Il Magnate ungherese mise in ginocchio il nostro paese nel 1992 e ora le sue parole sull'Euro suonano sinistre...


“Siamo convinti che l’Europa sia un sonnambulo che cammina verso un disastro di proporzioni incalcolabili. Il senso di una crisi senza fine, con una pedina del domino che da un momento all’altro potrebbe cadere su tutte le altre, deve assolutamente essere invertito”. 

Un’analisi amara e impietosa che reca la firma dell’Institute for New Economic Thinking (Inet), un team di economisti guidato daalcuni consulenti del governo tedesco e da George Soros

Il nome del magnate degli investimenti rimbomba nella mente di molti italiani: il 17 settembre del 1992 realizzò un clamoroso attacco speculativo che mise in ginocchio la lira che si svalutò del 30 per cento e fu costretta a uscire dalla Sme. Il giorno precedente aveva venduto allo scoperto circa 10 miliardi di dollari in sterline e la conseguenza fu che anche la Banca d’Inghilterra dovette far uscire la propria moneta dalla Sme. Un’operazione che a Soros fruttò 1,1 miliardi di dollari. E’ per questo che oggi le sue fosche previsioni sul futuro dell’euro rischiano di suonare come una minaccia.

Sembra vada ben oltre la dietrologia l’ipotesi che l’8 febbraio del 2010 alcuni imponenti hedge fund – Soros, Paulson, Greenlight, Sachs e Sac Capital – stabilirono un attacco simultaneo all’euro durante una cena segretissima. L’accusa è contenuta in un’inchiesta effettuata dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. Appaiono quindi quasi paradossali le proposte formulate da Soros per salvare l’euro, in quanto provengono proprio da chi si è guadagnato negli anni la fama di specialista nel mettere in ginocchio le monete. In un’intervista rilasciata lo scorso giugno a Bloomberg, l’investitore di origine ungherese ha suggerito ai governi europei di creare un redemption fund, plasmato appositamente per erodere progressivamente il debito pubblico. 

Il passo successivo dovrebbe consistere nell’emissione di European Treasury Bills, cioè buoni del tesoro a breve termine garantiti da tutta l’unione monetaria. Questa ricetta ha raccolto diversi consensi, proprio mentre il quadro finanziario globale diventa sempre più complesso. Lo scorso 20 luglio i mercati sono capitolati in maniera violenta e imprevista, a causa di uno tsunami di vendite che ha affossato in particolar modo Roma e Madrid. 

E dietro a questo terremoto molti hanno individuato un disegno preordinato, molto simile alle macchinazioni ordite proprio da Soros negli anni Novanta. 

Il magnate della finanza è intervenuto anche durante l’ultima edizione del Festival dell’Economia di Trento per articolare le sue tesi. Ha spiegato con decisione come l’Europa necessiti di una radicale inversione di rotta, possibile soltanto quando si comprenderà che i problemi sono di natura bancaria e di concorrenza, non fiscali. Soltanto un sistema comunitario a copertura dei depositi delle banche potrebbe arginare la fuga di capitali dall’area Euro. 
Avvoltoio pronto a divorare le rovine del Vecchio Continente o raffinato analista in grado di proporre soluzioni efficaci per uscire dalla burrasca? L’effettivo ruolo di Soros non è ancora chiaro a nessuno. Forse l’affresco più intrigante proviene dalle parole di Paul Volckler, ex presidente della Federal Reserve. “George Soros ha lasciato un segno nella veste di speculatore dall’enorme successo, saggio abbastanza da ritirarsi sostanzialmente quando il gioco volgeva a suo favore. Il grosso delle sue enormi vincite sono oggi votate ad aiutare paesi emergenti o in via di transizione a rendersi delle società aperte, aperte non solo nel senso di scambi commerciali, ma soprattutto tolleranti nei confronti delle nuove idee e ei diversi approcci di pensiero e comportamentali”.