In precedenza, dal suo blog, Grillo si era scagliato contro il Pd e il Pdl. E in particolare contro Pier Luigi Bersani: «Gargamella ha già deciso. Ha fatto le Berlusconarie. I votanti erano due: lui e lo psiconano durante un colloquio intimo. È il suicidio della Repubblica». Riguardo alle passate consultazioni, Grillo ha sottolineato che il segretario dei Pd «ci ha chiesto solo il voto per un governo Bersani per farsi i c...i suoi» e che è colpevole d'aver «ignorato i nomi proposti dal MoVimento 5 Stelle».
La tesi di Grillo è semplice: da Bersani e Berlusconi «sono stati scelti in particolare due nomi: D'Alema e Amato. Due personaggi di garanzia giudiziaria al posto di una figura di garanzia istituzionale. Il presidente della Repubblica è il capo del Consiglio Superiore della Magistratura, la influenza, può indirizzarne il comportamento. Berlusconi vuole un garante per i suoi processi. D'Alema, il principe dell'inciucio, e Amato, l'ex tesoriere di Craxi sono candidati ideali». Secondo il leader dell'M5S «un loro settennato consegnerà l'Italia alla dissoluzione non solo economica, ma anche come Stato unitario». Grillo, invece, aveva mandato un messaggio a Bersani, invitando il Pd a votare per Gabanelli, Strada, o Stefano Rodotà.
L'occupazione del Quirinale da parte del leader del Pdl, per Grillo, «è un legittimo obiettivo», ma «per Bersani è il suicidio della Repubblica di cui lui e solo lui sarà il responsabile». Le accuse proseguono ricordando la mancata risposta del Pd alla richiesta di «rinunciare ai 46 milioni di euro di finanziamento elettorale», mentre «il M5S ha rinunciato a 42 milioni di euro», di non aver «fatto una piega su una proposta congiunta di incandidabilità di Berlusconi, né per la legge sul conflitto di interessi», insomma, di aver voluto «tutto in cambio di nulla per sopravvivere a sé stesso». Tutte parole che però il Pd rispedisce al mittente con Stefano Di Traglia portavoce di Bersani che su Twitter scrive «Mi pare evidente che Beppe Grillo sia in piena confusione. E le quirinarie sono state solo un'illusione per i militanti del Mov5Stelle».
Mercoledì pomeriggio, in una lettera al Corriere , Gabanelli aveva spiegato di voler continuare a fare la giornalista. Il secondo classificato alle Quirinarie, Strada, aveva preso tempo. E, commentando la situazione politica attuale, il fondatore di Emergency aveva aggiunto «Che ci sia una protesta che cresce solo un cieco non può non vederlo: se poi la politica fa finta di niente ne pagherà le conseguenze». Il chirurgo ha anche espresso preoccupazioni per il Paese: «Non credo che riesca a reggere sei mesi se non vengono fatte delle cose urgentissime per lavoro, casa, sanità e istruzione, oltre alle legge elettorale e al conflitto di interessi»
Rodotà, dunque. E il deputato del M5S Roberto Fico su Facebook aveva lanciato un appello valido per tutti e tre i candidati saliti sul podio delle "Quirinarie" : «Il Pd ha un'occasione vera, l'occasione di seguire per una volta i cittadini senza compromessi, senza inciuci, senza vecchi politici impolverati e corrotti in se stessi dal sistema. Milena Gabanelli se accetterà sarà candidata al Quirinale e così Gino Strada e così Rodotà. È il momento di fare un atto di forza, di contrastare una dirigenza vecchia e senza visione del futuro, il momento di combattere e di lottare per ciò in cui si crede giusto. Chiedo a molti deputati del Pd di non permetterlo e di lottare ora. Ora o mai più».
E anche Gino Strada commenta l'endorsment dei pentastellati nella corsa al Quirinale: «Credo che il mio nome, avanzato dal M5S, sia un grande segno di apprezzamento per il lavoro di Emergency, e di questo sono grato e orgoglioso. Credo anche che questo Paese abbia urgente bisogno di cambiare rotta: a partire dal lavoro, la sanità, la scuola, che sono i pilastri della nostra società. Credo che ci sia bisogno di ripartire dalla Costituzione Italiana, la più bella del mondo, per ricostruire diritti. E per questo motivo, personalmente sono convinto che ci sia la grande occasione, oggi, di portare al Colle una persona che crede, rispetta e difende la Costituzione come Stefano Rodotà».
Il suicidio politico di Bersani e del suo partito è scritto. Riepiloghiamo per chi si fosse distratto o assentato: in campagna elettorale Bersani ed il PD avevano la vittoria in pugno e presentando Renzi avrebbero avuto una maggioranza "bulgara" ma sono riusciti nell'impresa di "pareggiare" di un soffio con il "nemicissimo" Berlusconi. Dopo di ché assistiamo ad un teatrino durato 53 giorni fatto di balletti, accasamenti presunti o ipotetici, farneticanti proposte politiche ed inutili illazioni circa il come di chi potrebbe cosa... Insomma tutto tranne il "governissimo": mai con il cavaliere nemico, "giura lo smacchiatore senza paura", fino ad arrivare a ieri. Rodotà candidato M5s, nome illustre, consono, adeguato al ruolo per competenza, esperienza e prestigio. Lo "smacchiato" cosa fa? Si chiude in un pertugio buio, solo, di notte e si accasa con il nemico per fare cosa? per andare dove? Perché si son persi 53 giorni per fare un governo se poi l'unica strada è quella presentata all'indomani del risultato elettorale dal Cavaliere Nero? E' un suicidio politico, scritto. Qualsiasi sia il risultato di questa giornata di elezioni a camere riunite. Il prossimo voto elettorale sancirà l'uscita di scena di un partito e del suo leader(?), questa è l'unica certezza in questo marasma.
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