Agenda Monti per l’Italia al Senato. E una coalizione di liste alla Camera con Mario Monti a capo. Questa la decisione più importante emersa dall’incontro durato quattro ore tra il premier dimissionario e i rappresentanti di centro: il segretario dell’Udc Pier Ferdinando Casini, il ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione Andrea Riccardi, il titolare dello Sviluppo economico Corrado Passera, i rappresentanti di Italia Futura, l’associazione fondata da Luca Cordero di Montezemolo, il capogruppo di Fli alla Camera Benedetto Della Vedova e l’ex deputata Pd, poi Api e ora nel gruppo misto Linda Lanzillotta.

“Ho riscontrato nella riunione odierna un consenso ampio, convinto e credibile che mi induce a dare il mio incoraggiamento a queste forze in occasione delle imminenti elezioni politiche – ha esordito Monti in conferenza stampa – L’iniziativa non è contro questo o contro quello, ma per prolungare nel tempo, intensificare nel passo ed estendere negli obiettivi quella modalità di governo che ha consentito nell’ultimo anno di affrontare l’emergenza finanziaria“. Del resto, insiste Monti “l’emergenza non è affatto finita: dopo quella finanziaria abbiamo davanti emergenza dell’occupazione, soprattutto giovanile”.

Il professore spiega nel dettaglio il progetto politico delineatosi durante la riunione: ”Non immaginiamo alleanze con gli uni o gli altri, questa è un’operazione di rinnovamento nel profondo della politica italiana che deve avere un giorno vocazione maggioritaria“. Non si tratta tuttavia di creare un nuovo partito, sottolinea Monti che non ci sta a passare per “l’uomo della provvidenza“, una definizione che Don Verzè aveva dato all’amico Silvio Berlusconi nel luglio 2010 e che oggi, con un post sul suo sito, Beppe Grillo attribuisce al Professore riferendosi all’endorsement ricevuto da parte dei due principali quotidiani cattolici, l’Osservatore Romano e l’Avvenire. “Non ho mai pensato di creare un nuovo partito, non sono l’uomo della provvidenza”, ha detto Monti spiegando che “ci sarà un rassemblement e uno statuto ma non un nuovo partito”.

Ma come funzionerà esattamente? “Anche per la Camera i partecipanti alla riunione mi hanno offerto la loro disponibilità ad accettare una lista unica – dice Monti – ma ho pensato che rifiutando il personalismo nella politica, fosse più opportuno e più significativo avere una lista dell’Udc, in particolare, una forza politica che ha visto per prima i limiti del bipolarismo combattivo. Così ci sarà quella lista, ci sarà una lista civica, non so se ce ne saranno altre, e ci sarà una coalizione di queste liste”.

Secondo alcune indiscrezioni, al vertice si è scontrata la linea di coloro (Passera, Della Vedova, Ichino) che sostenevano con forza le ragioni della lista unitaria con quella che poi ha prevalso: Pier Ferdinando Casini (“al vertice per l’Udc e per se stesso”, ha osservato sardonico il premier in conferenza stampa”), Andrea Riccardi e Luca Cordero di Montezemolo hanno portato il premier sul loro terreno, quello di liste separate alla Camera per avere un profilo distinto tra società civile ebuona politica (salvaguardando lo scudocrociato dell’Udc), il doppio dei candidati, più spazi in tv per la campagna elettorale. Ai centristi Monti concede il “brand”, ma con paletti ben piantati, tanto che scandisce bene le parole quando dice che “vigilerà” sulle liste e quando parla di “regole di governance molto esigenti”. Non basta: Enrico Bondi farà la “due diligence” su ciascun candidato, “conformità dal punto di vista penale e su possibili conflitti di interessi”, cosa che il premier blinda sostenendo che “a partire da Casini tutti si sono detti d’accordo”.

