I ciprioti festeggiano il ‘no’ del Parlamento di Nicosia ad un piano d’aiuti percepito come un ricatto della Germania. Ma il caso cipriota apre scenari imprevedibili per l’Eurozona.

Il voto contrario dei deputati è senza appello: nemmeno un ‘si’ per il piano d’aiuti che prevede un prelievo forzoso sui conti bancari dell’isola.

“Ora siamo un esempio non solo per questo Paese ma per Grecia, Italia, Spagna. Dimostriamo che si può resistere” dice una manifestante.

Ma in un Paese sulla soglia della bancarotta l’esito del voto pone il neo Presidente Anastasiades tra l’incudibe e il martello: l’intervento di Europa ed Fmi pare ineludibile, e tuttavia anche l’ipotesi di spostare la tassazione solo sui depositi superiori ai 100.000 euro espone l’isola alla fuga degli investitori esteri. Il Presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem si dice deluso:

“E’ un voto deludente, ma ad ogni modo è chiaro che l’offerta dell’Eurozona e dell’Eurogruppo a Cipro resta valida” ha detto.

Per un salvataggio da 10 miliardi di euro Cipro deve comunque coprire 5,8 miliardi del proprio deficit. Una porta a cui bussare resta la Russia, già corsa in aiuto di Nicosia in passato. Per questo il ministro delle Finanze Michalis Sarris è stato a Mosca. Ma, sempre che la porta si apra, resta da vedere a quale prezzo.

Situazione dunque sempre più esplosiva sull'isola e non solo, visto che un'eventuale bancarotta non controllata di Cipro “allo stato attuale metterebbe in pericolo l'euro nel suo complesso”, secondo quanto sostiene il direttore del fondo salva-Stati permanente, il tedesco Klaus Regling, intervistato dal tabloid Bild.

Per Regling “è lo stesso governo di Cipro a dover decidere chi pagherà il costo della stabilizzazione del Paese e delle sue banche. Ma alla fine la parte di Cipro dovrà essere quella stabilita venerdì notte” con i partner internazionali. Il piano di salvataggio dell'Eurozona prevede la concessione di un prestito a Cipro di 10 miliardi di euro per evitare la bancarotta, in cambio dell'applicazione di una tassa sui depositi bancari. Un piano che ha spaventato i correntisti, tanto che il governo ha ordinato la chiusura delle banche fino a giovedì per impedire una fuga di capitali.

Il piano prevedeva un prelievo forzoso 'una tantum' del 6,75% sui depositi inferiori ai 100.000 euro, e del 9,9% su quelli superiori a questa cifra. Un prelievo che avrebbe dovuto garantire alle casse dello Stato cipriota una somma di 5,8 miliardi di euro. Ma ieri sera i ministri delle Finanze dell'Eurogruppo si sono detti favorevoli a una progressività di questa misura, per alleggerire la tassa sui piccoli correntisti, a condizione che non venga alterata la somma di circa sei miliardi di euro prevista.
Intanto, l'euro è scivolato ai minimi da novembre fino a 1,2856 dollari e le Borse chiudono tutte con forti perdite, fino al 2,2% di Madrid. 

A Cipro, però, non sembrano essere disponibili ad accettare le condizioni imposte dall'Europa. Il presidente del Parlamento di Nicosia, il socialista Yiannakis Omirou, prima del voto contrario del parlamento, aveva invitato i parlamentari a votare contro il salvataggio “ricattatorio” dell'Unione europea. “Ci può essere una sola risposta: no al ricatto”, aveva detto. “Questa decisione non è altro che una rapina dei depositi bancari”. "La nostra richiesta – aveva aggiunto - dev'essere che questo accordo va rinegoziato. Se approviamo questa tassa non ci sarà più nessun investitore estero che lascerà da noi i suoi soldi”.

“Questa Europa dà ragione a Beppe Grillo. Va a finire male. Se vuoi fare la battaglia contro l'evasione fiscale perché non lo fai solo con i conti esteri?”, afferma su Radio24 Jean-Paul Fitoussi, secondo cui in Ue c'è “troppa dottrina e non abbastanza coraggio tra i nostri capi di Governo per dire: basta!”. L'economista aggiunge che “il popolo non può più sopportare che si prenda il denaro dei piccoli per darlo alle banche”. Una rabbia alla base di movimenti come Occupy Wall Street, degli Indignados e di Grillo.