Gianni Morandi e Adriano Celentano sul palco di Sanremo 

E’ iniziata e finita con gli applausi la seconda apparizione di Celentano a Sanremo, la sera della finalissima. In mezzo però anche tanti fischi e tanta contestazione. Ma alla fine non si poteva pensare che finisse altrimenti, la natura polemica del Molleggiato non può e non deve piacere a tutti.

In leggero ritardo rispetto alle previsioni, Celentano ha fatto la sua comparsa sul palco dell’Ariston. Un ritardo probabilmente calcolato, giusto in tempo per fare in modo che i tifosi di calcio, tanti, sintonizzati sulla partita della Juventus che nel frattempo soffriva ma alla fine vinceva con il Catania, non sottraesse ascolto prezioso al vero evento della serata conclusiva del Festival.

Celentano questa volta è rimasto un po’ meno sul palco, ma la sua esibizione è stata se possibile più intensa. Il suo monologo non ha aggiunto nulla di nuovo, per quel che riguarda i temi trattati, a quelli della prima serata. Chiesa, politica, paradiso, vita, preti, religione.

Il Molleggiato è tornato sulle critiche mossegli durante la settimana, rispondendo punto per punto. Citazioni personali per don Mario, che da Mara Venier lo ha difeso, e frecciatina a travaglio, che non ha capito il senso del suo discorso e si è uniformato alla ‘corporazione dei media’ che gli ha dato addosso in questi giorni.

E’ tornato sulle critiche a quotidiani ad Avvenire e Famiglia Cristiana, sottolineando come non ha mai detto che ‘devono’ chiudere ma che ‘dovrebbero’ chiudere, sottolineando la manipolazione dei media dei modi dei verbi da lui usati. Insomma nessun indicativo, solo un condizionale.

Ha aggiunto che per quanto lo riguarda questi giornali potrebbero anche restare aperti, ma quantomeno dovrebbero cambiare contenuti, o al massimo cambiare testata dal momento che non parlano di ciò che un giornale religioso per gli uomini dovrebbe parlare: vita, paradiso, Dio.

Celentano ha ribadito come il vero senso della vita sia l’immaginazione di cosa ci aspetta dopo la morte, qualcosa di talmente superiore che nessuno di noi può lontanamente immaginare. E che proprio questo dovrebbe essere l’esercizio  di ogni cristiano, ogni credente:provare ad interpretare il quotidiano vivere seguendo la scia di luce dei passi di verità e di vita tracciati da Gesù lungo il sentiero della vita vissuta tra gli uomini. C'è traccia dei valori e degli insegnamenti che il Cristo ci ha lasciato nei nostri cuori, nella nostra vita, nel mondo di oggi? La morte e la resurrezione di Gesù Cristo sono senza dubbio gli eventi più significativi della sua vita sulla Terra: il figlio di Dio venuto sulla Terra a salvarci dal nostro ontologico peccare incarna la speranza della Salvezza per tutti i credenti cristiani. Aver acceso una luce su temi essenziali del nostro vivere, del perché del nostro vivere, del perché il morire sono la vittoria più grande per "l'uomo" Celentano, il resto sono polemiche sterili e chiacchiere da bar. Sarebbe stato meglio, prima di criticarlo, capire il senso più profondo della riflessione  cui Adriano ci ha chiamato, forse avremmo tolto il ramoscello dall'occhio del nostro fratello soltanto dopo aver tolto la trave dal nostro...Avremmo oggi la forza di piangere per il nostro fallire, il nostro peccare cercando in noi la forza di chiedere il cristiano perdono. Capire il senso profondo di questo messaggio ci avrebbe dato, oggi,  la forza di ascoltare il richiamo del cuore: il dolce richiamo del cuore immenso di Gesù.