Monti pensa “non a una alleanza con gli uni o gli altri, ma ad un’operazione di rinnovamento nel profondo della politica italiana, che può e deve avere opzione maggioritaria”. Musica per le orecchie del centristi, che davvero oggi possono sperare, come il premier più volte ripete in conferenza stampa, che l’Agenda Monti per l’Italia possa “essere mobilitante”, “rompere” i vecchi schemi bipolari, avere a breve i “risultati significativi” che indicano i sondaggi. Ma ciò che conta è che il Prof sia in pista, che l’adesione delle forze in campo sia stata giudicata dal premier “ampia, convinta e credibile” e che il progetto parta in fretta. Entro l’11 gennaio deve esserci un simbolo, programma e candidato premier, solo dieci giorni dopo candidature e firme e tra meno di due mesi le elezioni saranno il banco di prova.

Intanto, dopo l’Osservatore Romano, anche l’Avvenire mette nero su bianco il suo appoggio al Professore con un editoriale firmato dal segretario della Cei Angelo Bagnasco. “Penso che sull’onestà e capacità di Monti ci sia un riconoscimento comune – scrive il cardinale – Ognuno può avere opinioni diverse, ma penso che su questo piano, sia in Italia sia all’estero, ci siano stati riconoscimenti”. L’arcivescovo di Genova ha poi ribadito la “necessità di una politica nobile” su cui “penso che tutti siamo più che d’accordo e noi la auspichiamo. Per quanto riguarda i casi particolari, ognuno fa le proprie considerazioni. Auspichiamo veramente che chiunque faccia politica, soprattutto nelle prossime elezioni, creda in una politica alta per il bene del paese. Di questo – ha concluso Bagnasco – c’è bisogno per la gente”.
 
Ricordiamo in pillole i contenuti programmatici dell' "Agenda Monti":

TASSE E FISCO
«Occorre un impegno, non appena le condizioni generali lo consentiranno, a ridurre il prelievo fiscale complessivo, dando la precedenza a lavoro e impresa. La riduzione va perseguita anche trasferendo il carico su grandi patrimoni e sui consumi che non impattano sui più deboli e sul ceto medio. Servono meccanismi di misurazione della ricchezza oggettivi e tali da non causare fughe di capitali. Occorre perseguire obiettivi di maggiore equità nella distribuzione del peso dell’aggiustamento. Bisogna inoltre realizzare un nuovo Patto tra fisco e contribuenti per un fisco più semplice, più equo e più orientato alla crescita». Lotta all’evasione: nel 2012 ha dato 13 miliardi, «è essenziale introdurre meccanismi di tracciabilità dei pagamenti».
SPESA PUBBLICA
«Con un debito pubblico che supera il 120% del Pil non si può seriamente pensare che la crescita si faccia creando altri debiti. Lo spread conta per imprese e lavoratori: ridurre di 100 punti l’interesse che paghiamo, vale 20 miliardi a regime. Spending review non vuol dire solo "meno spesa", ma "migliore spesa". Quella lanciata quest’anno ha permesso risparmiare 12 miliardi e ulteriori risparmi saranno conseguiti nel 2013». Pubblica amministrazione: «Entro i primi 100 giorni del nuovo governo dovrà essere lanciata una consultazione per identificare le 100 procedure da eliminare o ridurre con priorità assoluta. Va introdotto un principio generale di trasparenza assoluta della P.A., secondo il modello del Freedom of Information Act degli Usa».

FAMIGLIA E DONNA

«La famiglia è il cuore pulsante della società italiana. L’Italia deve tornare ad avere fiducia nel futuro e a fare bambini. Politiche per la famiglia molto avanzate servono anche a contrastare il calo demografico, che è uno dei fattori d’impoverimento delle società. Va incoraggiata la più ampia adozione di incentivi fiscali e contributivi a sostegno della natalità e per le famiglie numerose». Monti dedica poi un robusto capitolo alle donne: «L’Italia non potrà dispiegare il potenziale di sviluppo economico se non riuscirà a valorizzarle maggiormente. Come ha stimato Bankitalia, con un’occupazione femminile al 60% il nostro Pil aumenterebbe del 7%. Troppe donne italiane sono relegate ai margini del mondo lavorativo. Occorre una detassazione selettiva dei redditi di lavoro femminile e servono robuste politiche di conciliazione famiglia-lavoro».

