Il Pdl minaccia la crisi e sia al Senato che alla Camera (rispettivamente sul dl Sviluppo e sulla legge sui costi della politica) non vota la fiducia al governo Monti. Silvio Berlusconi sembra intenzionato sempre più a staccare la spina. Sul caso interviene il Capo dello Stato Giorgio Napolitano: «La tenuta istituzionale non è a rischio. Evitare una convulsa conclusione della legislatura lasciando andare a picco quello che non deve andare a picco». Ma il Cavaliere sarebbe pronto a intervenire in Aula alla prima occasione utile per annunciare l'addio a Monti e ufficializzare la sua ridiscesa in campo. Lo conferma lo stesso Alfano, che domani alle 10,30 si recherà dal Capo dello Stato: «Anche oggi Berlusconi mi ha espresso la volontà di tornare in campo da protagonista. È lui il detentore del titolo», annuncia. E aggiunge: con la sua discesa in campo le primarie non si fanno: «Erano per la successione ma essendoci lui in campo non ha senso farle».
Senato: sì senza i voti Pdl. Il Senato ha approvato il decreto sullo sviluppo sul quale il governo aveva posto la fiducia. I voti a favore sono stati 127, i contrari 17, gli astenuti 23. Assenti i senatori del Pdl. Il provvedimento passa ora alla Camera. Confermata anche la fiducia alla Camera sul dl sui costi della politica nelle regioni con 281 sì, 77 no e 140 astenuti. Anche in questo caso il Pdl non ha votato. Frattini e altri quattro esponenti del Popolo della libertà si sono smarcati dal partito e hanno votato sì. Sono 48 i deputati assenti al momento del voto sulla fiducia al decreto costi della politica.
Napolitano. Il presidente della Repubblica ha chiesto alle forze politiche anche una valutazione «obiettiva e serena» sui «tempi necessari e opportuni per una proficua preparazione del confronto elettorale». Giorgio Napolitano ha aggiunto di riservarsi «di compiere nelle prossime ore i conseguenti utili accertamenti». «Sappiamo che l'imminente conclusione della legislatura e quindi l'avvicinarsi delle elezioni per il Parlamento stanno suscitando crescenti tensioni tra le forze politiche, da oltre un anno impegnate nel sostenere un governo cui non partecipassero esponenti dei partiti», ha detto il presidente Napolitano parlando al Consiglio dell'Anci. «Ci sono tensioni politiche pre-elettorali che anche fuori d'Italia possono essere comprese senza suscitare allarmi sulla tenuta istituzionale del nostro Paese. Questa tenuta è fuori questione. Ho il dovere di riaffermarlo pubblicamente e - ha aggiunto - mi sento in grado di farlo». «Occorre una considerazione - ha aggiunto - quanto più obiettiva e serena possibile, del residuo programma di attività previsto nelle due Camere, delle scadenze istituzionali, anche nel senso di adempimenti normativi, che si concordi nel ritenere inderogabili».
«Monti non è responsabile di tutto». «L'ho detto a Monti, stanno venendo al pettine nodi antichi e distorsioni e questo governo non può sentirsi carico di responsabilità per quanto sta accadendo o di tutti i problemi che stanno esplodendo. Naturalmente, ha aggiunto il capo dello Stato parlando in Campidoglio, c'è nel governo un «senso di responsabilità» ma era ed è «indubbio che non avrebbe potuto riuscire a portare oltre un certo limite l'opera di riforma e di risanamento», ha sottolineato Napolitano. Le forze politiche, pur nella durezza del contraddittorio, devono avere «consapevolezza del limite oltre il quale non si deve spingere la loro discordia», ha aggiunto citando un articolo di Benedetto Croce del primo dopoguerra. «Dobbiamo assolutamente evitare che in questa fase di convulsione politica si oscurino i risultati raggiunti», perchè abbassare lo spread «è stato un grosso risultato e non bisogna bruciare la fiducia».
Getta acqua sul fuoco La Russa: «Oggi non c'è la fiducia, ma la maggioranza c'è ancora. Non saremo noi a mettere in ginocchio il governo. C'è la legge di stabilità da fare. Noi oggi - aggiunge - abbiamo lanciato un segnale, ma non faremo finire in anticipo la legislatura, questa decisione spetta al presidente della Repubblica e a Monti».
