Nel giro di un anno lo spread tra titoli di Stato italiani a dieci anni e di pari durata tedeschi si è più che dimezzato è passato dai 575 punti base del 2011 agli attuali 260 circa. Ma ancora non si vedono gli effetti sull’economia reale.
Quando saliva faceva tremare la Borsa e faceva temere per lo stato di salute del banche italiane, messe sotto pressione dalla speculazione perchè erano piene di titoli di Stato italiani. E faceva lievitare i costi per gli interessi che lo Stato italiano doveva pagare sul debito.
Più lo spread saliva più lo Stato pagava di interessi, non si può dimenticare l’asta dei Bot a 12 mesi del novembre 2011 quando il tasso salì al 6%.
Anche le banche quando chiedevano denari dovevano pagare un tasso maggiore. L’aumento del costo della raccolta è stato scaricato tutto sulla clientela, conseguenza mutui e presti più cari.
Adesso con lo spread dimezzato lo Stato risparmia sugli interessi e anche le banche hanno beneficiato del recupero dei prezzi dei titoli di Stato. Migliorando i loro bilanci.
Però tutto questo sull’economia reale non ha avuto benefici, presti e mutui vengono concessi con il contagocce e il tasso invece di scendere è salito.
Secondo la Banca d’Italia il tasso medio nel 2010 era del 3,4% nel 2012 è salito del 4,2%.
Questo nonostante la BCE abbia tagliato i tassi che adesso sono allo 0,75% e il tasso Euribor che viene usato come parametro per i mutui a tasso variabile è crollato su tutte le scadenze.
In conclusione i maggiori beneficiari sono state le banche, e lo Stato paga meno interessi. Ma famiglie e imprese ancora non hanno avuto benefici, né in termini di un accesso al credito con tassi minori, né sotto forma di un calo della pressione fiscale.
Quando entrerà qualcosa sulle nostre tasche difficile dirlo. Nel 2013 se la situazione non migliora la BCE potrebbe tagliare ancora i tassi. Una volta passato il periodo elettorale, e si spera trovata la stabilità politica, lo spread potrebbe continuare a calare. Ma se questo non dovesse avvenire lo spread ricomincerà a salire.
Per questo la riduzione dello spread è una condizione necessaria ma non sufficiente per far ripartire l'economia. L'Europa non può pensare che tutto si aggiusti automaticamente. Nell'attuale fase in cui i consumatori da soli non hanno la forza per far ripartire la domanda, occorrerebbe una ripartenza aiutata dallo Stato e dall' UE attraverso investimenti infrastrutturali. Se questi ultimi non sono favoriti con dei project bond o con degli Euro Bond, o comunque con un rasserenamento dello scenario complessivo attraverso una parziale mutualizzazione dei debiti, si può ridurre lo spread quanto si vuole, ma alla fine l'economia reale continua a rimanere in recessione.
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