Inizio di settimana ad alta tensione sul mercato dei titoli di Stato, con lo spread Btp-Bund che ha sfiorato la soglia psicologica dei 500 punti. Ha pesato la revisione al ribasso della crescita mondiale da parte del Fmi

Inizio di settimana ad alta tensione sul mercato dei titoli di Stato, con lo spread Btp-Bund che ieri ha sfiorato la soglia psicologica dei 500 punti. Hanno pesato la revisione al ribasso della crescita mondiale da parte del Fondo Monetario Internazionale, l’allarme dello stesso Fondo su un aumento dei rischi per la stabilità finanziaria, e la presa di posizione della Corte Costituzionale tedesca di rinviare a settembre ogni decisione sul Meccanismo di stabilità europeo, Esm, e sul Fiscal Compact.
In questo quadro di timori e d’incertezza, il differenziale di rendimento tra i titoli italiani a 10 anni egli analoghi tedeschi è schizzato a 495 punti, segnando i massimi dal 16 gennaio scorso, prima di ripiegare sul finire della seduta a 488 punti. Il tasso sul Btp si è attestato al 6,10%. In forte rialzo anche lo spread della Spagna, che è volato a 557 punti base col rendimento dei bonos al 6,80%. Da notare la battuta del premier Mario Monti alla conferenza «Women in Diplomacy»: «Banca, moneta, inflazione, liquidità, indipendenza (della banca centrale): tutte le parole chiave sono al femminile. Ma non lo spread, quello non è nè maschile nè' femminile...».


Intanto il prossimo lunedì, 23 luglio, spetterà allo spread tra BTp e Bund e tra Bonos e Bund esprimersi con una prima valutazione sull'esito dell'Eurogruppo del 20: da questa riunione dovranno emergere i dettagli definitivi sulle modalità di erogazione degli aiuti alla Spagna per ricapitalizzare le banche. Un vero giro di boa. Dal modo in cui l'Eurozona gestirà la crisi spagnola, per ora confinata a parte del sistema bancario, dipenderà il futuro del rischio-Italia. Se l'accordo con la Spagna dovesse risultare gradito ai mercati, due catene verranno spezzate: il legame tra rischio-sovrano e rischio-banca, e il contagio tra Spagna e Italia. L'accesso ai mercati da parte di Madrid dovrà rimanere aperto, in virtù del calo dello spread Bonos/Bund.


L'Italia, se tutto questo dovesse verificarsi, trarrà un indubbio beneficio dalla risoluzione della crisi spagnola: i firewalls Efsf e Esm, con una capacità di intervento congiunta ferma a 700 miliardi (si veda articolo a pagina 5) non hanno le risorse per sostenere finanziariamente a tutto tondo Italia e Spagna.


Ma qualcosa può andare storto, al prossimo Eurogruppo. E non sarebbe la prima volta. I ministri dell'Economia dei 17 potrebbero non trovare la quadra: la Finlandia è sempre pronta a impuntarsi nella richiesta di garanzie collaterali (assets pubblici), questa volta per la sua quota di aiuti alle banche ispaniche, creando un altro precedente e una corsia preferenziale che a lungo andare può mandare in tilt il sistema di aiuti; la Germania potrebbe optare per un riferimento vago alla perdita dello status di creditore privilegiato da parte dell'Esm subentrato all'Efsf, lasciando i mercati sulla graticola a cuocersi nel dubbio; la Spagna potrebbe tentare di alleggerire gli impegni nel Memorandum of understanding e la condizionalità agganciata agli aiuti; il passaggio del testimone tra Efsf e Esm potrebbe rimanere appeso a un filo, perché il decollo del fondo permanente non è imminente. I mercati sperano lunedì di non svegliarsi con una brutta sorpresa: parte del conto della ricapitalizzazione delle banche spagnole sarà pagata dai privati, nella forma di perdite sui prestiti subordinati (che RBS stima pari a 29,5 miliardi per le sei banche spagnole potenziali oggetto dell'operazione). Ma se questo venerdì emergessero altre perdite imposte ai detentori dei bond senior delle banche spagnole più disastrate, questa notizia sarebbe inizialmente destabilizzante. Deludere i mercati, in piena estate, significa rinsaldare, non spezzare, le catene del contagio tra Stati e banche, tra Italia e Spagna.


Il colpo grosso che i Paesi dell'Eurozona tentano di realizzare, ora con le banche spagnole ma in futuro anche con lo scudo anti-spread, è di aiutare la Spagna ed eventualmente l'Italia (quest'ultima solo nel contenimento del costo di rifinanziamento del debito pubblico) con un meccanismo di soccorso alternativo a quello attivato per Grecia, Irlanda e Portogallo. I tre Stati europei oggetto di salvataggio, finora, hanno rinunciato a emettere titoli di Stato a medio-lungo termine per almeno tre anni: l'Eurozona e l'Fmi si sono prestati a sostituirsi ai mercati per un triennio.
Il colpo grosso che i Paesi dell'Eurozona tentano di realizzare, ora con le banche spagnole ma in futuro anche con lo scudo anti-spread, è di aiutare la Spagna ed eventualmente l'Italia (quest'ultima solo nel contenimento del costo di rifinanziamento del debito pubblico) con un meccanismo di soccorso alternativo a quello attivato per Grecia, Irlanda e Portogallo. I tre Stati europei oggetto di salvataggio, finora, hanno rinunciato a emettere titoli di Stato a medio-lungo termine per almeno tre anni: l'Eurozona e l'Fmi si sono prestati a sostituirsi ai mercati per un triennio.