Diversi siti web di importanza mondiale, quali Wikipedia (in inglese), WordPress.org, WordPress.com, Reddit e BoingBoing sono stati (lo saranno a breve) oscurati dai rispettivi staff, mentre altre risorse web – quali ad esempio Google.com -mostrano un messaggio di protesta. Senza poi parlare delle innumerevoli petizioni online e della rivolta che si sta scatenando sui social networks (occhio a Twitter: #StopSopa). Tutto questo grazie a due proposte di legge “ovviamente” made in USA i cui nomi, a prima vista, fanno quasi sorridere: trattasi di SOPA e del suo fratello “internazionale” PIPA.
Ma, in realtà, che significano queste due proposte, e quali conseguenze potrebbero portare?
Il decreto SOPA (che sta per Stop Online Piracy Act) è una versionepiù “evoluta” e “dolorosa” dell’attuale (ed in vigore) decreto DMCA (che sta per Digital Millenium Copyright Act), e sarà esaminato dalla camera il prossimo 26 Gennaio 2012. Come avrete sicuramente capito entrambi tendono a garantire e proteggere i diritti d’autore sui contenuti sparsi per il web, prevedendo azioni ufficiali verso coloro che infrangono tali diritti. Mentre l’attuale DMCA, però, prevede la sola rimozione del contenuto “protetto” dal sito/portale/blog su cui questo è pubblicato, e “al massimo” il pagamento di una penale, il decreto SOPA ci andrebbe giù decisamente più pesante, arrivando ad imporre – anche per un’infrazione di un singolo contenuto:
- l’oscuramento totale del sito incriminato, imponendo agli Internet Service Providers il blocco IP;
- l’impossibilità al suddetto sito di collaborare in qualsivoglia modo con meccanismi di ricerca e/o meccanismi di commercio online, quali Google, Twitter, Paypal e molti altri;
- il pagamento delle spese legali da parte del sito accusato, qualsiasi sia l’esito e la durata della controversia;
Per non parlare delle ancor più vaste ripercussioni su correnti di pensiero e di azioni quali, ad esempio, l’opensource: quale programmatore sarebbe disposto a sottostare ad altre restrizioni,oltre a quelle già (giustamente) imposte dalla licenza GPL (e dai suoi derivati)? E quale programmatore continuerebbe il suo operato sapendo di avere il fiato di un tribunale sul collo? E, inoltre, come sarebbe possibile diffondere software sotto licenza GPL, se applicare ciò che “recita” il decreto SOPA rappresenta un’infrazione della GPL stessa?
Altro rischio che il decreto SOPA potrebbe portar con se è, tra l’altro, quello di rendere illegali meccanismi che poco e niente c’entrano con l’infrazione del copyright (vedi proxy e relativi software per l’anonimatoo reti VPN). Tutto questo per tutelare i diritti d’autore sui contenuti sparsi sulla rete. Il che potrebbe essere – anzi, è – un ragionamento giustissimo, è giusto che l’arte in tutte le sue forme venga preservate da cloni, copie e falsi.
Personalmente, però, più che una tutela di diritti d’autore a me questo SOPA sembra un “voler imporre controllo su ciò che ancora nessuno è riuscito a controllare”, e che il signor Lamar Smith (colui che ha proposto il decreto SOPA alla camera statunitense, lo scorso 26 Ottobre) e le sue dodici pecorelle smarrite si stiano già fregando le mani pensando alla grande quantità di dollaroni che gli entreranno in tasca per essere stati gli artefici dell’abolizione di “The Pirate Bay”.
Fino ad ora vi ho parlato soltanto di Stati Uniti d’America: i più superficiali potranno aver pensato “Beh, e a me che importa?”
Ebbene, il Grande Fratello made in USA ha pensato anche a noi non-USA, riportando a galla un altra proposta (questa volta al Senato) americana datata Maggio 2011: la proposta PIPA. Pipa sta per Protect IP Act, e “Protect IP Act” non ha esattamente il significato di “atto per la protezione degli IP”: infatti anche l’esteso di PIPA è a sua volta un acronimo, e sta per “Preventing Real Online Threats to Economic Creativity and Theft of Intellectual Property Act” (atto di prevenzione dei reali rischi online legati alla creatività economica ed al furto di proprietà intellettuale). Fa veramente rabbrividire.
