«Mi sono perso, non trovavo il palazzo». È di nuovo bufera sul Cinque Stelle Vito Crimi, capogruppo al Senato, che ha fatto infuriare il collega Michele Giarrusso. Il quale annuncia di essersi autosospeso dalla Giunta, dopo che il suo capogruppo ha mancato l'appuntamento con l'elezione del presidente della Giunta per le elezioni. «Ci sono delle mele marce che se ne devono andare anche nel Movimento 5 Stelle», ha chiosato Giarrusso. «Dopo quattro mesi trascorsi a fare un casino per l'ineleggibilità di Berlusconi, il capogruppo non si presenta al voto?», ha aggiunto il senatore. La polemica, arriva dopo una giornata particolarmente tesa, sia per la questione dei pianisti, sia per la mancata presenza di Grillo a Roma che avrebbe dovuto partecipare a una riunione congiunta dei parlamentari del M5S. Il tutto mentre continuano i nervosismi, dovuti alle dichiarazioni di due deputati pugliesi (Vincenza Labriola e Alessandro Funari) che hanno manifestato la volontà di lasciare.
INELEGGIBILITA' BERLUSCONI - Nel mirino di Giarrusso c'è il collega e capogruppo al Senato, Vito Crimi. Un appuntamento importante, quello in cui il Movimento Cinque Stelle voleva dichiarare ineleggibile Silvio Berlusconi. Cui il capogruppo dei grillini non si è presentato, o meglio, cui Crimi arriva in ritardo, ormai a cose fatte. E anche se il suo voto non è fondamentale, l'assenza a Michele Giarrusso non va giù. «Dov'è il mio capogruppo Vito Crimi? Chiedetevi perché non c'era alla riunione», tuona, rivolto ai giornalisti, lasciando l'aula di Sant'Ivo alla Sapienza, come spiega l'agenzia Dire, che mostra anche le immagini video.

NO AD ACCORDI - A fare infuriare Giarrusso il risultato della riunione. La giunta ha infatti eletto come presidente, Dario Stefano di Sel. C'erano tutti e 23 i membri. Tranne Crimi. I Cinque Stelle erano invece decisi rifiutare in blocco gli «accordi sotto banco tra maggioranza e finte opposizioni», come aveva spiegato. Per questo avevano deciso di far convergere tutti e quattro i loro voti su Mario Michele Giarrusso. Ma alla fine i voti sono stati solo tre: quelli di Serenella Fucksia, di Maurizio Buccarella e dello stesso Michele Giarrusso. Mancava il voto del senatore più rappresentativo: il capogruppo Vito Crimi. Quando Giarrusso esce dalla giunta e affronta i giornalisti, il suo presidente non si è ancora neppure affacciato a Sant'Ivo.

INELEGGIBILITA' BERLUSCONI - Nel mirino di Giarrusso c'è il collega e capogruppo al Senato, Vito Crimi. Un appuntamento importante, quello in cui il Movimento Cinque Stelle voleva dichiarare ineleggibile Silvio Berlusconi. Cui il capogruppo dei grillini non si è presentato, o meglio, cui Crimi arriva in ritardo, ormai a cose fatte. E anche se il suo voto non è fondamentale, l'assenza a Michele Giarrusso non va giù. «Dov'è il mio capogruppo Vito Crimi? Chiedetevi perché non c'era alla riunione», tuona, rivolto ai giornalisti, lasciando l'aula di Sant'Ivo alla Sapienza, come spiega l'agenzia Dire, che mostra anche le immagini video.

