavoro pagata dalle imprese. Per favorire la loro capitalizzazione arrivano anche gli incentivi fiscali, mentre è stato deciso il rafforzamento del fondo di garanzia sui prestiti alle piccole e medie imprese. Nel decreto ci sono le nuove norme per accelerare la realizzazione delle infrastrutture, e le liberalizzazioni delle attività commerciali, delle farmacie, della rete carburanti, delle attività professionali con la riforma degli Ordini.
Confermato il nuovo limite di mille euro per l'uso del denaro contante, il decreto contiene anche nuove norme contro l'evasione fiscale. Non con interventi punitivi, ma con una serie di incentivi e agevolazioni per i professionisti e le piccole imprese che accettano la piena tracciabilità dei propri ricavi. E con l'esclusione categorica di ogni possibile condono.
E' davvero giunto il momento per chi ne ha le possibilità di valutare una soluzione drastica e decisiva: l'espatrio. Lasciamoli soli con le loro cricche ed i loro massoni, le stragi impunite e le collusioni mafiose, i clientelismi e le bustarelle, le escort e "la patrimoniale mai!". Facile tacciare questi pensieri, (comuni del resto), di qualunquismo spicciolo o populismo ironico. Ma se davvero smettessimo di sottostare a questa sottile agonia, a questa dittatura leggera, smettessimo di essere popolo italiano che costantemente è chiamato a pagare errori della propria inadeguata classe dirigente e politica, magari chiedendo asilo politico in Svizzera... Forse allora la patrimoniale, a quel punto, sarebbero costretti a farla.
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