A Corleone si stanno svolgendo i funerali di stato di Placido Rizzotto, sindacalista della Cgil ucciso nel 1948 dalla mafia, e i cui resti sono stati riconosciuti tre anni fa. Nella città siciliana è arrivato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha deposto una corona di fiori e ha consegnato una medaglia al valor civile alla sorella Giuseppa.

Placido Rizzotto ha avuto i suoi funerali di Stato. Il sindacalista della Cgil ucciso dalla mafia agli albori della Repubblica, nel 1948, ha finalmente il riconoscimento che gli si deve. Come deciso da una deliberazione del Consiglio dei ministri lo scorso 16 marzo, oggi a Corleone si stanno svolgendo funerali che hanno carattere solenne.

A Corleone è arrivato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha deposto una corona di fiori e ha consegnato una medaglia al valor civile alla sorella del sindacalista, Giuseppa. Grande folla e emozione tra la gente per una vicenda che ha il sapore della "cerchio che si chiude", in un paese in cui i cerchi rimangono quasi sempre aperti.

I resti di Rizzotto furono trovati un anno dopo la sua scomparsa dall'allora giovane Carlo Alberto Della chiesa. Ma solo tre anni fa, attraverso gli esami del dna, è stato "certificato" che quelle erano in effetti le ossa di Placido Rizzotto.

Alla fine della cerimonia, Napolitano si recherà a Portella delle Ginestre, in onore dei caduti della mattanza del 1 maggio 1947.

«I funerali di Stato di Placido Rizzotto rappresentano una nuova stagione. Oggi chiederemo che si faccia giustizia, anche se molti protagonisti sono morti vogliamo che si riaprano i processi per i tanti sindacalisti assassinati dalla mafia», ha detto la segretaria generale della Cgil , Susanna Camusso.

L’esame del Dna ha confermato che lo scheletro d’uomo, estratto da una foiba di Roccabusambra, nel corleonese, appartiene senza dubbio a Placido Rizzotto.

Accanto al corpo, sono state ritrovate una cintura e una moneta da 10 centesimi, coniata nel 1920.

Sono passati 64 anni dalla sua scomparsa, ma già si sapeva che autrice dell’omicidio era la mafia, nella persona di Luciano Liggio. Ebbene, le ossa sono state ritrovate nel 2009, proprio dove era stato confessato, ma solamente oggi la polizia scientifica di Palermo ha potuto con certezza attribuirle al Rizzotto.

La scoperta è sorprendente per la famiglia di Placido, che già dal 1949 chiedeva giustizia per la scomparsa del proprio congiunto, proprio quando il giovane capitano dei Carabinieri, Carlo Alberto Dalla Chiesa, estraeva altri resti durante le sue indagini nel capoluogo della mafia, Corleone.

vennero arrestati Vincenzo Collura e Pasquale Criscione che ammisero di aver preso parte al rapimento di Rizzotto in concorso con Luciano Liggio. Grazie alla testimonianza di Collura fu possibile ritrovare alcune tracce del sindacalista ma mai il corpo, che era stato gettato da Liggio nelle foibe di Rocca Brusamba, nei pressi di Corleone.

Tuttavia, solo i resti ritrovati nel 2009 sono stati attribuiti al Rizzotto.

L’esame del Dna è stato condotto comparando un campione di materia ossea della tibia, prelevata dallo scheletro ritrovato, con un altro campione prelevato dal cadavere del padre di Rizzotto, sepolto nel cimitero di Corleone, e morto diversi anni fa.

Gli esami della scientifica sono durati diversi mesi, ma hanno dato i frutti sperati.

La storia di Placido Rizzotto, come tante altre strorie di mafia, fa accapponare la pelle: aveva solo 34 anni e si batteva per i diritti dei contadini, da quando nel 1945 aveva avuto inizio il movimento per l’occupazione delle terre. Un pastorello aveva casualmente assistito al suo omicidio, vedendo in faccia gli assassini, e per questo venne fatto fuori con un’iniezione letale somministrata dal medico-boss Michele Navarra, lo stesso che fu mandante dell’omicidio di Placido.

Le indagini vennero condotte dal capitano Dalla Chiesa e portarono l’arresto di due esponenti del clan dei corleonesi, Vincenzo Collura e Pasquale Criscione. Restava, invece, latitante Luciano Liggio, il Lucianeddu che ebbe anche il merito di instradare Riina e i suoi, e chiamato la primula rossa di Corleone. Il boss venne catturato nella casa di Leoluchina Sorisi, presunta fidanzata di Placido Rizzotto, ma i tre killer furono assolti per mancanza di prove.

E così si chiude uno dei tanti misteri italiani, ancora una volta legato tragicamente alla mafia, dando alla famiglia Rizzotto una tomba su cui piangere