L’evasione fiscale è un grave fenomeno che deve essere debellato non solo per motivi morali ma,soprattutto per evitare gravi fenomeni di concorrenza sleale e sacche di lavoro nero.

Il nobile fine legislativo, viene realizzato attraverso strumenti legislativi, che penalizzano tutti quei contribuenti (imprenditori, artigiani, professionisti,commercianti) che vogliono correttamente pagare le tasse, perché si parte da un presupposto sbagliato,che “l’evasione sia di un solo tipo”.

Per inquadrare correttamente il problema e,quindi, adottare normative e strategie amministrative mirate a debellare e colpire la vera evasione fiscale, è necessario, distinguere tre tipi di evasione fiscale, e cioè:


  • L’evasione fiscale classica;
  • L’evasione fiscale determinata o presuntiva (studi di settore,redditometri,coefficienti ecc.);
  • L’evasione fiscale interpretativa.

Il primo tipo di evasione rappresenta l’evasione classica, quella in cui il contribuente coscientemente sottrae al fisco le imposte dovute in relazione al reddito effettivamente prodotto ed in tutto o in parte non dichiarato (evasore totale o parziale). Questa è la vera evasione fiscale da debellare, utilizzando tutti gli strumenti accertativi previsti dalle norme, perché il recupero delle imposte coscientemente evaso, tra l’altro, evita i gravi fenomeni di concorrenza sleale e lavoro nero.

Il secondo tipo di evasione, quella determinata o presuntiva, invece, dipende non da un comportamento cosciente e volontario del contribuente ma dal fatto che il legislatore presume che si debba necessariamente dichiarare un determinato reddito, attraverso specifici strumenti presuntivi (parametri,coefficienti,studi di settore, redditometri), indipendentemente dal fatto che il suddetto reddito sia stato o meno prodotto.

Questo tipo di evasione è,quindi, determinato dal fisco, non dipende dal comportamento omissivo del contribuente, il quale invece, è costretto a dimostrare il contrario, peraltro in un processo tributario dove la sua difesa è alquanto limitata.

In tale contesto, il legislatore fiscale si muove in una duplice e contraddittoria direzione, fortemente repressiva, perché da un lato lascia intatti i poteri del fisco ad utilizzare gli invasivi accertamenti tributari, con indagini bancarie e finanziarie, e dall’altro pretende di stabilire aprioristicamente il reddito del contribuente, come se nel settore imprenditoriale o commerciale non ci fossero le perdite ed i fallimenti ed in quello del lavoro autonomo non ci fossero le difficoltà ad arrivare a fine mese.

In questo caso, non si può parlare di vera evasione fiscale, perché può accadere, anzi accade nella maggior parte dei casi, che il contribuente non sia riuscito a raggiungere le fantasiose soglie minime previste dal fisco.

In tale contesto, quindi, proprio perché non siamo nel campo della vera evasione fiscale, si deve correggere e precisare l’incerta normativa in atto, nel senso che i parametri e gli studi di settore non devono giustificare il fisco a determinare presuntivamente il reddito, con l’alibi di combattere l’evasione fiscale, ma tutt’al più, devono semplicemente servire ad indirizzare l’attività investigativa, utilizzando gli strumenti accertativi in atto, senza invertire l’onere della prova a danno del contribuente, come, peraltro , più volte sollecitato dalla stessa giurisprudenza di merito e di legittimità.

Infine, il terzo tipo di evasione fiscale, quella interpretativa, che ,peraltro, è quella più diffusa, non solo non dipende dalla volontà del contribuente ma è determinata dalla caotica e contraddittoria legislazione tributaria che induce anche il più solerte e preciso contribuente e professionista a commettere, suo malgrado errori interpretativi.

Un esempio lampante lo abbiamo con le ultime manovre fiscali; negli ultimi anni il Testo unico delle imposte sul reddito è stato modificato 85 volte, il decreto mille proroghe, l’ultima Finanziaria composta da oltre 1300 commi, decine di circolari dell’Agenzia delle Entrate ecc.

Questo avviene in totale spregio delle principali norme dello Statuto del Contribuente, che invece richiede norme chiare e non contraddittorie, divieto di proroghe dei termini per gli accertamenti degli uffici fiscali e locali, tutela del cittadino-contribuente, divieto della retroattività delle norme, tutela del diritto di difesa del cittadino-contribuente.

In tale marasma normativo, dove il primo a non rispettare le regole del gioco è proprio il legislatore, che per favorire il fisco mette sotto i piedi lo Statuto dei diritti del contribuente,nonostante i vari richiami della Corte Costituzionale della Corte di Cassazione, come si fa a considerare eversivo il comportamento del contribuente che, con tutta la buona volontà non riesce a districarsi nel dedalo legislativo ma anche quando ci riesce viene penalizzato o con un’interpretazione restrittiva del fisco o, peggio ancora, perché con norme retroattive si cambiano le regole del gioco?

Per ritrovare un giusto punto di equilibrio tra le corrette esigenze dello Stato ad incamerare le imposte e le tasse secondo l’effettiva e reale capacità contributiva dei contribuenti ed il desiderio di questi ad essere tassati per quanto effettivamente prodotto, avendo peraltro la possibilità di potersi difendere in sede giudiziaria senza vincoli o limiti, è necessario soprattutto, sgombrare il campo da demagogie e generalizzate campagne antievasive, che indegnamente criminalizzano intere categorie di imprenditori, artigiani, professionisti e commercianti e concentrarsi invece, a combattere la vera evasione fiscale, con una legislazione chiara, semplice, comprensibile, che non subisca continue modifiche retroattive, avendo ben chiaro che l’evasione determinata o presuntiva e l’evasione interpretativa non rientrano nell’alveo e nella logica della vera evasione fiscale.

Soltanto avendo ben chiare le tre distinzioni di cui sopra si potrà realizzare e concretizzare quel clima di fiducia, tra contribuenti e fisco, che sino ad oggi è irrimediabilmente compromesso, nonostante le demagogiche intenzioni di tutti gli schieramenti politici che nel corso degli anni si sono alternati alla guida del Paese.