Una riunione ancora interlocutoria, ma che apre degli spiragli. E che consente al ministero dell’Economia di affermare che «soluzioni condivivise» sui nodi Imu e Iva sono in dirittura d’arrivo. In che tempi? E qui, bisogna distinguere: per l’Iva Maurizio Saccomanni ha spuntato una piccola vittoria. Se si vorrà cambiare la copertura individuata con l’anticipo degli acconti Ires, Irpef e delle ritenute delle banche «sarà compito della maggioranza parlamentare individuare e proporre eventuali correttivi», afferma il comunicato diffuso dal Tesoro al termine dela tavolo tecnico con i partiti di maggioranza. L’occasione sarebbe il decreto del Fare, che ieri è tornato dall’aula in commissione alla Camera con tempi che rimangono stretti in vista del passaggio al Senato.

Per l’Imu invece, si va verso una ridefinizione complessiva che assomiglia sempre più alla Council Tax inglese: una tassa municipale unica che ingloberebbe l’Imu, l’addizionale Irpef, la Tares e che diventerà il pilastro della finanza locale. Ma che andrà a regime nel 2014. Per quest’anno invece si allontana l’ipotesi di un’abolizione secca dell’imposta sulla prima casa che costerebbe 4 miliardi di copertura, difficili da reperire se non con tagli significativi o nuove tasse. Si cerca dunque una «soluzione condivisa» che tenga comunque conto delle richieste del Pdl di dare un segnale forte ma che, in attesa della riforma catastale alla quale si sta pure lavorando, garantisca quei criteri di equità sui quali il Pd non è disposto a cedere. Come? Probabilmente considerando il valore reale dell’immobile, il che significa in qualche modo agganciarlo alla superficie e ai parametri di mercato, prendendo intanto quelli dell’osservatorio immobiliare dell’Agenzia delle Entrate. E mantenendo la tassa sugli immobili di prestigio, in una formula più ampia delle attuali categorie A8 e A9, in modo di ridurre il problema della copertura.

La sintesi arriverà in tempi ravvicinati, dicono i partecipanti all’incontro, passando prima attraverso nuovi incontri bilaterali tra il Tesoro e i singoli partiti di maggioranza e poi attraverso una nuova riunione collegiale che potrebbe arrivare anche la prossima settimana. Il fatto certo, conferma il comunicato del ministero dell’Economia, è che la soluzione definitiva arriverà entro agosto.

CARTE COPERTE
All’uscita del vertice, dunque, si profila una via d’uscita. La linea generale, dopo i toni accesi dei giorni scorsi, è low profile. Si punta l’attenzione sul «metodo di lavoro», sulla riunione ancora «interlocutoria» in vista dei prossimi appuntamenti ravvicinati. E così tutte le dichiarazioni ufficiali sono prudenti come quelle di Linda Lanzillotta, vice presidente del Senato, che ha partecipato all’incontro per Scelta civica. «Abbiamo impostato un metodo - afferma - per riuscire ad arrivare entro il 30 agosto ad una proposta di rimodulazione dell’Imu».

Da notare: rimodulazione e non abolizione. «Abbiamo inoltre sottolineato - prosegue - come questo intervento deve avvenire con adeguate coperture, tenendo fermi gli equilibri di finanza pubblica e realizzando una più equa ridistribuzione della tassazione», conclude la senatrice di Scelta civica che chiede norme per la dettassazione dell’Irap nella legge di stabilità.

Tacciono Matteo Colaninno e Renato Brunetta, che hanno partecipato alla riunione per conto rispettivamente del Pd e del Pdl. Ma al di là delle dichiarazioni e dei silenzi, l’impressione è che qualcosa si stia muovendo anche se tutti i protagonisti della trattativa, partiti da una parte e governo dall’altra, aspettano che sia l’altro a fare la prima mossa. Il Pdl ha presentato all’esecutivo una bozza di articolato che anticipa la riforma della tassazione sugli immobili, incluse le coperture. Il Pd punta su sconti ed esenzioni legati a superfice e reddito. A tutti Saccomanni ha distribuito la sua rassegna delle ipotesi possibili, modulata sulla base dei costi: tanto più ampia sarà la revisione dell’Imu, tanto maggiori i fondi da reperire per finanziarla. In attesa che qualcuno faccia il primo passo, la consegna per ora è di muoversi con prudenza politica. Ed arrivare così al compromesso finale.