Il gran rifiuto di Claudio Scajola rischia ora di far franare l’intero Pdl ligure, divenuto una polveriera, dopo il ritiro della candidatura dell’ex ministro dell’Interno e dello Sviluppo Economico, avvenuta quando l’ex ministro ha capito che c’erano troppe riserve sul suo nome, e la scelta da parte dei vertici del partito nazionale di indicare Daniele Capezzone capolista al Senato e di marginalizzare gli scajoliani. In realtà, al posto di Capezzone, all’ultimo momento, potrebbero anche sbucare il nome di Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, sicuramente più gradito alla curia genovese rispetto al “radicale” e quello di Augusto Minzolini. Nella notte dei lunghi coltelli che precede la compilazione finale delle liste, infatti, l’ex direttorissimo avrebbe preso quota nei favori proprio di Silvio Berlusconi per un posto al Senato, secondo in lista dietro, a questo punto, allo stesso Berlusconi.
In ogni caso, in una situazione che sembra decisamente virare alla sconfitta, i fedelissimi dell’ex ministro si domandano se ha ancora senso sostenere il partito. A cominciare dal senatore Franco Orsi, che era quarto nella lista per il Senato, quindi con probabilità nulle di elezione, e che ora ha deciso di ritirare la candidatura. “Ritiro la mia candidatura perchè con quei capi lista (Capezzone al Senato, Sandro Biasotti ed Eugenio Minasso alla Camera) non ci sentiamo rappresentati. Non farò il gregario. Mi sento tradito dal partito e con me altri candidati si ritireranno. Sono liste assurde. Tra una settimana decideremo cosa fare prima del voto. Per quelle valutazioni abbiamo ancora tempo per decidere”. No anche dal senatore uscente Gabriele Boscetto (terzo al Senato), ma pare per motivi personali, che sarà sostituito probabilmente da Walter Torassa (direttivo Pdl imperiese).
Venti di rivolta e di scissione arrivano anche da La Spezia: “O i vertici cambiano le liste o sarà guerra totale”, dice il coordinatore Giacomo Gatti che aveva indicato Luigi Morgillo, vicepresidente del Consiglio regionale ligure, candidato. Lo stesso Morgillo annuncia che domani lascerà il partito e formerà un nuovo gruppo in Regione. Da Savona il presidente della Provincia Angelo Vaccarezza fa sapere che indicherà agli amici chi votare. “Il Pdl è un partito che purtroppo non ha il rispetto di chi lotta tutti i giorni sul territorio. Mi auguro che Berlusconi guardi più in basso”.
E il terremoto si propaga fino a Imperia, la città di cui Scajola è stato sindaco, dove l’avvocato Piera Poillucci, ritira la candidatura per la Camera e attacca il collega di partito Eugenio Minasso, n.2 della lista. “Hanno rinunciato a Scajola perché era finito sotto inchiesta, ma forse ai vertici del Pdl non è noto, come ho appreso all’udienza del processo contro i componenti della famigliaPellegrino (indagati per ‘ndrangheta) che qualche esponente del mio partito aveva amicizie chiacchierate con loro”. Insomma gli scajoliani sono in rivolta ed è difficile non pensare che nell’immediato futuro non ci siano fratture nette.
Ma la Liguria non è l’unica regione in cui il Pdl rischia di andare in frantumi. Anche nel Lazio, in Sicilia e in Campania la partita è ancora aperta. A 24 ore dalla loro presentazione alle rispettive Corti di Appello (la dead line è fissata per domani sera alle 20) resta ancora da completare il quadro siciliano, dove Renato Schifani sarà capolista al Senato, mentre Angelino Alfano guiderà la lista alla Camera per la Sicilia Occidentale. Nella circoscrizione Orientale capolista dovrebbe essere l’ex ministro Antonio Martino, seguito da Stefania Prestigiacomo e dal coordinatore regionale Pdl Giuseppe Castiglione. In Puglia il capolista a palazzo Madama dovrebbe essere lo stesso Silvio Berlusconi, mentre alla Camera sarà l’ex ministro Raffaele Fitto. Secondo le ultime indiscrezioni, il deputato Donato Bruno, presidente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio, dovrebbe essere candidato al Senato in un seggio blindato
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