Qualche giorno fa l'ex premier aveva dichiarato di rinunciare definitivamente alla candidatura alla premiership. Due giorni dopo sembrò averci ripensato: "Il popolo mi vuole" aveva detto sotto la spinta della Santanché (!) poi aveva di nuovo battuto in ritirata, la sua candidatura a Montecitorio restava un'opzione ma per Palazzo Chigi avrebbe corso il vincitore di improbabili primarie.
Infine il colpo di scena di sabato dopo la sentenza di Milano che lo condanna a quattro anni (tre condonati) e all'interdizione dai pubblici uffici per frode fiscale. La conferenza stampa durata quasi l'intero pomeriggio ha spaziato dall'attacco alla Germania a quello contro il governo Monti, poi una raffica di contumelie contro i magistrati comunisti e contro la Corte costituzionale di sapore decisamente eversivo, tirando in ballo lo stesso Capo dello Stato che ne ha scelti cinque (ovviamente proni ai suoi voleri). Infine la minaccia di staccare la spina al governo e andare alle elezioni in gennaio per sollevare il popolo dalle miserie in cui il
governo dei tecnici l'ha precipitato, e di nuovo sullo sfondo la riconquista di Palazzo Chigi con l'aiuto della Lega e del bravo Maroni, con tanto di faretra piena di frecce da lanciare contro i nemici della patria che il nostro Silvio tanto ama.
Non c'è molto da commentare su una deriva populista ed eversiva di queste dimensioni. Solo Giuliano Ferrara riesce a intravedere in questa tragica pagliacciata qualcosa che rievochi la saga dei Nibelungi. Ma c'è di che riflettere sulle possibili conseguenze.
I mercati anzitutto. È difficile pensare che assistano a questo sconquasso mantenendo la calma. Magari sarà solo una sfuriata passeggera e la calma tornerà se il Pdl che è ancora maggioritario in Parlamento scaricasse il suo capo.
Ma esiste ancora quel partito? E sopporta senza emettere un fiato o muovere un dito una vicenda di questo genere?
Se i suoi seguaci non lo sconfesseranno i mercati ci martelleranno duramente e a lungo con conseguenze molto serie su un Paese già tormentato e rabbioso.
Qualche segnale politico arriverà oggi dalla Sicilia. Sia pure con tutte le singolarità di quella regione, il test siciliano avrà una portata nazionale sia per quanto riguarda i consensi alla lista di Grillo sia per la tenuta o lo sfascio del Pdl nello scontro tra il suo candidato e quello del Pd-Udc.
Alla fine bisognerà decidere, perché se da quella bocca continueranno ad uscire parole deliranti, se i mercati useranno il randello contro il debito italiano, se la Lega da un lato e Grillo dall'altro urleranno nei loro megafoni lo slogan del "Monti no", aspettare la fine naturale della legislatura fino al prossimo aprile diventerà impossibile.
Occorrerà naturalmente che il Parlamento approvi la legge di stabilità finanziaria, ma poi si porrà concretamente il tema dello scioglimento anticipato delle Camere per poter votare a febbraio.
In queste condizioni sembra molto difficile che si possa varare una nuova legge elettorale. Resterà l'orribile Porcellum ma i partiti che abbiano un senso di responsabilità potranno almeno introdurre le preferenze al posto delle liste bloccate restituendo agli elettori la facoltà di scegliere i loro candidati.
Se le cose andranno in questo modo, in mezzo a tanti aspetti negativi ce ne sarà almeno uno positivo e tutt'altro che marginale: l'avvio della nuova legislatura e la nomina del nuovo governo che tenga conto della volontà degli elettori, ed anche dell'interesse generale dello Stato, spetteranno a Giorgio Napolitano. Un timoniere lucido, una mano ferma e un'ancora solida sono indispensabili quando il mare è in tempesta.
Tornando alla conferenza stampa di ieri, tre elementi mi fanno pensare che le ‘esternazioni’ del Cavaliere siano la rappresentazione dell’inizio della fine del berlusconismo.
L’immagine che ne esce di Berlusconi. Affaticato, stanco, provato, tirato, in una parola‘vecchio’.
Il ricorso al ‘dibattito‘ con i giornalisti presenti in sala, quando in genere lui usa fare solo monologhi. Un chiaro segnale di debolezza.
Il prologo alla creazione di una Lista Berlusconi, con i duri e puri fedelissimi portati in parlamento solo per difendere gli interessi del Premier. Questo vuol dire che parte del Pdl non lo seguirà e quindi la sua leadership risulta essere sempre piu debole. (Sia ben chiaro, la Lista Berlusconi sarà alleata del Centrodestra ma non è detto che dopo le elezioni vi sia un riposizionamento).
In definitiva quella di ieri sembrava un po’ la conferenza stampa di un pazzo che continua a dire‘io ho ragione e tutto il mondo ha torto’, non solo la magistratura, i comunisti, ma pure le banche, Merkel e Sarkozy etc. Eppure sono convinto che tale strategia possa fare breccia negli animi di quei pdellini che sono passati a Grillo o che al momento non intendono andare a votare. L’attacco a Monti, la minaccia di sfiducia al Governo, potrebbero riscaldare gli animi di quei cittadini delusi da Alfano e dalla classe dirigente pidiellina.
Il Cavaliere in bilico tra il mollare Monti, con annessa ‘scissione interna’ (Frattini, Gelmini, Carfagna ed altri ‘big’ non lo seguirebbero) ed il temporeggiare ricordando a tutti che Lui è ancora il Capo.
Come reagiranno i mercati? Lo ‘spread’ si impennerà di nuovo? Per ora Monti e Napolitano non replicano, probabilmente per non gettare benzina sul fuoco. Scenari in movimento comunque.La pax montiana è finita. Inizia la guerra.
Considerazione finale: "Si è ritirato dalla politica... per 48 ore. La ritirata più veloce della storia. Tragicomico balletto di un leader sul viale del tramonto".
Berlusconi deve capire che il Paese ha bisogno di mettersi alle spalle una fase drammatica di involuzione progressiva, sociale ed economica, e guardare avanti con una serenità che oggi può sperare di avere solo chiudendo definitivamente con il berlusconismo.
Berlusconi deve capire che il Paese ha bisogno di mettersi alle spalle una fase drammatica di involuzione progressiva, sociale ed economica, e guardare avanti con una serenità che oggi può sperare di avere solo chiudendo definitivamente con il berlusconismo.
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