Sapete cosa fa il decreto PIPA? Bene, detto in breve autorizza il governo statunitense a mettere le zampacce anche dove in teoria non potrebbe, utilizzando la geniale scusa dei links ipertestuali. Vi spiego meglio: io posseggo un sito_a, registrato in Italia, su dominio italiano e sottostante alle leggi italiane (e quindi NON al SOPA), e dal mio sito parte un link a caso che, in qualche modo, possa condurre a sito_b, sito americano che sottosta alle leggi americane (quindi ANCHE AL SOPA). Facendo appello al PIPA il governo statunitense può muoversi legalmente contro di me, ed io verrei accusato di detenzione di materiale protetto, con tutte le conseguenze che il SOPA impone, semplicemente per la presenza anche di un solo link che, in una maniera o in un’altra, condurrebbe all’incriminato sito_b.
Non credo di dover essere io a dirvi le conseguenze assurde a cui ciò può condurre. Sì, SOPA e PIPA sarebbero la massima espressione del Big Brother made in USA.
Questi intanto alcuni aggiornamenti dagli USA a fine giornata:
- La sezione pomeridiana di news su National Public Radio ha aperto con vari servizi sulla vicenda, spiegando innanzitutto che il "Congresso sembra ripensarci sulla proposta anti-pirateria" (Congress Backs Off Anti-Web-Piracy Bill). Per passare poi al black-out di Wikipedia e a come aggirarlo per i tanti studenti e cittadini che la consultano ogni dì per i motivi più disparati.
- Politico.com, la testata web forse più addentro al Palazzo, ribadisce che qualche co-firmatario del SOPA fa marcia indietro e segnala come 'tweet' del giorno quelli dell'attore Ashton Kutcher ("Questo è un importante momento storico!) e del rapper Snoop Dogg: #sopastrike.
- Secondo un altro sito di 'insider', The Hill, il PIPA appare comunque destinato a procedere, grazie in prims alla spinta del leader di maggioranza al Senato, il democratico Harry Reid.
- Su Twitter continua a tamburo battente il flusso degli hashtag #SOPA e #stopsopa, inclusi rilanci ad articoli in cui, come questo di Mashable, si spiega "perché Sopa e Pipa non potranno fermare la vera pirateria".
- Su Reddit un sysadmin (amministratore di sistema) offre utili e ragionevoli riflessioni sulle potenziali minacce all'architettura aperta della Rete, nel caso queste prposte legislative deovessero passare. E il giornalista tecnologico Dan Gillmor rincara la dose, suggerendo che, prove alla mano, "i censori non capiscono come funziona Internet".
Di seguito infine alcuni stralci da un post di Global Voices che riassume reazioni e testimonianze odierne dei netizen a livello internazionale.
Dato che questi disegni di legge potrebbero influenzare gli utenti Internet in tutto il mondo, i membri della comunità globale si sono uniti ai netizen statunitensi in segno di protesta. Dall'associazione a tutela dei diritti digitali tedesca Netzpolitik [de] a Open Media Canada, fino a singoli blogger e utenti dei social media, il sentimento è lo stesso: bloccare queste proposte.
Danica Radovanovic (@DanicaR), che cura il blog network australiano DejanSEO, discute la decisione di Wikipedia di aderire al black-out, una decisione che interessa le tante comunità globali che seguono il sito:
Nel corso delle ultime 72 ore, oltre 1.800 "wikipediani" si sono uniti per discutere le varie azioni proposte che la comunità intende adottare contro SOPA e PIPA. Questo è di gran lunga il maggior livello di partecipazione in una comunità mai visto su Wikipedia, a riprova del livello di preoccupazione rispetto a queste legislazioni. La stragrande maggioranza dei partecipanti sostiene l'azione della comunità per incoraggiare una sempre maggiore reazione pubblica ai due disegni di legge. Tra le proposte prese in considerazione dai wikipediani, l'oscuramento di Wikipedia versione inglese, insieme a quello di molti altri siti web contrari a SOPA e PIPA, hanno ricevuto il maggior sostegno.
L'organizzazione francese La Quadrature du Net si è unita alle sue controparti oltreoceano oscurando il proprio sito web, mostrando invece la seguente l'immagine:
In Spagna, Catalogna, Switzerland, Argentina, Canada, e Svezia (e sicuramente molti altri), i Partiti Pirata locali si sono uniti oscurando i propri siti web.