«Il Pdl ha trasferito la confusione dentro di sé ad una confusione di sistema e questo rischia di tradursi in non affidabilità per il Paese». Così il leader Pd Pier Luigi Bersani dopo la mancata partecipazione al voto del Pdl in Senato. Per il Pd «non si è ancora in campagna elettorale», ha aggiunto Bersani. «Bisogna capire se si è trattato di una astensione su un voto o di una astensione politica. Farò il punto della situazione con i capigruppo e staserà si capirà,in un un modo o nell'altro, se la maggioranza c'è. Per noi prima viene l'Italia e la lealtà a Monti» ha continuato Bersani.
Casini: «Siamo all'irresponsabilità allo stato puro». Così il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, commenta la decisione del Pdl di non partecipare al voto sul dl sviluppo. «Qualcuno vuole portare il Paese nel baratro, ci vuole riportare alla follia di dove eravamo» continua Casini che aggiunge: «così è tornato Berlusconi. Mi auguro che dai colleghi del Pdl ci sia qualche sussulto di dignità: chiediamo a quei moderati, eletti nelle file del Pdl, di farsi sentire» aggiunge Casini.
Il Pd: Monti vada al Quirinale. «Quanto è successo è un fatto politico del quale non possiamo che aspettarci una soluzione da parte del presidente della Repubblica», ha detto nell'Aula del Senato la capogruppo del Pd Anna Finocchiaro. «Quando un momento di crisi si manifesta con tanta crudezza e acutezza - sostiene - solo nelle mani del presidente della Repubblica può essere rimessa la questione. Monti deve consigliarsi con chi in questi anni è stato il primo garante delle Istituzioni italiane e della affidabilità e della credibilità dei governi del Paese».
Monti: attendo le valutazioni di Napolitano. «Sono stato e sono in contatto con il presidente della Repubblica e attendo di conoscere le sue valutazioni sulla base in particolare del preannunciato passo del segretario del Pdl». Così il premier Mario Monti in conferenza stampa a palazzo Chigi. «Non trovo particolarmente interessante, né utile soprattutto se fatto da me, l'esercizio di attribuire meriti o responsabilità» circa l'andamento del differenziale fra titoli italiani e tedeschi, ha aggiunto. «Non credo che io sia il miglior destinatario di una domanda su quanto conterà lo spread in campagna elettorale», ha aggiunto Monti, sottolineando comunque di guardare con «attenzione» allo spread.Il governo ha «lavorato sodo non solo in Italia» per mettere il nostro paese «in sicurezza e per evitare che dall'Italia si propagassero nuovi incendi all'Eurozona». Lo ha detto il premier Monti in un intervento video al congresso Pde a Bruxelles, aggiungendo di pensare «che in buona misura ci siamo riusciti».
«Il contributo che l'Italia ha cercato di dare, e credo di poter dire ha dato, all'avanzamento positivo della costruzione europea - ha detto Monti - è stato quello di cercare di metterci a lavorare molto sodo non solo in Italia per adeguarci a tutti i criteri in particolare a quelli richiesti dall'eurozona per mettere l'Italia in posizione di sicurezza e per evitare che dall'Italia si propagassero nuovi incendi all'Eurozona. E penso che in buona misura ci siamo riusciti».
Alfano. «Noi non abbiamo fatto precipitare i fatti: se lo avessimo voluto avremmo dato oggi la sfiducia al governo. Invece abbiamo fatto una scelta di responsabilità dando un segnale chiaro al governo. Dopo tredici mesi di governo Monti le cose vanno peggio», ha detto il segretario del Pdl Angelino Alfano che accusa l'esecutivo di non aver rispettato «gli impegni in materia di giustizia». Alfano assicura che comunque «il Pdl voterà la legge di stabilità».