NO AD ACCORDI - A fare infuriare Giarrusso il risultato della riunione. La giunta ha infatti eletto come presidente, Dario Stefano di Sel. C'erano tutti e 23 i membri. Tranne Crimi. I Cinque Stelle erano invece decisi rifiutare in blocco gli «accordi sotto banco tra maggioranza e finte opposizioni», come aveva spiegato. Per questo avevano deciso di far convergere tutti e quattro i loro voti su Mario Michele Giarrusso. Ma alla fine i voti sono stati solo tre: quelli di Serenella Fucksia, di Maurizio Buccarella e dello stesso Michele Giarrusso. Mancava il voto del senatore più rappresentativo: il capogruppo Vito Crimi. Quando Giarrusso esce dalla giunta e affronta i giornalisti, il suo presidente non si è ancora neppure affacciato a Sant'Ivo.
«NON TROVAVO IL PALAZZO» - Come spiega ancora la Dire, Giarrusso allarga le braccia sconfortato, quando i cronisti gli chiedono se per caso Crimi, dopo aver incassato dalla maggioranza l'elezione di Roberto Fico alla Vigilanza Rai, non abbia voluto contraccambiare con quello che in gergo si chiama segnale di buona volontà«delle opposizioni nei confronti delle rispettive maggioranza. «Chiedetelo a lui», replica Giarrusso sottraendosi alle domande. Poi scappa infuriato. Mentre esce dal palazzo, arriva trafelato Crimi. Il capogruppo sorridente, va per abbracciare il compagno di partito, ma Giarrusso lo scansa da sè. E gli intima: «Vai, vai». Ma ormai è troppo tardi. Poi arriva la spiegazione dello stesso Crimi: «Mi dispiace per Mario. Ma è stata una giornata intensa, e poi ci sono le incombenze amministrative in ufficio che non mancano mai durante la giornata. E poi di fatto, trovare il luogo, non è stato facile. È la prima volta che veniamo qui...». Al termine della riunione Crimi torna sull'argomento: «Non si inventino scuse, la calendarizzazione della ineleggibilità di Silvio Berlusconi dipende dal presidente. Vedremo se metterà l'argomento a breve in calendario. Noi lo chiederemo alla prima seduta».

L'AUTOCRITICA - Parole che però non sono bastate al collega siciliano. Che oltre ad autosospendersi in segno di protesta pronuncia parole durissime nei confronti del suo stesso partito. « Se l'assetto complessivo del Movimento ha consentito di andare incontro ad un disastro le colpe sono anche nostre. C'è chi ha tolto luce al Movimento anche impedendo la costituzione di reali organismi di garanzia. Crimi spiegherà sicuramente le ragioni per le quali è stata fatta mancare oggi la presenza del capogruppo. Ma sul voto di oggi ci sono responsabilità da parte di tutti. L'operazione di oggi è palese: impedire a chiunque di non consentire il salvataggio di Berlusconi. E anche noi dobbiamo chiederci se abbiamo qualche responsabilità. Se anche noi possiamo dirci immuni dalle mele marce: se ce l'ha il Pd, come dice la Puppato, perché non dovremmo averle anche noi?».

«PRENDITELA CON ME» - In serata è arrivata anche la risposta di Crimi al collega, che ai cronisti ha raccontato: «A Giarrusso ho detto di aver fatto un errore, una cavolata ma che deve prendersela con me e non con il Movimento». Una giornata partita male, insomma: «stamane avevo dato al gruppo di comunicazione un comunicato in cui davo sostegno alla sua candidatura ma il comunicato non è mai partito. Poi, quando si trattava di votare stavo lavorando e non ho sentito le telefonate che mi facevano perché avevo lasciato la giacca nella stanza accanto». Insomma, ha continuato, «ci sono state una serie di coincidenze negative che ho cercato di spiegare inviandogli mail e sms. Il messaggio era chiaro: ho fatto un errore, prenditela con me e non col movimento e, soprattutto, non mettere in dubbio la tua appartenenza al gruppo»



I DISSIDENTI - Sempre in giornata, Beppe Grillo che era atteso a Roma, ha scelto di non presentarsi nella capitale. In compenso il leader del M5S ha telefonato al deputato Alessandro Furnari, considerato tra i dissidenti e dato ormai in uscita dal gruppo. Nessuna telefonata, invece, per Vincenza Labriola, anche lei tarantina e ormai prossima all'approdo nel gruppo misto. «Furnari? Di solito quando chiama Beppe i dissidenti ci ripensano, magari vale anche per lui», taglia corto Tommaso Currò, altro deputato dissidente. Luigi Di Maio, vice presidente della Camera in quota 5 Stelle, racconta di aver parlato con Furnari ma di non aver avuto alcuna conferma dell'addio: «Mi ha detto che le notizie che circolano in merito sono prive di fondamento. Staremo a vedere».