In Grecia, il tasso di disoccupazione fra i giovani tocca il 45%. In Spagna il 49%. I dati italiani si avvicinano a questi. Il capitalismo terminale (e l’euro forte, e l’austerità imposta ferocemente per “salvarlo”) non crea lavoro, e ovviamente sono i giovani – quelli che nel mondo del lavoro devono entrare – ad essere le prime vittime.
Ciò che forse sfugge, è che questo dato è strutturale, permanente. Il lavoro, per i giovani nelle nostre regioni, non ci sarà mai più, nemmeno nel caso di una molto improbabile ripresa. Notate: a Natale si sono ridotte tutte le spese, tranne una: l’elettronica di consumo. Quasi un miliardo di euro gli italiani l’hanno speso volentieri per l’ultimo smartphone, IPAd, Tablet, Laptop. E’ facile notare che nessuno di questi prodotti è prodotto in Italia: sono tutte merci che dobbiamo importare, con i dollari e gli euro che i nostri esportatori faticosamente guadagnano.
Sono prodotti del lavoro in Asia, non in Italia, Grecia, Spagna e Portogallo. E questo impressionante esborso superfluo si và ad aggiungere alla spesa necessaria, ossia l’ energetica; benzina, gasolio da riscaldamento, trasporti, fabbriche che funzionano con prodotti che noi, come paese, semplicemente non abbiamo. Con la recessione profonda che ci attende inesorabile, quanti miliardi di dollari riusciranno a raggranellare i nostri esportatori (iper-tassati, e per giunta demonizzati come evasori) per coprire le enormi spese con cui “compriamo” lavoro altrui, a spese di posti di lavoro nostri?
E’ il risultato del “libero commercio”, della “libera circolazione di uomini, merci e capitali” che ci è stata imposta con norme internazionali coercitive. Capitali a miliardi stanno fuggendo dall’Italia (e da Grecia e Spagna): ma non è più un delitto, è “libera circolazione”, non si può impedire. Ed è anche logico, ragionevole, che chi ha soldi non li investa qui, dove si produce sempre meno, un paese perdente in “competività” , ma altrove, dove il capitale “produce”. Ma fino a quando arriverà il collasso, fino a quando occorrerà introdurre il razionamento – della benzina, del gasolio per il riscaldamento e le fabbriche.
Ma va male a noi, che non siamo produttivi, che sprechiamo, che ci siamo indebitati all'eccesso? Prendiamo allora gli Stati Uniti. Il paese dove il liberismo ha avuto il maggior “successo”, dove non esistono inefficienze e lacci e lacciuli di costose regolamentazioni, dove il lavoro è massimamente “produttivo” oltrechè “flessibile”, e dove – soprattutto – non c’è la UE ad imporci di rientrare dal debito in pochi anni, continuando a pagare i creditori, con una moneta troppo forte che ci strangola.
Vediamo le 30 statistiche che ci dipingono l’orribile macello della società in corso in Usa.
1 – Oggi, solo 55,3 americani su 100, fra i 16 e i 29 anni, hanno un lavoro. Anche là la disoccupazione giovanile è colossale e strutturale.
2 – Negli Stati Uniti oggi, la popolazione in età lavorativa ammonta a 240 milioni. Solo 140 milioni però stanno effettivamente lavorando.
3 – Solo il 23 per cento della aziende americane progettano di assumere nel 2012.
4 – Dall’anno 2000, gli Usa hanno perso il 10% dei posti di lavoro “da classe media”, I lavori da classe media erano 72 milioni allora, oggi sono solo 65 milioni.
5 – Secondo il New York Times, circa 100 milioni di americani vivono in povertà o vicino al livello minimo di sussistenza”.
6 – Il 34 per cento degli anziani americani vivono in povertà o attorno alla povertà, e il 39% dei bambini.
7 – Nel 1984, la ricchezza mediana della famiglie guidate da un 65cinquenne o più vecchio era 10 volte maggiore delle famiglie in cui il capofamiglia era 32enne o più giovane. Oggi, il reddito medio delle famiglie di vecchi è 47 volte maggiore di quello delle famiglie giovani.
8 – Dal 2000 ad oggi, il reddito delle famiglie con capofamiglia giovane (fra i 25 e i 34 anni) è calato del 12 per cento, una volta tenuto conto dell’inflazione.
9 – Il valore degli immobili posseduti dalle famiglie americane, dal 2006 ad oggi (in cinque anni) è crollato da 22,7 a 12,2 trilioni di dollari.
10 – Grandi città industriali sono diventate città-fantasma. A Dayton, città dell’auto, il 18,9 per cento delle case sono attualmente vuote. La popolazione di Pittsburg si è più che dimezzata dal 1950 ad oggi.
11 – Dal 1971, il debito al consumo degli americani è cresciuto di un inimmaginabile 1700 per cento.
12 – Dal 1913 ad oggi, il numero di pagine di leggi federali a proposito di tassazione ed altre regolazioni è cresciuto del 18 mila per cento. L’eccesso di regolamentazione e tassazione colpisce essenzialmente la classe media; i veri ricchi, notoriamente, sono esenti oppure conoscono come eludere i tributi.
13 – Il numero di americani caduti in povertà, 2,6 milioni, è senza precedenti storici; esattamente come la percentuale dei caduti in povertà estrema, 6,7%.
