Dopo 10 ore di trattative, i ministri delle Finanze della zona euro hanno trovato nella notte tra sabato e domenica un accordo di massima su un pacchetto di aiuti a Cipro, il cui settore bancario è sull'orlo del collasso. 


Pur di ridurre l'ammontare del prestito a 10 miliardi di euro, come richiesto dal Fondo monetario internazionale, il paese mediterraneo imporrà ai propri depositanti una tassa una tantum. Cipro diventa così il quinto Paese dell'unione monetaria a ricevere il sostegno dei suoi partner da quando è scoppiata la crisi debitoria. 
Il governo cipriota ha rinviato a oggi la sessione d'urgenza di ieri del Parlamento, che doveva iniziare il processo di ratifica del controverso piano di salvataggio europeo. Lo ha riferito la tv pubblica, precisando che il dibattito inizierà apppunto oggi. Anche il presidente Nicos Anastasiades ha rinviato a oggi un discorso in Parlamento e un messaggio alla nazione, previsto inizialmente per oggi, per difendere il piano di aiuti che ha definito "doloroso" e che prevede che tutti i depositi bancari siano tassati in cambio di un prestito da 10 miliardi di euro. 
«L'Eurogruppo ha trovato un accordo politico con le autorità cipriote sulle pietre miliari di questo pacchetto di aiuti«, ha detto ieri il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem in una conferenza stampa a Bruxelles. 

«L'assistenza è necessaria per salvaguardare la stabilità finanziaria di Cipro e della zona euro nel suo insieme». L'isola rappresenta appena lo 0,2% del Pil della zona euro, ma la paura di un effetto-contagio provocato da un suo eventuale fallimento, in un momento di fragilità politica dell'Italia, ha convinto dell'urgenza del salvataggio. Ai negoziati di questa notte ha partecipato anche il direttore generale dell'Fmi. Christine Lagarde ha sostenuto con forza la necessità di evitare un aumento del debito cipriota a livelli insostenibili. Il Fondo ha quindi chiesto che anche il paese contribuisse al pacchetto di aiuti pur di limitarne l'ammontare. Il prestito sarà di 10 miliardi, non più di 17, come previsto in un primo tempo. 

Secondo le prime informazioni, i ciprioti imporranno una tassa una tantum del 9,90% sui depositi superiori a 100mila euro, e del 6,75% per i depositi inferiori a questo ammontare. Ma la bozza potrebbe essere cambiata. Il Wall Street Journal riferisce di tre aliquote allo studio: 3% fino a 100mila, 10% da 100 a 500mila euro, e 15% oltre 500mila euro. Questa mattina presto, esponenti comunitari assicuravano che le autorità ciprote stavano già prendendo misure per imporre la tassa ed evitare una fuga di capitali. 

Il pacchetto prevede anche un aumento dell'imposta sugli interessi da capitale, un incremento dell'aliquota sui profitti societari (dal 10 al 12,5%), e un contributo (bail-in in inglese) degli obbligazionisti non privilegiati (junior bondholders). "L'Eurogruppo – si legge in un comunicato – accoglierebbe con piacere un contributo del Fondo al finanziamento del piano di aiuti". L'esatto contributo dell'Fmi deve ancora essere deciso. Al pacchetto dovrebbe contribuire anche il governo russo che in passato ha concesso una linea di credito a Cipro per 2,8 miliardi di euro.

 La scadenza del prestito dovrebbe essere spostata dal 2016 al 2021, secondo le prime informazioni. Mettere a punto l'operazione di salvataggio delle banche cipriote è stato particolarmente complicato perché il paese è considerato da alcuni un centro di riciclaggio del denaro sporco, in particolare russo. Alcuni stati membri della zona euro poi sono molto critici di un sistema fiscale ritenuto poco trasparente. Per molti versi, il pacchetto cipriota è ancora tutto da toccare con mano. Mancano aspetti tecnici da risolvere e l'adozione delle misure imposte al governo cipriota dovranno essere verificate. Peraltro, l'intera operazione di salvataggio deve essere approvata dai singoli stati membri. 

Il cancelliere tedesco Angela Merkel dovrà chiedere l'approvazione del Bundestag, e appoggiarsi probabilmente ai voti dell'opposizione, perché deputati della maggioranza sono contrari a dare nuovi soldi tedeschi per salvare un paese. A sei mesi dalle elezioni legislative, sorprese non possono essere escluse. Intanto il governo di Cipro, nel timore che le banche dell'isola possano perdere altri miliardi a causa del panico innescato dalla decisione dell'eurozona di tassare i depositi, ha deciso che oggi gli istituti di credito resteranno chiusi per "ferie". La chiusura - riferiscono vari siti web locali - potrebbe essere estesa anche a domani, mercoledì, dopo che già lunedì le banche sono rimaste chiuse in seguito alla festa religiosa del cosiddetto "Lunedì pulito", l'equivalente ortodosso del Mercoledì delle Ceneri. 

In Italia si tenta di rassicurare l'opinione pubblica che non possiamo essere paragonati a Cipro e che simili provvedimenti non potranno essere adottati. Ma il problema non è la dimensione, la struttura industriale o il Pil, ma il principio di imporre un prelievo forzoso sui depositi bancari ad uno Stato membro per offrire il proprio aiuto ad un paese in crisi. Se dovesse passare tale diktat, nessun paese e nessun risparmiatore avrebbe la certezza di poter garantire i depositi bancari, causando un allarme ed una fuga di capitali, specie in Italia dai costi dei servizi bancari più cari d'Europa e con tassi sui depositi sotto zero, al materasso di casa od alla più sicura Svizzera. L'Europa non ha valutato i danni collaterali di tali assurdi diktat, che mettono a rischio la stabilità monetaria europea, più di quanto i tecnocrati possano prevedere.