Ci sono delle grosse responsabilitá della nostra classe politica e dirigente se siamo sull'orlo del baratro, ad un passo dallo spettro default sempre più vicino, sempre più palese, sempre più probabile. Le responsabilità sono soprattutto per gli ultimi 20 anni spesi in anacronistiche battaglie ideologiche, fantasiose contrapposizioni bi-partitiche e gli ultimi 10 non facendo investimenti in un periodo di contingenza economica favorevole e con bassi costi di finanziamento degli investimenti e bassa inflazione. Fin qui le nostre responsabilità, ma è del tutto evidente che dal settembre nero del 2010 quando il "fantasma" della crisi greca ha iniziato a vagabondare per "eurolandia" non si è voluto porre un argine, un freno al contagio e si è soltanto guardato al proprio particolare interesse nazionale, una moderna ed anacronistica autarchia piuttosto che risolvere immediatamente la crisi di liquidità che improvvisamente aveva investito il Tesoro Greco. Ma chi non ha voluto risolvere la crisi esponendo i cosiddetti Paesi "meno virtuosi", i celeberrimi PIGS, al publico ludibrio della speculazione finanziaria più bieca, cinica e spregiudicata ha un nome, Germania ed una condottiera, Merkel.


Ed il colpevole ritardo con il quale la Corte Costituzionale Tedesca si esprimerà, (con tutta calma il 13 settembre prossimo venturo), circa la legittimità ed ammissibilità dello scudo anti-spread ne è solo l'esempio più lampante. Ma prima c'è stato il categorico "NEIN" della Cancelliera di ferro agli EUROBOND ed il veto alla BCE a stampare moneta per far fronte alla mancanza di liquidità ed impossibilità di ricorrere agli strumenti di politica valutaria utilizzati fino all'adozione della moneta unica dai Paesi per rilanciare esportazioni e dare respiro alla bilancia commerciale. Tutto ciò perché mentre il bel Paese e tutti gli altri PIGS dovranno sobbarcarsi per gli anni prossimi venturi interessi da capogiro per reperire i fondi di finanziamento necessari e sufficienti per far muovere la macchina burocratico-amministrativa dello Stato, (circa 12 miliardi in più causa spread a 537), i cugini, alleati, amici tedeschi si finanziano a tasso negativo, risparmiando circa 15 miliardi nei prossimi 2 lustri.


Come direbbe il buon Lubrano: la domanda nasce spontanea: perché la Germania dovrebbe autolimitarsi favorendo i Paesi in difficoltà rinunciando ad un indubbio vantaggio competitivo che si misura in termini di PIL in crescita, diminuzione della disoccupazione, aumento delle esportazioni e tenore di vita crescente? Tutto ciò mentre gli stessi indicatori in tutto il resto d'Europa sono in netta controtendenza e non lasciano spiragli per miglioramenti nel futuro più prossimo. E' sicuramente una politica egoistica e miope che tiene conto della redditività nel breve periodo ma che ignora il fatto che l'attuale redditività della bilancia commerciale per certo subirà pesanti ripercussioni nella eventualità di default contemporaneo di paesi, certamente in difficoltà come Spagna ed Italia ma pur sempre importanti mercati di sbocco per le esportazioni teutoniche.

E in Italia di fronte a tutto ciò cosa si fa? Si discute di una proposta di revisione costituzionale della Repubblica in funzione semi presidenziale che per modalità e tempi non vedrà mai la luce. Infatti una proposta di revisione costituzionale non solo necessita della maggioranza qualificata dei 2/3 del Parlamento per essere approvata ma deve essere votata 2 volte per ciascun ramo del Parlamento a distanza di 4 mesi. Un impegno che senza disaccordi di natura politica porterebbe alla approvazione definitiva alla fine del 2013. Peccato che l'attuale Parlamento verrà sciolto prima del prossimo febbraio per permettere le nuove elezioni il prossimo Marzo. Palese quindi come il Paese è sull'orlo del default mentre i nostri politici stanno inutilmente perdendo tempo in discussioni su riforme che non vedranno mai la luce, come se un Paese in fiamme bruciato dalla speculazione e dalla crisi non fosse affar loro....