Silvio Berlusconi
ROMA - Uno. «La nota di Napolitano su Berlusconi per me è irricevibile. E’ come se gli avesse detto: "mettiti buono che poi ti grazio", ma Napolitano non può fare l’arbitro e il giocatore. Mi sono pentita di averlo votato, persino Prodi sarebbe stato meglio…». Due. «Il governo? Fosse per me non ci starei un minuto in più, è fatto da gente (il Pd, ndr.) che non è riuscita neppure coi brogli a far fuori Berlusconi e ora si serve di un potere dello Stato (la magistratura, ndr.) per farlo fuori. Letta al Meeting mi ha messo angoscia. Bisogna abolire l’Imu e Letta parla di riforma elettorale che però non si mangia!». Tre. «I nostri cinque ministri al governo? Hanno la faccia di Berlusconi». Parola di Daniela Santanché, detta "la Pitonessa", falca per eccellenza del Pdl, che le pronuncia davanti al pubblico benestante della Versiliana, a Marina di Pietrasanta. In pratica è casa sua visto che Forte dei Marmi è il suo buen retiro estivo.


LUOGO E ORA
Luogo e ora sono stati scelti con cura per rompere "un silenzio stampa" che durava, ormai, da ben quattro giorni, ma che – soprattutto – sono stati scelti in pieno accordo e concordia con l’ex premier. Il quale, appunto, ha detto a Daniela: «attacca». Insomma, alea iacta est, il dado è tratto. Per il Cav, diventato «più falco dei falchi» e tornato tonico ed esuberante, governo e maggioranza hanno le ore contate. In verità, la dead line è fissata non al 9 settembre, quando la Giunta Immunità del Senato inizierà solo la discussione sulla decadenza del senatore Silvio Berlusconi, ma quando, nel giro di non più di un mese (non oltre, se il Pd non accetterà meline), voterà l’aula del Senato sulla questione.


Infatti, è in quell’occasione che l’ex premier è intenzionato a tenere un discorso storico (chiuso ad Arcore lo starebbe già scrivendo) e paragonabile solo a quello che Bettino Craxi tenne alla Camera nel 1992. Un discorso tutto sulla malagiustizia, la sua condanna, la necessità di fare vere riforme liberali e un discorso che, però, segnerà inesorabilmente la fine del governo Letta e la corsa verso elezioni anticipate dato che «il Pd mi voterà contro e io li inchioderò alle loro responsabilità, ma di certo non mi dimetterò mai io, da senatore».


Superata la fase cupa e depressiva che lo aveva condotto a rintanarsi a villa Arcore, circondato solo dai suoi affetti più cari (i figli, Marina in testa, la fidanzata Pascale, l’onorevole tuttofare Rossi e, al solito, i due avvocati di fiducia, Coppi e Ghedini), il Cav, dopo aver valutato e soppesato il da farsi, ha deciso che di Napolitano come del Pd «non ci si può fidare» e che non resta che «rilanciare». Le classiche dichiarazioni di giornata, da quelle dei falchi alla Capezzone e Brunetta («Toccano a Letta e Napolitano le decisioni») a quelle rivelatrici («Letta sta lì perché ce l’ha messo Berlusconi», dice il senatore Giuseppe Esposito) sono puro contorno come pure le parole pronunziate dallo stesso Cav nella telefonata notturna ai suoi sostenitori riminesi («Io non mollo, voi avanti con coraggio, prepariamoci al meglio»), considerazioni che dicono tutto e il suo contrario. La verità la dice un ministro pidellino off record: «Silvio ha sguinzagliato i cani. Credo che sia finita per il governo, per noi ministri che abbiamo cercato di lavorare e di portare a casa buoni risultati e pure per le colombe del Pdl»
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