“Sforbiciata ponderata” e non “tagli lineari”. “Seconda rata” di una “manutenzione continua” del funzionamento dello Stato e non decreto definitivo. Nessuna chiusura dei piccoli ospedali e fondo per l’università che rimane pressoché intatto. E, soprattutto, niente aumento dell’Iva fino all’estate del 2013 , ma risparmio crescente per i prossimi tre anni. Dopo sette ore di riunione, queste le linee principali della spending review che il Consiglio dei ministri ha approvato in nottata. Un provvedimento che il presidente del Consiglio Mario Monti ha definito “missione collettiva” pensata “per i cittadini”. E che per i prossimi sei mesi del 2012 comporterà tagli per 4,5 miliardi, che salgono a 10,5 per il 2012 e a 11 nel 2014.
Con il provvedimento approvato in nottata, inoltre, è arrivato il tanto auspicato dimezzamento delleprovince, che nei prossimi mesi dovranno scendere a quota 50. Il tutto con il raccordo con gli enti territoriali e accompagnato dalla creazione di 10 nuove città metropolitane (Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria). Nella conferenza stampa convocata subito dopo il via libera del cdm al decreto, il premier ha sottolineato il grande “senso di responsabilità” manifestato dai ministri, che nel corso di queste settimane hanno cercato di opporre qualche resistenza alla sforbiciata prevista dal decreto (con il capo del Governo che, da par sua, è stato subito chiaro nel non accettare né tollerare nessun veto o resistenza), ma che alla fine hanno dato il loro placet alla spending review.
Un via libera arrivato anche per un motivo non puramente ‘morale’: sui due fronti principali – sanitàe scuola – i rispettivi dicasteri l’hanno spuntata. In extremis, del resto, sono saltati i tagli ai ‘mini-ospedali‘ e quelli alle università (200milioni nel 2012 e 300 a partire dagli anni successivi), così come non saranno finanziate le scuole paritarie. “La scuola non è toccata da questo decreto – ha precisato il viceministro dell’Economia Vittorio Grilli – e per la salute si mantengono i servizi invariati ma riducendone i costi”. Nel complesso, comunque, la macchina centrale dell’amministrazione pubblica ha messo sul piatto 1,5 miliardi quest’anno e 3 miliardi a partire dal 2013, con tanto di soppressione della Covip e dell’Isvap.
Confermato, inoltre, lo stop all’incremento dell’Iva fino al primo luglio del 2013 e le risorse per fare in modo che altri 55 mila esodati possano essere salvaguardati con le vecchie regole con uno stanziamento complessivo di 1,2 miliardi di euro dal 2014. Tra le novità in arrivo, invece, ha fatto rumore il taglio di “almeno il 10 per cento” del totale degli organici delle Forze armate, lo stop all’adeguamento degli affitti pagati dallo Stato e l’avvio della rinegoziazione delle locazioni per ridurre del 15 per cento i canoni.
LA SCHEDA: tutta la spending review capitolo per capitolo
Dimezzamento delle province (secondo le previsioni del governo ne rimarrebbero una cinquantina in tutto), taglio ai travet (10 per cento per i dipendenti e 20 per cento per i dirigenti), nessuna sforbiciata al finanziamento dell’Università (che non perderà i 200 milioni ipotizzati), ma risparmi consistenti sulla giustizia e scure per le ‘famigerate’ auto blu, che diventeranno la metà. Misure, come ha detto il supercommissario Enrico Bondi, che consentiranno di ‘sterilizzare’ l’aumento dell’Iva quest’anno e a renderlo più leggero (un solo punto) l’anno prossimo.
- PACCHETTO BONDI: Il supercommissario mette sotto la lente 61 miliardi di spese. Attraverso un sistema di acquisti più ‘virtuosi’ si arriverà a tagliare gli eccessi. Target: 5 miliardi. Si tratta di un meccanismo per eliminare i picchi in alto della spesa pubblica per l’acquisto di beni e servizi. Come nel caso della sanità. Si fissa il prezzo migliore per un bene (quello che si spunta sul mercato ‘unico’ telematico, ad esempio quello che fa la Consip) e si taglia tutto quello che eccede il livello fissato.
- MENO TRAVET E MENO UFFICI: E’ uno dei tagli più contestati: dopo una verifica della Funzione Pubblica si procederà al taglio del 10% del personale e del 20% della dirigenza. Unica rassicurazione è che si derogherà alle regole introdotte dalla riforma del mercato del lavoro. Quindi niente esodati nel pubblico impiego. Non è tutto qui però. I travet avranno meno spazio per lavorare: meno uffici e meno metri pro-capite. I buoni pasto si ridurranno a 7 euro, le ferie non potranno essere monetizzate. Arriva la “valutazione individuale”, una sorta di pagella del ministeriale.
- AFFITTI MENO CARI PER LO STATO: Stop all’adeguamento Istat degli affitti pagati dallo Stato e avvio della rinegoziazione delle locazioni per ridurre del 15% i canoni. I proprietari potranno ‘retrocedere’.
- SALVI, PER ORA, I PICCOLI OSPEDALI: Anche la sanità dovrà dare il suo contributo ai tagli. Ma i piccoli ospedali non spariranno per decreto. Ci sarà un’analisi legata alle necessità del territorio. In ogni caso tra le chiusure, il taglio dei posti letto, il taglio alle spese farmaceutiche e per l’acquisto di beni e servizi sono attesi 5 miliardi.
