Ma quanti sono e quanto costeranno allo Stato gli esodati, i lavoratori cioè che hanno scelto in accordo con le aziende di lasciare l’impiego e che ora in seguito alla riforma delle pensioni rischiano di restare senza pensione e senza stipendio? Si tratta di una sorta di segreto di Pulcinella, infatti tutti conoscono in linea di massima la verità, ma nessuno vuole prendersi la responsabilità di dirla per primo.

Secondo una stima iniziale del governo, dovevano essere circa 65 mila, e per loro l’esecutivo aveva messo sul piatto circa 245 milioni di euro, affinché potessero “scivolare” verso la pensione negli anni in cui sarebbero rimasti senza stipendio.

“In realtà – spiega a Panorama.it Vera Lamonica segretario confederale della Cgil – il governo ha dovuto prendere atto che sono molti di più. Ma i numeri li fornirà l’Inps visto che ha tutti i dati a disposizione per dipanare questa matassa”. Una complicazione dovuta al fatto che i soggetti interessati non sono solo quelli che hanno partecipato a ristrutturazioni gestite attraverso il sindacato.

“Il governo – dice Giorgio Santini segretario generale aggiunto della Cisl – ha sottovalutato e quindi sottostimato infatti tutti quelli, e sono tanti, che hanno aderito alla contribuzione volontaria autorizzata. Lavoratori cioè che a titolo personale e con accordi diretti con le aziende hanno deciso di lasciare il proprio lavoro per andare in pensione anticipata, e che ora appunto si ritrovano in mezzo al guado. Secondo stime plausibili dovremmo arrivare a circa 200 mila unità”.

In realtà questo numero sembra ancora poco aderente alla realtà se è vero che fonti vicine all’Inps hanno stimato in circa 350 mila il numero effettivo degli esodati. E se, come sembra, la cifra fosse effettivamente questa, un calcolo sul costo che il governo dovrebbe sostenere è presto fatto. Se infatti per 65 mila esodati il governo aveva stanziato 245 milioni, per 350 mila basterebbe moltiplicare il fondo circa per cinque arrivando alla cifra di circa 1,2 miliardi di euro.

“Certo l‘esodo sarà scaglionato e per chi usufruirà di meno anni, potranno essere messi in conto costi minori. Per questo possiamo sostenere che il costo per lo Stato potrebbe essere di circa 1 miliardo”. Una cifra che secondo Vera Lamonica il governo potrebbe tranquillamente tirare fuori, soprattutto considerando la pesante riforma previdenziale attuata recentemente. “Con la manovra sulle pensioni dal 2014 si risparmieranno circa 14 miliardi all’anno, cifre che permetterebbero dunque di gestire in tranquillità la sorte degli esodati”.

Eppure il governo per il momento ancora non ha deciso cosa fare. E anzi c’è tempo e spazio per una querelle tutta interna all’esecutivo, con il sottosegretario al tesoro Gianfranco Polillo che ieri sera nel corso di una trasmissione su La7 ha proposto l’annullamento degli accordi con le aziende per i lavoratori che resteranno senza pensione. Un’idea seccamente bocciata dal ministero del Lavoro, da dove il ministroElsa Fornero ha fatto sapere che la soluzione dovrà essere discussa in altre sedi.

“Anche a noi – aggiunge Lamonica della Cgil – appare d’altronde una proposta fuori dalla realtà. Stiamo parlando infatti di aziende che o hanno chiuso, o sono in ristrutturazione oppure hanno eliminato l’attività svolta dai lavoratori in questione. Quindi, posto che tutti saremmo contenti di far tornare la gente al lavoro, ci sembra un’idea improponibile in un momento in cui ci sono addirittura licenziamenti di massa”.


''La vicenda dell'articolo 18 e la sua mancata conclusione, cosi' come la vicenda degli esodati, rappresenta un fondato motivo per un licenziamento per giusta causa del ministro Fornero''. Ad affermarlo, a 'Sky Tg24', e' il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, sottolineando che sull'articolo 18 ''se non si riesce a fare un accordo nella maggioranza questa riforma non si fara'''.

Insomma regna una sorta di "anarchia governativa" in cui i tecnici tuttologi propongono soluzioni alternative e speculari smentendosi vicendevolmente. Questo governo di fine legislatura nato per salvarci dal fallimento rischia di farci sprofondare definitivamente sottraendoci quel poco di diritti e garanzie sul posto di lavoro, che in un secolo di lotte e sangue, i nostri padri, i nostri nonni ci hanno lasciato in eredità. Gli stessi diritti che oggi son stati immolati sull'altare della competitività del capitalismo globalizzato e della finanza speculativa. Popolo di esodati e NON: UNITEVI!