Se non è una vera e propria inversione di tendenza nel giudizio complessivo sul nostro paese, quanto meno è un primo segnale. Dopo le reiterate revisioni al ribasso del livello di affidabilità dell'Italia, le agenzie di rating scendono in campo per lanciare un messaggio più rassicurante sulle prospettive di medio periodo del nostro paese. Nel 2013 – osserva Moody's in un report relativo ai paesi periferici dell'eurozona – l'Italia potrebbe tornare a una dinamica del Pil ai livelli pre-crisi. Certo a livello europeo l'aggiustamento potrebbe essere completo «solo a metà» e la recessione potrebbe estendersi fino al 2016». In tale contesto, l'economia del nostro paese potrebbe attestarsi nel prossimo anno in una forchetta tra una crescita pari a zero e una leggera contrazione dello -0,5 per cento.

Moody's ricorre a un inedito parallelo con le crisi che colpirono Svezia e Finlandia all'inizio degli anni Novanta. La contrazione dell'economia di Spagna, Portogallo e Italia pare «relativamente meno profonda», si avvicina più a quella vissuta dalla Svezia, mentre per Irlanda e Grecia si evidenziano più punti in comune con la grave e profonda crisi che colpì la Finlandia. In tale contesto, i paesi periferici dell'eurozona potrebbero dunque tornare nel 2013 ai livelli precrisi. Se al contrario, si assume come "giusto" il caso finlandese allora la correzione potrebbe proseguire almeno fino al 2016.

Anche Fitch, attraverso un'intervista a Bloomberg Tv del direttore operativo rating, David Riley, commenta lo stato attuale della crisi italiana. «La questione chiave dal punto di vista degli investitori è il rischio politico», in questo momento più pesante di quello fiscale ed economico. Il governo Monti «ha guadagnato molta credibilità politica per le misure che ha adottato. Le preoccupazioni sono su chi guiderà l'Italia l'anno prossimo, dopo le elezioni». È importante che il premier possa lavorare «per vedere la luce in fondo al tunnel».

Espressioni che evocano, forse in una non casuale coincidenza temporale, quanto Monti ha sostenuto domenica a Rimini dal palco del Meeting di Cl. Versione integrale proposta ieri dal sito on line di Palazzo Chigi. «Ma allora crisi è il momento in cui si esce – e io per molti aspetti lo vedo avvicinarsi questo momento – da una fase di sofferenza economico sociale, o non è piuttosto crisi la situazione che precede il momento in cui si ritiene necessario rimboccarsi tutti le maniche e lavorare per trasformare per il meglio il Paese?».

Si respira un'aria di maggior ottimismo, o forse di minor pessimismo, ma vi sono effettivamente le condizioni per vedere «un po' di luce alla fine del tunnel» (Monti o Caparezza?) prima della fine dell'esperienza del governo Monti? Per Riley, l'Italia sarà in grado di evitare ulteriori downgrading se Monti «farà quanto in suo potere per implementare i piani di austerity e completare le molte riforme in corso». Per il resto, molto dipende da quel che accadrà in particolare in Spagna.

Fitch lo dice chiaramente: Monti deve restare a Palazzo Chigi. I main sponsor del Prof, che da giorni va in giro a raccontare agli italiani che la crisi economica è bella che finita, sono proprio quelle agenzie che, con i loro report e i continui declassamenti del rating del debito sovrano italiano, hanno contribuito a creare la sfiducia nel nostro sistema trasformandolo in una ghiotta preda per la speculazione estera. Tutti tifano perché in Italia niente campi: basta elezioni democratiche, basta partiti, basta urne.

Insomma, sembrerebbe che le agenzie di rating americane siano allergiche alle elezioni. "L’Italia potrebbe vedere tornare nel 2013 la dinamica del pil a livelli pre-crisi", spiegano gli analisti di Moody’s sottolineando, però, che "l’aggiustamento potrebbe essere completo solo a metà" e "la recessione potrebbe durare fino al 2016". Se, infatti, Moody's è convinta che l'Italia possa uscire dal tunnel della recessione già sul finire dell'anno prossimo, Fitch vincola la riuscita alla rielezione di Monti a Palazzo Chigi. Non solo. Ai microfoni di Bloomberg, Riley dice chiaramente che "i Paesi dell’Eurozona potrebbero subire nuovi abbassamenti del rating". Un avvertimento o una vera e propria minaccia?

E' anche vero che l'offerta del panorama politico è degradante: il PDL annuncia la ri-discesa in campo del Cavaliere per smentirla il giorno successivo, il PD è divorato dalle correnti interne e dalla cronica idiosincrasia a costruire una reale attività programmatica di sviluppo e di rilancio. Casini e l'UDC : misconosciuti , dagli elettori e anche da loro stessi.

A questo desolante quadro aggiungiamo che le forze politiche, come sempre, si perdono in disquisizioni concettuali e problemi di irrisoria importanza mentre il "bel Paese" vacilla pericolosamente sul filo del baratro chiamato default; ci vuole una lungimirante attività di programmazione economica, industriale e sociale volta, attraverso il contenimento della pressione fiscale sul ceto medio, al rilancio di consumi e sviluppo,  altrimenti lo spettro del fallimento ci aspetta dietro l'angolo e fa davvero paura... L'offerta politica attuale irresponsabile ed autoreferenziale,  barricata in una torre di cristallo costruita intorno a centri di potere e privilegi anacronistici non sembra poter offrire garanzie sufficienti per traghettare il malconcio battello "Italia" in acque sicure...

A questo punto, forse, a mali estremi.... meglio Monti. Tanto in Italia siamo abituati a votare "l'escremento" dall'olezzo meno maleodorante senza considerare che pur sempre di m....a si tratta....