«Finiranno le scosse, così come è finita la guerra». Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha incontrato i sindaci colpiti dal terremoto in Emilia Romagna, riuniti a Bologna. «Ora bisogna darsi da fare perché l'attività riprenda nelle condizioni essenziali di sicurezza, perché già si era ripartiti e si è stati duramente colpiti». Ha aggiunto il Capo dello Stato, ricordando come durante la seconda guerra mondiale «nella mia città ci sono stati cento bombardamenti aerei che hanno provocato rovine ovunque». Per far fronte al disastro occorre «non solo avere il senso di quello che abbiamo passato, ma anche il senso di quello che abbiamo superato. Bisogna reagire, bisogna venirne fuori con disciplina, sangue freddo e autocontrollo per superare questo periodo molto duro. Abbiamo saputo superare altri momenti difficili».

Solo ieri parlava così il Presidente della Repubblica che, come il Presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, rassicura le popolazioni colpite circa una solerte "Ricostruzione" degli edifici colpiti dal sisma. Parafrasando Noemi, sono solo parole...

Da Aquilano, sinceramente, mi hanno fatto male quelle parole: non per il loro significato intrinseco, ma perché troppe sono state le promesse ascoltate e non mantenute dopo il sisma abruzzese. Sentire ora le stesse parole di conforto, di rassicurazione mi lascia un senso di inquietudine e di amarezza.

Se poi guardo L'Aquila oggi, un cumulo di macerie, nemmeno l'ombra di una ricostruzione mai partita, questa amarezza lascia il posto ad una indignazione senza fine, una frustrazione interiore che non lascia spazio nemmeno allo spirito solidale che dovrebbe invece smuovere la mia coscienza.

Popolo dell'Emilia, mi rivolgo direttamente a voi! Non fidatevi dei politicanti in cerca del consenso popolare e della visibilità mediatica. Non saltate sulla giostra mass-mediatica della retorica che usa la vostra sofferenza, il vostro dolore, la vostra vita per lo scoop di un minuto. Quando il giro sarà finito e le luci delle telecamere spente sarete soli con le vostre macerie, proprio come noi aquilani. Pretendete ciò che vi spetta di diritto: le Vostre case! Non moduli abitativi provvisori, non progetto case, niente emilia 2! Solo le vostre case! Niente commissari straordinari, nessuna autorizzazione in deroga, niente clientelismi e favoritismi! questo è l'unico consiglio che mi sento di dare alle popolazioni colpite dal sisma in emilia, accomunate nel tragico e funesto destino di chi, vedendosi crollare la vita addosso sente il dovere di ricostruire, di credere di potercela fare, di sperare di ritrovare i propri affetti, le proprie abitudini, la propria città. Pretendete questo aiuto! Tutto ciò è possibile solo se non verrete abbandonati, da soli, dopo 3 anni, proprio come all'Aquila, osserverete solo macerie.