C’è stata ieri in Lussemburgo la prima riunione dell’Esm, il nuovo fondo salva-Stati e salva-banche creato per proteggere dalle insolvenze la zona dell’euro. Adesso possiamo stare più tranquilli?

La rete di protezione diventa davvero molto più forte, e infatti la speculazione internazionale ha perso mordente: ora è più difficile puntare sui fallimenti degli Stati e delle banche. Il sollievo è percepibile e si misura con l’allentarsi della tensione sui famigerati spread, cioè sui differenziali di rendimento fra i bond di Paesi problematici come l’Italia e la Spagna e quelli della virtuosa Germania (che fa da riferimento continentale). Però l’Esm può risolvere solo i problemi a margine e non gli squilibri finanziari di base e a lungo termine, che restano responsabilità primaria degli Stati.



Che cosa cambia?

Finora esisteva un altro fondo salva-Stati, chiamato Efsf, che ha già soccorso Portogallo, Irlanda e Grecia, ma che ha fondi limitati e anche una struttura diversa, perché l’Efsf è semplicemente una società di diritto lussemburghese mentre l’Esm è una vera organizzazione intergovernativa soggetta al diritto internazionale. Il fondo già esistente emette obbligazioni con un rating elevato (cioè dando forti garanzie di solidità) per poter acquisire denaro dal mercato bancario a costi (tassi d’interesse) inferiori a quelli che lo stesso mercato richiederebbe per obbligazioni direttamente emesse da un Paese disastrato; l’Efsf gira poi quei soldi agli Stati bisognosi. Nel farlo, ha già in parte compromesso la sua credibilità, perché le agenzie hanno tagliato il rating dalla tripla A originaria all’attuale AA+ che corrisponde a un margine di dubbio sulla capacità finale di ripagare i debiti. Adesso l’Efsf non scompare (continuerà a operare fino ad aver ripagato le obbligazioni già emesse) ma viene affiancato dal nuovo Esm, che non solo ha molti più soldi, ma può operare a più ampio raggio e inoltre agisce in tandem con una Bce che a sua volta può intervenire in maniera più incisiva.



Qual è la dotazione del fondo?

A regime avrà un capitale sottoscritto di 700 miliardi di euro - con una capacità massima di prestito di 500 miliardi - di cui 80 sotto forma di capitale versato da parte dei Paesi membri in cinque «tranche» da 16 miliardi: le prime due, per un totale di 32 miliardi, saranno pagate entro 15 giorni dall’entrata in vigore - garantendo subito all’Esm una capacità di prestito di 200 miliardi - due nel 2013 e l’ultima nella prima metà del 2014. L’Esm disporrà poi di 620 di capitale attivabile («callable») su richiesta. L’Italia partecipa al meccanismo con una quota pari al 17,914%, definita sulla base del contributo alla Bce, e una sottoscrizione di capitale di 125 miliardi. Le altre quote di partecipazione più alte sono quelle versate da Germania (con una percentuale di contributo pari al 27% circa), Francia (20,3%) e Spagna (quasi 12%). Le quote possono essere aumentate, ma una sentenza della Corte costituzionale tedesca ha stabilito che i 190 miliardi versati dalla Germania non possano aumentare senza l’autorizzazione del parlamento. Il rating dell’Esm è AAA.



Chi sarà aiutato dall’Esm?

Il suo scopo è assistere i Paesi membri che «stanno vivendo o sono minacciati da gravi problemi di finanziamento»; l’assistenza è vincolata a «un’appropriata condizionalità». Per prendere decisioni l’Esm deve trovare di regola l’unanimità, ma il trattato istitutivo contempla una procedura d’emergenza, per cui l’assistenza finanziaria a un Paese in difficoltà potrà essere concessa se sostenuta da una maggioranza qualificata dell’85%. In pratica basta l’intesa fra i quattro Paesi più grandi e convincere un paio dei minori ad aggregarsi. I prestiti versati all’Esm non andranno a incidere sul debito pubblico degli Stati, godendo dello stesso trattamento di quelli forniti ai Paesi membri dal Fondo monetario internazionale. L’Esm potrà dare soldi anche per ricapitalizzare le banche (e la Spagna lo attende con ansia), ma all’inizio non direttamente: il vertice di Bruxelles del 29 giugno ha stabilito che prima serve un’ulteriore garanzia, cioè un meccanismo di supervisione unico per le banche dell’Eurozona, cosa che dovrebbe avvenire dal gennaio prossimo.



Come opera il salva-Stati?

L’Esm potrà intervenire con una linea precauzionale di assistenza finanziaria a sostegno dei Paesi che non sono ancora del tutto esclusi dai mercati (come la Grecia) ma riescono a finanziarsi, sia pure a tassi esorbitanti (come rischiano di fare la Spagna e l’Italia) sui mercati e poi attraverso l’acquisto di bond. È il famoso bazooka messo in piedi dalla Bce di Mario Draghi: in caso di difficoltà, un Paese potrà chiedere l’intervento dell’Esm perché acquisti i suoi titoli sul mercato primario (cioè in fase di emissione dei bond), mentre l’Eurotower interverrà con acquisti illimitati sul mercato secondario. Dove la parola chiave è «illimitati». Da Ko per la speculazione.