Il declassamento da parte di Ficth, che ha abbassato a BBB+ il rating italiano, ha influito sull'avvio di Piazza Affari in maniera negativa.

CALO DOPO IL PIL Prosegue in calo Piazza Affari, fanalino di coda in Europa con Madrid. Il declassamento di Fitch all'Italia di venerdì scorso e la conferma del calo del 2,4% del Pil 2012 da parte dell'Istat pesano sul Ftse Mib (-0,7% a 16.090 punti). In calo Mediobanca (-3,84%), Banco Popolare (-2,36%), Unicredit (-2,07%) e Intesa (-1,66%). Giù Mediaset (-2,48%), bene invece Fiat (+2,53%), Fiat Industrial (+2,16%) ed Exor (+1,91%). Pesa Gemina (-5,08%) dopo la fusione con Atlantia (-2,43%).

BANCHE GIÙ A trascinare in basso Piazza Affari, che rimane maglia nera del vecchio Continente, sono principalmente i titoli bancari. Dopo l'apertura in rialzo dello spread a 316 punti e il downgrade di Fitch, sul Ftse Mib Mps segna -2,61%, Bper -2,23%, Mediobanca -2,18%, Banco Popolare -2,03%, Intesa Sp -1,90%, Bpm -1,87, Unicredit -1,77% e Ubi Banca -1,48%. A mezz'ora dell'avvio di seduta, il principale listino della Borsa di Milano frena i ribassi ma è sempre negativo a 16.115 punti (-0,56%).

SPREA A 318, COME LA SPAGNA Giù le banche, con lo spread che balza a 315 puntirispetto ai 300 della scorsa seduta. Mps cede oltre il 2,2%. Sul mercato valutario l'euro tratta a 1,3006 dollari dai 1,298 di venerdì e a 124,974 yen. Dollaro/yen a 96,085. Il petrolio perde lo 0,24% a 91,73 dollari.

EUROPA NEGATIVA Apertura negative per le principali piazza finanziarie europee. A Londra, il Ftse 100 è poco mosso e segna -0,08% a 6.481 punti. La Borsa di Francoforte è leggermente negativa e registra in avvio di seduta -0,07% a 7.982 punti. In rosso anche Amsterdam, che perde lo 0,17% a 351,95 punti e Parigi che cede lo 0,22% a 3.833 punti.

PIL, QUARTO TRIMESTRE NEGATIVO Il Pil è diminuito dello 0,9% nel quarto trimestre 2012 e del 2,8% tendenziale. Istat conferma le stime già rilasciate il 14 febbraio, con una variazione acquisita per il 2013 di -1%. Il Pil è sceso del 2,4% nel 2012 secondo i dati diffusi il primo marzo da Istat e validi ai fini Ue. il pil del quarto trimestre è espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2005, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato: nel quarto trimestre c'è stata una giornata lavorativa in meno del trimestre precedente e una in più rispetto al quarto trimestre del 2011. Rispetto al trimestre precedente, i principali aggregati della domanda interna hanno registrato diminuzioni significative, con cali dello 0,5% per i consumi finali nazionali e dell'1,2% per gli investimenti fissi lordi. Le importazioni sono diminuite dello 0,9% e le esportazioni sono aumentate dello 0,3%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto 0,6 punti percentuali alla crescita del pil, con contributi di -0,4 punti dei consumi delle famiglie e di -0,2 punti degli investimenti fissi lordi. La variazione delle scorte ha contribuito negativamente alla variazione del Pil per 0,7 punti percentuali. L'apporto della domanda estera netta è stato, invece, positivo per 0,4 punti percentuali. Il valore aggiunto ha registrato variazioni congiunturali negative per l'industria (-2,2%) e per i servizi (-0,3%), mentre è aumentato dello 0,6% nell'agricoltura. In termini tendenziali, il valore aggiunto è calato in tutti i settori: -7,3% l'agricoltura, -6,3% le costruzioni, -4,1% l'industria in senso stretto e -1,6% i servizi.

Una stuazione grave perché può essere l'inizio di quella discesa che tutti temiamo e che finora non è avvenuta perché tutti stavano a guardare come ce la saremmo cavata. Questo provvedimento può essere il segnale di un'opinione che non ce la caveremo.