«Il Pdl non parteciperà al voto pur garantendo il numero legale», era stato l'annuncio del capogruppo al Senato Maurizio Gasparri intervenendo in Aula in vista del voto di fiducia al dl sviluppo. La scelta da parte del Pdl di non partecipare al voto sulla fiducia al decreto legge vuol esprimere, ha spiegato Gasparri, il «passaggio a una posizione di astensione del nostro gruppo nei confronti del governo».
Frattini si smarca. Giuliano Cazzola, Franco Frattini, Gennaro Malgieri, Carla Castellani e Alfredo Mantovano hanno espresso voto favorevole alla fiducia sul decreto sui costi politica. Per il Pdl Fabrizio Cicchitto aveva annunciato l'astensione.
«Se il partito che da un punto di vista parlamentare ha ancora la maggiore consistenza passa all'astensione vuol dire che questo governo non ha più la fiducia delle Aule parlamentari», aveva commentato subito dopo Finocchiaro. «Se un governo non ha più la maggioranza» a causa della scelta del Pdl di passare a una scelta di astensione «credo che Monti dovrebbe recarsi al Quirinale», aveva aggiunto Finocchiaro.
«È un fatto non indifferente, informerò il presidente della Repubblica». Lo dice il presidente del Senato, Renato Schifani, nel chiudere i lavori dell'Aula fino a martedì prossimo, assicurando che per parte sua «non si sottrarrà sul da farsi» e informerà i senatori. «Condivido pienamente le considerazioni del Capo dello Stato sul fatto che c'è un limite alla discordia. Siamo in pre-campagna elettorale e purtroppo non vi è dubbio che, in questo momento, le fibrillazioni diventano eccitazioni.
Il rientro in politica di Berlusconi intanto fa discutere il mondo politico.Il ministro dello Sviluppo Corrado Passera ha dichiaratro: «Tutto ciò che può solo fare immaginare al resto del mondo, ai nostri partner, che si torna indietro, non è un bene per l'Italia. Dobbiamo dare la sensazione che il Paese va avanti». Protesta del Pdl, che ne ha chiesto subito le dimissioni.
Maroni. «Il governo Monti non ha più la maggioranza al Senato: dimissioni subito». Lo chiede il segretario della Lega Roberto Maroni, in un post su Facebook. «Forza Cav, forza Alfano, fuori gli attributi! A casa Monti, ridiamo la parola alla democrazia e al Popolo sovrano», aggiunge poi il segretario della Lega in un tweet. «È ora, Monti deve sparire dalla faccia della terra», è stato il commento di Umberto Bossi ai cronisti che gli chiedevano se il premier Mario Monti debba o meno dimettersi.
Risale lo spread, Borsa giù. In deciso rialzo lo spread tra il Btp e il Bund tedesco dopo che il Pdl ha detto che non parteciperà al voto di fiducia al decreto sviluppo. La forbice tra i due titoli ha chiuso in risalita a 327 punti base, contro i 310 di ieri. Piazza Affari ha accusato il nervosismo della situazione politica ed è l'unico listino europeo a chiudere in ribasso con l'indice Ftse Mib che ha perso lo 0,75% a 15.835 punti. Milano è la peggiore ma, dopo cali di oltre il punto e mezzo percentuale, ha saputo contenere le perdite in coincidenza con l'intervento del Quirinale.
La minaccia del Cavaliere, far cadere il governo e andare al voto a febbraio, rischia di essere scarica. A impedirla, infatti, potrebbe essere il Quirinale. «Se Berlusconi dovesse decidere di togliere la fiducia al governo Monti, Napolitano potrebbe affidare il mandato all’ex presidente del Senato Marini di formare un nuovo governo che sicuramente verrebbe bocciato dalle Camere nel voto di fiducia, ma che guiderebbe il Paese alle elezioni appunto in aprile». Insomma «un governo di pochi mesi che avrebbe il compito di gestire il voto». E che toglierebbe a Berlusconi il principale argomento elettorale: Monti. L’attuale premier, infatti, sarebbe già uscito di scena. A suggerire questa ipotesi, citando «fonti autorevoli», è la Velina Rossa, il foglio di Pasquale Laurito, depositario di gossip che circolano nei Palazzi. Questo, in particolare, nasce dalle parti del governo. Un ministro molto vicino a Monti lo avrebbe confidato a un amico, durante un pranzo. Franco Marini ha smentito quest’indiscrezione, dicendo di essere «troppo vecchio». Ma nei corridoi di Montecitorio si facevano anche i nomi di alcuni costituzionalisti, magari un esperto di legge elettorale. Il nuovo esecutivo, infatti, nascerebbe con l’incarico di fare la riforma elettorale, ora finita in un binario morto.
