Non ha lasciato nessun biglietto per spiegare il suo gesto, prima di farla finita, uccidendosi con un colpo di pistola nelle campagne di Mamoiada, in provincia di Nuoro. Un suicidio quello di G.M., 55 anni, che sembra legato alla crisi che aveva messo in ginocchio la sua impresa edile, soprattutto dopo l'abbandono di un fratello socio, anche se in paese non tutti vogliono crederci. C'é sgomento a Mamoiada per la morte di un uomo conosciuto e ben voluto da tutti. Ieri pomeriggio tanta gente commossa ha partecipato ai funerali dell'impresario che, dopo che la sua azienda aveva cessato l'attività, era stato anche costretto a licenziare i suoi due figli. Ma anche su questo aspetto emergono degli interrogativi in paese, visto che in molti sostengono che uno dei figli lavori a Cagliari e non abbia problemi economici. Il cinquantacinquenne da impresario aveva dato occupazione a diversi giovani del suo paese, pendolari verso la costa per costruire case di villeggiatura. Poi, negli ultimi mesi, il precipizio della recessione, che si è tradotto nel fermo dell'azienda, che gestiva insieme con due fratelli. Venerdì mattina l'uomo, in compagnia della moglie, si era recato a Nuoro per fare alcune analisi in ospedale. Poi il rientro a casa per il pranzo. Ma l'imprenditore ha detto di voler prima fare un salto nella vigna, che cura di persona, e dove si reca quotidianamente. Lì, in aperta campagna e lontano da tutti, ha preso la pistola e si è sparato. Un gesto estremo che per molti conoscenti, a Mamoiada, resta senza un perché. "Non potevamo immaginare nemmeno lontanamente il dramma interiore che quest'uomo stava attraversando - racconta il sindaco Graziano Deiana - faceva parte di una famiglia molto unita, in cui è forte la solidarietà reciproca. Era una persona davvero in gamba". "E' terribile dover assistere a queste disgrazie", dichiara sgomento il parroco don Luigino Monni. Insomma, un suicidio di un imprenditore in difficoltà che però lascia molti dubbi tra le persone che lo conoscevano bene, che non si aspettavano questo gesto e che ora s'interrogano sui motivi che possono aver spinto l'impresario di Mamoiada a togliersi la vita.

E' solo l'ultimo dei 50 ormai casi dall'inizio di questo "annus horribilis". 
Così, la festa dei lavoratori 2012 arriva nell'Italia senza lavoro. A quasi sei mesi dalla nomina del governo Monti (16 novembre 2011), dopo le varie manovre anticrisi, le nuove tasse, la riforma delle pensioni e con il ddl lavoro all'esame in Parlamento, il Primo Maggio si celebra in piena recessione: nel paese la disoccupazione è pari al 9,3%, tasso più alto dal 2004, le persone senza lavoro sono 2,3 milioni. La disoccupazione giovanile fa record: non trova lavoro il 31,9% dei ragazzi tra 15 e 24 anni. Non va meglio per le donne, dato che in un mese sono spariti 44mila posti di lavoro femminili e metà delle donne al Sud (49,2%) è senza occupazione.

Questi i dati diffusi dall'Istat, in riferimento al mese di febbraio. Ma la situazione è ancora più grave: l'esecutivo ha appena comunicato - nel Def, documento di economia e finanza - che nel 2012 non ci sarà crescita, anzi il Pil scenderà dell'1,2% per riprendersi solo nel 2013 (+0,5%). I sindacati hanno già previsto che la disoccupazione a fine anno può arrivare al 10%.

Poi c'è il problema degli inattivi, le persone che non cercano un impiego ma si dichiarano disponibili a lavorare. Nel 2011 sono 2,9 milioni, in aumento del 4,8% rispetto all'anno precedente (sempre dati Istat). La metà di questi sono scoraggiati: 1,2 milioni di persone dichiara di essersi arreso perché reputa impossibile trovare lavoro. In tutto (disoccupati e inattivi), le persone fuori dal circuito produttivo sono 5 milioni.



Per i lavoratori c'è poco da festeggiare. Senza contare che, di fronte alle difficoltà crescenti, la tragedia è sempre dietro l'angolo:362 disoccupati si sono tolti la vita nel 2011, con la media di un suicidio al giorno. L'Eures ha diffuso il rapporto intitolato "Il suicidio in Italia al tempo della crisi": nel triennio precedente alla recessione (2006-2008) i casi erano stati circa 270 quindi, secondo la ricerca, è evidente la correlazione tra rischio e integrazione nel tessuto sociale. Al di là delle cifre, basta leggere i giornali per trovare casi drammatici: come l'imprenditore suicida a Roma per il fallimento della sua azienda di alluminio o l'anziana che si è uccisa a Gela dopo il taglio di 200 euro della pensione.

L'altro buco nero sono i giovani precari. Negli ultimi mesi le loro proteste hanno riguardato tutta Italia e ogni settore produttivo: dal blitz dei precari Istat durante la presentazione del censimento agli scioperi su base locale (ultimi a Roma, Genova, Benevento) che hanno coinvolto la penisola. Nella riforma del lavoro si calcola che il 90% dei precari sia senza indennità: Fornero ha istituito l'una tantum per i collaboratori che perdono l'impiego, ma i requisiti sono troppo stretti e coprono appena il 10% della platea.

Nonostante le richieste della Cgil, le 46 tipologie di contratti atipici sono rimaste intatte. Per i precari il sindacato ha proclamato unamobilitazione nazionale giovedì 10 maggio. Nella riforma del lavoro non c'è niente per loro, ha detto il segretario generale Susanna Camusso, per questo "bisogna sostenere una politica di contrasto alla precarietà e le richieste di modifica al provvedimento. Ai giovani di questo paese vanno date risposte effettive".

Infine, impossibile dimenticare il nodo degli esodati: le persone che si trovano senza lavoro né pensione dopo la riforma. Per i sindacati sono oltre 300mila, che avevano concordato l'uscita per la crisi della loro azienda ma hanno visto cambiare le regole in corsa, con l'aumento dell'età pensionabile. Un vero e proprio "limbo dei senza reddito", come abbiamo raccontato dalla manifestazione nazionale del 13 aprile a Roma. Il governo riconosce solo 65mila di loro e sostiene che non servono risorse aggiuntive. Il ministro Fornero ha convocato i sindacati il 9 maggio per cercare di trovare una soluzione. Ma le posizioni - come detto - sono molto distanti, situazione complessa: sarà una festa amara anche per loro.