Lo stato confusionale della nostra classe dirigente è totale, mai visto niente del genere, neppure ai tempi di Tangentopoli. I parlamentari sfornano comunicati che oscillano tra il disperato, il comico, il grottesco e il tragico. 
Il migliore della giornata ieri è stato quello del senatore Raffaele Lauro (Pdl), che ha la soluzione chiavi in mano del problema: una commissione parlamentare d’inchiesta sui bilanci dei partiti. È come chiedere ai polli di riunirsi e dare un giudizio sulla bontà del curry, o dare all’agnello facoltà di deliberare sul pranzo di Pasqua. Immagino l’impavida commissione al lavoro, istituita con grande tripudio, sobri comunicati, dotata di un presidente, due vicepresidenti, uffici ad hoc, segretarie, autisti, portavoce e portaborse. Mi fermo qui, per carità di Patria. Ne abbiamo visto un’altra all’opera in questi mesi, la famigerata commissione Giovannini sui costi della politica. Ha gettato la spugna, non è venuta a capo di un bel niente. Fallita. Kaputt. Nel frattempo altri cento milioni di rimborsi elettorali (leggere «finanziamenti mascherati») stanno per arrivare nelle casse dei partiti. Fossi nei panni dei presidenti di Camera e Senato, procederei di concerto con il governo a bloccare il superassegno. Non lo faranno, è in corso una melina vergognosa, un palleggio di responsabilità, uno scaricabarile e un tentativo chiarissimo di portare la discussione su un binario morto. E invece è giunta l’ora di darci un taglio. 
L’istinto di autoconservazione dei politici sta producendo il risultato opposto: si stanno suicidando, ma così facendo rischiano di trascinare nel gorgo anche le istituzioni, che invece vanno salvate e messe in condizioni di essere più forti, stabili e credibili. Nessun partito può tirarsi fuori da questa storia. Il referendum del 1993 che aboliva il finanziamento fu aggirato con una legge-truffa. Solo i radicali si opposero. I partiti cercheranno anche stavolta di architettare un’altra fregatura. Quando compaiono comunicati del Palazzo che riportano la formula «serve una risposta alta», significa che si sta scendendo in basso. Un modesto consiglio da uno che legge cosa scrivono i lettori e sente l’aria che tira nel Paese: non provateci.