Al Quirinale smentiscono questo scenario. Impossibile ragionare di un’ipotesi. Anche perché le incognite, si dice, sono troppe. Dipende da come, eventualmente, avverrebbe la crisi. Quello che, però, si può affermare con ragionevole certezza è che se un partito della maggioranza togliesse l’appoggio all’esecutivo dei professori, Napolitano rimanderebbe il governo alle Camere. A quel punto, se anche fosse bocciato, potrebbe comunque rimanere in carica fino al voto. Governo Marini o no, l’ipotesi che, anche di fronte a una crisi, si voti a marzo non è, quindi, peregrina. Anche perché Napolitano ha due priorità: portare a casa la legge di stabilità e favorire tutti i tentativi per modificare la legge elettorale. Non approvare la prima, si dice, farebbe schizzare lo spread sopra i 400. E ci renderebbe inaffidabili agli occhi dell’Europa. La legge di stabilità, però, sarà licenziata molto probabilmente a ridosso di Natale. Lo scioglimento delle Camere ha bisogno di una settantina di giorni. La prima data utile, quindi, è il 10 marzo. Ma perché una crisi ora? Berlusconi ha 2 sassolini: uno è l'intervento di Passera ad Agorà , sulla Rai, dove ha parlato di Berlusconi e di quello che il Cavaliere ha detto mercoledì notte, di una sua possibile candidatura a premier.
«È ovvio che non posso entrare nelle dinamiche dei singoli partiti. Dal punto di vista Italia, noi dobbiamo, secondo me, dar la sensazione che andiamo avanti. Tutto ciò che può fare anche soltanto immaginare al resto del mondo, ai nostri partner, che si torna indietro non è bene per l’Italia». Il senso è: l’Europa non vuole un ritorno dell’ex premier.
L'altro ancor più significante è la discussione circa la legge sulla candidabilità alle elezioni: così com'è stata enunciata la legge nell'ultimo Cdm, Berlusconi sarebbe sì candidabile (perché condannato in primo grado) ma decadrebbe dalla carica in caso di condanna in appello. Evidentemente un affronto troppo grande da sopportare per il Cavaliere. Sta di fatto che alla sola minaccia di crisi di governo (o forse meglio, di ritorno di Silvio), i mercati hanno evidenziato segni notevoli di instabilità. Un ritorno del cavaliere non sembra graditissimo, nè a noi, tanto meno ai mercati. E lo Spread s'impenna...
Perché Berlusconi vuole la crisi?
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La più grande difficoltà sta nell'interpretare la politica come un mezzo al servizio della collettività, della giustizia sociale, uno strumento utile a migliorare la qualità della vita di tutti noi. gli anni trascorsi dal '94 ad oggi hanno segnato le menti, le coscienze ed i cuori, riempendoli di scontri verbali, contrapposizioni ideologiche, dietrologie politiche, lotte di classe. Tutto ciò fa gioco alla oligarchia classista avida di potere che detiene non soltanto il potere politco, ma soprattutto, il potere economico e finaziario di questo paese. In realtà "gli affari" vengono fatti con l'accordo di tutti trasversalmente ad ogni "finta ideologia" politica. La politica degli opposti schieramenti, delle tifoserie selvagge, della contrapposizione liberista-comunista è nella realtà odierna una assurda amenità anacronistica utile soltanto al conservatorismo liberista finto riformista che così continua a tenere sotto scacco le capacità imprenditoriali, i talenti intellettuali, la voglia di "cambiamento" di questo paese. Facciamo che queste eccellenze non rimangano inespresse: lottiamo "insieme" senza inutili contrapposizioni ideologiche. Una cosa ci accomuna tutti: l'amore per il nostro paese. lottiamo insieme per costruire un futuro migliore per tutti!
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