14 – Tra il 1969 e il 2009, i salari medi degli americani fra i 30 e i 50 anni sono caduti in termini reali del 27 per cento.
15 – Negli ultimi 10 anni, l’America ha perso 15 fabbriche al giorno; la tendenza si accelera, nel 2011 si è arrivati a 243 fabbriche chiuse al giorno.
16 – Nel 1980, meno del 30% dei lavori erano a basso reddito. Oggi, il 40%.
17 – Metà dei lavoratori americani guadagnano meno di 500 dollari a settimana (385 euro).
18 – Il prezzo della carne è salito del 9,8% l’anno scorso, le uova sono rincarate del 10,2%, le patate del 12%.
19 – Le bollette della luce aumentano più del tasso d’inflazione ininterrottamente da cinque anni.
20 – La famiglia media americana spende 4,155 dollari (due mesi di salario da lavoratori poveri) per benzina in un anno.
21 – Se l’inflazione fosse misurata con i metodi usati nel 1980, iil tasso d’inflazione in Usa sarebbe oggi del 10%. I metodi sono stati cambiati, e l’inflazione appare minore.
22 – Il tasso ufficiale di disoccupazione è stato parimenti manipolato, si trova attorno al 6%. Se i metodi di raccolta-dati fossero ancora quelli del 2007, sarebbe dell’11%.
23 – Il debito degli studenti (che acccendono mutui e prestiti d’onore per pagarsi l’università) supererà il trilione, mille miliardi di dollari, nel 2012. Poichè i giovani fanno fatica a trovare lavori ben pagati, come potranno estinguere questi debiti?
24 – Un Americano su 7 vive di buoni-pasto (food stamps) ricevuti da organizzazioni caritative. Un bambino su 4 vive di food stamps.
25 – Da quando è alla Casa Bianca Barak Obama, il numero degli americani che hanno bisogno di buoni-pasto per campare, è cresciuto di 14,3 milioni.
26 – Nel 2010, il 42 % delle madri single viveva di food stamps.
27 – Nel 1970, il 65 % degli americani viveva in un quartiere di classe media. Oggi, solo il 44 per cento vive nei quartieri della classe media.
28 – Circa un americano su 3, cresciuto in una casa di classe media, è calato nella scala sociale e del reddito durante la sua vita.
29 – In Usa, l’1% della popolazione più ricca possiede più ricchezza del 90% sottostante.
30 – Il 50 per cento più povero della popolazione americana detiene solo il 2,5% di tutta la ricchezza negli Stati Uniti.
(da ZeroHedge)
Conclusione: la classe media, nerbo morale della società occidentale, sta morendo in tutti i paesi sviluppati (o sarebbe meglio dire ex-sviluppati), la classe operaia è già scomparsa, e una popolazione “eccessiva” per i posti di lavoro disponibili è condannata alla precarietà, pronta a subire l’ulteriore macello della prossima crisi finanziaria . E’ un prezzo giusto da pagare perchè possiamo comprarci l’ultimo smartphone Made in Asia a prezzi competitivi?
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Questo blog nasce proprio nell'intento di condividere opinioni, idee, esperienze, progetti, filosofie, culture, modelli di sviluppo alternativi e/o complementari che per la prima volta, forse, ci permettano di sentirci un POPOLO unito che ha la consapevolezza, la forza e la capacità di scegliere il proprio futuro per sè e per le generazioni a venire. Un popolo che urla la propria indignazione verso quella classe politica cinica ed autoreferenziale che interpretando la politica come mezzo ad uso esclusivo proprio e dei propri affini a vantaggio personale e clientelare ha spezzato la catena di congiunzione con l'elettorato attivo, non fornendo risposte, non risolvendo problemi. Non resta che rimboccarci le maniche, fare politica attiva, dare il proprio contributo! ciascuno di noi, nel proprio piccolo, può fare grande l'italia! Che ognuno di noi possa interpretare nel proprio quotidiano, con il proorio lavoro, le proprie aspirazioni, i propri sogni il CAMBIAMENTO che vorremmo vedere nella nostra bella ITALIA!
La più grande difficoltà sta nell'interpretare la politica come un mezzo al servizio della collettività, della giustizia sociale, uno strumento utile a migliorare la qualità della vita di tutti noi. gli anni trascorsi dal '94 ad oggi hanno segnato le menti, le coscienze ed i cuori, riempendoli di scontri verbali, contrapposizioni ideologiche, dietrologie politiche, lotte di classe. Tutto ciò fa gioco alla oligarchia classista avida di potere che detiene non soltanto il potere politco, ma soprattutto, il potere economico e finaziario di questo paese. In realtà "gli affari" vengono fatti con l'accordo di tutti trasversalmente ad ogni "finta ideologia" politica. La politica degli opposti schieramenti, delle tifoserie selvagge, della contrapposizione liberista-comunista è nella realtà odierna una assurda amenità anacronistica utile soltanto al conservatorismo liberista finto riformista che così continua a tenere sotto scacco le capacità imprenditoriali, i talenti intellettuali, la voglia di "cambiamento" di questo paese. Facciamo che queste eccellenze non rimangano inespresse: lottiamo "insieme" senza inutili contrapposizioni ideologiche. Una cosa ci accomuna tutti: l'amore per il nostro paese. lottiamo insieme per costruire un futuro migliore per tutti!
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