NON È UN PROBLEMA DI CONTROLLI….
La vicenda del Monte dei Paschi non è un problema di carenza di controlli da parte delle autorità disupervisione, malgrado il tentativo di parecchi di sostenere il contrario. La ricostruzione depositata martedì scorso in Parlamento dimostra che Banca d’Italia ha operato con tempismo, ha monitorato costantemente le attività e i conti del Monte Paschi intensificando i suoi interventi mano a mano che la situazione diveniva più tesa. Ad esempio, via Nazionale ha chiesto che la situazione di liquidità del banco fosse trasmessa giornalmente alla vigilanza, e successivamente, forse non fidandosi, ha imposto al direttore Vigni di firmare personalmente i report. L’autorità di supervisione si è spinta fino a dettare all’azionariato il cambio dell’intero consiglio di amministrazione e del direttore generale, utilizzando quindi tutti i poteri che la legislazione le assegnava e, per quanto riguarda la rimozione del CdA, la propria moral suasion. Se disponesse del potere di removal – cioè del potere di rimuovere gli amministratori come dispongono le autorità di numerosi altri paesi, probabilmente avrebbe potuto agire ancora più tempestivamente. Col senno di poi si può sostenere che avrebbero potuto convocare gli azionisti e la vicenda non sarebba sfuggita di mano. Ma del senno di poi sono piene le fosse. C’è un punto importante da chiarire perché su questo si sono appuntate le critiche di questi giorni all’organo di vigilanza, incluse quelle di Milena Gabanelli sul Corriere: cosa sapeva la Banca d’Italia dei due contratti derivati Santorini e Alexandria? L’ispezione della Banca d’Italia aveva appurato, come rileva il rapporto ispettivo, l’esistenza di questi due contratti derivati e aveva fatto rilievi sull’insufficienza dei presidi interni per la gestione del rischio sottostante. Ciò che gli ispettori non potevano sapere, perché l’informazione è stata loro nascosta, è che la natura di quei contratti è stata successivamente modificata e la modifica celata nella famosa cassaforte (che poteva essere a Siena come in una controllata estera e non è pensabile che gli ispettori possano aprire tutte le casseforti). Che sia così è provato dal fatto che la procura di Siena ha attivato un procedura nei confronti degli amministratori di MPS per ostacolo all’attività di vigilanza. In questo Banca d’Italia è parte lesa. Se vi è stato un limite nei controlli, questo non va cercato nella Banca d’Italia. L’omissione eventualmente risiede nella scarsa supervisione esercitata sulle fondazioni bancarie da parte del Tesoro. È un argomento che avevamo sollevato mesi fa. Ma anche questo aspetto di per sé non è sufficiente a spiegare il caso Mps.
… È UN PROBLEMA DI GOVERNANCE
Il caso Monte Paschi è un caso di cattiva gestione le cui responsabilità vanno addossate al management. È del management e della proprietà che gli sta dietro la scelta di espandersi e acquisire Antonveneta, il vero turning point delle fortune dell’istituto senese. Ed è responsabilità del management e della proprietà la decisione di accettare di pagare il prezzo che ha pagato al Santander, così come è della dirigenza e di Mps la scelta di usare i due derivati per distribuire nel tempo perdite maturate e la loro modalità di rendicontazione. E la qualità del management e il suo comportamento riflette la struttura della proprietà, la governance delle banche. È questo il punto sui cui occorre riflettere.
La miopia di Mps è figlia della struttura proprietaria del nostro sistema bancario, politicizzato per tramite delle fondazioni, come denunciamo da tempo e come rimarcato anche dal Fondo monetario nelle sue raccomandazioni al governo italiano , ignorate dal Governo Berlusconi e poi dallo stesso Governo tecnico. Come denunciava il Fondo monetario in documenti che generalmente sono molto cauti nei toni, “i politici locali che controllano le fondazioni, possono esercitare un’indebita interferenza nella governance delle banche e allontanare investitori potenziali da queste ultime”. Il Fondo chiedeva anche che non fosse più il ministero del Tesoro a esercitare la supervisione sulle fondazioni. Purtroppo, la sua richiesta è rimasta lettera morta. Certo un vero regolatore avrebbe impedito alla Fondazione Monte dei Paschi di indebitarsi e bruciare il proprio patrimonio pur di partecipare all’aumento di capitale della banca conferitaria.
