ITALIA-GERMANIA 3-1 (20' Balotelli, 37' Balotelli, 92' Ozil, 5:00 am MONTI)



(nella foto la rete segnata di testa da super MARIO MONTI alle 5am che fissa il punteggio sul definitivo 3-1)




Sulla sottile linea rossa che unisce Bruxelles a Varsavia cammina un tandem d'attacco che, ammettiamolo, ci ha fatto godere. Da ovest verso est muoveva, scoprendo il corpo statuario, il primo Mario, fumantino e non bocconiano, nero di carnagione, criticato e bersagliato (troppo spesso), il Mario che ci ha regalato un sogno calcistico: ecco il signor Balotelli. Da est verso ovest si muoveva più lento, con un fisico certo non comparabile, il secondo Mario, poco simpatico e decisamente più istruito, latteo di carnagione, inviso agli italiani  che però, per una volta, riceve anche il nostro applauso: ecco il signor Monti, al cui cospetto si è inchinata Angela Merkel. La Cancelliera per una volta ha ceduto e bisogna dargliene atto.

La notte di questo giovedì 28 giugno ha chiuso una di quelle giornate che gli italiani non possono scordare. La notte di questo 28 giugno ha lasciato il passo a una di quelle mattine in cui ti svegli con il sorriso. In testa le immagini delle due strepitose reti con cui Super Mario ha spedito a casa gli arci rivali (e arci sconfitti) crucchi: i tedeschi dicono addio al sogno europeo, mentre noi ci andiamo a giocare la finalissima di Kiev contro la Spagna. Poi accendi la televisione e scopri che è accaduto l'imponderabile: la Cancelliera ha detto "ya", consegnando la vittoria all'altro Mario (Monti) e al suo omologo transalpino, Francois Hollande. Il premier italiano, dall'attesissimo vertice di Bruxelles, ha portato a casa un meccanismo con cui fermare il differenziale tra titoli di Stato tedeschi e quelli di altri Paesi (proprio come voleva). Magari - anzi, sicuramente - la vittoria del Professore non emoziona quanto il missile terra-aria scagliato da Balotelli su assist di Montolivo. Ma la vittoria di Monti è importante come quella degli Azzurri, di più: c'è ancora Europa, c'è ancora Italia e alla Merkel, almeno per qualche ora, hanno messo la museruola.

Che più diversi non si può, a unire i due Mario d'Italia non c'è soltanto la sottile linea rossa che unisce Bruxelles a Varsavia. Balo e Monti, infatti, hanno picchiato i pugni sul tavolo. E che a farlo fosse il centravanti del City eravamo già abituati: a tutte le sue - passateci il termine - "vaccate extracalcistiche" ha sempre risposto in modo sguaiato e potente, senza voler prendersi le sue responsabilità e, appunto, sbattendo i pugni sul tavolo. Mario (Balotelli) ha sempre gridato, con le sue non-esultanze, con le magliette ("Why always me"), con i cartellini rossi e con i calcioni. Chi invece non avevamo quasi mai sentito strillare e battere i pugni sul tavolo era il premier, che col suo sorriso beffardo ha fatto invece gridare gli italiani (per le tasse). Ma proprio nel momento di più grande difficoltà è saltato fuori il Monti che non ti aspetti, quello che minaccia di boicottare la Merkel: "Niente soluzioni per i titoli di Stato? E allora ti scordi la Tobin Tax". Alzi la mano chi si attendeva una presa di posizione così netta. La minaccia ha funzionato. Monti al termine del vertice di Bruxelles ha spiegato: "E' stata una vittoria dell'Italia". Tutto concentrato sulle beghe continentali e sulla moneta unica, il premier si è scordato del fatto che le vittorie sono state due, in poche ore. Entrambe con in calce la firma di un Mario: quella dell'odiato Balotelli (che abbiamo sempre amato), e quella di Monti, che amato non lo abbiamo mai, ma che per una volta ci piace veder danzare vincente su quella sottile linea rossa che unisce Bruxelles a Varsavia.