Negozi aperti 24 ore, anche alla domenica: é la possibilità introdotta dal Governo Monti nel decreto salva Italia, che porta vantaggi per il consumatore, ma rischia di mettere in ginocchio i piccoli commercianti e gli esercizi a gestione familiare, che sarebbero costretti, per reggere la concorrenza dei grandi centri commerciali, a sostenere maggiori spese per il personale, o ad affrontare ritmi di lavoro insostenibili.Tutte le Regioni dovrebbero proporre un ricorso presso il consiglio di Stato contro il decreto di liberalizzazione degli orari di apertura delle attività commerciali rivendicando la sovranità decisionale e difendendo le proprie prerogative costituzionali nella determinazione di orari, tempi e pianificazione del commercio e quindi la vita e il futuro dei centri urbani.  Un atto che conferma la necessità di elementi di equilibrio per il mantenimento della pluralità nel commercio, oggi messa a repentaglio dalla presenza di strutture di grande distribuzione che stanno asfissiando le piccole e medie imprese dei centri storici e dei centri urbani, compromettendo viabilità e equilibrio ambientale. E' assurdo che si proponga l’apertura, anche di notte e in tutti i giorni festivi dei  negozi quando ancora, nei quartieri non si riesce ad aprire neppure, in questi orari una farmacia.  Se c’è un settore che da anni ha fatto notevoli passi nella direzione delle liberalizzazioni questo è proprio il Commercio. Grazie alla programmazione e alla turnazione non c’è area territoriale che non abbia aperture festive e orari di servizio sufficienti nel corso di tutti i giorni dell’anno. Nei centri storici si può aprire, com’è noto, tutto l’anno ad eccezione di 8 festività”. A preoccupare sono anche gli aumenti dei costi per i commercianti e la sicurezza: gestire un’attività commerciale ha costi sempre più elevati. Pesa il condizionamento della rendita immobiliare e l’insicurezza in orari notturni nelle nostre città. Anche queste sono considerazioni che preoccupano la categoria.
Temo che con questo provvedimento vogliano semplicemente instaurare un modello in cui i negozi sono intesi come servizio di essenziale utilità, alla stregua di un pronto soccorso e non si prevede più il diritto all’acquisto ma il DOVERE di essere consumatori.
La liberalizzazione totale e selvaggia degli orari e delle aperture è solo un altro regalo ai poteri forti dei centri commerciali.
Un minimo di regole è utile anche alla concorrenza e pur condividendo alcuni principi di liberalizzazione ritengo che la liberalizzazione debba essere equa e non selvaggia nel rispetto dei diritti dei lavoratori e del piccolo commercio.
I consumi non aumenteranno con l’estensione degli orari, ma si sposteranno dal commercio “debole” a quello “forte” e non è certo il consumismo la risposta giusta alla crisi.
Mi sembra anche un affronto alla nostra identità culturale, alle nostre tradizioni e ai nostri valori. 

Per aumentare i consumi forse basterebbe aumentare salari, stipendi e pensioni fermi al palo da almeno un decennio o quantomeno indicizzarli al crescente costo della vita. Già, ma le soluzioni facili sono  banali e non piacciono al governo dei professori....