Altri importanti siti oscurati sono stati quelli dei tedeschi Chaos Computer Club e Green Party, nonchè l'organizzazione internazionale Reporters Without Borders. Quest'ultima ha spiegato così la propria decisione:
Abbiamo deciso di chiudere il nostro sito in lingua inglese per 24 ore come simbolo del bavaglio oppressivo che si diffonderebbe sull'attuale Internet se SOPA e PIPA venissero adottate. Questi disegni di legge colpirebbero un numero infinito di utenti, ignari di qualsiasi tipo di violazione di proprietà intellettuale, forzando i siti web a bloccare l'accesso ad altri siti sospettati di violazioni di diritto d'autore definite in modo troppo vago.
Per ulteriori immagini di siti in black-out, c'è questa galleria su Netzpolitik e questa raccolta curata dal team di F5.
In alcuni Paesi, i blogger si sono assunti la responsabilità di spiegare in loco l'importanza di opporsi alle leggi SOPA e PIPA. La blogger libanese Mireille Raad ha spiegato perché i cittadini libanesi dovrebbero preoccuparsi di queste leggi, scrivendo:
Essere libanese, non significa non essere un utente internet - il SOPA colpirà pesantemente internet coinvolgendo siti anche al di fuori degli Stati Uniti, ossia il vostro...
... Dovreste preoccuparvi ed essere arrabbiati perché, che vi piaccia o meno, internet non è campata per aria, è fatta di aziende che esistono nei Paesi e devono rispondere alle leggi locali anche se Internet è "globale ". Ciò sta spingendo cittadini di in tutto il mondo a preoccuparsi del SOPA - e anche se ci si sente impotenti, occorre comunque preoccuparsi e agire- perché tutti i cittadini nel cyberspazio sono creati uguali e così le loro azioni risuonano con pari forza.
L'autrice venezuelana per Global Voices, Marianne Diaz spiega perché è preoccupata da questi disegni di legge:
De cualquier modo, Estados Unidos no es el mundo, y las leyes de propiedad intelectual tienen limitaciones territoriales y varían de país a país. Por ejemplo, en Venezuela, la obra entra en dominio público sesenta años después de la muerte del autor. Sin embargo, mediante la aplicación de SOPA y PIPA, Estados Unidos pretende que a mí, a ti y a cualquier siberiano se le pueda forzar a cumplir unas limitaciones que no le son aplicables de acuerdo a la ley.
In ogni caso, gli USA non sono il mondo, e le leggi sulla proprietà intellettuale sono limitazioni territoriali e variano da Paese a Paese. Per esempio, in Venezuela, l'opera entra nel pubblico dominio 60 anni dopo la morte dell'autore. Tuttavia, applicando SOPA e PIPA, gli Stati Uniti vogliono che tutti siano costretti a rispettare i vincoli che non si applicano a norma delle leggi [locali].
Dal Regno Unito, @GokhanKaratay scrive:
Spero davvero che le leggi #SOPA e #PIPA non vengano approvate al senato. La legislazione contro la pirateria è necessaria, ma non in questo modoSottolineando la partecipazione della piattaforma argentina di condivisione video Cuevana, @Gaby_xoa riferisce:
#Cuevana uniéndose al apagón #ANTISOPA que cuarta la libre expresión!!!twitpic.com/88nzkg
=#Cuevana si unisce al black-out #ANTISOPA [contro il disegno di legge che] limita la libertà di espressione!!! twitpic.com/88nzkg
Anche se la comunità internazionale non può certo influenzare direttamente un progetto di legge statunitense, la solidarietà espressa in opposizione a entrambi le proposte è sicuramente d'aiuto agli attivisti USA. A parte gli esempi di cui sopra, i blogger hanno trovato numerosi modi creativi per farsi sentire, come l'aggiunta di un "Twibbon" anti-SOPA o anti-PIPA e oscurando il proprio blog WordPress. Infine, fra le varie inziaitve made in USA, Fight for the Future sta incoraggiando la comunità internazionale a firmare una petizione per il Dipartimento di Stato. Ma anche solo parlarne e spiegare in giro le implicazioni di queste due normative può aiutare non poco.
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