BENE INCALZARE I POLITICI
Il fatto grave è che nessun partito affronta nel suo programma elettorale questo nodo cruciale. Nei programmi di Pdl, Pd, Movimento 5 Stelle, Lista Monti, il tema della struttura proprietaria, della governance del nostro sistema bancario non viene minimamente affrontato. Legittimo pensare che sia perché questi partiti hanno tutti poltrone nei board delle fondazioni e, da questa posizione, realizzano il loro sogno di “avere una banca” tutta per loro. Vogliamo sperare che la gravità del caso Mps induca a un serio ripensamento. Molti rappresentanti politici, a partire da Mario Monti, si sono precipitati in questi giorni a chiedere di separare le banche dalla politica, ma non hanno detto come raggiungere l’obiettivo e si sono astenuti dal nominare le fondazioni bancarie, che è il canale attraverso cui politica e banche si saldano. Nei fatti le premesse di una svolta ancora non si vedono. È un mondo talmente autoreferenziale, quello delle banche e delle fondazioni bancarie, che non sembra neanche accorgersi del discredito che ha ormai non solo sul piano internazionale, ma anche all’interno del nostro paese. Nel luglio scorso questo stesso mondo confermava ai vertici dell’Associazione bancaria italiana, Giuseppe Mussari, appena “licenziato” dagli ispettori della Banca d’Italia per le irregolarità compiute nella sua gestione di Mps e queste fossero allora già note (si veda anche a questo proposito il comunicato di Banca d’Italia). In questi giorni si è proceduto a sostituire Mussari con un altro politico, un altro uomo delle Fondazioni, Antonio Patuelli che vanta una lunga carriera politica conclusa all’ombra di Giuseppe Guzzetti, il grande power broker delle fondazioni. Le sue prime dichiarazioni sono tutte un programma … di ipocrisia al potere: «Crediamo ed operiamo per banche assolutamente indipendenti, distanti e distinte dalla politica e da ogni rischio di interferenze ed interessi di conflitto». Le fondazioni che oggi hanno posizioni di controllo nelle maggiori banche italiane hanno anche più del 30 per cento di posti di comando coperti da politici. Tra i quali figura lo stesso Patuelli, lunga carriera nel PLI, deputato in due legislature e con incarichi ministeriali sui temi più svariati, dall’istruzione, alla cultura, all’agricoltura e alla difesa. Laureato in giurisprudenza, l’unica cosa di cui non si è mai occupato prima di arrivare ai vertici della Cassa di Risparmio di Ravenna e dell’ACRI è di banche. Salvo essere quello che per il PLI trattava le nomine nelle banche di interesse nazionale. Lo stesso mestiere che si appresta ora a fare dai vertici dell ABI
L'Uomo del Monte (dei Paschi) ha detto NO !
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La più grande difficoltà sta nell'interpretare la politica come un mezzo al servizio della collettività, della giustizia sociale, uno strumento utile a migliorare la qualità della vita di tutti noi. gli anni trascorsi dal '94 ad oggi hanno segnato le menti, le coscienze ed i cuori, riempendoli di scontri verbali, contrapposizioni ideologiche, dietrologie politiche, lotte di classe. Tutto ciò fa gioco alla oligarchia classista avida di potere che detiene non soltanto il potere politco, ma soprattutto, il potere economico e finaziario di questo paese. In realtà "gli affari" vengono fatti con l'accordo di tutti trasversalmente ad ogni "finta ideologia" politica. La politica degli opposti schieramenti, delle tifoserie selvagge, della contrapposizione liberista-comunista è nella realtà odierna una assurda amenità anacronistica utile soltanto al conservatorismo liberista finto riformista che così continua a tenere sotto scacco le capacità imprenditoriali, i talenti intellettuali, la voglia di "cambiamento" di questo paese. Facciamo che queste eccellenze non rimangano inespresse: lottiamo "insieme" senza inutili contrapposizioni ideologiche. Una cosa ci accomuna tutti: l'amore per il nostro paese. lottiamo insieme per costruire un futuro migliore per tutti!
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