Lo scontro è scoppiato sulle anticipazioni di Der Spiegel (pilotate?) a proposito del "piano Draghi" per calmierare lo spread dei paesi più deboli. La Germania è partita all'attacco in modo irrituale

Cose mai viste. Come il governo tedesco e Bundesbank che prendono parola per stoppare proposte della Bce prima ancora che vengano presentate e discusse nel Direttivo dell'istituto centrale.
Lo scoop dello Spiegel - Draghi si apprestava a presentare un piano di acquisti «automatici» di titoli di stato dei paesi sotto attacco speculativo qualora lo spread fosse arrivato a determinate soglie «pericolose», sia pure in cambio di una governance più stretta sui conti nazionali - è sembrato a molti assolutamente pilotato da Berlino, ovvero dai membri tedeschi del vertice Bce. In poche ore la banca centrale ha dovuto prima far notare che da ben 23 settimane non acquista titoli pubblici sul mercato secondario (in borsa, insomma); poi che riteneva «assolutamente ingannevole riportare di decisioni che non sono ancora state prese, così come di opinioni individuali che non sono ancora state discusse dal consiglio direttivo della Bce che agirà strettamente entro il proprio mandato». Fino a chiamare in causa direttamente la «politica» tedesca: «riguardo alle recenti dichiarazioni di membri del governo - ha spiegato alla stampa il portavoce della Bce - è anche errato fare illazioni su quali forme prenderanno i futuri interventi della Bce. La politica monetaria è indipendente e viene attuata strettamente entro l'ambito del mandato Bce».
Tutto irrituale, tutto perciò molto pericoloso. Questo scambio di fendenti è avvenuto a mercati aperti, con borse che fin lì erano salite e spread che erano scesi, fidando proprio nelle voci che davano Francoforte ormai sul punto di agire quasi come «una vera banca centrale». La differenza con la Federal Reserve Usa (ed anche la Boe inglese) è che le altre banche centrali operano tranquillamente acquisti di titoli del proprio Stato, se occorre. Contribuendo così a «raffreddare» il livello dei tassi di interesse quando si alzano troppo.
È una funzione che presenta qualche rischio, certamente. Ma gli Usa sono uno stato, federale quanto si vuole, ma con una sola sovranità, anche nell'emissioni di titoli che vanno emessi e garantiti sul mercato. L'Europa no: il 17 paesi dell'eurozona - tranne ormai la derelitta Grecia - emettono titoli i perfetta autonomia. E la Germania non vuole esser chiamata a fare da garante per i debiti altrui, è risaputo.
La frecciata più dura è arrivata dal luciferino ministro tedesco dell'economia, Wolfgang Schaeuble: «Se iniziamo ad acquistare titoli, non ci fermeremo. È come quando uno comincia a risolvere i suoi problemi con le droghe». Efficace, e anche vero. Ma questa è la situazione dei mercati oggi: reagiscono positivamente solo davanti alla garanzia di emissione di crediti illimitati garantiti dal «pubblico».
Basta guardare la situazione della Spagna, che ritiene «ormai insostenibile il peso dello spread sui Bonos», ma esita a chiedere ufficialmente aiuto (acquisti da parte della Bce) perché - in condizioni normali - questo comporta una valutazione negativa della solvibilità del paese. Uno spiraglio sembrava aperto dalla «ipotesi Bce», che avrebbe potuto rendere «normale» ciò che oggi fa scattare l'allarme e la speculazione. Invece nulla, per ora. E quindi Madrid si prepara al varo di una «bad bank» in cui far confluire tutti gli asset tossici posseduti dalle banche nazionali. Bontà sua, il ministro delle finanze Luis De Guindos ha garantito che questi asset tossici verranno acquistati a un prezzo molto basso «onde garantire che non vi siano perdite per i contribuenti quando la bad bank deciderà di venderli». Si dice sempre così, prima di una mossa azzardata...
Sul fronte opposto, invece, la Borsa merci di Chicago ha chiesto ufficialmente di poter aprire a Londra un «hub» per scambiare contratti valutari (per ora) e successivamente anche prodotti derivati. Ovvero la spazzatura che da oltre cinque anni ci fa ballare sull'orlo dell'abisso. Venderanno non solo i 56 futures sul forex e le 32 opzioni già attive negli Usa, ma anche «nuovi strumenti finanziari pensati ad hoc per il blocco a 17». Un regolatore delle piazze finanziarie potrebbe scamnbiarla anche per una dichiarazione di guerra. Senza carri armati, ma con effetti altrettanto devastanti.
Mentre Berlino pensa a mettere gli europei più deboli alla frusta, qualcun altro lavora a disarticolare tutta l'Europa...Dopo la bomba H, ecco la bomba S (spread)...