- VIA PROVINCE, TRA 20 GIORNI CRITERI: Le Province saranno dimezzate: dalle attuali 110 si passerebbe a una cinquantina. E subito, non ad agosto con un altro decreto come inizialmente ipotizzato. I criteri attraverso i quali verranno tagliate le province sono: il primo è relativo alla popolazione e il secondo all’estensione. Entro 20 giorni il governo dovrà fissarli con una delibera del Consiglio dei ministri. Calano intanto i trasferimenti per Regioni, Province e Comuni. Tra gli altri interventi anche quello sui Cda della miriade di società pubbliche (potranno avere solo 3 membri).
- UN ‘COLPO’ AI SINDACATI: In caso di revisione degli organici i sindacati saranno solo informati. Saranno tagliati i permessi retribuiti per assentarsi dal lavoro per attività sindacali (taglio del 10%). E un taglio sempre del 10% ai trasferimenti dei Patronati. Infine i compensi ai Caf: scende da 14 a 13 euro per dichiarazione.
- TAGLIO AI TRIBUNALI, ARRIVA SUPERPREFETTURA: Finora le ipotesi circolate sui tagli prevedono la chiusura di una trentina di tribunali, di 37 procure e di 220 sedi distaccate. Gli avvocati per protesta si incatenano. Arrivano intanto le superprefetture. Gli uffici territoriali dello Stato del Comune capoluogo di Regione assorbiranno le funzioni di tutte le amministrazioni periferiche che hanno sede nella stessa regione.
- SALTA TAGLIO A UNIVERSITA’ E FONDI A PARITARIE: L’operazione sarebbe stata a saldo ‘zero’ ma ha scatenato molte polemiche. Salta così il taglio di 200 milioni alle Università e i 200 milioni in più alle paritarie anche se, per errore, le misure restano nel comunicato finale di palazzo Chigi.
- DIFESA SOTTO TORCHIO: Innanzitutto dovrà calare il numero dei militari in servizio. E in misura non inferiore al 10% del totale degli organici delle forze armate. Ma anche gli alloggi della Difesa saranno ceduti con maggior facilità. Si taglia il fondo per le missioni di pace (-8,9 milioni); il Fondo per gli armamenti (100 milioni); quello per le vittime dell’uranio impoverito (-10 milioni). E ne fa le spese anche il progetto della mini-naja voluto dal precedente governo (-5,6 milioni).
- AUTO-BLU: Sono il pallino di tutti i governi. Da anni. Forse anche perché rappresentano il simbolo più evidente del potere. Il taglio previsto è del 50% rispetto alla spesa sostenuta per acquisto e manutenzione nel 2011.
- SOPPRESSE ISVAP E COVIP: Altro risparmio: saranno soppresse l’Isvap e la Covip. Saltano anche l’Ente nazionale per il Microcredito, soppressione della società Arcus spa.
Commento non può che essere negativo per svariati motivi:
In primo luogo Monti dice che non si tratta di una manovra di finanza pubblica, piuttosto di una ‘operazione strutturale’ che serve a recuperare gli oltre 4 miliardi necessari per evitare l’aumento dell’Iva a settembre. Viene da chiedersi perché Monti proponga ogni giorno questa distinzione. La ragione mi pare molto semplice: Monti aveva garantito in lungo e in largo che non sarebbe stato necessario fare una manovra di aggiustamento dei conti per ottenere i risultati voluti e invece non è vero. La recessione provocata dalle manovre di Berlusconi e Monti è tale da rendere obbligatoria una nuova manovra che si preannuncia di entità ben maggiore dei 4 miliardi previsti come maggior gettito dell’Iva. Ci troviamo quindi di fronte al tentativo di nascondere l’evidenza del fatto che le manovre del governo provocano sull’economia effetti opposti a quelli dichiarati. Del resto Monti ha autorevoli predecessori nell’arte di raccontare balle con la faccia seria, di ripeterlo a reti unificate e di rendere per questo fatto stesso la notizia verosimile. Se Ruby è la nipote di Mubarak, la spending review non è certamente una manovra finanziaria!
In secondo luogo mi ha colpito la difficoltà nel capire cosa effettivamente vogliono fare i nostri governanti. I giornali ci hanno addirittura fatto sapere che chi ha preparato il pacchetto non si è fidato nemmeno di mandare le proposte per mail ai vari ministri per paura che trapelassero le notizie. Ma se la spending review serve a tagliare gli sprechi, cosa c’è da nascondere? Questo governo aveva addirittura attivato un sito internet in modo da permettere ai cittadini di segnalare gli sprechi. Adesso che siamo arrivati alla fase di realizzazione, perché ha paura di far sapere ai cittadini che cosa vuole fare? Se ha operato bene non avrebbe tutto da guadagnare a pubblicizzare i suoi propositi? Questo comportamento a me pare evidenzi nuovamente una distanza tra le parole e i fatti. Il taglio degli sprechi è un obiettivo popolare e si usa questo paravento per fare altro. Pensiamo solo al fatto che si tagliano 200 milioni all’università pubblica e si aggiungono 200 milioni di finanziamento per la scuola privata.
In terzo luogo nei contenuti questa manovra è una stangata pesante, molto pesante. Il taglio delle risorse per la sanità e per gli enti locali produrrà una riduzione drastica di un sistema di welfareche è già arrivato alla canna del gas. A questo punto è abbastanza evidente che il taglio degli sprechi è il comodo paravento dietro cui nascondere l’ennesimo taglio dello stato sociale ed in generale l’ennesima compressione del ruolo dello stato. E su questo bisognerebbe riflettere: Monti usa lo spauracchio della speculazione per distruggere il welfare, precarizzare il lavoro e abbattere i salari, perché il vero obiettivo è la sconfitta dei lavoratori, non l’uscita dalla crisi.
Nello specifico del welfare, l’obiettivo non è salvarlo ma togliere diritti e aprire spazi ai privati per l’intervento sui servizi. Con la benedizione del Vaticano ovviamente!
Spending review: sforbiciata al welfare!
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