L'Italia è nel pallone! Mai detto popolare risuona più veritiero che oggi, data l'attualità economica, politica e calcistica!

Innanazitutto i numeri: l’annata 2010-2011 ha fatto segnare al settore una perdita di 648 milioni di Euro, con un patrimonio netto che è collassato del 50%.
Andatevi a prendere i bilanci e vedrete voi stessi di quanto di marcio ci sia nel sistema. In Italia come altrove. Vedi la Spagna…

Nell’ultima stagione per la quale sono disponibili i bilanci, il campionato 2010-2011 (vinto dal Milan), la serie A nell’aggregato delle 20 squadre ha accumulato 300 milioni di perdite nette, circa il 18% dei ricavi escluse le plusvalenze, che sono stati pari a 1.652 milioni, secondo lo studio «Report Calcio 2012», elaborato dalla PriceWaterhouseCoopers (Pwc) insieme all’Arel e alla Figc.

Il buco della massima serie in realtà è più profondo, perché le perdite sono state contenute attraverso le plusvalenze del calciomercato, pari a 348,5 milioni. Spesso le plusvalenze sono realizzate con operazioni tra squadre della stessa serie A, esclusi i pochi casi di cessioni all’estero, quindi in un ideale bilancio consolidato della serie A questi guadagni straordinari andrebbero sommati alle perdite nette dichiarate nei bilanci. Si potrebbe pertanto affermare che il rosso effettivo della massima serie è di 648 milioni di euro, cifra composta dai 300 milioni di perdite nette aggregate dei bilanci dei 20 club più i 348 milioni di plusvalenze. (IS24H)

Ma sarà un caso che proprio questi due paesi si trovano “nel pallone” per il pallone?
Fermatevi un attimo e provate a non scandalizzarvi troppo per le accuse ad Antonio Conte, a Criscito o a Mauri, e provate a guardare la realtà negli occhi.
E non urliamo troppo “vergogna”. E’ dagli anni ’80 che esiste (e comprovato) il calcio scommesse. Chi ha qualche capello grigio ricorderà le vicende di Paolo Rossi. E poi c’è stato calciopoli e tutto il resto. Quindi è giusto sorprenderci così tanto?
Insomma, siamo onesti. Il mondo del calcio è un po’ come l’Italia: corrotto, egoista, insaziabile, con un giro di denaro spropositato.
Forse la differenza sta nel fatto che il Presidente della Repubblica cerca almeno di dare a parole il buon esempio di eticità, di correttezza, di patriottismo. Mentre Buffon, capitano della nazionale, invece dice che: “in fondo a volte il pareggio per una squadra può anche andare bene”.

Quindi guardiamoci negli occhi: il calcio è l’ennesimo segnale di un paese moralmente fallito, senza veri ideali, dove dal punto di vista sociale si va verso all’autodistruzione, dove non esiste più il concetto di famiglia, dove si cercano ideali in quegli ambiti in cui gli ideali proprio non ci sono (per esempio trasmissioni come il Grande Fratello).
Insomma: quanto avviene nel mondo del calcio è figlio della nostra società e si sposa in modo ideale con la nostra politica, la nostra economia, con la nostra Italia.
Questo perché, in fondo, questo atteggiamento, queste debolezze, questi comportamenti ce li abbiamo nel DNA. E godiamo quando riusciamo a fregare il prossimo, evadendo quel qualcosina, truffando il vicino di casa in modo sottile, perché crediamo di essere più furbi, più in gamba, e non ci accontentiamo mai.
Ci vorrebbe una rivoluzione culturale totale. Ma non illudiamoci. Certe cose non si cambiano così facilmente. Soprattutto se il tutto è all’interno del nostro codice genetico.


La soluzione più immediata sarebbe vietare le scommesse non solo ai tesserati ma all'interno del territorio nazionale, eliminando nel contempo gratta e perdi, "poker boot controlled" e roulette impazzite. Tornare al buon vecchio totocalcio per i malati del gioco e restituire la vera faccia ad uno sport che da anni ormai non somiglia affatto ad una mera competizione sportiva.