Miracoli non se ne possono fare: scegliete tra sostegno alle assunzioni, sterilizzazione dell’Iva e cancellazione dell’Imu. È questo il messaggio chiarissimo del ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni ai partiti. Come ha spiegato ieri in Senato, l’eliminazione completa dell’Imu costa 4 miliardi, e altrettanto il blocco di un punto dell’Iva, cifre che «fanno ipotizzare interventi compensativi di estrema severità che al momento non sono rinvenibili».

Insomma, servono 8 miliardi l’anno se contemporaneamente si vuole abrogare l’Imu, come chiede il Pdl, e lo stop all’aumento di un punto dell’Iva, voluto da tutti. La realizzazione di queste richieste metterebbe in discussione la priorità delle priorità, sollecitata da imprenditori e sindacali, cioè il taglio delle tasse su lavoro e imprese. Ancora più tranchant il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato che ammette: «Evitare l’aumento è impossibile, se potessi evitarlo l’aumento dell’Iva sarei l’uomo più felice del mondo ma ad oggi non sono in grado di prometterlo», aggiunge Zanonato che punzecchia il capogruppo Pdl alla Camera Renato Brunetta che aveva chiesto a Letta di ripristinare la linea del governo: «gli dico che bisogna accettare il principio dell’aritmetica». Saccomanni ha sottolineato che l’esecutivo si sta muovendo «con estrema cautela nelle politiche fiscali» perché la procedura di infrazione per eccesso di deficit ancora non è chiusa. Sull’Iva il governo sta esaminando «tutto il ventaglio delle soluzioni», compresa una sospensione per 3-6 mesi dell’aumento, in attesa di scenari migliori sul piano dell’economia reale e dei conti pubblici. Ma anche, si può intuire, sul piano degli scenari europei visto che prima delle elezioni di settembre in Germania è tutto fermo. In ogni caso Saccomanni ha annunciato che la caccia alle risorse partirà da un taglio delle attuali agevolazioni fiscali, operazione che non sarà indolore. Cioè verrà ripreso il Rapporto della Commissione guidata da Vieri Ceriani che ha censito circa 720 diversi tipi di detrazioni fiscali, che comportano una riduzione del prelievo di 254 miliardi. Tra esse ci sono agevolazioni che riguardano le famiglie e sono quindi intangibili, ma l’intenzione è trovare quelle che possono oggi essere considerate superate e dalle quali trovare altri miliardi. Certo le categorie interessate si faranno sentire.
Il Pd propone di congelare l’aumento Iva per sei mesi (il costo è 2 miliardi) e tagliare l’Imu solo alle fasce deboli (altri 2 miliardi). I «falchi» del Pdl invece se la prendono con Saccomanni, invitandolo a trovare le risorse per tutto quanto ciò che serve. Va all’attacco il capogruppo al Senato Renato Schifani: «Sentiamo un gran parlare del cosiddetto “decreto del fare”, ma al momento nessuno dei capigruppo è stato minimamente informato sul contenuto del provvedimento. Ci si chiede allora se esista realmente o sia solo un’illusione la cabina di regia. A questo punto cominciamo a nutrire seri dubbi». 
Intanto su input del presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, partirà un lavoro di studio da parte di tutte le commissioni di Senato e Camera sulla «spending review» da compiere nei vari ministeri. Il lavoro verrebbe consegnato al governo in vista delle Legge di stabilità, a ottobre. 
La sterilizzazione dell'aumento Iva costituisce una priorità. Secondo una ricerca Confcommercio-Cer le ragioni a favore di uno spostamento della tassazione dalle persone alle cose mostrano «chiari elementi di debolezza. L'aumento dell'Iva determinerebbe pronunciati effetti regressivi». Sostituire una minore Irpef con una maggiore Iva, sempre secondo la ricerca, penalizzerebbe le famiglie comprese nel primo 50% della distribuzione del reddito, con perdite comprese fra 200 e 50 euro per nucleo familiare.

I consumi delle famiglie sperimentano oggi una flessione di dimensione mai registrata nel quasi 70 anni di vita della Repubblica italiana. Lo afferma una ricerca Confcommercio-Cer presentata oggi in occasione dell'assemblea dell'organizzazione. «Consumi, crescita e occupazione picchiano già al ribasso da troppo tempo. Tanto che si potrebbe quasi dire: 'c'erano una volta i consumi...»'. Così il presidente Confcommercio Carlo Sangalli ha sottolineato in assemblea lo stallo della domanda interna.

Il reddito è in flessione ininterrotta dal 2008 e, a causa della crisi, ogni famiglia ha registrato in media una riduzione del proprio potere d'acquisto di oltre 3.400 euro. La dimensione della crisi è tale che, per tornare alle dinamiche di crescita precedenti, bisognerebbe aspettare il 2036.

«Agire tempestivamente. Lo si è iniziato a fare con la sospensione dell'Imu, ma bisogna ora proseguire con un'organica revisione della tassazione degli immobili». Lo afferma il presidente Confcommercio Carlo Sangalli. Revisione per dare «solide fondamenta alla finanza comunale» ma che prenda atto «dell'insostenibilità dell'attuale carico sugli immobili strumentali delle imprese, compresi negozi e alberghi, per i quali va consentita la deducibilità del reddito d'impresa e anche dell'Irap».

«Per quel che valgono, in termini di Pil, occupazione, riferimento economico e sociale, le nostre imprese meritano rispetto. Sono stanche dell'elogio di circostanza». Così il presidente Carlo Sangalli parlando all'assemblea della Confcommercio. L'agenda delle cose da fare «è arcinota - ha detto - perchè rimane inevasa da troppo tempo. E al mondo produttivo non resta che ribadirla, mese dopo mese, anno dopo anno, sperando che la prossima volta il catalogo delle questioni aperte possa essere più snello».