LAVORO E GIOVANI

«La riforma del mercato del lavoro rappresenta un passo avanti fondamentale verso un modello di flessibilità e sicurezza vicino a quello vincente realizzato nell’Europa del Nord. Non si può fare marcia indietro». Bisogna puntare però a «una drastica semplificazione normativa e amministrativa, senza perdere niente in garanzie di sicurezza dei lavoratori o tutela dei diritti; il superamen-
to del dualismo tra lavoratori sostanzialmente dipendenti protetti e non protetti; ridurre a un anno al massimo il tempo medio del passaggio da un’occupazione all’altra; spostare verso i luoghi di lavoro il baricentro della contrattazione collettiva». E «bisogna rilanciare un Piano Occupazione giovanile con incentivi e detassazioni per chi assume lavoratori tra i 18 e i 30 anni».
LIBERALIZZAZIONI
Quelle fatte nel 2012 «non sono state provvedimenti isolati ma parte integrante di una politica che ha messo al centro l’interesse dei cittadini-consumatori. Resta la tentazione ricorrente di reintrodurre tutele, come si è visto con la riforma della professione forense. È necessario allora intensificare l’apertura dei mercati dei beni e dei servizi, sulla base di un processo di consultazione pubblica». Per le imprese, «occorre aumentare gli investimenti in ricerca e innovazione, con il credito strutturale d’imposta. Per le ristrutturazioni, si può immaginare un Fondo per le ristrutturazioni industriali. Bisogna puntare a raggiungere un livello d’investimenti diretti esteri vicino alla media europea, che potrebbe portare fino a circa 50 miliardi in più l’anno».
I PARTITI
«Gli italiani hanno accettato sacrifici molto pesanti, mostrando un elevato senso di responsabilità civile». Devono essere dunque «meno comprensivi verso la cattiva politica». Serve «una sterzata: la drastica riduzione dei contributi pubblici anche indiretti ai partiti e ai gruppi parlamentari e dei rimborsi elettorali, con una disciplina di trasparenza dei bilanci e con la tracciabilità dei finanziamenti privati e una soglia massima per gli stessi contributi». E ancora, «chi riveste cariche pubbliche dovrà dichiarare i propri interessi economici e patrimoniali al momento dell’ingresso in carica e alla fine dell’incarico, in modo da verificare eventuali casi di arricchimento indebito. Va previsto il divieto di cumulo tra indennità parlamentare e retribuzioni da altre attività professionali».

GIUSTIZIA
In questo campo, «va introdotta una coerente disciplina del falso in bilancio e completata la normativa sull’anticorruzione, l’antiriciclaggio e l’autoriciclaggio. Va rivista la riduzione dei termini di prescrizione per garantire in modo più adeguato l’azione di prevenzione e contrasto di diversi gravi reati, va introdotta una disciplina sulle intercettazioni e una più robusta disciplina sulla prevenzione del conflitto di interesse. Per quanto riguarda le infiltrazioni mafiose nella vita politica la legge sull’incandidabilità (già approvata, ndr) manda un segnale preciso. Bisogna andare anche oltre, seguendo ad esempio il codice di autoregolamentazione dei partiti preparato dalla commissione Antimafia».

EUROPA
«Per contare nell’Unione europea non serve battere i pugni sul tavolo. Se non si convincono gli altri Stati delle proprie ragioni, si resta con un pugno di mosche in mano. L’influenza sulle decisioni comuni nasce dalla credibilità, dal saper far valere peso economico e politico, dal lanciare idee su cui creare alleanze. Per questo l’Italia, paese contributore netto al bilancio europeo, deve chiedere all’Europa politiche orientate nel senso di una maggiore attenzione alla crescita». Mentre noi «dobbiamo sempre più abituarci al fatto che le nostre scelte di politica economica siano valutate con attenzione dagli altri Stati dell’Unione, perché le cattive politiche fatte a livello nazionale possono produrre danni che si riflettono negli altri Paesi con cui siamo strettamente integrati».